18/01/2017
Eleonora Cimbro
, La Marca, Gnecchi, Alli, Porta, Marantelli, Falcone, Placido, Lauricella, Bersani, Rondini, Grimoldi, Arlotti, Epifani, Stumpo, Scanu, Monaco, Speranza, Pollastrini, Bazoli, Fiano, Brandolin, Fioroni, Rabino, Librandi, Vargiu, Damiano, Giuliani, Galperti, Centemero, Guerra, Pagano
2-01601

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, per sapere – premesso che: 
fondata nel 1881, la Franco Tosi Meccanica s.p.a. è un'azienda leader a livello internazionale per l'ingegnerizzazione, produzione e vendita turbine a vapore e turbine idrauliche, inserita in un mercato che prevede per il futuro una forte e continua crescita soprattutto nei paesi emergenti. Purtroppo, la fallimentare gestione dell'azienda degli ultimi trent'anni ha portato un crollo della produzione e conseguentemente dell'occupazione, la quale è passata dai 6.000 lavoratori degli anni settanta ai 180 attuali; 
nel corso di questa legislatura, numerosi sono stati gli atti di sindacato ispettivo presentati, gli incontri al Ministero tra proprietà e rappresentanze sindacali, così come le rassicurazioni ministeriali; numerosi sono stati, altresì, i piani e i progetti messi in campo al fine di salvaguardare la storica azienda legnanese; 
recentemente, la proprietà ha manifestato la volontà di trasferimento dell'azienda a Burago Molgora, in Brianza, là dove ha sede la Bruno Presezzi, azienda principale del proprietario della Tosi, Alberto Presezzi; 
quest'ultimo ha più volte sostenuto che, senza il sostegno promesso dai Governi in questi difficilmente avrebbe potuto lasciare la sede a Legnano, sostenendo altresì di aver presentato un inattuabile programma di investimento, visto il «supporto irrisorio» giunto da Roma; 
il trasferimento della sede porterebbe un'auspicabile riduzione dei costi, a fronte però di un impoverimento del tessuto economico dell'Alto Milanese. Ignote sono poi le eventuali ripercussioni sui 180 lavoratori coinvolti, i quali, in virtù del precedente accordo stipulato tra proprietà e sindacati, avevano già contribuito a scongiurare il fallimento dell'azienda, a prezzo di grandi sacrifici; 
al riguardo, la FIOM lombarda ha chiesto esplicitamente alla proprietà il rispetto degli impegni presi con l'accordo firmato il 18 maggio 2015 durante un incontro tra il commissario straordinario della Tosi, Andrea Lolli, lo stesso Presezzi, e i rappresentanti sindacali: accordo nel quale la società confermava «il ruolo strategico del rilancio dell'attività aziendale nella sede storica di Legnano che intende mantenere quale polo produttivo di riferimento della società»; 
rimarcando come «in nessun accordo era ventilata l'ipotesi di aiuti da parte del ministero». Il Ministero è invece garante del «preciso impegno preso dalla proprietà» al momento dell'acquisizione dell'azienda, per mantenere aperto il sito legnanese; 
delicata è la situazione generale del compatto metalmeccanico in Lombardia: il 2016 si è chiuso infatti con quasi 5.000 licenziamenti, dato che dimostra il difficile momento del settore e la precaria condizione dei metalmeccanici; 
nonostante questo, nell'ultimo incontro del 12 gennaio 2017 la proprietà ha sostenuto che le prospettive per l'azienda sono buone, e il 2016 chiuderà con un utile. Così come confortanti sono le prospettive di lavoro, dovendo entro giugno rientrare 17 lavoratori dalla mobilità –: 
se il Governo intenda convocare in tempi celeri un tavolo di confronto con proprietà e rappresentanze sindacali; 
quali azioni il Governo intenda mettere in atto al fine di garantire la permanenza dell'azienda sul territorio legnanese, nella sua sede storica.

Seduta del 27 gennaio 2017

Illustra e replica Eleonora Cimbro, risponde Teresa Bellanova, Vice Ministra dello Sviluppo economico

