03/07/2017
Marilena Fabbri
Ferranti, Ermini, D'Ottavio, Gnecchi, Di Salvo, Marchi, Montroni, Pagani, Morani, Casellato, Lenzi, Patrizia Maestri, Giacobbe, Paola Boldrini, Malisani, Giovanna Sanna, Ferrari, Mariani, Braga, Incerti, Bargero, Fanucci, De Maria, Pollastrini, Cinzia Maria Fontana, Ghizzoni, Giuliani, Carnevali, Cenni, Lattuca, Gasparini, Nardi, Giuditta Pini
2-01870

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della giustizia, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:
   Ester Pasqualoni, un'oncologa dell'ospedale Val Vibrata di Sant'Omero, in provincia di Teramo è stata uccisa nei giorni scorsi davanti all'ospedale, alla fine del suo turno di lavoro;
   stava andando verso la sua auto quando è stata aggredita dal killer, fuggito poi secondo alcuni testimoni a bordo di un'auto;
   l'aggressione è stata feroce: «L'hanno sgozzata, uno spettacolo straziante» hanno raccontato i colleghi accorsi attorno al corpo a terra;
   la dottoressa ha lasciato due figli di 14 e 16 anni;
   ad aspettarla, con in mano una roncola, c'era il suo assassino. Un delitto premeditato, compiuto lucidamente: nessuno ha potuto aiutare il medico che prima di finire a terra in una pozza di sangue, ha chiesto aiuto;
   il suo presunto omicida, Enrico Di Luca è stato trovato suicida: negli ultimi anni la vittima lo aveva denunciato due volte, poiché la perseguitava dopo averla conosciuta perché parente di un paziente della dottoressa Pasqualoni, per stalking;
   l'uomo, dice un'amica, la perseguitava «da diversi anni», la «osservava e seguiva, sempre e dappertutto. Si era intrufolato nella sua vita non sappiamo neanche come, con artifici e raggiri. Non era un suo ex, non avevano niente a che fare, era solo ossessionato da lei»;
   Ester da tempo aveva paura tanto che quasi mai, terminato il turno di lavoro, usciva dall'ospedale da sola. Alla macchina si faceva accompagnare sempre da qualcuno. Su Facebook aveva rimosso tutte le sue foto e pare vivesse in uno stato costante di angoscia;
   le denunce effettuate, però, a quanto si apprende dalla stampa, erano state archiviate;
   al fine di assicurare una più adeguata protezione alla vittima del reato, in seguito all'introduzione del reato di atti persecutori, il legislatore ha ravvisato l'opportunità di ampliare lo spettro delle misure cautelari coercitive, inserendo la nuova misura del «divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa» (articolo 282-ter c.p.p.), misura che pare sia stata prevista per il De Luca, ma in breve revocata;
   in questi casi occorrerebbe altresì garantire la formazione specifica, interdisciplinare e capillare del personale di presidio e della magistratura inquirente; la creazione di nuclei specializzati sia presso gli organi di polizia che presso gli uffici giudiziari soprattutto di procura; sulla base delle buone prassi già sperimentate, la definizione di linee guida o protocolli d'indagine e di azione da applicarsi sull'intero territorio nazionale al fine di rendere effettiva, omogenea, efficace e tempestiva la tutela preventiva delle vittime e la repressione dei reati di stalking e di violenza di genere anche alla luce della gravità e della rilevanza del fenomeno; l'attivazione di un registro elettronico delle denunce per stalking e violenza di genere effettuate presso la polizia giudiziaria, che vada a confluire in una banca dati in rete accessibile in tempo reale da parte degli operatori coinvolti (forze di polizia e magistratura), presso il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno, al fine di garantire un adeguato monitoraggio delle iniziative e dei tempi di intervento a tutela della vittime, nonché per proporre azioni positive correttive o integrative ed eventualmente, ove necessario, integrazioni di organico o dotazioni di mezzi –:
   se i Ministri interpellati non ritengano, anche in considerazione dei fatti esposti, di dover assumere ogni iniziativa di competenza per far piena luce sulla sostanziale inattività delle istituzioni nei confronti delle denunce fatte dalla donna che in seguito è stata barbaramente uccisa e se non considerino opportuno quanto urgente mettere in campo tutte le iniziative necessarie, quali quelle indicate in premessa, per evitare il ripetersi di tali episodi.

