03/11/2015
Sandra Zampa
Lenzi, Marchi, Fabbri, Beni, Carlo Galli, Incerti, Patrizia Maestri, Carrozza, Valiante, Arlotti, Amato, Albini,Gnecchi, Culotta, Scuvera, Cimbro, D'Incecco, Marzano, Cassano, Giuditta Pini, Roberta Agostini, Gribaudo, Romanini, Giuliani,Carloni, Gandolfi, Mattiello, Giuseppe Guerini, Tentori, Sbrollini, Piccione, Amendola, Causi, Cenni
2-01143

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che: 
il 15 ottobre 2015 la questura di Bologna ha dato esecuzione ad un provvedimento di sequestro da parte della procura di uno stabile, sfitto e disabitato, di proprietà dell'Istituto Cavazza, occupato dal mese di febbraio 2015; 
lo sgombero è avvenuto, secondo quanto reso noto dalla stampa, attorno alle 7 di mattina. All'interno dell'edificio c'erano una ventina di occupanti, tra cui cinque minorenni; 
il comune di Bologna, a quanto dichiarato dal sindaco Virginio Merola e dall'assessore al welfare Amelia Fascaroli, non è stato avvisato per tempo così da poter organizzare la necessaria presenza dei servizi sociali –: 
se fosse nota la presenza di famiglie con minori nello stabile sequestrato; 
quali siano i motivi per i quali il questore abbia omesso di avvertire dell'imminente sgombero l'amministrazione comunale, impedendo così che si potesse prevedere in anticipo la presenza dei servizi sociali che non hanno potuto organizzare la loro presenza; 
se non ritenga grave e inammissibile che i minori presenti siano stati sgomberati da agenti in tenuta anti sommossa e non sia stato possibile attivare anticipatamente il pronto servizio sociale (Pris) a tutela dei minori di età così come previsto dalla normativa;
se non ritenga necessario garantire un coordinamento collaborativo tra le Istituzioni, soprattutto in presenza di questioni così complesse e delicate che coinvolgono minori. 

Seduta del 4 dicembre 2015

Illustrazione e replica di Sandra Zampa, risposta del governo di Giampiero Bocci, sottosegretario per l'Interno
 