Illustrazione

Grazie, Presidente. La ringrazio anche per avermi dato la possibilità di illustrarla nonostante il piccolo ritardo. Fondata nel 1881, la Franco Tosi Meccanica è un'azienda leader a livello internazionale per l'ingegnerizzazione, produzione e vendita di turbine a vapore e turbine idrauliche, inserita in un mercato che prevede, per il futuro, una forte e continua crescita soprattutto nei Paesi emergenti. Purtroppo, la fallimentare gestione dell'azienda degli ultimi trent'anni ha portato ad un crollo della produzione e conseguentemente dell'occupazione, la quale è passata dai seimila lavoratori, appunto, degli anni Settanta ai 180 attuali. Peraltro, so che il Governo conosce benissimo la storia della Franco Tosi, anche perché nel corso di questa legislatura numerosi sono stati gli atti di sindacato ispettivo presentati negli incontri al Ministero tra proprietà e rappresentanze sindacali, così come le rassicurazioni ministeriali. Numerosi sono stati, altresì, i piani e i progetti messi in campo, al fine di salvaguardare la storica azienda legnanese. Recentemente, la proprietà ha manifestato la volontà, però, di trasferimento dell'azienda a Burago Molgora, in Brianza, là dove ha sede la Bruno Presezzi, azienda principale del proprietario della Tosi, Alberto Presezzi. Quindi, dopo l'avvio della fase di presenza del commissario straordinario che ha portato alla creazione di un bando per il quale abbiamo avuto l'inserimento dell'azienda nella Bruno Presezzi, a distanza di due anni, ci troviamo appunto con il pericolo che questa azienda venga trasferita dalla storica sede di Legnano in altra sede, appunto, nei pressi di Vimercate. Alberto Presezzi ha più volte sostenuto che senza il sostegno promesso dal Governo, difficilmente, avrebbe potuto lasciare la sede a Legnano, sostenendo, altresì, di aver presentato un inattuabile programma di investimento visto il «supporto irrisorio» giunto da Roma. Queste, appunto, le parole espresse che noi abbiamo appreso dalla stampa locale e che sono appunto riportate tra virgolette. Il trasferimento della sede porterebbe a un'auspicabile riduzione dei costi a fronte, però, di un impoverimento del tessuto economico dell'alto-milanese; ignote sono, poi, le eventuali ripercussioni sui 180 lavoratori coinvolti, i quali, in virtù del precedente accordo stipulato tra proprietà e sindacati, avevano già contribuito a scongiurare il fallimento dell'azienda a prezzo di grandi sacrifici. Al riguardo la FIOM lombarda ha chiesto, esplicitamente, alla proprietà il rispetto degli impegni presi con l'accordo firmato il 18 maggio 2015, quindi, due anni fa, durante un incontro tra il commissario straordinario della Tosi, Andrea Lolli, lo stesso Presezzi e i rappresentanti sindacali, accordo nel quale la società confermava il ruolo strategico del rilancio dell'attività aziendale nella sede storica di Legnano che intende mantenere quale polo produttivo di riferimento della società. Rimarcando come in nessun accordo era ventilata l'ipotesi di aiuti da parte del Ministero, il Ministero, invece, è garante del preciso impegno preso dalla proprietà al momento dell'acquisizione dell'azienda, per mantenere aperto, appunto, il sito legnanese. Delicata, più in generale, è la situazione del comparto metalmeccanico in Lombardia. Il 2016 si è chiuso, infatti, con quasi 5000 licenziamenti, dato che dimostra il difficile momento del settore e la precaria condizione dei metalmeccanici. Nonostante questo, nell'ultimo incontro del 12 gennaio 2017, la proprietà ha sostenuto che le prospettive per l'azienda sono buone e il 2016 chiuderà con un utile; così come confortanti sono le prospettive di lavoro, dovendo, entro giugno, rientrare 17 lavoratori dalla mobilità. 
Noi chiediamo, quindi, al Governo, se intenda convocare in tempi celeri un tavolo di confronto con proprietà e rappresentanze sindacali, che mi risulta essere già avvenuto in data 24 gennaio 2017, e quali, però, azioni il Governo intenda mettere in atto al fine di garantire la permanenza dell'azienda sul territorio legnanese, appunto, nella sua sede storica. A conclusione di questa presentazione, io mi rendo perfettamente conto che la situazione della Franco Tosi di Legnano sia particolarmente delicata, che non sia un caso isolato, ma che sia rappresentativa di una situazione più generale di crisi di tante aziende importanti del nostro territorio. 
È altresì vero che questo Governo, mi permetto di sottolinearlo, ha dimostrato in questi anni particolare attenzione alla vicenda, perché stiamo parlando di un'azienda conosciuta su tutto il territorio nazionale e a livello internazionale. Quello che interessa sottolineare con questa interpellanza è che crediamo sia assolutamente utile che questa sede possa rimanere a Legnano e che quest'azienda possa continuare a operare a Legnano perché l'Altomilanese ha bisogno di avere queste aziende importanti sul territorio; tra l'altro, la sede della Franco Tosi è in centro alla Città di Legnano, abbiamo un'area ormai dismessa che andrebbe valorizzata, ma noi riteniamo che sarebbe un fallimento della politica se, con il Governo, la regione Lombardia e le amministrazioni locali, non si riuscisse ad attuare un progetto per rivitalizzare questi centri che sono nati, che hanno fatto la propria fortuna e la propria storia proprio grazie alla presenza di queste aziende storiche. Da parte nostra c’è il massimo impegno; come parlamentari, abbiamo appunto presentato moltissime interrogazioni e interpellanze su questo caso. 
Ad oggi chiediamo al Governo che cosa si possa fare in più, pur nelle difficoltà oggettive che ci sono e che noi riconosciamo, per riuscire, davvero, a raggiungere questo obiettivo. L'esperimento appunto della Prodi-bis e il commissario straordinario sono un'occasione per il Ministero per, in due anni, riuscire davvero a far rinascere queste aziende. Ci siamo impegnati anche all'internazionalizzazione delle imprese, come Governo, e, quindi, mi permetto di chiedere, anche in questa fase, di cercare, attraverso un monitoraggio delle aziende più importanti che abbiamo su tutto il territorio nazionale, di aiutare queste aziende ad avere commesse dall'estero, perché questo porterebbe ad avere, ovviamente, delle entrate e, quindi, a incentivare le aziende a rimanere sul nostro territorio, perché, comunque, se davvero noi crediamo nel made in Italy, dobbiamo far sì che queste aziende restino in Italia, restino di proprietà italiana, perché questo è uno dei pochi casi, rispetto a tante aziende che ho seguito nel mio territorio, dove abbiamo un imprenditore italiano che ha deciso di reinvestire in una situazione davvero molto difficile; in altri casi, purtroppo, abbiamo visto l'arrivo di presenze da altre parti del mondo che, sicuramente, sono auspicabili, ma se riuscissimo, invece, a invertire questa tendenza e a valorizzare l'imprenditoria italiana, sicuramente questo sarebbe un obiettivo condiviso da tutti. Per cui io chiedo al Governo, appunto, di rispondere a queste due domande e, magari, anche di dare qualche informazione rispetto all'incontro del 24 e poi mi riservo di aggiungere qualcosa in sede di replica.

