20/02/2015
Eleonora Cimbro
Arlotti, Carra, Ciracì, Iacono, Preziosi, Prina, Romanini, Valiante, Sottanelli, Schirò, Zappulla, Melilla,Daniele Farina, Piras, Ricciatti, Francesco Sanna, Rabino, Molea, Franco Cassano, Vaccaro, Laforgia, Patriarca, Rampi, Raciti,Porta, Giuditta Pini, Pastorino, Cardinale, Ascani, Pollastrini, Becattini, Giulietti, Miccoli, Carloni, Piazzoni, Giovanna Sanna
2-00814

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: 
nel 2005, la società egiziana Orascom, di proprietà del magnate egiziano Naguib Sawiris, comprava la quota di maggioranza della Wind Telecomunicazioni da ENEL, operazione sulla quale, a seguito di un'interrogazione dell'Italia dei Valori e un'inchiesta di Report, si aprirono indagini giudiziarie; 
nel 2010, durante la successiva vendita al gruppo russo VimpelCom, il settore di Wind che si occupava di traffico telefonico internazionale veniva «spacchettato», diventando società a sé (WIS, Wind International Services Spa), e rimanendo ancora sotto controllo dell'egiziano Sawiris, con una commessa coprente oltre il 50 per cento del suo fatturato; commessa recentemente rescissa dalla Wind con immaginabili conseguenze sul perimetro occupazionale della stessa WIS, che conta oggi su circa 100 addetti; 
il 10 ottobre 2012, presso il Ministero dello sviluppo economico, veniva sottoscritto un protocollo fra la società Wind Telecomunicazione spa e le segreterie nazionali di SLC-CGIL, FISTel-CISL e UILCOM-UIL; tale accordo, volto a evitare l'annunciata esternalizzazione delle attività di gestione e manutenzione della rete da parte della dirigenza, prevedeva la novazione di alcuni istituti contrattuali e dei trattamenti economici e normativi dei dipendenti. La riduzione del costo del lavoro comportò l'accettazione da parte dei lavoratori dell'azienda di numerosi tagli, fra i quali la quasi completa eliminazione del premio di risultato; 
nemmeno due anni dopo, comunque, l'azienda annunciava la volontà di licenziare cinquecento lavoratori; veniva perciò stipulato, il 29 luglio 2014, un nuovo protocollo, il quale attivava l'istituto del contratto di solidarietà, con conseguente nuova riduzione salariale per i 6.061 dipendenti interessati dall'istituto; 
nonostante questo l'azienda ha deciso negli ultimi mesi di mettere sul mercato le proprie strutture di comunicazione, le cosiddette «torri»; parallelamente, l'azienda ha iniziato nelle ultime settimane colloqui fra i suoi dipendenti, finalizzati a reperire personale per una nuova società, «Galata», nella quale verranno conferiti parte dei tralicci oggi di proprietà Wind; 
tale operazione riguarderà circa cento persone e sarà su esclusiva base di adesione volontaria; i settori di reperimento del personale saranno, prevalentemente, quello di «real estate» e «network operation», i due settori maggiormente impattati per professionalità e competenze richieste. Le persone che dovessero accettare il trasferimento saranno oggetto di una cessione individuale di contratto che verrà siglata, oltre che dal lavoratore, da Wind (in qualità di società cedente) e dalla neo costituita Galata (società accipiente); con il rischio che, con il Jobs Act governativo, i lavoratori interessati all'operazione diventino di fatto neoassunti, perdendo ogni diritto acquisito, soprattutto per ciò che concerne il licenziamento senza il massimo indennizzabile; 
