29/01/2019
Nicola Pellicani
Verini, Del Basso De Caro, Topo, Carnevali, Sensi, Gadda, Ubaldo Pagano, Buratti, Fragomeli, Carla Cantone, De Luca, Siani, Morgoni, Gavino Manca, Melilli, Di Giorgi, Marattin, Anzaldi, Zardini, Ferri, Prestipino, Navarra, Lacarra, Cantini, Lepri, Pezzopane, Mor, Mura, Ciampi, Guerini, Pizzetti, Cenni, Serracchiani, Bazoli, De Filippo, Marco Di Maio, Andrea Romano, Critelli, Morassut, Carè, Del Barba, Mancini, Mauri, Pagani, Rossi, Viscomi
2-00246

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, per sapere – premesso che:

   a Venezia l'allontanamento delle grandi navi da crociera dal bacino di San Marco e dal Canale della Giudecca rappresenta ormai un'esigenza condivisa da tutta l'opinione pubblica nazionale e internazionale. Nonostante il tema sia all'ordine del giorno da molto tempo, e nel 2012 il Governo abbia promulgato un decreto interministeriale (n. 79/12) per limitare il passaggio e, successivamente, la capitaneria di porto abbia emesso un'ordinanza per ridurre progressivamente, attraverso un algoritmo, il numero delle navi che potranno transitare in laguna, la risoluzione del problema è sempre di là da venire;

   l'ultimo Comitatone (il Comitato misto, istituito ai sensi dell'articolo 4 della legge 29 novembre 1984, n. 798), riunitosi il 7 novembre 2017, aveva individuato nell'area della prima zona industriale di Porto Marghera l'area adeguata dove realizzare il nuovo terminal per le navi da crociera e in questo senso aveva incaricato l'autorità portuale di approfondire gli aspetti progettuali;

   nel mese di novembre 2018, il Ministro interpellato ha formulato la richiesta al presidente dell'Autorità portuale Pino Musolino, nel corso di un incontro, di ricevere le schede dei diversi progetti depositati nel corso del tempo per portare le Grandi navi fuori dalla laguna;

   da articoli di stampa si apprende che la documentazione è stata inviata al Ministero dall'autorità portuale e che sarebbe al vaglio dei tecnici del Ministero;

   secondo quanto si è potuto apprendere le schede progettuali trasmesse al Ministero sono relative ai progetti: il progetto Venis Cruise 2.0 della società Duferco che prevede la realizzazione di un terminal crocieristico alla bocca di porto del Lido; la realizzazione del nuovo terminal nell'attuale terminal petrolifero a San Leonardo, oggi in concessione all'Eni; terminal alla bocca di porto di Malamocco a Santa Maria del Mar; terminal offshore (Venice Offshore Onshore Port System - VOOPS -) a 8 miglia al largo della costa; il progetto della società One Works al Lido, davanti alle spiagge di San Nicolò; l'avamporto galleggiante alla bocca di porto del Lido; il trasferimento del crocieristico a Chioggia nella zona portuale Saloni –:

   se si sia concluso l'approfondimento per la realizzazione di un terminal nell'area della prima zona industriale di Porto Marghera; quale sia la valutazione dell'Autorità portuale di Venezia sulle proposte inviate; quale sia l'orientamento del Ministro interpellato, e se dai progetti presentati emerga una soluzione con le caratteristiche e le connotazioni nautiche e di sicurezza adeguate ad ospitare un nuovo terminal crocieristico. 

 

Seduta del 1 febbraio 2019

Illustrazione e replica di Nicola Pellicani, risposta del Sottosegretario di Stato per l'Interno Carlo Sibilia

NICOLA PELLICANI: Grazie, Presidente. Il tema delle grandi navi a Venezia va inquadrato, più in generale, sul problema del futuro della città, una città internazionale per cui tutto il mondo ci guarda, alla quale, al momento, il Governo purtroppo non pare molto interessato. Mi riferisco innanzitutto alle grandi questioni, a partire dalla conclusione e dalla gestione del Mose, un'opera che molti di noi non avrebbero mai realizzato, ma con riferimento alla quale siamo già giunti ad oltre il 95 per cento dei lavori, che attualmente sono fermi, e ancora non si parla, non si discute di quale sarà la modalità della gestione e della manutenzione di un'opera così complessa, che è in via di conclusione. Ma non è solo questo, perché ora, proprio in questi giorni, al problema della conclusione e della gestione dell'opera si somma il problema di occupazione dei lavoratori del Consorzio Venezia Nuova, di Tethis che operano materialmente per realizzare il Mose.

