29/01/2016
Walter Verini
De Maria, Bolognesi, Fabbri, Lenzi, Zampa, Censore, Argentin, Ascani, Benamati, Stella Bianchi, Borghi,Capozzolo, Cenni, Coscia, D'Ottavio, Ermini, Fiano, Fontanelli, Fossati, Giorgis, Laforgia, Misiani, Nardi, Orfini, Peluffo, Giuditta Pini,Quartapelle Procopio, Rampi, Realacci, Rocchi, Rossomando, Rostan, Rubinato, Scuvera, Valiante, Zoggia
2-01242

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che: 
da notizie uscite su vari organi di informazione si è appreso che la rete televisiva francese Canal plus trasmetterà lunedì 25 gennaio 2016 un documentario dal titolo «Il disastro di Ustica: un errore francese ?», firmato dal giornalista francese, Emmanuel Ostian; 
l'inchiesta rilancia l'ipotesi secondo la quale l'abbattimento del DC 9 nella notte del 27 giugno 1980 sarebbe avvenuto, come sostenuto anche dall'ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga, ad opera di alcuni aerei da caccia dell'aviazione francese, avvalorando questa tesi con testimonianze di militari in servizio all'epoca che smentirebbero almeno due delle affermazioni rese al tempo dalle autorità di Parigi; 
dal documentario, infatti, risulterebbe innanzitutto falsa la dichiarazione resa dalle autorità francesi in merito alle presunta chiusura della base militare di Solenzara, in Corsica, a partire dalle 17.00 del pomeriggio del 27 giugno 1980, ossia ben quattro ore prima che il DC 9 precipitasse; secondo quanto dichiarato, infatti, da militari presenti nella base, vi sarebbe invece stata una intensa attività al suo interno fino a tarda sera, con «decine di aerei» decollati dalla Corsica, mentre il DC 9 di Itavia era in volo tra Bologna e Palermo; 
l'inchiesta televisiva smentirebbe, altresì, l'affermazione resa dalle autorità francesi che «nessuna portaerei era in mare il giorno della tragedia»; secondo la ricostruzione degli autori del programma in mare vi sarebbe stata invece la portaerei «Foch», come risulterebbe da documenti inediti che certificherebbero l'attività della nave il 27 giugno del 1980; 
trascorsi più di trentacinque anni dalla tragedia di Ustica, è un documentario francese a riproporre la ricostruzione, da molto tempo ormai chiara, secondo la quale le 81 vittime di quella strage, di cui ben 13 bambini, furono in realtà una sorta di «danno collaterale» di un'operazione militare in corso, nella quale i caccia francesi intendevano abbattere un Mig libico che stava seguendo da vicino il DC 9 e lanciando un missile avrebbero colpito per errore l'aereo di linea Itavia; 
tuttavia, la Francia ha continuato a mantenere una sorta di segreto di Stato sui fatti avvenuti quella sera e le rogatorie internazionali avanzate più volte dei magistrati italiani non hanno ottenuto risposta –: 
quali iniziative urgenti, anche sul piano politico-diplomatico, il Governo intenda adottare al fine di ottenere, anche sulla scorta delle nuove rivelazioni e conferme rese dall'inchiesta francese, un quadro finalmente chiaro di quanto realmente avvenne la notte del 27 giugno 1980 sopra i cieli di Ustica, restituendo così, sia pur con trentacinque anni di ritardo, almeno una parte di verità ai familiari delle vittime di quella tragedia. 
 

Seduta del 29 gennaio 2016

Illustra Walter Verini, risponde Benedetto Della Vedova, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale replica Andrea De Maria