nella nuova società verranno conferite circa 6.000 «torri» delle attuali 13.000; secondo i piani aziendali entro gennaio 2013 verrà costituita la nuova società, Galata, verso la quale verranno conferiti gli asset ed i lavoratori. L'azienda sarà inizialmente controllata interamente da Wind; entro il mese di marzo dovrebbe concludersi l'operazione di vendita ad un soggetto terzo del 90 per cento delle quote di Galata, con Wind che rimarrebbe nel pacchetto azionario con il 10 per cento. I soggetti che stanno partecipando alla gara per l'acquisto sono quattro: EI Towers, American Towers, Abertis Telecom (una società del gruppo Abertis focalizzata proprio nel mercato infrastrutturale del mondo Telco) ed una Joint venture fra il fondo italiano specializzato in investimenti infrastrutturali F2I e quello americano Providence. Si tratta di quattro soggetti «industriali» che, a vario titolo, sono già presenti nel mercato delle infrastrutture di rete a testimonianza, secondo i responsabili Wind, del respiro «industriale» dell'operazione. Da un punto di vista operativo Galata sarà legata, nella fase di start up, a Wind da un rapporto di «service» nella gestione dei siti; 
tutto questo, che a giudizio degli interpellanti è un palese tentativo di aggirare gli accordi del 2012 e del 2014, garanti del perimetro occupazionale, si aggiungono una serie di ristrutturazioni che andranno a coinvolgere i call center di Ivrea e Palermo i quali previa riqualificazione dei dipendenti, verranno presumibilmente ceduti; 
la controllante russa, VimpelCom, a causa del tracollo del rublo, e della perdita di circa il 75 per cento dei valori di borsa, oggi capitalizza la metà di quello che è il debito verso le banche della stessa Wind, rendendo palese il rischio di bancarotta del gruppo; 
nonostante le rassicurazioni date nei recenti incontri di queste settimane con i sindacati, forte è il timore che sia in corso una fase di dismissione e di ricerca di denaro per ottemperare agli enormi debiti dell'azienda, che si aggirano intorno ai 9 miliardi di euro; debiti che vanno a vanificare completamente il notevole cash flow che Wind genera comunque grazie a un continuo aumento dei clienti e a una sostanziale tenuta del fatturato, anche in questi tempi di crisi; 
la concorrenza, Telecom, Vodafone e Fastweb in primis, sta investendo ingenti cifre nelle nuove tecnologie LTE e fibra ottica, a differenza di Wind, la quale non pare agli interpellanti abbia la volontà o capacità di fare investimenti di sviluppo tecnologico e di rete –: 
se il Governo intenda convocare un tavolo di incontro con i vertici Wind e tutte le rappresentanze sindacali dell'azienda al fine di chiarire le reali intenzioni della dirigenza sul futuro dell'azienda, e le ragioni del blocco degli investimenti in nuove tecnologie (LTE e fibra ottica); 
se il Governo non ritenga che con l'ultima operazione descritta non si sia di fatto venuti meno all'accordo del 2012, del quale il Ministero stesso, dopo una lunga vertenza, si era reso garante; 
come intenda il Governo tutelare i dipendenti genitori di minori i quali, in particolar modo nella sede di Ivrea, verranno destinati a compiti di gestione rete h24; 
se il Governo non intenda a breve creare una grande società a controllo pubblico che gestisca le reti di telefonia mobile e fissa (anche in fibra) nella quale aggregare i vari soggetti di telecomunicazioni a salvaguardia di continue dismissioni e «spezzatini» o appalti nel settore e al fine di evitare il proliferare di antenne e scavi per ogni singolo operatore; 
se il Governo intenda valutare la possibilità di nazionalizzare la società tramite Cassa depositi e prestiti, considerato che l'azienda nonostante l'ingente debito, è estremamente competitiva, essendo già molto snella di personale e con un fatturato annuale di 1,5 miliardi di euro; 
se non si intenda verificare attraverso gli organismi competenti che non vi siano elusioni finanziarie dell'azienda anche in relazione alla sede olandese della società di controllo.

