12/09/2017
Simone Valiante
Borghi, Capozzolo, Ragosta, La Marca, Mongiello, Famiglietti, Marantelli, Giovanna Sanna, Mariani, Ginefra, Tullo, Fiorio, Ferrari, Ferro, Luciano Agostini, Carra, Marroni, Fedi, D'Incecco, Di Lello, Bargero, Castricone, Fioroni, Fusilli, Cuomo, Boccia, Grassi, Marco Di Maio
2-01918

   I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, per sapere – premesso che:
   nelle date del 18 e del 19 giugno 2017 è divampato un incendio nel parco archeologico di Elea-Velia colpendo un luogo di natura e cultura che appartiene alla comunità locale e all'intera Umanità essendo patrimonio dall'Unesco;
   Elea (Velia) è stato un grande polo culturale dell'antichità, la scuola eleatica fu molto importante nella storia della filosofia e i suoi principali esponenti furono Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Ad Elea soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Fino almeno al 62 d.C. operò una fiorente scuola medica e di Velia furono i due grammatici Stazio (padre del più noto poeta latino) e Palamede (Il sec. d.C.);
   l'incendio ha colpito il centro del sito, ha richiesto l'intervento di un elicottero della Forestale e, soprattutto, non si è trattato di un caso isolato;
   stante la vastità dell'incidente è doveroso che si accertino le responsabilità, non solo degli autori del rogo ma anche di chi ha il compito di creare a Elea-Velia un'area protetta;
   nella zona si sono sviluppati incendi periodici, l'ultimo a settembre 2016, con il fuoco che ha divorato completamente la punta del promontorio raggiungendo sia l'insediamento medievale che quello antico, colpendo non solo la macchia mediterranea ma anche ulivi secolari;
   Elea-Velia è un sito che vede di anno in anno, di rogo in rogo, compromesso il suo equilibrio e la sua unicità di eccezionale valore;
   Velia richiederebbe – così come specificato dall'Unesco – una conservazione dell'ambiente considerato nella sua interezza e ciò non avviene, trascurando cura e progettazione del paesaggio; inoltre, l'aspetto naturalistico ed archeologico restano scarsamente valorizzati e promossi;
   successivamente all'incendio, così come nei giorni antecedenti, il sito ha riaperto con gli antiquarium della Cappella palatina, della Chiesa di S. Maria e della Masseria Cobellis, chiusi per mancanza di personale;
   il sito di Velia è relegato dietro al ponte della ferrovia, totalmente scollegato dal contesto, irraggiungibile dalla stazione ferroviaria e con una segnaletica pessima;
   all'interno del sito le zone di sosta sono costituite da panchine di legno divelte;
   il sito internet istituzionale della Soprintendenza durante i giorni di chiusura totale non ha indicato che il parco archeologico era temporaneamente chiuso;
   il parco archeologico di Velia non interagisce con i siti archeologici della Civitella, di Roccagloriosa, di Sacco a Sapri;
   il sito archeologico aspetta da dodici anni che venga applicata una legge che è stata dedicata allo stesso: la legge regionale n. 5 del 2005 che ha istituito, attorno al perimetro del parco, una zona di riqualificazione paesistico ambientale in relazione alla quale la Soprintendenza e i comuni di Ascea e Casalvelino avrebbero dovuto redigere un piano particolareggiato di riqualificazione che ancora non è stato redatto –:
   se non ritenga di assumere le iniziative normative necessarie all'adozione di politiche culturali comuni, così come attuate a Pompei, intese non solo come organizzazione di eventi ma come strumento di formazione del contesto sociale, capace di produrre percorsi virtuosi di crescita individuale e collettiva, anche da un punto di vista economico. 

Seduta del 15 settembre 2017

Illustrazione e replica di Simone Valiante, risposta del governo di Ilaria Borletti Dell'Acqua Sottosegretaria di Stato per i Beni e le attività culturali e il turismo. 