Risposta del governo

Grazie, Presidente; come sicuramente è noto all'onorevole Cimbro, l'azienda Franco Tosi Meccanica è stata sottoposta alla procedura di amministrazione straordinaria nel mese di settembre 2013. In data 8 giugno 2015 a valle dell'autorizzazione concessa dal Ministero dello sviluppo economico 17-20 marzo 2015 e del raggiungimento dell'accordo sindacale ex legge n. 428 del 1990 è stato sottoscritto il contratto di cessione dei complessi aziendali alla Bruno Presezzi Spa, la quale si è impegnata ex articolo 63 del decreto legislativo n. 270 del 1999 a proseguire l'attività e ad assumere subito e mantenere al lavoro, per almeno un biennio, 170 degli ex lavoratori della Franco Tosi, oltre a ulteriori 40 dipendenti da assumere nel corso del biennio medesimo. La vendita del ramo d'azienda si è conclusa a seguito di un iter lungo e complesso e ha avuto ad oggetto le sole attività, mentre gli immobili concessi in locazione sempre alla Bruno Presezzi sono rimasti in capo alla procedura, per essere successivamente posti in vendita. Allo stato non è stata ancora avviata la relativa procedura. Per quanto concerne gli impegni occupazionali risultano giunti fino all'atto della vendita 169 dipendenti e non 170 come da impegno preso dalla Presezzi Spa, poiché uno dei dipendenti non ha accettato l'offerta di assunzione. Ulteriori 16 dipendenti sui 40 da assumere nell'arco del biennio sono stati presi in carico negli ultimi venti mesi. Di questi, 4 prestano la loro attività presso gli stabilimenti di Burago e Colnago della Bruno Presezzi Spa.
Ad oggi, ossia a quattro mesi dal termine del biennio di legge di cui all'articolo 63, comma 2, del decreto legislativo 270 del 1999, non sono stati avanzati rilievi da parte del commissario circa il rispetto degli impegni contrattualmente assunti. Quanto al personale non trasferito all'acquirente, segnalo che allo scadere della cassa integrazione guadagni straordinaria tutti i lavoratori non attivi sono stati messi in mobilità ex legge 223 del 1991, permanendo in capo alla procedura diciotto addetti. 
Infine informo che, nel corso del tavolo tenutosi lo scorso 24 gennaio presso il Ministero dello sviluppo economico, i rappresentanti dell'azienda hanno comunicato il buon andamento dell'attività e la conquista di nuovi mercati, seppure in un contesto globale molto competitivo. Gli stessi rappresentanti hanno comunicato in sede ministeriale di essere intenzionati a fare un'offerta cauzionata per l'acquisto degli immobili dalla procedura commissariale. Questa offerta sarà oggetto della valutazione della procedura commissariale del Comitato di sorveglianza e fermo restando quanto disposto dalla normativa di riferimento (decreto legislativo 270 del 1999). Il Ministero dello sviluppo economico, le altre istituzioni presenti e le organizzazioni sindacali hanno preso atto di questa offerta che, se dovesse risultare congrua, potrà consentire la permanenza del sito nell'attuale sede di Legnano. Il tavolo rimane comunque aperto, per monitorare gli sviluppi della vicenda e sarà cura del Ministero che rappresento informare e tenere aggiornato il Parlamento a riguardo.

