16/12/2014
Valeria Valente
Carloni, Cinzia Maria Fontana
2-00786

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che: 
il decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 1998, adottato in attuazione della legge n. 481 del 1995, recante norme per la concorrenza e la regolazione dei servizi di pubblica utilità, ha individuato nella città di Napoli la sede dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 
l'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, è intervenuto in materia di razionalizzazione dell'attività delle autorità indipendenti, prevedendo tra l'altro, nel testo iniziale, che entro il 30 settembre 2014 il Ministero dell'economia e delle finanze individuasse uno o più edifici contigui da adibire a sede comune di diverse autorità indipendenti, tra le quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni; 
la disposizione, prefigurando una sede comune per diverse autorità indipendenti aveva suscitato numerose preoccupazioni in ordine alle conseguenze che ciò avrebbe comportato sull'operatività delle Autorità che hanno sede in città diverse da Roma, quali l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, l'Autorità per l'energia elettrica, il gas e il sistema idrico e l'Autorità di regolazione dei trasporti; 
nel corso della conversione del decreto la citata disposizione è stata, perciò, riformulata nel senso di prevedere che le autorità indipendenti, ivi compresa l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, gestiscano i propri servizi logistici nel rispetto di una serie di criteri volti ad una loro razionalizzazione; 
in particolare, risulta, allo stato, richiesto che le autorità indipendenti individuino la loro sede in un edificio di proprietà pubblica o in uso gratuito ovvero in locazione a condizioni più favorevoli rispetto a quelle degli edifici demaniali concentrino gli uffici nella sede principale, salvo che per oggettive esigenze di diversa collocazione; abbiano una spesa complessiva per sedi secondarie, rappresentanza, trasferte e missioni non superiore al 20 per cento della spesa complessiva; garantiscano, infine, una presenza effettiva del personale nella sede principale non inferiore al 70 per cento del totale su base annuale; 
nel citato articolo 22 è stato, inoltre inserito un comma aggiuntive con cui si prevede che le diverse autorità garantiscano il rispetto dei criteri entro un anno dall'entrata in vigore della legge di conversione e quindi entro l'11 agosto 2015; 
appare chiaro che l'intenzione del legislatore, nel modificare, in sede di conversione, il testo dell'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, è stata quella di mantenere la sede delle Autorità indipendenti nelle città in cui tale sede è stata individuata e di richiedere, per condivisibili esigenze di razionalizzazione, il potenziamento della sede principale, contestualmente alla riduzione delle dimensioni delle sedi secondarie e al contenimento delle relative spese; 
per quanto riguarda in modo specifico l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni si è invece assistito ad un progressivo ampliamento della sede secondaria di Roma, sia per quanto concerne il numero del personale in essa operante, sia per quanto riguarda la rilevanza delle attività in essa svolte, a discapito della sede principale di Napoli, il che contrasta, oltre che con la normativa da ultima intervenuta (decreto-legge n. 90 del 2014), nel testo risultante dalla conversione in legge, ma anche con le previsioni contenute nella legge n. 481 del 1995, recante la disciplina generale sulle autorità di regolazione dei servizi di pubblica utilità, e nella legge n. 249 del 1997, istitutiva dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, soprattutto laddove trovasse conferma l'ipotesi di iniziative in corso volte al trasferimento a Roma della sede principale dell'Autorità –: 
quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni del comma 9 dell'articolo 22 del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014, con specifico riferimento alla sede principale dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, nella prospettiva di garantire un potenziamento di tale sede, sia per quanto concerne il numero del personale ivi operante, sia per quanto riguarda la rilevanza delle attività in essa svolte, in conformità con i criteri dettati dalle citate disposizioni; 
quali informazioni abbia in ordine a eventuali iniziative dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni finalizzate a trasferire a Roma la sede principale dell'Autorità stessa e, in tal caso, quali comportamenti intenda adottare per assicurare il mantenimento della sede principale dell'Autorità nella città di Napoli. 