Illustrazione

Grazie, Presidente. La verità finalmente si sta facendo strada e solo chi è in malafede si rifiuta di vederla. Ecco queste sono le parole del giudice Rosario Priore che, per primo, indagò sulla tragedia di Ustica, quel 27 giugno del 1980, quando 81 persone, tra cui 13 bambini, che erano sul DC-9 dell'Itavia, morirono. Tanti anni sono passati, la verità è nota, ma la verità non è certificata. La verità è nota: quella notte, nel cielo sopra Ustica, ci fu un'azione di guerra; Paesi alleati pensavano che dentro un aereo ci fosse l'allora leader libico Gheddafi e andarono a caccia di quel leader per abbatterlo; un tragico errore – perché qui, evidentemente, si deve parlare di questo, di un tragico errore – volle che, però, dei caccia, invece di colpire un aereo libico dentro il quale, appunto, si pensava ci fosse Gheddafi, colpirono, invece, un aereo civile che era partito da Bologna diretto a Palermo, dove c'erano appunto ottantuno persone innocenti. 
Anni e anni di depistaggi, anni e anni di coperture non hanno impedito a chi con coraggio, con senso della realtà e soprattutto con esigenza e amore per la verità e la giustizia, a tutte queste forze, queste persone, innanzi tutto ai familiari, di far conoscere all'opinione pubblica e al mondo quella che è stata la verità, ma che, lo ripeto, non è mai stata certificata e cioè che ci fu un atto di guerra. Adesso, proprio dalla Francia – un Paese che all'epoca raccontò una versione che non reggeva, che non ha retto – questa versione viene smontata. 
Infatti un'inchiesta giornalistica molto ben confezionata, consolidata da testimonianze e da interviste di militari, ha l'altra sera fatto conoscere come la Francia allora non disse la verità. Ci furono versioni secondo le quali una base di Solenzara, in Corsica, sarebbe stata chiusa alle 17 del pomeriggio, quando la tragedia avvenne in serate, e quindi da quella base non si poteva controllare: non è così, quella base era aperta; i caccia si alzarono in volo e colpirono il DC-9 dell'Itavia. 
Viene dalla Francia, viene da un'inchiesta giornalistica e non è ancora una verità ufficiale di quel Paese. Noi riteniamo che il Governo italiano, che pure sta facendo molto, per esempio, per ridare anche più linfa alle iniziative per la verità e la giustizia su molti dei troppi misteri che hanno riguardato il nostro Paese, debba pretendere da un suo alleato di poter conoscere la verità ufficiale: ammettere che si è trattato di un tragico errore, in un'azione finalizzata ad un altro obiettivo, non sarebbe segno di debolezza, ma di forza. Ormai – sempre per usare le parole del giudice Priore – soltanto chi è in malafede può pensare che si sia trattato di cedimento strutturale, o altro problema tecnico. 
In questi anni molti di noi si sono battuti insieme a Daria Bonfietti, insieme all'Associazione familiari, perché questa verità e questa giustizia venisse finalmente acclarata. Non è solo un atto di giustizia nei confronti dei familiari, nei confronti di quelle vittime, ma è una cosa che farebbe bene all'Italia, perché la stagione dei troppi, dei tanti misteri che hanno riguardato il nostro Paese non si è ancora pienamente conclusa, se quei misteri, quei depistaggi non vengono definitivamente disvelati. È un Paese più forte quello che non ha paura della trasparenza, quello che non ha paura della verità. Ed è per questo, quindi, che anche recentemente la Commissione giustizia della Camera, in occasione dell'anniversario della strage di Ustica, si è recata ufficialmente a Bologna, al Museo per la memoria di Ustica, dove c’è il relitto, quell'agghiacciante, ma anche intensa testimonianza di dolore, e anche quell'impulso alla ricerca della verità, a dire che il Parlamento italiano vuole essere da quella parte: dalla parte, come ripeto, della verità e della giustizia. 
Adesso, concludendo, dopo le rivelazioni che sono venute dalla stessa informazione francese, c’è bisogno di compiere un ultimo passo: c’è bisogno di un'iniziativa a nostro giudizio molto forte, molto determinata, perché i nostri alleati, in particolare l'alleato francese, dicano davvero quello che è successo quella sera nel cielo sopra Ustica. Ed è per questo che chiediamo quindi al Governo di conoscere quali passi concreti in questa direzione, dopo queste rivelazioni, siano stati compiuti, o quali passi si intenda al più presto compiere per raggiungere tale obiettivo.

