09/06/2015
Simonetta Rubinato
Zardini, Taricco, Causi, Gasparini, Bergonzi, Marchi, Fragomeli, Rotta, Ribaudo, Ghizzoni, Giorgio Piccolo,Piccoli Nardelli, Patriarca, Impegno, Oliverio, Sanga, Sbrollini, Garavini, Portas, Richetti, Miotto, Brandolin, Ginato, Mognato,Schirò, Camani, Zoggia, Valiante, Paola Boldrini, Borghi, Fioroni, Gigli, Dell'Aringa, Zan, Giulietti, Paola Bragantini
2-01004

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che: 
nell'aprile 2014 veniva denunciato dal dirigente scolastico dell'istituto comprensivo di Villorba Povegliano il direttore dei servizi generali ed amministrativi, Davide Gabrieli con l'accusa di peculato; 
nel luglio 2014 l'ufficio scolastico regionale del Veneto procedeva con il licenziamento senza preavviso di Davide Gabrieli, per aver sottratto nel periodo compreso tra il 2002 e il 2012 circa 197 mila euro attraverso un sistema di supplenze fasulle, distraendo le risorse su un conto in Svizzera; 
Gabrieli aveva infatti tra le sue mansioni quella di liquidare, con i fondi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, le supplenze e i progetti scolastici prima della direzione didattica che raggruppava nove scuole tra infanzia ed elementari, poi dell'istituto comprensivo costituito da 12 scuole a partire dal 1o settembre 2012 con l'accorpamento delle medie; 
scoperto un anno fa, era finito ai domiciliari accusato di peculato; aveva quindi patteggiato una condanna a due anni di reclusione, pena sospesa, e restituito le somme sottratte alla scuola; l'amministrazione non si era costituita parte civile nel processo penale; 
dapprima sospeso dal proprio incarico e successivamente, come detto, sanzionato dall'ufficio scolastico regionale con il licenziamento senza preavviso, Gabrieli ha poi impugnato il licenziamento e il giudice del lavoro ha dichiarato da ultimo nullo il provvedimento, sembra per motivi formali attinenti al procedimento per il licenziamento, condannando l'Amministrazione non solo al reintegro immediato ma anche al risarcimento del danno, degli stipendi non percepiti e delle spese legali perché la sentenza di primo grado non prevedeva l'interdizione dai pubblici uffici; 
la vicenda ha suscitato una comprensibile ed unanime indignazione nella pubblica opinione, nei genitori, negli amministratori locali e in molti pubblici dipendenti che vedono così lesa la propria dignità, con vasta eco sui media; 
episodi come, ad avviso degli interroganti, questo rischiano di compromettere la credibilità delle istituzioni e della pubblica amministrazione in assoluta contraddizione rispetto alle finalità che il Governo ed il Parlamento stanno perseguendo con l'approvazione delle riforme sulla pubblica amministrazione sulla «buona scuola» e sul contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione, senza parlare della palese contraddizione con la cultura del merito e della legalità, che dovrebbe essere a fondamento dell'educazione impartita proprio nelle scuole alle giovani generazioni –: 
se il Governo sia a conoscenza di tale vicenda, se intenda, nell'ambito delle proprie competenze, attivare una ispezione per chiarire come sia potuto accadere che chi ha sottratto una ingente somma alle casse pubbliche possa rientrare in servizio senza alcuna penalizzazione e quindi sulla sussistenza di eventuali responsabilità nel determinare i presupposti che hanno portato all'annullamento del licenziamento, nonché quali iniziative intenda assumere sul piano amministrativo e/o giudiziario per porre rimedio a tale incresciosa situazione visto che successivamente al provvedimento di licenziamento ora annullato è intervenuta la sentenza di patteggiamento definitiva per peculato nei confronti del Gabrieli; 
quali iniziative sul piano normativo ritenga di assumere per assicurare, anche ai fini di deterrenza, l'esclusione dal beneficio del reintegro di chi è accertato che abbia commesso reati in danno alla pubblica amministrazione, a salvaguardia della credibilità delle istituzioni e dei dipendenti pubblici che onestamente svolgono il proprio lavoro. 