 

Seduta del 7 luglio 2017

Illustra e replica Marilena Fabbri, risponde Cosimo Maria Ferri, Sottosegretario di Stato per la Giustizia

Illustrazione

Grazie, Presidente. Grazie, sottosegretari Bubbico e Ferri. Come preannunciato dal Presidente, questa interpellanza prende spunto dal caso di cronaca, dal tragico caso di cronaca di Ester Pasqualoni, un'oncologa dell'ospedale Val Vibrata di Sant'Omero, in provincia di Teramo, che è stata uccisa nei giorni scorsi davanti all'ospedale, alla fine del suo turno di lavoro. Stava andando verso la sua auto, quando è stata aggredita dal killer, fuggito poi secondo alcuni testimoni a bordo di un'auto. L'aggressione è stata feroce: “L'hanno sgozzata, uno spettacolo straziante” hanno raccontato i colleghi accorsi attorno al corpo a terra. Poi, nei giorni successivi abbiamo letto, purtroppo, le cronache dei giornali.

La dottoressa ha lasciato due figli di 14 e 16 anni. A tal fine, auspico anche che il Senato possa al più presto approvare la norma, la legge sulla tutela degli orfani di crimini domestici, che in questo momento è ferma in Commissione giustizia.

Ad aspettarla, con in mano una roncola, c'era il suo assassino: un delitto premeditato, compiuto lucidamente. Nessuno ha potuto aiutare il medico che, prima di finire a terra in una pozza di sangue, ha chiesto aiuto. Il suo presunto omicida, Enrico Di Luca, è stato trovato suicida.

Negli ultimi anni la vittima lo aveva denunciato due volte, poiché la perseguitava dopo averla conosciuta, perché parente di una paziente della dottoressa Pasqualoni, per stalking. L'uomo – dice un'amica - la perseguitava da diversi anni, la osservava, la seguiva sempre e dappertutto. Si era intrufolato nella sua vita, non sappiamo neanche come, con artifici e raggiri; non era un suo ex, non avevano niente a che fare, era solo ossessionato da lei, dicono amici e conoscenti. Ester da tempo aveva paura, tanto che quasi mai, terminato il turno di lavoro, usciva dall'ospedale da sola, alla macchina si faceva accompagnare sempre da qualcuno; su Facebook aveva rimosso tutte le sue foto e pare vivesse in uno stato costante di angoscia. Questo, come sappiamo, è lo stato di paura e di angoscia in cui vivono gran parte delle donne che subiscono atti di stalking grave, con la minaccia di morte o con atteggiamenti appunto di grande ossessività e di grande interferenza nella vita privata. Le denunce effettuate, però, a quanto si apprende, si è appreso dalla stampa, erano state archiviate.

Al fine di assicurare una più adeguata protezione della vittima del reato, in seguito all'introduzione del reato di atti persecutori, il legislatore ha ravvisato l'opportunità di ampliare lo spettro delle misure cautelari coercitive, inserendo la nuova misura del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, misura che pare sia stata prevista anche per il Di Luca, ma poi revocata.

In questi casi - riteniamo insieme ai colleghi sottoscriventi l'interpellanza, ma non solo – occorrerebbe, altresì, garantire una formazione specifica interdisciplinare e capillare del personale di presidio e della magistratura inquirente. Sappiamo che in questi anni diversi corsi di formazione specifici sono stati svolti nei confronti di questi operatori delle forze dell'ordine e della giustizia, ma che questo non sia avvenuto ancora in modo capillare sul territorio, tant'è che dalle donne ci vengono ancora denunciati episodi in cui, di fronte alla denuncia, diciamo, si viene dissuase dal procedere.