 

Seduta del 20 febbraio 2015

Illustrazione e replica di Marco Miccoli, risponde Claudio De Vincenti, Viceministro dello sviluppo economico

Illustrazione

Signor Presidente, membri del Governo, questa interpellanza urgente ripropone l'ennesimo caso di messa sul mercato di infrastrutture da parte di una società di telecomunicazioni tra le più importanti del Paese. Quindi, ripropone il grande e strategico della rete di telefonia fissa, mobile e dei dati e del suo futuro. La società Wind dopo varie vicessitudini, relative agli assetti proprietari descritti nell'interpellanza urgente che abbiamo presentato, e dopo una serie di ristrutturazioni effettuate attraverso protocolli d'intesa con le organizzazioni sindacali – l'ultimo, peraltro, è avvenuto il 29 luglio 2014, accordo siglato al Ministero dello sviluppo economico che ha attivato l'istituto del contratto di solidarietà per gli oltre 6 mila dipendenti –, ha deciso di mettere sul mercato le proprie strutture di comunicazione, o almeno una parte di esse, le cosiddette torri. Questi tralicci verranno conferiti insieme ad un numero di lavoratori verso una nuova società di proprietà sempre della Wind e denominata Galata. Il numero di lavoratori dovrebbe corrispondere a circa 100 unità, lavoratori che, a quanto è dato sapere, saranno reperiti solo ed esclusivamente su base volontaria. Le torri interessate dovrebbero essere 6 mila delle 13 mila totali appartenenti a Wind. Entro il mese di marzo il 90 per cento di Galata secondo i piani dovrebbe essere venduto ad un soggetto terzo. Quindi, l'azienda sarà interamente controllata da Wind, ma il 90 per cento verrà conferito ad un soggetto terzo e quindi il 10 per cento rimarrebbe nelle mani del pacchetto azionario di Wind. 
I soggetti che stanno partecipando alla gara per l'acquisto sono quattro: El Towers, American Towers, Albertis Telecom (una società del gruppo Albertis focalizzata proprio nel mercato infrastrutturale del mondo Telco) ed una joint venture fra il fondo italiano specializzato in investimenti infrastrutturali F21 e quello americano Providence. Si tratta di quattro soggetti industriali che, a vario titolo, sono già presenti nel mercato delle infrastrutture di rete a testimonianza, secondo i responsabili di Wind, del respiro industriale dell'operazione. Da un punto di vista operativo Galata sarà legata, nella fase di start up a Windda un rapporto di service nella gestione dei siti. 
L'interpellanza urgente tende a chiedere al Ministero se non ritenga che questa ultima operazione sia concernente, di fatto, quell'accordo siglato proprio al Ministero dello sviluppo economico nel 2012; se questa operazione sia garante di quegli accordi e quindi delle salvaguardie occupazionali dei lavoratori, se il Ministero ha potuto valutare che tutto questo avvenga su base volontaria e non abbia ricadute in merito a quei dati occupazionali. 
Infine, un altro dato che interessa sarebbe quello di sapere che intenzioni ha il Governo rispetto al ripetersi di queste cessioni di infrastrutture importanti che riguardano le reti telefoniche, infrastrutture che, come in questo caso, ricadono anche in mani di proprietari che non sono italiani: Wind, come tutti sanno, è proprietà di un magnate egiziano con sede in Olanda. 
Si vuole inoltre sapere se si intende aprire una riflessione sulla quella rete di telefonia pubblica, fissa e mobile – quindi anche su fibra –, sulla sua manutenzione, sul suo controllo e sui livelli occupazionali ad essa collegati. 
L'interpellanza urgente chiede quindi al Governo quali siano le intenzioni anche a fronte di questa nuova cessione, quindi rispetto al tema più generale della rete e delle infrastrutture telefoniche e di dati.