Seduta del 12 giugno 2015

Illustrazione e replica di Simonetta Rubinato, risposta del governo di Gabriele Toccafondi, Sottosegretario per l'istruzione, l'università e la ricerca

Illustrazione

 Signor Presidente, vorrei illustrarla, anche per i cittadini che ci ascoltano, in modo che intendano la formulazione dell'interpellanza rivolta al Governo. 
  Nell'aprile 2014 veniva denunciato dal dirigente scolastico dell'Istituto comprensivo di Villorba e Povegliano il direttore dei servizi generali ed amministrativi con l'accusa di peculato. Nel luglio 2014 l'ufficio scolastico regionale del Veneto procedeva con il suo licenziamento senza preavviso per aver sottratto, nel periodo compreso tra il 2002 e il 2012, quasi 200 mila euro attraverso un sistema di supplenze fasulle, assegnate fittiziamente alla madre, distraendo le risorse su un conto personale in Svizzera. Egli aveva, infatti, tra le sue mansioni quella di liquidare, con i fondi del Ministero dell'istruzione, le supplenze e i progetti scolastici prima della direzione didattica che raggruppava le nove scuole tra infanzia e elementari del comune, poi dell'Istituto comprensivo costituito da dodici scuole a partire dal settembre 2012 con l'accorpamento delle medie. Scoperto un anno fa, grazie alla solerte vigilanza della nuova dirigente scolastica, era finito ai domiciliari accusato di peculato; aveva quindi patteggiato una condanna a due anni di reclusione – la pena gli era stata sospesa: la condanna è per peculato e accesso abusivo al sistema informatico – e restituito le somme sottratte alla scuola. L'amministrazione non si era costituita parte civile nel processo penale. Dapprima sospeso dal proprio incarico, come ho detto prima, e successivamente sanzionato con il licenziamento senza preavviso, costui tuttavia ha poi impugnato il licenziamento e il giudice del lavoro ha dichiarato da ultimo, proprio di recente, nullo il provvedimento, sembra – perché non si è riusciti ancora a leggere le motivazioni della sentenza – per motivi formali, senza entrare nel merito, attinenti al procedimento per il licenziamento, condannando l'amministrazione non solo al reintegro immediato nel luogo di lavoro, ma anche al risarcimento del danno, alla restituzione degli stipendi non percepiti e delle spese legali, perché la sentenza di primo grado non prevedeva l'interdizione dai pubblici uffici. La vicenda ha suscitato una comprensibile indignazione nella pubblica opinione, nei genitori, negli amministratori locali e anche in molti pubblici dipendenti, che mi hanno pregata espressamente di farmi carico di portare all'attenzione del Governo questa vicenda. Nessun intento persecutorio, dunque, da parte della sottoscritta nei confronti di questa persona e neppure il solito facile populismo contro i dipendenti statali. Io vorrei qui, proprio per rendere onore ai tanti dipendenti pubblici del Ministero dell'istruzione, che fanno il loro lavoro, ricordare e parlare con le stesse parole degli assistenti amministrativi dell'istituto Mazzotti di Treviso, che mi hanno chiesto espressamente, come rappresentante delle istituzioni, di aiutarli a continuare a lavorare a testa alta nella pubblica amministrazione, distinguendo tra chi fa il proprio dovere e chi invece infrange la legge. Così pure mi è arrivato l'appello accorato di un'altra assistente amministrativa della