Seduta del 19 dicembre 2014

Illustrazione di Valeria Valente, risposta di Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato per la giustizia, replica Anna Maria Carloni 

Illustrazione

Signor Presidente, con l'interpellanza urgente di questa mattina, scritta e predisposta insieme all'onorevole Carloni, chiediamo al Governo finalmente qualche parola di chiarezza sulla vicenda della sede dell'Autorità garante per le comunicazioni. Vorremmo precisare subito che è una questione che può apparire quasi una faccenda in qualche modo burocratica e di riorganizzazione del lavoro e degli uffici e, invece, per noi rischia di divenire l'ennesimo depauperamento perpetrato ancora una volta ai danni del Mezzogiorno, in modo particolare ai danni della città di Napoli. Proviamo ad andare con ordine per ricostruire la vicenda. Come è noto, la sede principale dell'Autorità garante per le comunicazioni insiste a Napoli sin dalla sua costituzione ovvero nel 1998. La scelta del capoluogo campano non è stata sin dall'inizio casuale. Come fu scritto espressamente nel decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 27 febbraio 1998, la sede dell'Autorità fu individuata a Napoli anche in un'ottica di equilibrata distribuzione sul territorio nazionale perché la città, da un lato, presenta aree idonee per l'insediamento e dispone di adeguate infrastrutture e, dall'altro, può assumere un ruolo significativo quale punto di riferimento dello sviluppo dell'intero Mezzogiorno in un settore tecnologicamente avanzato, così riferiva quel decreto. Pertanto, la sede dell'Agcom fu istituita a Napoli con una chiara scelta politica e precisamente, a nostro avviso, quella di tentare o comunque contribuire a rivitalizzare il Mezzogiorno in ragione della creazione anche di nuovi posti di lavoro anche con l'obiettivo ovviamente di creare un nuovo indotto economico come linfa preziosa per il tessuto territoriale e per le istituzioni locali nonché per il rafforzamento dei rapporti con le industrie e con gli operatori nazionali ed esteri. Da qui dunque la scelta di insediare a Napoli la sede principale dell’Authority, affiancando ad essa una sede secondaria a Roma – vorrei sottolinearlo con chiarezza – per meri ed esclusivi fini di rappresentanza. Ed, infatti, nella delibera di costituzione adottata dal consiglio dell'ente nel 10 marzo 1998, la sede romana viene espressamente definita ufficio di rappresentanza.
Del resto, come da regolamento tuttora vigente, è a Napoli che di norma si riuniscono gli organi collegiali dell'ente. Insomma, appare chiaro che la sede principale – la sede, dunque, dell'Agcom – è a Napoli, e a Roma insiste soltanto una sede di rappresentanza. 
Ebbene, a questa situazione di diritto rischia, ad oggi, di non corrispondere più la situazione dei fatti e questo anche a seguito di scelte da parte dell'Autorità che, se non illegittime, a nostro avviso, sembrano quanto meno discutibili e di dubbia correttezza, dal momento che, a partire dal 2006, i vertici dell'ente hanno posto in essere una sorta, quasi, di moto centrifugo che, in palese contrasto con la ratio tanto della legge istitutiva, quanto soprattutto con la volontà chiara espressa dal legislatore a più riprese, ha finito per concentrare attività, uomini e risorse nella sede romana originariamente solo sede di rappresentanza, depauperando progressivamente così la sede principale di Napoli da diversi punti di vista. 
È ciò, attenzione, non in base all'intervento legislativo, ma esclusivamente in base ad un inciso contenuto in una delibera del consiglio dell'ente che, definendo la nuova dotazione organica del 2006, parla per la prima volta di sede secondaria ed operativa a Roma, invece che di ufficio di rappresentanza, come invece, appunto, previsto nella legge costitutiva. 