Risposta del governo

Viceministro dello sviluppo economico. Grazie, Presidente. Con riferimento alla prima richiesta che viene dagli onorevoli interpellanti, segnalo che il Ministero dello sviluppo economico, pur non essendo stato coinvolto nelle ultime vicende riguardanti la società Wind, mantiene, tuttavia, il monitoraggio sulle prospettive dell'azienda ed è disponibile all'apertura di un tavolo di confronto, ove richiesto dalle parti. 
Ciò premesso, entro nel merito delle questioni sollevate e nella risposta, che lascio agli atti, gli onorevoli interpellanti potranno trovare una breve ricostruzione dell'evoluzione della società Wind. Vengo ora ai punti chiave. Relativamente all'eccezione degli onorevoli interpellanti, relativa alla copertura e agli investimenti Wind, l'azienda ha evidenziato che ogni anno investe circa 800 milioni di euro. Negli ultimi anni la stessa ha sviluppato un'infrastruttura integrata di rete trasmissiva ad alta capacità su tutto il territorio nazionale. In particolare, alla fine del 2014 la copertura relativa alla rete mobile raggiungeva il 99,87 per cento della popolazione italiana. 
Relativamente alla rete di quarta generazione, Wind ha segnalato di avere partecipato alla gara indetta nel 2011 dal Governo per le frequente LTE, aggiudicandosi due blocchi FDD, nello spettro degli 800 megahertz, e quattro blocchi FDD, nello spetto dei 2.600 megahertz, per un esborso totale di 1.120 milioni di euro. 
A tal proposito, la società ha precisato che solo una piccolissima percentuale di consumatori ha un cellulare adeguato a ricevere il segnale LTE e che si sta implementando un piano di roll out per la rete di ultima generazione, che fornirà ulteriore banda trasmissiva e maggiore velocità per la trasmissione dati. Ad oggi, con il servizio 4G Wind ha raggiunto circa il 40 per cento di copertura della popolazione e sono previsti, per i prossimi 5 anni, ulteriori interventi, volti a raggiungere una copertura del 90 per cento.
Con riferimento alle preoccupazioni relative alle risorse del personale Wind paventate nell'interpellanza, la società ha riferito quanto segue. Nel 2009 la struttura di Wind Telecomunicazioni Spa dedicata alla gestione del traffico wholesale è stata conferita ad una società controllata al 100 per cento dalla stessa Wind, al fine di sviluppare le sinergie con le altre strutture e società presenti nel gruppo Orascom che gestivano all'epoca lo stesso business. Il trasferimento del personale alla nuova società è avvenuto sulla base di un accordo sindacale firmato con le organizzazioni sindacali, a conclusione della procedura exarticolo 47 della legge 428 del 1990. Il protocollo dell'ottobre 2012, firmato presso il Ministero dello sviluppo economico, è stato considerato da subito un modello di riferimento nelle prassi delle relazioni industriali, sia per aver consentito di incrementare la produttività e la competitività aziendale, evitando l'esternalizzazione di oltre 1.700 lavoratori, sia per il fatto che tutto ilmanagement aziendale ha contribuito al piano di efficientamento accettando, su base volontaria, una riduzione della propria retribuzione variabile. Tali accordi hanno, quindi, rappresentato una sorta di patto per lo sviluppo tra tutte le componenti dell'azienda, caratterizzato da equità, trasparenza e orientamento al futuro. 
Nel 2014, al fine di garantire la sostenibilità delle intese raggiunte nel 2012 e di gestire in maniera non traumatica circa 500 eccedenze, sono stati sottoscritti ulteriori accordi sindacali con le federazioni del settore telecomunicazioni. Con questi accordi, da un lato, sono stati attivati contratti di solidarietà per circa 6.000 risorse e, dall'altro, è stato previsto che l'azienda proceda ad internalizzare attività a prevalente contenuto tecnico, per impiegare in maniera efficiente le risorse dichiarate in eccedenza, confermando così la logica inclusiva dell'accordo del 2012. Tra l'altro, il processo di internalizzazione di attività attualmente svolte da fornitori esterni prevede importanti investimenti formativi per garantire la riqualificazione dei lavoratori coinvolti, molti dei quali operanti nei call center Wind di Ivrea, Pozzuoli e Palermo. 
Da quanto riferito dalla società, tale operazione offre una prospettiva di crescita professionale a lavoratori e lavoratrici impiegati in attività di assistenza telefonica i cui volumi, ormai da anni, stanno conoscendo una progressiva contrazione, come dimostrano le numerose crisi occupazionali che stanno coinvolgendo alcune società che gestiscono questi servizi inoutsourcing. In sintesi, l'impatto di queste iniziative sul personale operante nei call center interni può essere così sintetizzato: sulle circa 1.300 risorse impiegate in queste attività, più di 510 lavoratori e lavoratrici passeranno a svolgere attività più qualificate in ambito tecnico. In pratica, quasi il 40 per cento del personale che svolge attività di assistenza telefonica nei call center di Wind avrà l'opportunità di cambiare mestiere, fruendo di un adeguato percorso formativo e migliorando il proprio profilo professionale e la propria occupabilità. Da ultimo, la società ha segnalato che anche in questa occasione sono state condivise azioni di incremento dell'efficienza operativa e tutti i dirigenti hanno nuovamente contribuito alla riduzione dei costi accettando, sempre su base volontaria, un'ulteriore riduzione della propria retribuzione. 