provincia di Treviso, che vorrei leggere in piccola parte: «Fatti come questo gettano nello sconforto tante persone che hanno dedicato una parte importante della loro vita a fare grande la scuola italiana e che spesso, troppo spesso, sono considerate dei fannulloni dall'opinione pubblica. Io non ci sto. Ancora una volta siamo i soliti statali che rubano e se la cavano sempre. Che cosa bisogna fare in Italia perché chi ruba, e in questo caso ha addirittura patteggiato la pena, paghi realmente per ciò che ha fatto ? Sono sempre stata orgogliosa del mio lavoro e del mio ruolo nella scuola, mi sono battuta con coraggio in prima persona contro i comportamenti disonesti, che nella mia carriera ho incontrato, perché vengo dalla terra, dalla cultura contadina, che mi ha trasmesso i valori del duro lavoro, e i fatti come quello accaduti a Villorba mi fanno sentire in imbarazzo, tanto da trovarmi a far finta di niente quando la gente intorno a me denigra tutti i pubblici dipendenti indistintamente. Vorrei anche ricordare che la dirigente scolastica, che ha saputo accorgersi che qualcosa non andava ed intervenire in modo molto puntuale, per consentire all'autorità giudiziaria di accertare il reato – la dirigente scolastica Emanuela Pol – ha ricevuto dall'amministrazione comunale il premio Aura Planta, proprio per aver perseguito la legalità all'interno dell'ambiente di lavoro, facendola diventare un esempio per l'intera comunità. Si comprende, quindi, come questa sentenza e i motivi che l'hanno determinata – e non ho dubbi che il magistrato abbia applicato la legge, però il punto è andare oltre la sentenza – mini la credibilità delle istituzioni e della pubblica amministrazione, tra l'altro in assoluta contraddizione con le finalità che il Governo ed il Parlamento stanno perseguendo, con l'approvazione delle riforme sulla pubblica amministrazione – la legge delega è in questo momento all'esame della I Commissione – con la riforma della “buona scuola”, con il contrasto dei reati contro la pubblica amministrazione. Senza parlare dei valori del merito e della legalità, che dovrebbero essere a fondamento dell'educazione impartita nelle scuole alle giovani generazioni. Pertanto, con questa interpellanza, si vuole sapere dal Governo se sia a conoscenza di tale vicenda, se abbia attivato un'ispezione per capire come sia potuto accadere che una persona che ha sottratto 200 mila euro alla scuola possa rientrare in servizio senza alcuna penalizzazione, se vi siano eventuali responsabilità nel determinare i presupposti che hanno portato all'annullamento del licenziamento e quali iniziative intenda assumere, sul piano di competenza amministrativo o anche intervenendo in sede giudiziaria, per porre rimedio a questa situazione. 
  Infine, anche sul piano normativo, credo vadano assunte iniziative per assicurare l'esclusione dal beneficio del reintegro di chi è accertato avere commesso reati in danno della pubblica amministrazione comunque e in ogni caso, non soltanto quando la pena superi, come è previsto attualmente, i due anni e vi sia una condanna, appunto, a una pena superiore ai due anni. 
  Credo che vada esteso il divieto di reintegro, in ogni caso, per tutti i reati contro la pubblica amministrazione commessi da chi è dipendente dello Stato, anche ai fini di deterrenza e anche in caso di condanna e di patteggiamento.