Nonostante, dunque, la mancanza di una copertura normativa che legittimasse il cambio di natura e funzioni della sede romana, come più volte denunciato dai sindacati, a partire dal 2007, si è assistito ad un vero e proprio spostamento di risorse umane e professionali della sede di Napoli verso Roma: distacco di personale, dunque, presso lo staff dei commissari, senza che, a mandato concluso, lo stesso personale abbia fatto più ritorno nella sede di origine, ovvero a Napoli; distacco di personale partenopeo presso altre autorità; trasferimenti a Roma di contrattisti e stagisti originariamente assegnati a Napoli; stabilizzazioni a Roma di dirigenti originariamente assegnati a Napoli e, poi, in via di fatto o dietro dei termini ad hoc, trasferiti a Roma. 
E sempre a Roma, infatti, nel 2009, l'Autorità ha trasferito l'ufficio di presidenza, l'ufficio di gabinetto, gli staff dei commissari, l'ufficio organizzazione, bilancio e programmazione, l'ufficio affari generali e contratti, depauperando, insomma, alla fine, svuotando e mortificando quella che oggi è ancora formalmente e sostanzialmente la sede principale dell'ente. 
È su questa situazione di fatto che si sono poi, innestati, di recente, gli effetti del «decreto Madia» sulla riforma della pubblica amministrazione, decreto licenziato il 24 giugno del 2014 e, poi, convertito dal Parlamento nella legge n. 114 del 2014. Ecco, come stabilito dall'articolo 22, infatti, il decreto prevede che le autorità indipendenti debbano concentrare gli uffici nella sede principale, salvo che per oggettive esigenze di diversa collocazione in relazione alle specifiche funzioni dei singoli uffici e che nella sede principale debba essere assegnato almeno il 70 per cento del personale. 
A rigore di logica, dunque, il decreto-legge, convertito in legge, stabilisce un principio chiaro: quello della concentrazione delle competenze e del personale nella sede principale dell'ente. Sede principale che, nel caso dell'Agcom, nonostante, appunto, quello che abbiamo provato a raccontare brevemente, è ancora a Napoli. Appare, dunque, chiaro che, nel modificare in sede di conversione il testo dell'articolo 22 del «decreto Madia», l'intenzione del legislatore è stata, ancora una volta, quella di mantenere le sedi delle autorità indipendenti nelle città in cui tali sedi sono state individuate e di richiedere, per esigenze, ovviamente, che noi peraltro condividiamo, semplicemente razionalizzazioni e potenziamenti delle sedi principali, riducendo contestualmente spese e dimensioni delle sedi secondarie. 
Nonostante questa ratio, a nostro avviso, chiara e difficilmente interpretabile in modo diverso, dal momento che a Roma è di fatto ormai concentrato il 65 per cento del personale, frutto ovviamente delle cose che ho detto prima, il rischio oggi che noi vediamo concreto – secondo anche diverse denunce fatte dai sindacati, in base ad alcune comunicazioni fatte dai vertici dell'azienda ai dipendenti – è che il decreto venga strumentalizzato in qualche modo per sanare nei fatti, poi, alla fine, un abuso che si è consumato negli ultimi anni a danno di Napoli e, quindi, della sede legale. 
Ecco perché, pur nel rispetto dell'autonomia e dell'indipendenza, ovviamente riconosciuta a questa Agenzia, chiediamo al Governo di verificare quale sia lo stato di attuazione delle disposizioni di legge, con specifico riferimento alla storia della sede principale dell'Autorità a Napoli. 
Ciò, nella prospettiva di garantire, intanto, un potenziamento di tale sede, sia per quanto concerne il numero del personale, sia per quanto riguarda la rilevanza delle attività in essa svolte. Alla luce delle ultime comunicazioni inoltrate, peraltro, dal consiglio ai dipendenti, chiediamo al Governo soprattutto quali informazioni abbia in ordine a eventuali iniziative dell'Autorità finalizzate a trasferire a Roma la sede principale dell'Autorità stessa e, in tale caso, quali comportamenti, soprattutto, intenda adottare per assicurare il mantenimento della sede principale dell'Autorità a Napoli. 