E, poi, mi riferisco alla questione della gestione dei flussi turistici, che è il problema dei problemi di Venezia, di Venezia oggi, e per il quale bisogna ragionare non solamente in termini di governo dei flussi, ma anche di prospettiva di investimenti per evitare la monocultura turistica della città e sviluppare attività in aree diverse, a partire da Porto Marghera.

Ma mi riferisco anche alle questioni inerenti alla salvaguardia fisica della città e alla fragilità conseguente della laguna di Venezia, dove si inserisce anche il tema delle grandi navi. Vede, Presidente, l'allontanamento delle grandi navi da crociera dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca rappresenta un'urgenza non più rinviabile ed è ormai opinione condivisa dall'opinione pubblica nazionale ed internazionale che è un intervento che va fatto in tempi rapidi. Però, il tema è all'ordine del giorno da molto tempo e, dopo la tragedia della Costa Concordia nel 2012, c'è stato il primo intervento del Governo con il ormai famoso “decreto Clini-Passera”, che fissava il limite dei transiti a 40 mila tonnellate, alle navi di 40 mila tonnellate di stazza, elevando un tetto che è stato elevato subito dopo a 96 mila con l'ordinanza della capitaneria di porto, che poi è stata successivamente impugnata dal TAR. Quindi, si è giunti ad una situazione di autoregolamentazione, fissando il limite sempre alle 96 mila tonnellate.

Quindi, dal 1° luglio dello scorso anno, la capitaneria di porto ha emanato una nuova ordinanza, introducendo una nuova modalità attraverso un algoritmo che filtra i transiti non solo valutando la stazza delle navi, ma attraverso una serie di parametri, tra cui l'inquinamento, il moto ondoso provocato, l'impatto visivo e altri parametri. La sostanza non cambia, perché i transiti sono, più o meno, sempre gli stessi: stiamo parlando circa di 1.200 transiti del periodo che va da aprile a ottobre, che significa circa 600 navi all'anno.

Rispetto a questa situazione, che allarma non solo la città di Venezia, ma, come dicevo, l'opinione pubblica internazionale, lo scorso Governo si era impegnato ed aveva individuato, insieme agli enti locali e insieme alla città di Venezia, una soluzione per trasferire il terminal delle navi da crociera e per evitare il passaggio dal bacino di San Marco e dal canale della Giudecca, ovvero individuando nell'area della prima zona industriale di Porto Marghera un'area adeguata dove si poteva sperimentare la progettazione per trasferire il terminal. Questo incarico è stato dato al porto, al “comitatone” che, come sa, è il comitato interministeriale che riunisce tutti i soggetti che devono gestire gli interventi legati alla legge speciale e distribuire anche le risorse previste. Ne approfitto per dire che non si riunisce dal 2017, appunto dal 7 novembre, e che, quindi, sono fermi anche 265 milioni utili, indispensabili per interventi di salvaguardia della città, che però, finché non si riunisce il “comitatone”, non potranno essere stanziati. Ebbene, quel “comitatone”, il 7 novembre del 2017, aveva incaricato l'autorità portuale di verificare la fattibilità progettuale della realizzazione del terminal nell'area di Porto Marghera.

Io vorrei chiedere al Governo se questa progettazione è andata avanti e quali risultati ha dato, ma non solo, perché, nel novembre dello scorso anno, il Ministro Toninelli, dopo un incontro con l'autorità portuale, ha chiesto al porto di produrre delle schede su tutte le soluzioni studiate fino ad oggi per il trasferimento delle grandi navi fuori dalla laguna. Si parla circa di otto soluzioni a quanto ho potuto ricostruire, che rapidamente vado ad elencare: la soluzione già presentata da vari anni dalla società Duferco, che prevede la realizzazione di un terminal alla bocca del porto del Lido; una seconda soluzione, che prevede la realizzazione del terminal nell'attuale terminal petrolifero a San Leonardo, dove oggi, però, c'è una concessione ventennale dell'ENI; il trasferimento del terminal alla bocca di porto di Malamocco a Santa Maria del Mar, oppure addirittura a otto miglia marine, dove era previsto il porto d'altura e, quindi, in mare aperto; il progetto che prevede la realizzazione del terminal davanti alle spiagge di San Nicolò, sempre al Lido; poi, sempre al Lido, un avamporto galleggiante davanti alla bocca di porto; infine, il trasferimento del terminal nella città di Chioggia.

Ecco, a quanto pare, tutte le soluzioni, secondo la stessa autorità portuale, la Capitaneria di porto e tutti i soggetti a vario titolo interessati, sarebbero difficilmente praticabili sia sotto il profilo nautico che sotto quello della sicurezza.