Illustrazione

Grazie, Presidente. Onorevole sottosegretario, i sottoscrittori chiedono di interpellare il Ministero sulla seguente questione: nelle date del 18 e del 19 giugno scorsi è divampato un incendio nel parco archeologico di Elea-Velia, colpendo un luogo di natura e di cultura che appartiene alla comunità locale, sì, ma anche all'intera umanità, essendo, come è noto, patrimonio mondiale dell'UNESCO. Elea-Velia è stato un grande polo culturale dell'antichità; la scuola eleatica fu determinante nella storia della filosofia e nella nascita del pensiero moderno e, non a caso, tra i suoi principali esponenti si ricordano Parmenide, Zenone e Melisso di Samo. Ad Elea soggiornarono anche i filosofi Senofane e Leucippo. Fino almeno al 62 dopo Cristo operò una fiorente scuola medica; tra l'altro, probabilmente, si devono a questa fase le radici anche della nascita, poi, della celebre Scuola Medica Salernitana. Di Velia furono i due grammatici Stazio e Palamede; tra l'altro, in età romana, il nome venne mutato in Velia; ci sono le tracce importanti che ci hanno lasciato anche nei loro scritti, nei loro ricordi, Cicerone, Orazio ed altri grandi personaggi che la storia ricorda.

L'incendio che ha colpito il sito archeologico ha richiesto, tra l'altro, in quella fase, l'intervento di un elicottero della Forestale e, soprattutto, non si è trattato, purtroppo, di un caso isolato. Stante tra l'altro la vastità dell'incidente è doveroso non solo che si accertino le responsabilità degli autori del rogo, certamente, ma che si cerchi anche di comprendere, fino in fondo, il compito di chi deve preservare un'area di così straordinario valore. Nella zona - non è l'unica, questo Paese ha vissuto questa estate, ovviamente, vicende drammatiche, da questo punto di vista -, tra l'altro, si sono sviluppati incendi periodici; l'ultimo a settembre 2016, con il fuoco che ha divorato completamente la punta del promontorio, raggiungendo sia l'insediamento medievale che quello antico, colpendo non solo la macchia mediterranea, ma anche gli ulivi secolari che caratterizzano quei luoghi. Elea-Velia è un sito che vede, di anno in anno, di rogo in rogo, compromesso il suo equilibrio e la sua unicità di eccezionale valore. Velia, d'altronde, come è specificato anche dall'UNESCO, richiederebbe una conservazione dell'ambiente considerato nella sua interezza e ciò non avviene in maniera compiuta, trascurando, spesso, cura e progettazione del paesaggio, nonché l'aspetto naturalistico ed archeologico che resta, ancora, scarsamente valorizzato e senza un'adeguata e compiuta promozione dello stesso.

Successivamente all'incendio, così come nei giorni antecedenti, tra l'altro, il sito ha riaperto con gli antiquarium della Cappella Palatina e della chiesa di Santa Maria, chiusi tra l'altro per la mancanza di personale. Il sito di Velia, poi, è relegato alle spalle del ponte della ferrovia che raggiunge il luogo di Ascea ma, di fatto, è totalmente scollegato, tra l'altro, dal contesto del sito archeologico, con una segnaletica anche piuttosto approssimativa.

In questi anni, devo dire che lo sforzo solitario, soprattutto negli ultimi anni, del comune di Ascea Velia (che, tra l'altro, è una piccola comunità, poco sopra i 5.000 abitanti, che essendo pure un luogo di villeggiatura estiva, affronta già un carico di popolazione per un periodo dell'anno complesso rispetto alle caratteristiche di una piccola comunità) e, accanto ad esso, lo sforzo, tra l'altro, della Comunità montana competente per territorio, la Lambro e Mingardo - Bussento (il presidente Speranza ha messo a disposizione anche negli ultimi anni un aiuto nella programmazione delle attività di manutenzione attraverso i propri operai) così come lo sforzo solitario, devo dire, dei pochi operatori della sovrintendenza che operano nel sito, evidentemente, non sono sufficienti per garantire un rilancio dell'area. Tra l'altro, il parco archeologico di Velia non interagisce con i siti archeologici limitrofi della Civitella, di Roccagloriosa, di Sacco a Sapri, quella è una zona ricca, da questo punto di vista. Inoltre, in quello stesso territorio, a pochi chilometri di distanza abbiamo altri due siti di straordinario valore, come è noto anche essi patrimonio dell'UNESCO, che sono quello di Paestum, che è quasi alle porte, dove devo dire la verità che la cura manageriale di questi anni ha prodotto i suoi risultati, e il sito della Certosa di Padula. Tra l'altro, l'area archeologica di Elea-Velia aspetta da 12 anni che venga applicata una legge regionale, la n. 5 del 2005, che gli è stata appositamente dedicata, devo dire con grande lungimiranza dai legislatori regionali dell'epoca, ma, poi, con una scarsa attenzione nella fase attuativa in questi dodici anni.