Vorrei chiarire, ovviamente, e mi avvio a concludere, che non si tratta di mero campanilismo o semplice difesa di interessi territoriali; si tratta di stabilire, innanzitutto per voi, qual è il valore, l'importanza e il peso, pure nei confronti di un'Autorità indipendente, della volontà espressa in modo chiaro e a più riprese dal Parlamento; una volontà espressa in piena continuità, del resto, con quanto deciso originariamente nel 1998 e cioè valorizzare, non mortificare, il ruolo strategico e l'importanza, anche simbolica, di tenere a Napoli, capitale del Mezzogiorno, una delle più importanti tra le Autorità garanti del nostro Paese.

Risposta del Governo

Signora Presidente, ringrazio l'onorevole Valente per aver sottolineato l'importanza dell’Authority, l'importanza della vigilanza, l'importanza dell'indipendenza dell’Authority che, appunto, ha sede a Napoli e, a Roma, quella di rappresentanza. Importanza, perché ha le funzioni di regolamentazione e di vigilanza dei mercati, delle comunicazioni e dei servizi postali e svolge quel ruolo e quelle funzioni di garanzia a tutela dell'esercizio dei diritti fondamentali; vi voglio ricordare, tra gli altri, il pluralismo dell'informazione, la protezione dei minori nei media, il diritto d'autoreonline e la par condicio. Inoltre, l'indipendenza, che è il principale aspetto di queste authority, è proprio una categoria che ha ispirato anche il legislatore nell'istituirle. Venendo, quindi, ai quesiti posti nell'atto di sindacato ispettivo e premesso, appunto, come ho cercato di dire, che autonomia organizzativa e indipendenza sono i pilastri del modello organizzativo delle authority, si segnala, sulla base degli elementi forniti anche dalla stessa Autorità, quanto segue: il comma 9 dell'articolo 22 del decreto legislativo n. 90 del 2014, convertito nella legge 11 agosto 2014 n. 114, prescrive, alle lettere da a) ad e), alcuni criteri nonché limiti quantitativi di contenimento della spesa relativi alle Autorità che attualmente hanno più di una sede. Una di queste Autorità è l'Agcom; l'Autorità sta dando attuazione a quanto previsto dalla legge, partendo dalla considerazione che i criteri vadano calati nella specificità organizzativa e gestionale, attuale e prospettica, dell'Autorità stessa. Pertanto, per entrambe le sedi operative di Napoli e Roma, in base a quanto previsto dalla lettera a) del comma 9, l'Agcom ha preso contatti con l'Agenzia del demanio e con altre istituzioni pubbliche, per la sede di Napoli direttamente con l'ufficio del sindaco, per la ricerca di un edificio che consenta, innanzitutto, di ridurre le spese di locazione attualmente sostenute dall'Autorità per le due sedi, perché questa deve essere la stella polare che deve guidarci in questa azione anche di scelte governative, quella di razionalizzare le spese, garantendo, però, l'efficienza del servizio per gli utenti e per chi vive in questo mercato. 
Riguardo alla lettera b), l'Autorità, come dichiarato nell'ambito dell'audizione presso la Commissione affari costituzionali della Camera, è intenzionata a mantenere entrambe le sedi operative dell'Autorità, con l'obiettivo di contenere la spesa per il personale (trasferimenti e spostamenti) e tutelare tutti i dipendenti attualmente assegnati alle due sedi.  Quindi, sta cercando di operare nella conservazione delle due sedi, tutelando non solo il servizio per gli utenti ma anche i diritti dei lavoratori. 
