31/08/2018
Enrico Borghi
2-00067

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   con la legge 6 ottobre 2017, n. 158, sono state definite misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni e disposizioni per la riqualificazione e il recupero dei centri storici dei medesimi comuni con l'obiettivo di favorire la qualità e l'efficienza dei servizi essenziali, con particolare riguardo agli ambiti dell'ambiente, della protezione civile, dell'istruzione, della sanità, dei servizi socio-assistenziali, dei trasporti, della viabilità e dei servizi postali, al fine di contrastarne lo spopolamento e di incentivare l'afflusso turistico e la tutela e la valorizzazione del loro patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico;

   la legge sancisce, inoltre, che l'insediamento nei piccoli comuni costituisce una risorsa a presidio del territorio, soprattutto per le attività di contrasto del dissesto idrogeologico e per le attività di piccola e diffusa manutenzione e tutela dei beni comuni;

   a tal fine, la legge ha previsto che, entro centoventi giorni dalla sua data di entrata in vigore, ossia entro il 17 marzo 2018, con decreto interministeriale fossero indicati i parametri necessari per la determinazione delle tipologie di piccoli comuni (il cui elenco avrebbe dovuto essere poi individuato mediante decreto del Presidente del Consiglio dei ministri da adottare nei successivi sessanta giorni) che possono accedere alle risorse del fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni destinato al finanziamento di investimenti per l'ambiente e i beni culturali, la mitigazione del rischio idrogeologico, la salvaguardia e la riqualificazione urbana dei centri storici, la messa in sicurezza delle infrastrutture stradali e degli istituti scolastici, lo sviluppo economico e sociale, l'insediamento di nuove attività produttive –:

   quali siano le motivazioni che ad oggi hanno impedito l'adozione del decreto interministeriale di cui al comma 4 dell'articolo 1 della legge 6 ottobre 2017, n. 158, e se il Ministro interpellato intenda individuare con urgenza le citate tipologie di piccoli comuni per la piena applicazione di una legge attesa da molti anni.

Seduta del 5 ottobre 2018

Illustrazione e replica di Enrico Borghi, risosta del governo di Luigi Gaetti Sottosegretario di Stato per l'Interno.

Illustrazione

La ringrazio, signora Presidente. Il gruppo del Partito Democratico ha inteso utilizzare lo strumento della interpellanza urgente - insomma, urgente, l'abbiamo depositata il 31 luglio e oggi ci troviamo il 5 ottobre a discuterla, quindi, anche sul concetto di urgenza, potremmo lungamente discettare in questo contesto - in considerazione del fatto che questo strumento ci consente di potere svolgere un'attività di illustrazione e di discussione, in quanto non vorremmo che questo Governo, che enfaticamente si è presentato all'opinione pubblica con il titolo e il rango del Governo del cambiamento, fosse un Governo che come cambiamento intendesse la novità di non dovere applicare le leggi della Repubblica.

E l'ulteriore novità potrebbe anche essere quella di non conoscere le motivazioni, le ragioni, la genesi per le quali la legge della Repubblica è stata promanata. Signor Presidente, stiamo vivendo un periodo un po' particolare nel nostro Paese, contrassegnato dalla iconoclastia. L'iconoclastia era un fenomeno tipico di quei regimi che sostituivano i regimi precedenti e, avendo una certa difficoltà dal punto di vista della rappresentanza dell'identità, trovavano il mastice della propria struttura, cancellando tutto quello che c'era stato prima. Ecco, noi non vorremmo - il senso della nostra iniziativa parlamentare va in questa direzione – che, dentro questo furore iconoclasta che il Governo e le forze di maggioranza hanno messo in campo, peraltro con dei risultati molto discutibili, che stanno cagionando anche dei danni alle periferie e ai territori del nostro Paese, come abbiamo lungamente discusso, ahimè, in solitaria in questo contesto sui contenuti del decreto che ha portato al taglio dei fondi periferie per i comuni italiani, dicevo, noi non vorremmo che la mancata conoscenza dei contenuti e della genesi di questo provvedimento inserisse anche l'attuazione della legge n. 158 del 2017 nel novero di questo nuovo sport nazionale, e cioè della totale cancellazione di quello che c'è stato prima.