Illustrazione

Grazie Presidente, grazie al sottosegretario Bocci. I fatti a cui si riferisce l'interpellanza urgente sono avvenuti il 15 ottobre quando la questura di Bologna ha dato esecuzione a un provvedimento della procura di sequestro di uno stabile, un condominio, sfitto e disabitato, di proprietà dell'Istituto Cavazza. Le operazioni di sgombero sono cominciate molto presto, alle ore 7 del mattino e sono cominciate da parte di agenti in tenuta antisommossa. Gli agenti si sono presentati e all'interno di questo edificio, di questo stabile, stavano circa una trentina di persone, meno di trenta persone. Tra questi, cinque bambini di un'età che va dagli otto mesi agli undici anni, che sono stati ovviamente tra virgolette «portati via» dagli agenti. Tensioni e tafferugli hanno accompagnato le operazioni di sgombero come, d'altra parte, è testimoniato dalle fotografie scattate da presenti e da testimoni. Ma, soprattutto, poco dopo si è verificato – e anche questo è testimoniato da dichiarazioni dei vertici dell'amministrazione comunale – che dello sgombero imminente non era stata data nessuna informazione al comune di Bologna. Né il sindaco Virginio Merola, né l'assessore ai servizi sociali Amelia Frascaroli avevano avuto informazione circa l'imminente sgombero. Lo ha detto l'assessore Frascaroli che ha testualmente dichiarato di essere colpita perché appunto ciò era avvenuto senza che ci fosse stata una comunicazione da parte della questura. Anche il prefetto, che in un primo momento era sembrato a sua volta escluso dall'informazione, ha comunque denunciato un disguido comunicativo. Ciò è particolarmente grave, non tanto e non solo perché rompe una tradizione di collaborazione e di solidarietà tra le istituzioni, una collaborazione che ha certamente concorso al buongoverno e all'efficacia dell'azione amministrativa – Bologna è per questo nota, per la sua capacità amministrativa –, ma soprattutto perché non si è rispettata la normativa che riguarda i minori. 
  Così si è, infatti, impedito, di fatto, alle assistenti sociali ai servizi sociali di potersi prendere carico e cura dei bambini, di poter assistere le loro famiglie, ma soprattutto i bambini, durante lo sgombero ed è stato impossibile attivare immediatamente il cosiddetto PRIS, che altro non è che il pronto servizio sociale a tutela dei minori, previsto dalla normativa. 
  Voglio ricordare che il sindaco ha chiesto successivamente che non si trasformino i bambini in occupanti e ha riaffermato la necessità di mantenere Bologna nella sua tradizione di città accogliente. Per questo io credo sia necessario verificare, innanzitutto, se era noto che c'erano bambini, ma soprattutto comprendere perché sia accaduto e cosa possa creare – così come, d'altra parte, è avvenuto – un clima di tensione in città, ma anche l'idea presso l'opinione pubblica che le istituzioni non solo non collaborino, ma siano ostili una all'altra o comunque lavorino senza tenere conto che un buon risultato, soprattutto in una crisi così grande, così profonda e in una difficoltà così grave, come quella che accompagna l'azione e il lavoro delle nostre amministrazioni, avvenga senza il concorso, invece, da parte di tutti.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Con l'interpellanza all'ordine del giorno, l'onorevole Zampa, unitamente ad altri deputati, richiama l'attenzione del Ministro dell'interno sullo sgombero di uno stabile di proprietà dell'Istituto Cavazza, eseguito a Bologna lo scorso 15 ottobre, come è stato ricordato proprio ora, su disposizione dell'autorità giudiziaria, sottolineando il mancato coinvolgimento dell'amministrazione comunale, soprattutto in relazione alla presenza nello stesso stabile di alcuni minori. 
  Al riguardo, premetto che la città di Bologna, da più di un anno, è interessata da occupazioni abusive di immobili da parte di movimenti antagonisti, che li utilizzano per svolgere le proprie attività politiche ovvero li destinano ad ospitare persone sfrattate, strumentalizzando in tal modo lo stato di precarietà abitativa che si registra nel capoluogo. La problematica è stata trattata in diverse riunioni del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, dedicate sia al fenomeno nel suo complesso che ai singoli casi di occupazione. In tali in riunioni si è addivenuti, d'intesa con gli organismi competenti, alla definizione dei criteri per l'esecuzione dei provvedimenti di sgombero in questione. Si è stabilito di dare priorità alla esecuzione dei provvedimenti di sequestro dell'autorità giudiziaria e, dopo, di tenere conto, quale ulteriore criterio, del carattere socio-politico o abitativo dell'occupazione. 
  Riguardo a quest'ultimo aspetto, si è convenuto sull'esigenza di una procedura accelerata per gli sgomberi non incidenti su situazioni a carattere abitativo e connotati da un basso numero di occupanti e da favorevoli condizioni di intervento sotto il profilo della logistica, dell'ubicazione e della conformazione dei locali occupati. Per gli sgomberi caratterizzati dalla presenza di famiglie e di minori o da un consistente numero di occupanti, è stata prevista l'adozione di particolari misure e cautele, da concordare di volta in volta con gli enti interessati, segnatamente con i servizi sanitari, i vigili del fuoco, i servizi sociali e la procura presso il tribunale dei minorenni. 
  Per quanto riguarda specificamente lo sgombero citato dagli interpellanti, rappresento che, nella mattina del 15 ottobre scorso, il personale della questura di Bologna, in servizio di ordine pubblico, si è recato presso via Solferino n. 42. Nella fattispecie, l'intervento di sgombero ha costituito esecuzione di un provvedimento giudiziario di sequestro dell'immobile di proprietà dell'Istituto dei ciechi Cavazza, occupato illegalmente, il 18 febbraio 2015, da parte di attivisti del locale centro sociale TPO Làbas. 
  Le modalità operative dell'operazione erano state esaminate nel corso di un'apposita riunione del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, durante la quale era emerso, sulla base di informazioni acquisite, che l'occupazione non aveva carattere abitativo e il numero degli occupanti era costituito da poche persone aderenti al centro sociale, ragion per cui si era ritenuto che l'intervento non presentasse particolare difficoltà. Solo all'atto dello sgombero la questura di Bologna ha potuto verificare la presenza di quattro minori, verosimilmente aggregatisi all'occupazione in una fase successiva. Della circostanza sono stati immediatamente informati i servizi sociali del comune, che sono prontamente intervenuti fornendo la necessaria assistenza. 
  Questa è la ricostruzione dei fatti, che ritengo evidenzi la sostanziale correttezza dell'operato della pubblica autorità e il tempestivo adeguamento della loro azione alle situazioni contingenti. Concludo assicurando che l'autorità provinciale di pubblica sicurezza e le forze di polizia, a Bologna come in tutto il territorio nazionale, continueranno a prestare la massima attenzione a che gli sgomberi degli immobili occupati senza titolo, oltre che improntati a principi di legalità ed efficacia, avvengano nel rispetto della dignità delle persone, tanto più se in condizioni di vulnerabilità.

Replica

Grazie, Presidente. Io la ringrazio, signor sottosegretario, purtroppo non mi posso dichiarare soddisfatta di questa risposta. Innanzitutto, segnalo un'incongruenza: se si riteneva che lo sgombero fosse un'azione semplice, perché appunto riguardava poche persone, non si capisce perché ci si sia presentata alle 7 del mattino in tenuta antisommossa. Aggiungo che, tra l'altro, non tenere conto del carattere socio-politico delle occupazioni, come in questo caso, porta poi a questi risultati. Infatti, in realtà le famiglie che occupavano quello stabile sono composte da italiani e stranieri e da gente che ha perso il lavoro e si è trovata rapidamente in una condizione di difficoltà estrema. 
  Io credo che sia necessario ribadire che occorre maggiore solidarietà e maggiore capacità di collaborazione tra le istituzioni. Segnalo anche che altrove si sono trovate queste condizioni. Roma ne è un esempio: si sono prese decisioni molto diverse, cioè che fino a quando non si trovano soluzioni non si procede a sgomberi di famiglie. Lì non era presente una associazione, ma erano presenti persone che – ribadisco – si sono trovate private della casa. È vero che sono stati avvertiti immediatamente i servizi sociali ed è vero che Bologna è una città molto efficiente nella sua amministrazione e lo ha dimostrato mandando immediatamente gli assistenti sociali. 
  Naturalmente questo non toglie che l'impatto su questi bambini sia stato certamente molto duro. Io credo che occorra fare di più, perché, come ho detto nell'illustrazione, le amministrazioni siano sostenute e non sia reso ancora più difficile il loro lavoro e la loro azione dalle altre istituzioni. Tutti devono concorrere a un risultato che non produca tensioni e tafferugli e tanto meno produca traumi sui bambini, che sono davvero vittime innocenti, in questo caso due volte: in primo luogo della crisi, perché i bambini non sono occupanti, e poi, proprio perché i bambini non sono occupanti, vittime di chi li sgombera in tenuta antisommossa alle 7 del mattino.