L'Autorità ha pertanto ritenuto di confermare l'attuale distribuzione del personale, che vede circa il 65 per cento dei dipendenti nella sede di Roma e il 35 per cento dei dipendenti nella sede di Napoli. L'Autorità ha ritenuto che l'attuale distribuzione del personale tra le due sedi rispecchi anche quanto disposto dalle lettere d) ed e) della richiamata legge n. 114 del 2014, che prevede, da un lato, la riduzione delle spese per trasferte e missioni tra le sedi, dall'altro, una presenza effettiva nella sede principale del 70 per cento del personale. La considerazione di Roma quale sede principale tra le due sedi operative, sebbene Napoli sia anche sede legale dell'Autorità, come è stato anche correttamente ricordato anche dagli onorevoli interpellanti, si basa pertanto sulla conservazione dell'attuale distribuzione del personale dell'Autorità, nell'intento di non voler effettuare trasferimenti forzosi del personale da una sede all'altra. Ne consegue che non vi è nessuna intenzione di potenziare – lo voglio sottolineare perché è oggetto dell'interpellanza – la sede di Roma dell'Autorità, né da un punto di vista delle attività né del numero di personale ad essa assegnato. Quindi, l'indirizzo è quello di mantenere quella percentuale che è stata già indicata e anche quella distribuzione di servizi che rende oggi entrambe le sedi operative. L'Autorità ha appena approvato una nuova organizzazione, che sarà operativa a partire dal 2015, e che prevede – anche questo lo voglio sottolineare perché è importante – una specializzazione della sede di Napoli (in cui si concentreranno le attività in materia di regolamentazione e vigilanza delle comunicazioni elettroniche e tutte le attività di tutela dei consumatori nei mercati di competenza due delle sei direzioni di linea) e, ancora, un rafforzamento delle attività di servizio alle linee (economico-statistico, giuridico, tecnico-ispettivo), oltre che a parte delle attività dedicate alla gestione amministrativa e del personale. Saranno infine rafforzati, anche in attuazione alla legge n. 114 del 2014, i servizi logistici e di supporto che consentono un maggior coordinamento e una maggiore concentrazione delle funzioni trasversali alla gestione delle due sedi, anche con strumenti assimilabili a quelli previsti dallo stesso per l'integrazione dei servizi di più Autorità indipendenti. Mi riferisco, ad esempio, a strumenti informatici, piattaforme comuni, strumenti di comunicazione e processi di gestione on line, al fine di migliorare l'interazione e la collaborazione tra il personale delle due sedi. 
Concludo. Ho cercato di illustrare, l'intenzione della stessa Autorità – e questo il Governo intende appunto evidenziarlo in questa sede, rispondendo all'interpellanza –, di mantenere l'operatività di entrambe le sedi e destinare Napoli a un'ulteriore specializzazione. Ho elencato, parlando della riorganizzazione, che entrerà in vigore nel 2015, i principali servizi su cui si vuole puntare nella sede di Napoli. Questo è anche in linea con la legge n. 114 del 2014, perché la razionalizzazione delle spese – questo lo voglio sottolineare – è fondamentale. 
La distribuzione del personale è un altro punto di visione dell'Autorità. Un equilibrio che penso davvero corretto, perché da una parte taglia gli sprechi e razionalizza, dall'altra pensa ai servizi, all'efficienza e alla tutela dei consumatori e di tutti gli operatori.

Replica

Presidente, voglio dichiarare certamente la soddisfazione, perché finalmente il Governo, nella figura del sottosegretario che ringrazio veramente, oggi ci ha risposto. Voglio dire infatti che su questo tema già c’è una mia interrogazione fin dal 13 ottobre scorso, alla quale, nonostante le sollecitazioni, finora il Governo aveva ritenuto di non rispondere. Ringrazio sinceramente il sottosegretario. Sono invece, anzi, siamo del tutto insoddisfatte per il merito della risposta. Argomento brevemente, perché già l'onorevole Valente nella sua relazione aveva ben rappresentato le ragioni per le quali ci siamo mosse con tanta determinazione. Nella nostra città, Napoli, il tema dell'Agcom è particolarmente sentito. 