Riteniamo anche che sia necessaria la creazione di nuclei specializzati sia presso gli organi di Polizia che presso gli uffici giudiziari, soprattutto di procura; che sulla base delle buone prassi già sperimentate sia necessario definire linee guida o protocolli di indagine e di azione da applicarsi sull'intero territorio nazionale, al fine di rendere effettiva, omogenea, efficace e soprattutto tempestiva la tutela preventiva delle vittime e la repressione dei reati di stalking e di violenza di genere, anche alla luce della gravità e della rilevanza che il fenomeno sta assumendo nel nostro Paese; l'attivazione, inoltre, di un registro elettronico delle denunce per stalking e di violenza di genere effettuate presso la Polizia giudiziaria, che vada a confluire in una banca dati in rete accessibile in tempo reale da parte degli operatori coinvolti (forze di Polizia e magistratura), presso il Ministero della giustizia e il Ministero dell'interno, al fine di garantire un adeguato monitoraggio delle iniziative e dei tempi di intervento a tutela delle vittime, nonché per proporre azioni positive correttive o integrative ed eventualmente, ove necessario, integrazioni di organico o dotazione di mezzi. Pensiamo, infatti, che vada definita meglio la filiera degli interventi e delle azioni che possono o debbano essere attivate in questi casi e soprattutto che non vadano lasciati soli gli operatori di Polizia che si trovano a dover accogliere donne impaurite dalle aggressioni o dalla minaccia di aggressioni e che vedono appunto modificare radicalmente la propria qualità e tempi di vita.

Chiediamo, quindi, se i Ministri interpellati, quelli della giustizia e dell'interno - e mi fa piacere che ci siano entrambi i sottosegretari, anche se solo uno risponderà -, non ritengano, anche in considerazione dei fatti esposti, di dover assumere ogni iniziativa di competenza per far piena luce sulla sostanziale inattività delle istituzioni nei confronti delle denunce fatte dalla donna che in seguito è stata barbaramente uccisa e che, purtroppo però, non riguarda solo il caso di Ester Pasqualoni. Inoltre, se non considerino opportuno quanto urgente mettere in campo tutte le iniziative necessarie, quali quelle indicate in premessa, e che prima in qualche modo elencavo in termini esemplificativi, per evitare il ripetersi di tali episodi e soprattutto supportare sia le forze dell'ordine che la magistratura inquirente.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Prendendo spunto da un recente caso di cronaca, con l'atto di sindacato in trattazione, gli onorevoli interpellanti chiedono quali strumenti siano stati predisposti per il contrasto alla violenza di genere, quali iniziative siano state assunte per garantire la specifica formazione del personale di magistratura e delle forze di Polizia e, infine, se sono ravvisabili colpevoli omissioni nella vicenda che ha portato alla morte violenta di una donna di Teramo ad opera di tale Enrico Di Luca.

Con riferimento al caso evocato, il procuratore della Repubblica di Teramo, interpellato in proposito, ha comunicato che le notizie di stampa riportate anche nell'interpellanza in esame, oggi illustrate, non rispondono al vero, non avendo mai la vittima presentato alcuna denuncia per atti persecutori consumati in suo danno.

Secondo quanto rappresentato dalla competente autorità giudiziaria, l'unico procedimento iscritto dalla procura non era stato originato da una querela o da una denuncia della vittima, bensì da una segnalazione telefonica effettuata, il 5 aprile 2014, dalla persona offesa ai carabinieri, nel corso della quale i militari venivano informati della presenza di Di Luca Enrico che, con una telecamera, effettuava riprese dalla sua autovettura. Operato il sequestro della telecamera ad iniziativa della Polizia giudiziaria, successivi approfondimenti delle indagini portavano ad escludere che fossero state effettuate riprese della donna, che comunque non formalizzava alcuna denuncia. In considerazione dell'esito degli accertamenti ed in assenza di querela della persona offesa, il procedimento penale era stato archiviato.