Risposta del Governo

Grazie, Presidente. Come abbiamo appena ascoltato dall'onorevole Rubinato, l'interpellanza riguarda il caso di un direttore dei servizi generali e amministrativi di un istituto scolastico del Veneto che è stato reintegrato in servizio dal giudice del lavoro davanti al quale ha impugnato il provvedimento di licenziamento senza preavviso disposto nei suoi confronti dall'amministrazione in considerazione di fatti penalmente rilevanti posti in essere. 
  In via preliminare, corre l'obbligo ricostruire in sintesi, sulla base delle informazioni acquisite dal competente USR con nota del 10 giugno, la vicenda segnalata, che è iniziata in virtù della denuncia, sporta nel 2014, dal dirigente scolastico dell'istituto, il quale riscontrava talune anomalie negli atti relativi ai pagamenti. Conseguentemente, la questura di Treviso svolgeva le opportune indagini, imponendo al dirigente l'obbligo del segreto istruttorio e, in data 29 aprile 2014, eseguiva il decreto del pubblico ministero di perquisizione personale e dei locali della scuola in uso al dirigente DSGA, in quanto persona indagata per reati di cui agli articoli 314 e 615-ter del codice penale. 
  Da tale data, 29 aprile 2014, a seguito della prescritta comunicazione all'indagato delle garanzie di difesa, cessava l'obbligo del segreto istruttorio e, conseguentemente, il dirigente scolastico trasmetteva gli atti all'ufficio scolastico territorialmente competente. In data 9 maggio 2014 l'amministrazione disponeva la sospensione cautelare obbligatoria del DSGA dal servizio e il successivo 3 giugno 2014 avviava il procedimento disciplinare, che si concludeva il 10 luglio con l'irrogazione della sanzione del licenziamento senza preavviso, ai sensi dell'articolo 95, comma 8, lettera e), del vigente contratto collettivo nazionale di lavoro del comparto scuola. 
  L'interessato, come ricordato anche dagli onorevoli interpellanti, impugnava il licenziamento dinanzi al giudice del lavoro e, nelle more della definizione della procedura, all'udienza del 18 dicembre 2014, patteggiava la pena di due anni di reclusione con il beneficio della sospensione condizionale della pena. Ciò anche in virtù del fatto che il soggetto provvedeva a versare sul conto corrente della scuola la somma di 197.952,05 euro a titolo di restituzione di quanto illegittimamente sottratto e accertato nell'ambito del procedimento penale. 
  Fatta questa necessaria premessa, si precisa, in merito all'impugnazione del licenziamento, che l'Ufficio scolastico regionale per il Veneto si è tempestivamente costituito in giudizio in data 19 marzo 2015, chiedendo il rigetto di tutte le pretese del ricorrente e depositando la documentazione comprovante l'individuazione del termine a quo entro cui il procedimento disciplinare andava attivato a norma di legge. 
  Essendo intervenuta il 26 maggio 2015 l'ordinanza del giudice del lavoro che ha accolto l'impugnativa, il suddettoufficio sta ora predisponendo il ricorso in opposizione all'ordinanza medesima. Inoltre, l'USR intende porre in essere ogni ulteriore iniziativa utile a tutela dell'amministrazione. In conclusione, il Governo ha ben presente la questione, tant’è che, per evitare il verificarsi di episodi come questo, in cui il rispetto della forma procedimentale prevale sulla gravità dei fatti, ancorché conclamata, con il rischio di compromettere la credibilità delle istituzioni e della pubblica amministrazione, ha presentato il disegno di legge Atto Camera n. 3098, recante delega al Governo in materia di riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche. La proposta mira non solo a promuovere la cultura del merito e della legalità, ma anche a riordinare la disciplina in materia di lavoro alle dipendenze delle pubbliche amministrazioni, anche allo scopo di introdurre in materia di responsabilità dei pubblici dipendenti norme finalizzate a semplificare, accelerare e rendere concreto e certo, nei tempi di espletamento e di conclusione, il procedimento disciplinare.

Replica

La ringrazio, Presidente. Mi dichiaro senz'altro soddisfatta, sia perché il Governo ha espressamente dichiarato che continuerà, nel caso specifico, in sede giudiziaria, a perseguire una situazione di rispetto della legalità, non solo formale ma anche sostanziale, e quindi continuerà a tutelare in sede giudiziaria gli interessi della pubblica amministrazione nei confronti dell'ex dipendente infedele, sia anche per le parole ferme che dicono che nella legge delega per la pubblica amministrazione, che è all'esame di questa Camera, saranno introdotte delle modifiche normative per far sì che motivi formali attinenti al procedimento disciplinare non possano più arrecare situazioni paradossali come queste. Vedremo poi nel merito come il provvedimento sarà approvato dalla Camera. Mi auguro anche che nelle disposizioni che il Parlamento darà delega al Governo di emanare sia anche previsto che, in ogni caso, chi ha commesso reati in danno alla pubblica amministrazione, accertati con sentenza passata in giudicato, anche di patteggiamento, consegua in ogni caso, a prescindere dalla condanna inferta, l'estinzione del rapporto di lavoro e di impiego, perché mai come in questo momento abbiamo bisogno di dare merito a chi lavora con onestà e decoro nella pubblica amministrazione e di dare un segnale forte a tutti che in questo Paese i valori del merito e della legalità sono importanti e per primo lo Stato si mette al fianco di chi li pratica, anche soprattutto al servizio della scuola.