Risposta del Governo

Presidente, in merito all'inchiesta giornalistica trasmessa dal canale francese Canal Plus Il disastro di Ustica: un errore francese ?, cui è stato fatto riferimento anche nell'illustrazione, il Governo ritiene che si debba continuare a sostenere con ogni mezzo a disposizione l'operato dalla magistratura per ottenere la verità sulla vicenda. In seguito alle informazioni divulgate dal servizio televisivo, il Ministero della giustizia ha provveduto a richiedere i necessari elementi informativi alla procura della Repubblica di Roma ed alla procura di Palermo. Mentre l'ufficio giudiziario palermitano ha segnalato di non essere in possesso al riguardo di alcun tipo di informazione, la procura di Roma ha invece riferito di aver aperto un fascicolo processuale a modello 45 (fatti non costituenti notizia di reato), in seguito alle pubbliche dichiarazioni rilasciate dall'allora leader libico Muhammar Gheddafi. Il predetto fascicolo processuale è stato in seguito trasformato con iscrizione a modello 44, ipotizzandosi a carico di ignoti il reato di strage (articolo 422 del codice penale), in relazione alla condotta che ha determinato la caduta del velivolo DC-9 Itavia sopra l'isola di Ustica in data 27 giugno 1980. 
Secondo quanto segnalato dalla citata magistratura inquirente, le indagini sulla vicenda segnalata si sono concretizzate sia nell'acquisizione di documenti sia di testimonianze, assumendo le dichiarazioni rese da persone a conoscenza dei fatti che sono state negli ultimi tempi identificate, con specifico riferimento all'ipotesi investigativa che a causare la caduta del DC-9 Itavia sia stato un fattore esterno, vale a dire il lancio di un missile o la cosiddetta near collision(vortice di estremità causato dal passaggio a forte velocità di un aereo che ha causato la rottura della parte estrema – TIP – di una delle due ali del velivolo). 
Le indagini si sono incentrate anche sull'espletamento di diverse rogatorie all'estero, rivolte a quei Paesi che, alla luce delle acquisizioni in atto, si evinceva potessero essere in possesso di notizie e documenti utili alla prosecuzione delle investigazioni. In data 10 giugno 2010 sono state formalizzate quattro richieste di rogatoria, agli indirizzi degli Stati Uniti, Francia, Germania e Belgio. Dette richieste sono state inoltrate alle autorità rogate in data 1o luglio 2010. 
Come riferito dalla competente procura, nella rogatoria rivolta alla Francia sono state chieste notizie sull'attività volativa degli aerei di stanza nelle base di Solenzara e Sartène, sulla localizzazione delle portaerei, sulla partecipazione ad esercitazioni NATO combinate, sull'esercitazione Demon Jam V, con relativo invio di tutta la documentazione e l'indicazione del personale operante nelle basi e gli equipaggi dei mezzi aeronavali. 
La procura riferisce altresì che «la Francia ha accolto due distinte richieste di rogatorie ed ha consentito ai pubblici ministeri delegati per l'investigazione di partecipare direttamente allo svolgimento degli atti presso gli uffici della Gendarmerie, appositamente delegati dall'autorità giudiziaria francese, consistiti nell'esame di diversi soggetti che all'epoca dei fatti prestavano servizio presso la base francese di Solenzara. È stata anche consegnata documentazione riguardante le portaerei». 
Si segnala da ultimo che la procura della Repubblica di Roma ha precisato che allo stato non sono stati acquisiti elementi sufficienti per modificare l'originaria iscrizione del fascicolo contro ignoti, e che nessun procedimento penale è stato aperto a seguito della divulgazione da parte dell'emittente francese Canal Plus, trattandosi di elementi già conosciuti a seguito delle espletate rogatorie in Francia e già acquisiti nel procedimento penale sopra indicato. 
Il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, per parte sua, ha sempre offerto la massima collaborazione alla magistratura e alle altre amministrazioni dello Stato, al fine di far emergere la verità su una delle pagine più dolorose dalla nostra storia repubblicana. Come dimostra anche la documentazione dell'Ambasciata d'Italia a Parigi versata agli Archivi di Stato, nel corso degli anni la Farnesina ha svolto una puntuale azione di sostegno dell'autorità giudiziaria italiana per sollecitare la risposta alle sue richieste di rogatorie. A tal fine, sono stati effettuati anche passi diplomatici ai più alti livelli. 
Sulla base della direttiva del Presidente del Consiglio dei ministri sulla declassificazione del 22 aprile 2014, la Farnesina ha inoltre avviato dal 2014 stesso una complessa opera di ricognizione e di trasparenza, coinvolgendo tutta la rappresentanza all'estero, gli uffici dell'amministrazione centrale e l'archivio storico-diplomatico: ciò al fine di reperire tutta la documentazione relativa alle gravi vicende 1969-1984, compresa ovviamente quella di Ustica, dare luogo alla materiale declassificazione e versare il tutto nell'Archivio centrale dello Stato. La ricognizione ha finora portato a tre versamenti all'Archivio centrale dello Stato, effettuati tra l'agosto 2014 e il marzo 2015.
Vorrei sottolineare che il contributo del Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale non si ferma qui, ed è in corso un lavoro di riflessione capillare e verifica sulla documentazione a disposizione: che proseguirà ovviamente in futuro, anche grazie al proficuo rapporto instaurato con l'Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica. Quest'opera, portata avanti a stretto contatto con la magistratura e le altre amministrazioni coinvolte, mira a far emergere eventuali ulteriori documenti e lacune da colmare a beneficio delle indagini in corso.