Per tale ragione, signor sottosegretario, le chiediamo di voler assumere le iniziative normative necessarie all'adozione di politiche culturali comuni, così come attuate a Pompei, intese non solo come organizzazione di eventi, ma come strumento di formazione del contesto sociale, capace di produrre percorsi virtuosi di crescita individuale e collettiva, anche da un punto di vista economico. Non sfugge il grande lavoro fatto, ovviamente, su Pompei, come su altre aree archeologiche, ma la Campania è ricca di un patrimonio straordinario che se messo, veramente, in rete e messo nelle condizione di poter interagire con una programmazione più ampia e con una strategia comune di Governo e regione, avrebbe a mio avviso straordinarie possibilità ancora non sfruttate. E per tale ragione, le chiediamo se intenda, anche per i profili di competenza, avviare ogni iniziativa finalizzata a realizzare un museo eleatico. Abbiamo una serie di reperti che vengono conservati in luoghi non idonei e un museo eleatico, ovviamente, sarebbe ormai indispensabile, per poter esporre tanti reperti archeologici che, appunto, sono ora depositati in precarie condizioni, creando così una vera occasione per il rilancio e la valorizzazione di un sito archeologico unico al mondo.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. L'onorevole Valiante, sottolineando il grave incendio che ha interessato il parco archeologico di Velia, chiede al Ministero dei beni culturali quali iniziative intenda assumere per valorizzare la zona del parco stesso. In effetti, in data 19 giugno 2017, il parco archeologico è stato interessato da un incendio di notevoli proporzioni, probabilmente di natura dolosa, sviluppatosi in un'area di proprietà demaniale esterna al perimetro del parco già il 18 giugno. L'incendio, riaccesosi la mattina del 19, e propagatosi con rapidità a causo del forte vento e della nota situazione di prolungata siccità, ha interessato vaste zone dell'area, in particolare il versante occidentale della via Porta Rosa e il versante meridionale della collina dell'Acropoli, senza causare danni alle evidenze archeologiche e agli edifici presenti nel parco, ma distruggendo gran parte della vegetazione. I vigili del fuoco del comando di Vallo della Lucania hanno provveduto a spegnere definitivamente l'incendio e, a incendio spento, operatori della Comunità montana hanno effettuato la bonifica dei luoghi.

La soprintendenza ha disposto immediatamente la chiusura dell'area archeologica, nelle more dei sopralluoghi tecnici volti ad accertare gli eventuali danni e le misure di sicurezza da adottare, dandone comunicazione sui social network e sulla stampa. Nel corso dei sopralluoghi effettuati nei giorni successivi all'evento, i vigili del fuoco e il responsabile del servizio di sicurezza e prevenzione della soprintendenza hanno accertato che la perdita di vegetazione causata dall'incendio ha determinato l'instabilità dei versanti collinari che gravitano sulla via di Porta Rosa e sul sentiero che conduce all'Acropoli, con conseguente pericolo di caduta massi sui percorsi normalmente utilizzati dai visitatori.

La stessa soprintendenza, il successivo 29 giugno, disponeva la riapertura parziale del sito archeologico, limitando i percorsi di visita alla sola città bassa.

La chiusura parziale del sito, con l'inibizione ai visitatori delle aree di maggior richiamo e interesse, ha determinato una notevole riduzione del numero degli utenti rispetto alla stagione 2016, in parte arginata solo dall'apertura serale dell'Acropoli in alcune date del mese di agosto e della prima decade di settembre, realizzate grazie al progetto “Campania by night” e al piano di valorizzazione Mibact 2017 con il sostegno del comune e dell'associazione “Velia Teatro”.