La procura di Teramo ha altresì comunicato che, solo nel corso degli approfondimenti seguiti all'omicidio della signora, ha accertato come, su istanza presentata dalla stessa per atti persecutori il 24 gennaio 2014, il questore di Teramo, in data 30 gennaio 2014, aveva emesso un provvedimento di ammonimento nei confronti di Enrico Di Luca, con successivo ritiro cautelativo delle armi dallo stesso detenuto, circostanza confermata dal Ministero dell'interno. Alla luce delle informazioni acquisite ed in assenza di successivi elementi o ulteriori segnalazioni della persona offesa, che potessero evidenziare una situazione di concreto ed attuale pericolo per l'incolumità, non sembrano ravvisarsi allo stato, e salve nuove emergenze, profili di colpevole inerzia da parte delle competenti istituzioni nella tutela della vittima.

Così ricostruita la vicenda specifica, preme evidenziare più in generale che il tema del contrasto alla violenza di genere occupa da sempre un ruolo prioritario per il Governo, per il Ministero della giustizia, e ringrazio anche il Vice Ministro Bubbico, che è qui presente, per il Ministero dell'interno. È evidente che di fronte a casi di questo genere, a morti dovute a comportamenti violenti, tutti noi si debba riflettere e capire come si possa agire di più, non solo nella fase della repressione, ma anche in quella della prevenzione, proprio per evitare questi comportamenti. Quindi il punto è quello di fornire mezzi a tutte le autorità, di creare una rete, e cercare davvero di tutelare la persona offesa anche in sede preventiva, per evitare questi tragici episodi, di fronte ai quali, è chiaro, c'è dolore, forte dolore, e il primo sentimento è quello di unirci anche a tutti i familiari delle vittime.

Quindi questo è il punto! Del resto, c'è una sentenza della CEDU di pochi mesi fa, che introduce un obbligo in positivo da parte dello Stato, proprio di intervenire in sede di prevenzione per evitare la morte; anche la CEDU ha fissato di nuovo un principio forte, che tutti gli Stati sono tenuti a rispettare; e sul quale devo dire il nostro Paese ha fatto molto, farà ancora molto, ma siamo davvero fra i Paesi che in Europa più lavorano su questi temi, e tutta una serie di interventi che sono stati decisi danno atto dell'impegno non solo del Governo, ma di tutto il Parlamento.

Il nostro ordinamento, soprattutto negli ultimi anni, si è infatti progressivamente affinato, grazie a numerosi interventi legislativi che hanno rafforzato gli strumenti di tutela per le vittime. In particolare, si è intervenuti sull'articolo 612-bis del codice penale, adeguando i limiti di pena alla gravità del fatto e rendendo applicabile ai responsabili, ove ne ricorrano le condizioni, anche le più gravi misure cautelari personali. Ricordiamo tutti l'intervento normativo in tema di custodia cautelare in carcere, approvato da questo Parlamento, e anche l'applicazione di questa misura ai reati di cui all'articolo 612-bis quando si parla di custodia cautelare in carcere.

Sempre sul versante processuale, si è intervenuti escludendo il reato di atti persecutori dal novero di quelli in relazione ai quali è possibile applicare l'istituto del proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Nella prospettiva di affinare ulteriormente il sistema di tutela, sempre nel 2013 sono state introdotte misure di prevenzione, quali l'ammonimento, finalizzato all'anticipazione della tutela delle donne e di ogni vittima di violenza domestica.

Tale strumento preventivo è stato diffusamente applicato, come emerge dai dati comunicati dal Ministero dell'interno, e nel periodo 2011-2016 sono stati emessi complessivamente 6.400 provvedimenti. In questa sede desidero ringraziare tutti i questori, i funzionari e il personale della Polizia di Stato che lavora su questi provvedimenti, e quindi rende efficace anche la tutela preventiva con queste misure che sono state introdotte normativamente.