Anche perché - come diceva qualcuno, a pensar male si fa peccato, ma molto spesso ci si azzecca - in queste ore il Governo è impegnato in un'azione di reperimento, dal nostro punto di vista discutibile, ma sarà un tema che affronteremo in altra sessione, di risorse per far fronte alle impegnative promesse elettorali che ha ritenuto di dovere avanzare. Anche qui, non vorremmo, e manifestiamo quindi il timore, la preoccupazione e il dubbio, che questo ritardo nell'attuazione di questa normativa sia funzionale a rastrellare risorse che vengono in questo caso o che verrebbero in questo caso tolte alle finanze dei piccoli comuni, dei territori delle aree più marginali, per andare a sostenere altre iniziative di spesa corrente. Signor rappresentante del Governo, stiamo discutendo di una legge che innanzitutto, e già questo dovrebbe essere sintomatico, è stata approvata nel Parlamento della Repubblica italiana la scorsa legislatura all'unanimità; anzi, per la verità, all'unanimità da questa Camera e con solo due voti di astensione dal Senato della Repubblica. Già questo dovrebbe dire molto: in un'epoca di forte conflittualità, di contrasto, di incomunicabilità tra le forze politiche, nella scorsa legislatura si è raggiunto un punto di caduta positivo, che ha visto tutte le forze rappresentate nell'arco parlamentare convergere su questa legge, che è una legge, innanzitutto, non solo di spesa; anzi, è una legge che, per la prima volta, sancisce nell'ordinamento giuridico della Repubblica un principio essenziale, basilare, che, però, non è mai stato codificato.

E qual è questo principio? Che vivere, risiedere, operare nei territori che sono caratterizzati da una polverizzazione amministrativa è una risorsa per il Paese. Abitare nei comuni piccoli significa svolgere una funzione anche nell'interesse dell'intera nazione, perché una comunità presente su un determinato territorio montano, rurale, caratterizzato da dissesto idrogeologico, da dispersione demografica, da complessità orografica, consente un presidio del territorio, una tutela dell'ambiente, e consente di potere prevenire dissesti, fenomeni, inurbamenti che costano molto di più alle casse e all'erario rispetto alla permanenza di quella comunità su quel territorio. Si è sancito, cioè, il principio che la residenzialità nei piccoli comuni costituisce una risorsa per la nazione.

E questo dovrebbe portarci lontano da una concezione, diciamo, tardo romantica e un po' conservatrice, sulla base della quale si guardava a questi piccoli comuni come ad una sorta di retaggio del passato, come ad una sorta di elemento arcaico da cancellare, come ad una sorta di romanticismo di un mondo che non c'è più e che deve essere in qualche misura cancellato dall'incedere della grande rivoluzione tecnologica. Non è così! Non è così innanzitutto per la caratteristica con la quale il nostro Paese è strutturato. Stiamo parlando di due terzi del territorio nazionale, stiamo parlando di oltre il 20 per cento della popolazione italiana e stiamo parlando di un pezzo di Italia che da tempo attendeva una lettura della propria specificità.

Questa legge, signor rappresentante del Governo, ha già consentito, ad esempio, di evitare che scelte esclusivamente tecnocratiche e finanziarie determinassero problemi dal punto di vista dell'organizzazione della rete capillare degli uffici postali. Si è dibattuto molto nella scorsa legislatura attorno a questo tema. Siamo riusciti, anche grazie a questa legge, a far capire, a far comprendere che la presenza capillare degli uffici postali nei piccoli comuni non era un elemento residuale che la trasformazione tecnologica cancellava, ma era un elemento di presidio importante proprio per garantire, attraverso l'innevamento digitale telematico che quel tipo di rete può consentire, l'affermazione di nuovi diritti di cittadinanza; e quindi, in funzione dell'applicazione di questa legge, Poste Italiane Spa, che voleva chiudere un determinato numero di uffici postali, proprio perché immaginava, in una logica datata, la lettura del territorio italiano, ha deciso di mantenere aperte queste strutture, proprio nell'ottica di questi elementi che dicevo in precedenza.