In relazione all'applicazione del lavoro notturno, la società riferisce che tale variazione è stata comunicata alle organizzazioni sindacali ed alle RSU, nel rispetto delle previsioni legali e contrattuali. La stessa società ha, altresì, sottolineato che, oltre a riconoscere le garanzie di legge, saranno applicati i trattamenti di miglior favore previsti al riguardo dalla contrattazione aziendale. Per quanto riguarda la costituenda società cosiddetta Galata, operazione, allo stato, non ancora conclusa, Wind ha evidenziato che si tratta di un'operazione industriale finalizzata all'acquisizione di un ruolo nel segmento delle tower companyattraverso l'individuazione di un perimetro di attività, contratti, asset e risorse idoneo a sviluppare e commercializzare servizi di ospitalità, condivisione e relativa manutenzione e servizi a valore aggiunto da proporre ad altri operatori e player ITC. Il passaggio dei lavoratori alla nuova società, numero ad oggi stimato in circa sessanta unità, avverrà su base volontaria attraverso cessione del contratto individuale di lavoro ex articolo 1406 e seguenti del codice civile e ciò comporterà la prosecuzione del rapporto di lavoro senza soluzione di continuità, con il mantenimento dell'anzianità maturata e di tutti i diritti acquisiti, anche quelli riconosciuti a titolo individuale. Dell'intero progetto è stata fornita ampia informazione alle organizzazioni sindacali e 1'11 febbraio scorso è stato siglato un accordo tra la società Wind e le organizzazioni sindacali. Wind si è resa disponibile ad accogliere specifiche richieste di tutela emerse dal tavolo sindacale, integrando le garanzie a favore del personale interessato al passaggio. La partnership tra Wind e Galata avrà una valenza strategica, in considerazione della rilevanza degli asset gestiti e della durata del contratto di service, quindici anni. 
In merito alla richiesta di valutare la possibilità di nazionalizzare la società Wind tramite Cassa depositi e prestiti, il Ministero dell'economia e delle finanze ha comunicato quanto segue: Cassa depositi e prestiti è una società per azioni a controllo pubblico che investe fondi di terzi privati, verso i quali ha l'obbligo di rimborso, prevalentemente costituiti da risparmio postale, con la finalità di sostenere lo sviluppo del Paese. In particolare, la stessa può assumere per legge e statuto partecipazioni in società di rilevante interesse nazionale, a condizione che le stesse risultino in una stabile situazione di equilibrio finanziario, patrimoniale ed economico e siano caratterizzate da adeguate prospettive di redditività. 
In relazione a tali condizioni, il Ministero dell'economia e delle finanze ha evidenziato che il gruppo Wind Telecomunicazioni ha chiuso i primi nove mesi del 2014 con una perdita di gruppo pari a 661 milioni di euro, così come riportato nel bilancio consolidato intermedio pubblicato dalla società. Ciò premesso, lo stesso Ministero ha rappresentato che Cassa depositi e prestiti ritiene che il settore delle infrastrutture di telecomunicazioni sia tra quelli strategici per la crescita e la competitività del Paese, oltre che per il raggiungimento degli obiettivi posti dall'Agenda digitale europea. Per tali motivi la Cassa depositi e prestiti ha promosso, per il tramite del Fondo strategico italiano Spa, l'investimento in Metroweb Italia Spa, azienda proprietaria della rete in fibra ottica nell'area metropolitana di Milano, attualmente la più grande rete metropolitana in Europa. L'investimento di 200 milioni nel capitale di Metroweb da parte di Fondo strategico, è finalizzato a finanziare, secondo criteri di economicità e di mercato, un piano di espansione delle reti di nuova generazione. 
A tale riguardo, il predetto Ministero dell'economia e delle finanze ha segnalato che Metroweb, per il tramite delle proprie partecipate, ha in corso di realizzazione diversi investimenti nella fibra ottica, tra cui: il completamento della copertura di Milano; il cablaggio di alcune aree del comune Bologna; e progetti specifici a Genova. 
Per quanto riguarda infine la richiesta di «creare una grande società a controllo pubblico che gestisca le reti di telefonia mobile e fissa, anche in fibra, nella quale aggregare i vari soggetti di telecomunicazioni», il Ministero dell'economia e delle finanze ha rappresentato che la Cassa depositi e prestiti ha fornito la propria disponibilità, anche per il tramite di Fondo strategico a valutare e promuovere progetti di investimento nella banda larga che prevedano una condivisione degli obiettivi e dei principi dell'Agenda digitale. Anche qualora tali progetti contemplino un accordo con uno o più operatori di telecomunicazioni dovranno essere ispirati a principi che, condivisi con le autorità di regolazione del mercato, garantiscano a tutti gli operatori interessati all'uso della rete di nuova generazione una assoluta parità nelle condizioni di accesso. Tale progetto sarebbe finalizzato alla realizzazione degli interventi di ammodernamento necessari alla realizzazione del progetto della banda larga su significativa scala nazionale, secondo criteri di economicità e di mercato.

Replica

Signor Presidente, ringrazio il Viceministro e prendo atto delle spiegazioni che ha fornito, mi ritengo soddisfatto della risposta e ritirerò, appunto, il documento che ci ha annunciato.