Ulteriori prospettive su tale fronte si aprono con il progetto di riforma del codice antimafia attualmente in discussione in Parlamento, che prevede tra l'altro l'applicazione, anche ai soggetti indiziati del delitto di atti persecutori, delle misure di prevenzione personali più incisive. Sempre l'obiettivo di tutelare i soggetti più deboli ha ispirato ulteriori recenti iniziative normative del Governo, attraverso le quali si è inteso delineare un vero e proprio statuto delle persone vulnerabili, attraverso una disciplina generalizzata per la protezione, l'assistenza e la tutela di ogni persona offesa dal reato. In attuazione della direttiva “vittime di reato”, il decreto legislativo n. 212 del 15 dicembre 2015, in vigore dal 20 gennaio 2016, ha infatti apprestato un adeguato apparato difensivo per tutte le vittime di reato, soprattutto le più vulnerabili; sistema ulteriormente affinato con l'adozione del decreto legislativo n. 122 del 2016, che ha istituito un fondo destinato al ristoro patrimoniale delle vittime di reati intenzionali violenti. E tra l'altro su questo fondo occorre precisare che, nella legge europea anche in corso di discussione, reinterverremo, e cercheremo di sanare una questione che si era creata, da quando far decorrere la possibilità di accedere al fondo, e quindi si farà anche per tutto quello che è antecedente al 2005; si fissa e si retrodata anche la tutela, perché c'era un vuoto normativo; così come sempre sul Fondo di rotazione stiamo lavorando, insieme al Parlamento, per cercare di eliminare i limiti di reddito, e quindi c'è un emendamento anche in questo senso alla legge europea. Il Ministero della giustizia col MEF sta cercando di eliminare anche questi limiti, e quindi di rendere ancora più accessibile il Fondo di rotazione alle vittime; così come le altre novità normative, con la legge stabilità del 2017 abbiamo riconosciuto un serio ristoro, e quindi non un maggior ristoro ma un serio ristoro, ai doppiamente orfani a carico del Fondo vittime, e sono in corso di approvazione i decreti ministeriali giustizia e MEF. C'è poi la proposta di legge sugli orfani di crimini domestici, che è al Senato in Commissione, e tutto quello che riguarda anche le garanzie patrimoniali che devono essere adeguate per le vittime con sequestro chiesto dal PM per i beni dell'omicida. Quindi tutti provvedimenti sui quali stiamo lavorando, per tenere sempre alta l'attenzione e dare una risposta efficace.

Sono state inoltre adottate azioni specificatamente volte ad incoraggiare le vittime vulnerabili, e soprattutto le donne, a denunciare i reati consumati in loro danno. Anche l'esperienza di Teramo lo insegna: dalla ricostruzione che ci ha fatto il procuratore della Repubblica, ci fu una telefonata finalizzata alla telecamera che fu prontamente sequestrata, ma poi non fu presentata una denuncia dalla signora (almeno questo risulta da quello che ha detto il procuratore). Questo deve far riflettere, perché noi dobbiamo cercare di intervenire per tutelare la vittima; e anche nel momento e nei primi segnali di pericolosità di alcuni comportamenti da parte della vittima, noi dobbiamo aiutare le donne in difficoltà, dobbiamo proteggerle, dare loro degli strumenti per anche incoraggiarle a rivolgersi alla rete, ai centri di ascolto, all'autorità giudiziaria, alle forze di Polizia sempre più specializzate.

E in particolare, merita di essere ricordata l'adozione generalizzata del Progetto “Codice Rosa Bianca” che è già in corso di sperimentazione con il patrocinio dei Ministeri della giustizia e della salute e con la cooperazione istituzionale tra Asl, forze di polizia e procure della Repubblica e che intende assicurare un accesso privilegiato alle cure sanitarie di quanti abbiano subìto maltrattamenti ed abusi.