Molto potrebbe portare con sé la conseguenza dell'applicazione di questa legge rispetto all'applicazione del Piano nazionale della cosiddetta information technology community, e cioè l'innervamento digitale e telematico, per il quale questa legge ha allocato importanti risorse nel bilancio dello Stato. Però, che cosa accade? Accade che, mentre pezzi della legge stanno funzionando, un ulteriore elemento che in quanto tale non ha evidentemente una partita quantitativa decisiva, ma che comunque è rilevante, e cioè uno stanziamento che era inizialmente di 100 milioni e poi, con l'ultima legge di stabilità, quella che ci siamo lasciati alle spalle, è diventato di 160, non è stato attuato da parte dello Stato.

Ora ci troviamo in questa singolare condizione per la quale la Repubblica ha una legge, questa legge viene attuata da pezzi dello Stato: ho citato in precedenza Poste Italiane, ho citato l'attività che viene condotta dalle strutture preposte per l'information technology. Chi non attua questa legge? Il Governo! Infatti, questa legge prevedeva un obbligo, cioè quello di emanare, entro 120 giorni dalla sua entrata in vigore, ovvero entro il 17 marzo 2018, un elenco di comuni: perché la scelta che questa norma ha voluto portare con sé è stata quella di operare anche una selezione di quali fossero i piccoli comuni beneficiari di una dotazione aggiuntiva di fondo, proprio per dare una direzione dell'equità, e non in una logica di assistenzialismo generico e anche improprio. E quindi il Governo doveva attuare, entro il 17 marzo, questo primo step, la selezione dei comuni, ed entro i 60 giorni successivi avrebbe dovuto emanare il decreto del Presidente del Consiglio che stabiliva il bando con il quale queste risorse sarebbero state attuate.

Attenzione, perché queste risorse sono dei moltiplicatori, a proposito della discussione keynesiana nella quale stiamo addentrandoci sulla Nota di aggiornamento del DEF. Sono dei moltiplicatori, in quanto la legge stabilisce elementi premiali per quei comuni che impiegano tali risorse per cofinanziare investimenti supportati da fondi europei, per cofinanziare interventi che vedono anche investimenti privati, per cofinanziare progetti di rete che vedono i comuni lavorare insieme. Quindi, se lo Stato mette 10, attiva investimenti per 30, 40, 50, 60, e soprattutto attiva una rete di collaborazione e di investimenti che impatta anche positivamente sulla qualità della vita dei cittadini, sull'economia e sulla capacità di efficienza della pubblica amministrazione. Solo un'occhiuta e stantia mentalità burocratica potrebbe immaginare che questo sia uno degli elementi a corredo del bilancio dello Stato, e quindi come tale venga preso in considerazione soltanto nei ritagli di tempo.

Ora, la domanda che noi ci poniamo, e conseguentemente poniamo in questa sede dal Governo è: per quali motivi, dal 17 marzo ad oggi, non è stato fatto nulla? Va bene tutto, va bene che avete impiegato tre mesi a fare il Governo, va bene che questa non è una materia che fa cassetta, va bene che bisogna, anziché fare l'ordinaria amministrazione, fare tutti i giorni gli show su tutti i social possibili e immaginabili, ma vorrei darvi una comunicazione di servizio: esiste anche un mondo reale! E, quindi, quando sarete usciti da questa dimensione e da questa bolla, occorrerebbe anche mettere in condizione i sindaci, che la legge l'hanno letta sulla Gazzetta Ufficiale, di capire come possono attuare una normativa di questa natura. Perché, se ci fosse (e l'iniziativa di oggi è funzionale a fare in modo che si eviti questo rischio) il tentativo di svuotare dall'interno l'attuazione di questa legge, non si capirebbe la portata e l'importanza di uno strumento di questa natura, che porta con sé un lavoro su un'idea dell'Italia. Cioè, su un'Italia che consenta, attraverso la qualità, attraverso l'investimento sulla tipicità, attraverso la valorizzazione delle proprie risorse endogene, di dare un contributo significativo alla crescita e allo sviluppo del Paese.

Signor Presidente, si discute molto sulla crescita, sullo sviluppo e sulla qualità dello sviluppo del nostro Paese. Noi in queste ore abbiamo finalmente avuto l'indicazione della Nota di aggiornamento del DEF, sulla quale nelle prossime ore discuteremo. C'è spiaciuta la dichiarazione del Ministro Tria, che ha comunicato che il Governo non intende dare attuazione ad un precetto di legge, che è quello di stabilire il calcolo della modalità dello sviluppo non più esclusivamente attraverso il concetto del PIL, ma attraverso i parametri del benessere equo e solidale. Questo dà anche l'idea del fatto che il Governo del cambiamento in realtà, sotto questo profilo, è il Governo della reazione, perché siamo ancora fermi alla costruzione della dinamica della ricchezza del Paese, a un concetto di PIL che, come ricordava Bob Kennedy già cinquant'anni fa, è datato e iniquo. Ma questa legge è un pezzo significativo per la costruzione di uno sviluppo sostenibile e di uno sviluppo equo: sarebbe un grave errore non attuarla e, per questo motivo, chiediamo al Governo di rendere conto di che cosa intenda fare.