A prescindere dall'incendio occorso nel giugno scorso, l'area archeologica di Velia è stata spesso oggetto di incendi; l'episodio più esteso è avvenuto nel 2008 con fiamme sviluppatesi dai binari ferroviari e propagatesi nel parco attraverso la scarpata. L'incendio 2016 ha, invece, interessato esclusivamente aree esterne, ancorché contigue al parco.

La prevenzione di eventuali incendi nel parco archeologico deve partire, innanzitutto, da una corretta manutenzione del verde, che interessi non solo l'area destinata al parco, ma anche le aree di proprietà demaniale, ubicate al di fuori del perimetro del parco stesso. Infatti, l'estensione e le caratteristiche idrogeologiche dell'area, che è interessata dalla presenza di falda acquifera di superficie, determinano una celere ricrescita di vegetazione che si presenta particolarmente invasiva e rigogliosa e, in alcuni casi, ricopre intere zone del parco.

Considerata tale situazione complessiva, è stato disposto un finanziamento per circa 9 milioni di euro a valere sul PON “cultura e sviluppo 2014-2020” per il progetto “Velia, città delle acque”, articolato in una serie organica di interventi finalizzati alla salvaguardia, ma anche alla valorizzazione dell'area archeologica, ovvero a restituire al visitatore la completa fruizione del parco anche in orari serali, eliminando le problematiche legate alla conservazione del sito, migliorandone la sostenibilità e la godibilità anche in termini di accessibilità da parte dei visitatori diversamente abili e, nel contempo, potenziandone l'offerta culturale. Nel primo stralcio del progetto, per il quale sono in corso di espletamento le gare da parte di Invitalia, è previsto un intervento di pianificazione del verde all'interno del parco e il ripristino della sentieristica e delle aree di sosta.

Per quanto riguarda la riqualificazione del viadotto ferroviario, nel gennaio 2016 la ex soprintendenza archeologica della Campania ha richiesto alla Rete ferroviaria italiana (RFI) interventi manutentivi sulle campate del viadotto ferroviario e ha proposto l'elaborazione di un progetto condiviso anche con l'ex soprintendenza competente per la zona, per la riqualificazione generale dell'area, trasformando il viadotto da detrattore ambientale a elemento integrato al sito antico. RFI ha provveduto con celerità agli interventi manutentivi e ha espresso, in una nota a firma del proprio amministratore delegato, la propria disponibilità all'elaborazione di una progettualità condivisa sull'area.

Al momento tale progetto è in corso di prima stesura da parte delle Ferrovie. Con tale intervento, finalizzato a rendere immediatamente visibile l'area d'ingresso al parco, si coniuga il rifacimento della segnaletica esterna prevista nel progetto per la comunicazione e la fruizione sviluppato nell'ambito del PON, a latere di quello sui lavori.

Per quanto riguarda i rapporti con gli enti locali sul territorio - come è noto, le evidenze archeologiche presenti nei siti di Moio della Civitella, Roccagloriosa e Sapri sono di proprietà comunale - questa amministrazione ha sempre mostrato ampia disponibilità e piena collaborazione nell'attività di valorizzazione, come per esempio in occasione del progetto “I lucani dell'entroterra”, nato da un partenariato fra la soprintendenza e i comuni di Ascea, Roccagloriosa e Caselle in Pittari, nel corso del quale, nel febbraio 2015, il parco archeologico di Velia ha ospitato una mostra multimediale sui centri lucani di Roccagloriosa e di Caselle.

Quanto alla legge regionale di tutela, la n. 5 del 2005, si rammenta che essa è mirata a costituire “una zona di riqualificazione paesistico-ambientale intorno all'antica città di Velia, zona nel cui ambito è fatto divieto, fino all'approvazione del piano particolareggiato di riqualificazione, di apportare ogni modifica all'assetto del territorio”. Il piano doveva essere redatto d'intesa fra il comune di Ascea, Casalvelino e le soprintendenze per i beni archeologici, architettonici e per il paesaggio, il patrimonio storico, artistico ed etnoantropologico, entro dodici mesi dalla pubblicazione della legge. Decorso inutilmente tale termine, la regione Campania avrebbe dovuto provvedere alla nomina di un commissario ad acta, cosa che poi non è avvenuta.