Con il medesimo obiettivo di delineare un sistema di tutela ad ampio spettro che abbia una connotazione multidisciplinare e che non si esaurisca nella sola risposta repressiva, come la specificità dell'odioso fenomeno della violenza di genere impone, è stato adottato, con DPCM del 7 luglio 2015, il piano d'azione straordinario finalizzato alla prevenzione del fenomeno. In tale ambito è prevista una capillare rete informativa tra forze dell'ordine, presidi sanitari e istituzioni pubbliche. È stato istituito presso la Presidenza del Consiglio dei ministri-Dipartimento delle pari opportunità un numero verde nazionale a favore delle vittime degli atti persecutori per un servizio di pronta e prima assistenza psicologica e giuridica. Presso l'Arma dei carabinieri è prevista un'apposita sezione con competenze specifiche e sono stati inoltre istituiti i Fondi di solidarietà a livello territoriale e sportelli di tutela. Particolare attenzione è stata poi riservata al tema della formazione e quanto al personale della magistratura, diversi uffici giudiziari requirenti, tra i quali la stessa Procura della Repubblica di Teramo, hanno istituito gruppi di lavoro specializzati nella tutela delle fasce deboli. Inoltre la Scuola superiore della magistratura assicura ormai da tempo periodiche attività formative e di approfondimento della materia in discussione. E quanto alle forze dell'ordine sono da tempo operative - ringrazio davvero, di nuovo, l'Arma dei carabinieri, la polizia di Stato e tutte le forze dell'ordine impegnate in questo settore - unità specificamente dedicate alla lotta contro questa forma di criminalità ed è stato altresì intensificata la formazione multidisciplinare degli operatori.

Il complesso delle iniziative illustrate testimonia la costante, effettiva, attenzione riservata alla violenza di genere e anche in questa sede preme dissipare ogni dubbio sul tema che in questi giorni ha agitato il dibattito pubblico circa un presunto indebolimento del sistema delle tutele a seguito dell'approvazione della legge di riforma del processo penale. La strada è, quindi, quella dell'attenzione, della determinazione, di fare passi in avanti e non indietro su una materia che interessa tutti, che davvero si dia un segnale di sicurezza alle tante donne non solo vittime, ma anche a tutte quelle donne che sono vittime e la loro vulnerabilità non emerge a volte anche per la paura di denunciare, la paura di parlarne con qualcuno, il fatto di voler tenere nascoste alcune sofferenze. Quindi, diamo voce a tutte queste persone che hanno bisogno di un intervento forte dello Stato.

Replica

Grazie Presidente. Grazie sottosegretario Ferri per la sua risposta particolarmente circostanziata e puntuale. Condivido il fatto che in questi anni grandissimi passi in avanti sono stati fatti sul piano normativo proprio per contrastare, anche dal punto di vista culturale, questo odioso fenomeno. Credo che alcune criticità permangano. La prima è quella che, nonostante le azioni messe in campo, che lei ricordava, sia di formazione, che di costituzione di sezioni speciali anche presso i carabinieri o presso la magistratura, ci sia ancora nelle donne una percezione di insicurezza. Quindi dico percezione, magari appunto che non corrisponde al vero in moltissimi casi, che poi porta a non denunciare, come è stato evidenziato in questo caso. Quindi ancora un grandissimo lavoro è sicuramente da fare rispetto al fatto di divulgare che l'atteggiamento delle nostre istituzioni, presenti capillarmente sul territorio, è letteralmente diverso da quello che è stato nel passato, che c'è un atteggiamento di accoglimento e di accoglienza di chi denuncia ai diversi livelli e tipologie di istituzioni a cui ci si rivolge e che è necessario denunciare per ricevere protezione.

Purtroppo ancora molte donne ritengono che denunciare determini un peggioramento della loro situazione di persecuzione e non l'apertura di una porta di tutela, di protezione e di uscita da un incubo. Quindi, credo che su questo noi dobbiamo ancora lavorare, nella nostra interpellanza infatti indicavamo alcune azioni positive proprio perché pensiamo che sul piano normativo sia stato fatto tantissimo, moltissimo, per tutelare le vittime, tutte, non solo quelle di violenza (lei ricordava i decreti legislativi conseguenti alle direttive europee), ma che sia assolutamente necessario monitorare rispetto al fatto che poi queste norme trovino effettivamente applicazione e che chi è demandato a offrire accoglienza e tutela alle vittime di stalking e di violenza domestica abbia effettivamente tutti gli strumenti a sua disposizione per farlo, sia in termini di personale, di personale formato, e anche eventualmente di azioni che ad oggi non abbiamo pensato, ma che potrebbero essere invece necessarie mettere in campo a tutela delle vittime di stalking e di violenza, proprio per evitare che poi si trasformino in violenza o in violenza domestica. Per il momento la ringrazio e mi ritengo soddisfatta delle risposte e delle azioni che sono state messe in campo.