Replica

Apprezziamo l'impegno del Governo, che sappiamo non episodico e che oggi è stato confermato le parole del sottosegretario, un impegno che chiediamo sia messo in campo col massimo della determinazione. L'onorevole Verini ha illustrato molto bene le ragioni della nostra interpellanza e anche la storia di questi 35 anni. Peraltro, l'onorevole Verini non da oggi è impegnato con grande determinazione a fianco dei familiari delle vittime di Ustica, un impegno ulteriormente rafforzato dal suo ruolo come capogruppo per il Partito Democratico nella Commissione giustizia della Camera, è stato anche protagonista dell'idea del messaggio molto importante di vicinanza e solidarietà ai familiari che è stato dato recentemente a Bologna e che ricordava nel suo intervento. 
L'onorevole Verini ha spiegato molto bene quello che è accaduto nella notte del 27 giugno 1980, quando appunto persero la vita settantasette passeggeri, di cui 13 bambini, e quattro membri dell'equipaggio del volo Itavia Bologna-Palermo. Penso che dobbiamo ricordare qual era il contesto di quegli anni. Un contesto di scenari sostanzialmente di guerra nel Mediterraneo fra Paesi alleati o amici dell'Italia ed il regime di Gheddafi, e anche un contesto nel Paese che era quello della strategia della tensione, dell'ambiguità in alcuni settori dello Stato, di deviazioni nei servizi segreti del Paese, di subalternità di settori dell'intelligence delle Forze armate italiane, altri servizi e autorità non italiane. Poco più di un mese dopo ci fu la strage terribile della stazione di Bologna del 2 agosto 1980 come tutti ricordiamo, e la verità su Ustica ha atteso tanti anni ad arrivare. Ci sono stati tanti depistaggi, la teoria del cedimento strutturale, quella della bomba a bordo, dentro la tragedia di Ustica c’è stato anche il dramma dell'Itavia, che in un primo tempo fu accusata di responsabilità che evidentemente non aveva. C’è una storia appunto di depistaggi, di scarse collaborazioni con l'autorità giudiziaria, tanto che si è parlato di muro di gomma per l'atteggiamento che in quella fase storica settori delle Forze Armate e dei servizi ebbero rispetto alle indagini in corso. Come per altre stragi, pur diverse dal punto di vista storico, della loro matrice e delle loro caratteristiche, qui si è trattato, veniva detto molto bene, di un tragico errore, la verità è venuta avanti prima di tutto per l'impegno continuo e appassionato dei familiari delle vittime, presieduti da Daria Bonfietti, che è stata anche senatrice della Repubblica, dall'impegno delle istituzioni locali e poi dalla buona politica. Ricordiamo che nel 1989 la Commissione bicamerale sulle stragi presieduta dal senatore Gualtieri decise di acquisire anche la strage di Ustica tra i temi da affrontare e poi l'impegno della magistratura, prima di tutto del giudice Priore, e poi dei magistrati che ne hanno proseguito il lavoro. 
Oggi, quello che è accaduto è molto chiaro, ci sono anche due sentenze passate in giudicato in sede civile e parlano chiaramente di scenari di guerra sui cieli del Paese e indicano anche una responsabilità, fino a prevedere un risarcimento ai familiari delle vittime, del Ministero dei trasporti e della difesa perché in cui in quella fase non hanno tutelato l'incolumità dei cittadini. Sappiamo, quindi, come veniva detto molto bene, e come ricordava in modo molto preciso anche il sottosegretario, che siamo stati di fronte a scenari di guerra nei cieli del Paese nei quali è stato coinvolto il volo dell'Itavia. Poi, intorno a questa verità, sono continuate ad uscire notizie, indiscrezioni, ricordiamo le dichiarazioni di Francesco Cossiga nel 2007, che nel 1980 era Presidente del Consiglio, per ultimo appunto il documentario dalla televisione francese, che ci ha spinti a presentare quest'ulteriore interpellanza. 
Io penso che abbiamo davanti a noi due grandi temi. Il primo è quello di dare fino in fondo ai familiari delle vittime giustizia e verità, un dovere prima di tutto morale che lo Stato e le istituzioni hanno di stare accanto appunto ai familiari delle vittime. Abbiamo poi anche un tema di dignità nazionale, perché appare ormai evidente che in quel 27 giugno del 1980 è stata violata la sovranità nazionale del nostro Paese e quella sovranità si può difendere e rappresentare anche facendo pienamente luce su quello che è accaduto. Noi siamo soddisfatti del segnale ulteriore di attenzione di impegno del Governo. Ci pare giusto il sostegno all'azione della magistratura. Come Partito Democratico continuiamo a sollecitare, prendendo atto positivamente di questa disponibilità, il massimo di impegno sul piano diplomatico per far sì che i nostri amici ed alleati, prima di tutto la Francia, ma anche gli Stati Uniti, Israele e gli altri paesi che potrebbero essere stati presenti in quello scenario il 27 giugno del 1980 e che comunque potrebbero avere notizie utili a fare piena luce su quanto accaduto, mettano a disposizione tutte le informazioni e le notizie di cui sono in possesso. 
Daria Bonfietti, la presidente dei familiari delle vittime, in un'occasione ha detto: siamo circondati dalla verità. Vi è appunto una verità che emerge da più fonti e da più da più sedi. Ecco, io penso che noi dobbiamo fare in questa azione diplomatica l'ultimo passo perché sia fatta piena luce su quanto accaduto, per la memoria delle vittime per la dignità dell'Italia.