Risposta del governo

Signora Presidente e signori deputati, la legge 6 ottobre 2017, n. 158, la cosiddetta salva borghi, ha la finalità di promuovere il sostenibile sviluppo economico, sociale, ambientale e culturale dei piccoli comuni e di favorire l'equilibrio demografico del Paese, incoraggiando la residenza in tali comuni, tutelando e valorizzando il loro patrimonio naturale, rurale, storico-culturale e architettonico.

La normativa in questione definisce quindi misure per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli comuni, da individuare fra quelli aventi una popolazione residente fino a 5 mila abitanti, nonché tra quelli istituiti a seguito di fusioni fra comuni con analoga popolazione, favorendo l'adozione di misure a beneficio dei residenti e delle attività produttive ivi insediate, con particolare riferimento al sistema dei servizi essenziali, al fine di contrastarne lo spopolamento e di incentivare l'afflusso turistico.

In tale ottica, la citata legge ha istituito nello stato di previsione del Ministero dell'Interno un Fondo per lo sviluppo strutturale, economico e sociale dei piccoli comuni.

La stessa normativa prevede l'adozione di un decreto interministeriale da adottarsi su iniziativa del Ministero dell'interno, sentita l'Istat e di concerto con i Dicasteri dell'ambiente, delle infrastrutture, del lavoro e dei beni culturali, per l'indicazione dei parametri necessari per la determinazione delle tipologie dei piccoli comuni che possono accedere al suddetto fondo.

Successivamente dovranno essere adottati, su proposta del Ministero delle infrastrutture di concerto con i Ministeri dell'Interno, dei beni culturali, dell'economia, delle politiche agricole e ambiente, due DPCM concernenti rispettivamente la predisposizione del Piano nazionale per le priorità e l'individuazione dei progetti da finanziare sulla base del citato Piano. Riguardo alla specifica richiesta sui tempi di definizione del decreto interministeriale con la definizione dei parametri, informo che sono allo stato in corso i lavori di un tavolo tecnico interministeriale. Al riguardo faccio presente che, in seno al tavolo tecnico tenutosi lo scorso 26 luglio, al quale parteciparono oltre all'Istat tutti i Dicasteri concertanti, era stata condivisa una bozza di proposta dei suddetti parametri, sulla quale sono pervenute successivamente talune osservazioni da parte del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, confermate nel corso di una riunione del 13 settembre scorso e in corso di approfondimento. L'intenzione del Ministero dell'interno quale amministrazione capofila è quella di definire il decreto entro poche settimane, per poter poi indicare l'elenco dei comuni che rientrano in una o più tipologie previste. È nota peraltro l'attenzione che l'intero Governo ripone sul processo di sviluppo sostenibile dei piccoli borghi, realtà territoriali che rappresentano una risorsa preziosa, ambientale e culturale, dell'intero sistema Paese. Assicuro quindi che il Ministero dell'Interno manterrà la dovuta attenzione nei confronti della problematica e continuerà a svolgere le necessarie interlocuzioni con tutte le amministrazioni interessate, per una rapida definizione della procedura.