Per la redazione del piano è stato, in effetti, incaricato un gruppo di progettazione, che si è interfacciato con le soprintendenze, ma che non ha ancora concluso il proprio lavoro.

Rammento, in questa sede, che l'area archeologica di Velia, unitamente al Parco archeologico di Paestum e alla Certosa di Padula, sono parte di un più esteso sito denominato “Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano con le aree archeologiche di Paestum e Velia e la Certosa di Padula”, iscritto nella lista del patrimonio mondiale dell'UNESCO dal 1998.

Anche in questa prospettiva ribadisco il forte impegno del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la tutela e la valorizzazione del sito, anche nella prospettiva di crescita del complesso contesto socio-culturale del territorio interessato.

Replica

Grazie. Sì, mi ritengo soddisfatto in alcuni punti in particolare, perché mi conforta il fatto che il sottosegretario abbia un attento monitoraggio, soprattutto degli interventi in corso. Quindi, data la condizione importante del progetto “Velia, città delle acque”, che è stata già una conquista, visto l'abbandono totale degli ultimi anni, ed è stato un investimento voluto da questo Governo, il fatto che si vada avanti e si prosegua anche su quel progetto e su quell'investimento è estremamente importante, così come mi conforta il lavoro che state facendo con RFI, non solo per la manutenzione del viadotto, ma anche, se possibile, poi questo lo svilupperemo nei prossimi mesi, per rendere fruibile il sito archeologico con la rete ferroviaria.

Io approfitterei per porre l'attenzione, ancora una volta, sottosegretario, sull'esigenza di far sì che l'area archeologica di Elea-Velia entri di diritto nel patrimonio, nel sistema Paese, diciamo così, dal punto di vista della programmazione degli investimenti che il Ministero ha intenzione di fare per i prossimi anni: mi riferisco, ovviamente, anche agli allestimenti e alle nuove tecnologie applicate alla fruizione del patrimonio archeologico; mi riferisco all'attività di promozione nel rapporto con le scuole; mi riferisco, ancora una volta e lo sottolineo - era contenuto anche nella nostra interpellanza - alla necessità di poter realizzare veramente un museo eleatico che raccolga e valorizzi appieno tutti i reperti importanti che ci sono in quell'area, per farla rientrare poi in un patrimonio museale più ampio del nostro Paese, in un percorso di valorizzazione che questo Ministero mette in campo anche con tanti eventi.

Concludo, sottolineando la necessità, ancora una volta, di affrontare anche in queste aree il tema della managerialità nella gestione di questi siti. Noi abbiamo esperienze positive, importanti, Paestum è una di quelle. Lei ha ricordato la ricchezza di quell'area complessivamente, che è quella del Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano, che è ricca di questo patrimonio; ha ricordato gli altri due siti patrimonio UNESCO, le stesse aree archeologiche, che è vero che sono di proprietà dei comuni, ma da questo punto di vista io credo che bisogna guardare poco alle proprietà e guardare un po' più al sistema Paese e alla capacità che abbiamo di valorizzare questo patrimonio, che è un patrimonio di tutti e che, ovviamente, le istituzioni locali, soprattutto i piccoli comuni che lei ha citato, non sono assolutamente in grado di poter affrontare da soli.

Per quanto riguarda la legge regionale, io credo che si possa fare anche qualcosa in più. Affrontare la questione con la regione significa anche poter fare un tavolo, anche da subito, per capire perché questa legge, dopo dodici anni, non riesce ancora a trovare attuazione. Lei ha ricordato i ritardi, che sono anche delle istituzioni locali e che, quindi, vanno sollecitati; ognuno per la propria parte farà questo tipo di lavoro, però è evidente e chiaro che un tavolo di confronto con la regione su questo percorso va fatto, perché quella è una legge importante che può veramente aiutare un percorso di crescita e di valorizzazione non solo dell'area archeologica, ma di tutto quel territorio.