Prima di entrare nel merito delle considerazioni del sottosegretario, vorrei ricordare – già lo faceva l'onorevole Valente – il valore che ha avuto ancora all'atto di insediamento dell'Agcom, della promulgazione della legge n. 481 del 1995, la scelta allora di definire la sede principale dell'Autorità a Napoli. Era una scelta che rispondeva ad un disegno intanto di articolazione sul territorio nazionale delle Autorità garanti, e per quanto riguarda la nostra città e il suo ruolo storico nel Mezzogiorno, ad una chiara scelta strategica di sviluppo dei nostri territori. Cosa significa ? Significa che l'Agcom in questi anni ha sviluppato concreti rapporti con l'università, che l'80 per cento dei dipendenti dell'Autorità napoletana si sono formati nell'università di Napoli, che si è creata una cultura di polo digitale, che è cresciuta la cultura dell'ICT, che sono stati attivati una quantità di partenariati, che si è intervenuti concretamente a proposito di banda larga e ultralarga, sviluppando una serie di iniziative nel nostro territorio le quali costituiscono fonte primaria di sviluppo del nostro Mezzogiorno e di crescita dell'occupazione. Questa era la scelta, per la quale tanto ci siamo battuti nel 1994 ! 
Da allora in poi, con un comportamento del tutto illegittimo da parte dell'Autorità, si è progressivamente spostata, da quella che una volta era una sede di rappresentanza, a Roma l'attività principale dell’Authority: questo è quello che è avvenuto in questi anni, e questo non stava scritto in nessun atto legislativo. Sono state fatte molte assunzioni, troppe assunzioni; e a proposito di questo, visto che oggi siamo regime di scarsità di risorse e di spending review, bisognerebbe intervenire. Sono state fatte troppe assunzioni a Roma. Continuamente – e questa è materia degli ultimi tempi – vengono dislocate nella capitale una serie di attività strategiche, di uffici: il personale momentaneamente, si dice, viene spostato a Roma; in realtà si sta lavorando, come illustrava nella relazione molto efficacemente l'onorevole Valente, a trasformare quella che è una situazione di fatto in una situazione di diritto. Non esiste nessun atto legislativo che dica che la sede di Roma è sede principale dell'Autorità. La sede legale, la sede principale dell'Autorità sono a Napoli ! 
Per questo noi non siamo assolutamente soddisfatti della risposta: perché nella risposta per la prima volta – il Governo non lo aveva mai detto, e non lo ha detto il Parlamento ancora nell'atto di modifica del decreto Madia, ovverossia la legge n. 114 che del 2014 – si conferma il 70 per cento dell'occupazione nella sede principale a Roma; ma la sede principale non è a Roma ! 
Ci sarà il 70 per cento dell'occupazione perché illegittimamente si è fatto questo, ma la sede principale è Napoli e per la prima volta il Governo distingue tra sede principale e sede legale, ma questo non sta scritto in nessuna legge, signor sottosegretario. Sede legale e sede principale sono a Napoli ! 
Dunque, noi non possiamo assolutamente condividere questa impostazione. La materia non ha niente a che vedere con il campanilismo ma con una scelta strategica di sviluppo che è propria di questo Governo. Riguarda l'occupazione e la battaglia che il nostro Presidente del Consiglio sta facendo sui temi della crescita e dell'occupazione anche in Europa e riguarda il nostro Mezzogiorno, riguarda una città che il Governo non dovrebbe assolutamente spogliare da quelle che sono sue funzioni principali e strategiche, per ultima, approfitto, anche la sovrintendenza archeologica. Napoli non potrà certo diventare una periferia di Roma come Tor Bella Monaca; certamente, questo non è il disegno del Governo. Dunque, questo noi non lo possiamo accettare, non lo possiamo accettare per lo sviluppo del Sud e nel nome degli interessi della nostra città; non lo possiamo neanche accettare nel rispetto del Parlamento, nel rispetto degli atti del Parlamento, della legislazione che abbiamo modificato due mesi fa. Dunque, penso di essere stata chiara, mi spiace essere stata anche così ferma, ringrazio veramente il sottosegretario per il suo impegno ma mi auguro che queste determinazioni vengano modificate nella sostanza.