Replica

Signora Presidente, mentre ascoltavo le parole del rappresentante del Governo, che ringrazio per la cortesia, mi è tornato in mente il concetto di morta gora. La morta gora è quel tratto di canale nelle nostre pianure che ad un certo punto si perde tra gli stagni e le nebbie; finisce, ma non si sa bene dove finisca. Signor rappresentante del Governo, noi abbiamo il timore che sia in azione la classica operazione della morta gora burocratica, perché dalle sue parole non si desume un elemento che dal nostro punto di vista è essenziale, cioè il fatto che non occorra infilare l'attuazione di questa normativa nel tradizionale sport che a queste latitudini si fa per bloccare le cose, cioè i tavoli tecnici, i comitati interministeriali, le riunioni di approfondimento, i parametri da applicare. Insomma, signori, chi siano, quanti siano e dove siano i piccoli comuni nel nostro Paese lo sappiamo tutti, e per applicare i parametri che la legge ha stabilito basta mezzo pomeriggio di lavoro, altro che tavoli tecnici, dibattiti, approfondimenti, tavoli interministeriali, discussioni! Di che stiamo parlando? Di cosa stiamo parlando? Bisognava fare questa cosa, magari - lo dico al rappresentante del Governo, visto che avete annunciato di voler cambiare la “legge Bassanini” -, per far lavorare di più i funzionari. Ma quei funzionari lì, che hanno avuto più di tre mesi per guardare mentre stavate facendo il Governo, non potevano impiegare questi tre mesi per stendere questo benedetto elenco e poi mettervi in condizione anche di fare bella figura, signor sottosegretario, cioè di arrivare al dicastero, di prendere in mano l'elenco è dire: benissimo, mettiamo fuori il bando? Invece ci sentiamo dire che dovranno essere adottati due DPCM, bene; che è in corso un tavolo di lavoro tecnico per approfondire, bene; che entro poche settimane… Eccetera.

Intanto prendiamo l'elemento politico dell'impegno del Governo, cioè - e questo vorrei sottolinearlo con parole di fuoco, a marchiare - che la legge sui piccoli comuni non farà la fine del bando periferie, cioè che il Governo in questa sede si è formalmente impegnato a emanare il bando. Signor sottosegretario, lo faccio anche come elemento di autocritica per la forza politica che io qui rappresento. Questa legge è stata fatta per archiviare definitivamente quella stagione che quelle burocrazie, alle quali con grande solerzia vi state affidando forse perché in molti di voi manca la competenza di capire di che cosa state discutendo, pensavano di risolvere i problemi dei piccoli comuni in maniera molto semplice, con il clickday. Lei sa cos'era il clickday? Si metteva una posta di bilancio e poi si lanciava la riffa, la lotteria, il sorteggio. Si diceva: abbiamo qui 150 milioni, i primi, i più bravi, i più furbi, i più capaci, quelli che occasionalmente vincono il biglietto della lotteria si collegano con una struttura telematica al sito del Ministero e portano a casa i soldi, a prescindere dalla qualità dei progetti.

Noi abbiamo voluto fare questa legge per archiviare definitivamente la stagione del clickday, che capisco possa essere molto semplice per chi deve fare l'azione di istruttoria e di analisi e che magari adesso vi viene a dire che bisogna fare i tavoli tecnici, perché così, poi, alla fine dei tavoli tecnici, quando il tempo esausto porterà a dire “bisogna spendere i soldi”, magari qualcuno dirà che bisogna fare in fretta. E come si fa in fretta? Ragazzi, abbiamo la rete. Quindi? Quindi facciamo il clickday, e quindi torniamo, come il gioco dall'oca, da dove siamo partiti. Noi vorremmo assolutamente scongiurare questo elemento, e vorremmo mettere in condizione i sindaci e le amministrazioni regionali che stanno programmando queste risorse di potere avere una certezza del diritto, anche perché - e chiudo su questo elemento - è in corso un'azione importante - ci fa piacere sotto questo profilo che il Governo abbia recepito nei giorni scorsi questo elemento con una dichiarazione del Ministro Lezzi - che con la strategia nazionale delle aree interne consente di poter dare delle risposte a territori che hanno una loro particolare complessità. Questa legge potrebbe tranquillamente integrarsi con quella strategia che è in corso, ma se le vostre strutture non dialogano tra di loro, se le strutture governative continuano nella dimensione delle canne d'organo e delle stanze chiuse e poi vengono qui in quest'Aula a dire che sono in corso approfondimenti sui tavoli tecnici, signor rappresentante del Governo, sa chi muore? Muore la politica. E siccome noi siamo qui perché riteniamo che la politica sia una cosa estremamente seria, facciamo appello affinché questa attuazione non sia soltanto un elemento indispensabile per la certezza del diritto, ma sia anche un elemento sulla base del quale si rivendichi quello che anche voi a chiacchiere avete detto, cioè il primato della politica, che però nei fatti viene surclassato dalle parole che qui abbiamo sentito.