Io chiedo però, visto che queste proposte sono tutte ormai da qualche settimana sul tavolo del Ministro, se avete fatto qualche valutazione rispetto a queste soluzioni, se sono praticabili e se intendete proporre una proposta in tempi rapidi per una soluzione del problema.

 

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno: Grazie Presidente, sul tema delle grandi navi a Venezia il Governo condivide pienamente l'esigenza di trovare al più presto una soluzione condivisa che tuteli il patrimonio artistico, unico al mondo, della città di Venezia, come peraltro indicato anche dall'UNESCO, l'ambiente e i diversi interessi coinvolti. Negli anni passati si è parlato del problema del transito delle grandi navi nel Canale della Giudecca, senza tuttavia giungere ad una decisione risolutiva. Confermo che, nel novembre 2018, il Ministro Toninelli ha chiesto all'autorità del sistema portuale del mare Adriatico settentrionale di fornire progetti ed elaborati per svolgere una ricognizione tecnica delle diverse soluzioni proposte nel tempo. Nel successivo mese di dicembre, l'autorità portuale ha prodotto un report con 13 ipotesi di localizzazione del nuovo terminal crocieristico. Evidenzio che solo una di queste ipotesi è attualmente corredata da un vero progetto, anche se solo preliminare. Su tale report il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti ha avviato un'analisi preliminare, di concerto con i tecnici del Ministero dell'Ambiente e del Ministero dei Beni culturali, oltre che con un rappresentante dell'UNESCO. Attualmente, siamo quindi in fase di approfondimento delle diverse ipotesi, al fine di valutarne la fattibilità in termini di costi-benefici, per individuare una soluzione che coniughi le esigenze di sicurezza, quelle di tutela dell'ambiente e paesaggistiche, occupazionali e sociali, tenendo sempre conto della forte attrattività turistica di Venezia e dei conseguenti vantaggi economici e di immagine per la città e l'intera regione.

 

NICOLA PELLICANI: Grazie, Presidente. Sì, non sono soddisfatto evidentemente perché è ancora un lanciare la palla avanti e poi, quando sentiamo pronunciare la parola magica “costi-benefici” abbiamo quasi la certezza che allora non si farà nulla.

Non è possibile però strumentalizzare tutto sulla pelle di una città come Venezia. Lei, prima, sottosegretario, richiamava appunto l'UNESCO, che ha pesantemente richiamato la città di Venezia ad assumere delle soluzioni su questo tema in particolare, pena anche l'esclusione della città di Venezia tra i luoghi patrimonio dell'umanità.

Vede, questo è il solito gioco delle parti, perché i 5 Stelle fanno la propaganda e sono il partito del non fare, mentre la Lega e gli alleati fanno il partito del fare. Questo l'abbiamo visto anche a Venezia: il Ministro Toninelli è venuto qualche mese fa, anticipato da un'intervista in cui diceva: “va bene, possiamo realizzare il terminal crocieristico a Porto Marghera”, dopodiché è arrivato il giorno dopo un comunicato stampa che smentiva il tutto, perché appunto cercava una soluzione alternativa alla luce di quelle che sarebbero state le analisi costi-benefici. Poi, però, un mese dopo è arrivato il Vice Ministro Rixi, dicendo che va benissimo per la Lega la realizzazione del terminal a Tessera. Ora, dovete mettervi d'accordo tra di voi, non tanto per far piacere a noi, ma dovete farlo nell'interesse della città e nell'interesse del mondo - io dico - perché ogni volta che passa un “grattacielo” davanti a piazza San Marco tutti si indignano. Siamo di fronte a un Governo che non è in grado di assumersi le sue responsabilità e questo, io credo, signor Presidente, sia il momento di assumere decisioni in relazione ai problemi di Venezia, perché, vede, non c'è sempre una Venezia da salvare, una Venezia che muore e una Venezia che affonda. Venezia rappresenta una grande opportunità per il Paese, che ospita ogni anno 30 milioni di turisti e per cui tutto il mondo ci guarda. Ecco, rispetto a questo noi abbiamo delle responsabilità e in particolare le ha il Governo in carica.

Ecco, io credo che responsabilità e riconoscimento della specialità di Venezia siano le due parole chiave sulle quali bisogna lavorare e sulle quali il Governo non può più scappare dalle responsabilità che si deve assumere, perché non può esserci una parte che è sempre “no TAV”, “no TAP”, “no grandi navi” e una parte che invece è per fare le grandi opere. Noi dobbiamo dare le risposte ai cittadini, signor Presidente, e mi pare che non lo stiamo facendo, e questo aggrava non solo la situazione della città di Venezia, ma di tutto il Paese