Replica

Grazie, Presidente. Grazie per la risposta del Governo. Credo di essere soddisfatta per quanto concerne il tema occupazionale, perché abbiamo avuto rassicurazioni rispetto all'adeguato impegno che l'azienda sta profondendo per mantenere l'iter di assunzioni e di reintegrazioni che sono stati stabiliti all'inizio di questo percorso. 
Sono altresì soddisfatta rispetto al resoconto del tavolo che c’è stato il 24 gennaio, che ha messo in evidenza come ci sia la volontà da parte dell'azienda di fare una proposta per l'acquisto degli immobili siti appunto nel centro di Legnano. 
Quello che mi preme sottolineare ancora una volta è che credo che questi momenti di confronto in Aula, ma anche al Ministero, siano assolutamente utili, perché noi abbiamo rappresentato una difficoltà dell'azienda, che è stata manifestata pubblicamente attraverso la stampa locale. E credo che il modo migliore per lavorare insieme – perché l'obiettivo di tutti deve essere quello di rilanciare l'economia italiana, di rilanciare l'imprenditoria italiana – sia quello di favorire momenti di confronto a tutti i livelli, coinvolgendo anche regione Lombardia. Mi permetto in questo di essere anche un po’ polemica, perché a fronte di rassicurazioni che sono state date all'imprenditore poi di fatto non c’è stata, è mancata, la collaborazione fattiva. Io credo che invece tavoli di confronto, dove dai livelli più bassi istituzionali ai livelli più alti si cerchi insieme una soluzione, siano assolutamente fondamentali, evitando magari di esacerbare i toni, evitando di creare delle fratture anche sul piano dei rapporti istituzionali, però avendo come obiettivo quello della risoluzione del problema. Perché chiedere a degli imprenditori, che già investono in situazioni difficili, ulteriori impegni – sappiamo benissimo che per come è la struttura c’è bisogno di investire moltissimo per la messa in sicurezza di tutti i macchinari, per la messa in sicurezza della struttura stessa – significa disincentivare la presenza sul territorio. È evidente che, a fronte dell'impegno economico per acquistare gli immobili, c’è anche un impegno economico che riguarda la ristrutturazione di tutta la sede, che è davvero obsoleta. Invito i membri, rappresentanti del Governo – anche se di recente abbiamo avuto la presenza del Ministro Poletti – a visitare quest'azienda, che aveva 6 mila dipendenti e ad oggi sembra una cattedrale nel deserto. Quando si entra si ha proprio la sensazione di essere in un luogo magico, che ha dato lavoro a tantissimi lavoratori, che però oggi è davvero una cattedrale nel deserto. 
Noi dobbiamo lavorare perché ci sia una piena integrazione della storia e, quindi, il passato con il presente che lavorano insieme e si uniscono per rilanciare l'occupazione, ma soprattutto la produzione sul nostro territorio nazionale.
Chiudo. Anche come membro della Commissione affari esteri, io ho davvero apprezzato molto l'impegno del Ministro Calenda rispetto al tema dell'internazionalizzazione delle imprese. Dobbiamo lavorare perché le nostre imprese possano avere commesse dall'estero e quindi riuscire a rilanciare l'attività, la produzione sul nostro territorio. Anche perché siamo davvero bravi e quindi il made in Italy deve essere il fiore all'occhiello della produzione italiana. Non siamo magari competitivi sui numeri, giustamente pretendiamo – visto che ad oggi appunto si parla anche rispetto a Trump – la qualità del lavoro e quindi anche il rispetto dei diritti dei lavoratori, però allo stesso tempo la nostra produzione è una professione di qualità che può competere appunto sulla qualità, non sui numeri, ma sulla qualità. Quindi io credo che da parte del Governo e da parte di tutti noi ci sia l'impegno per avere un quadro che restituisca all'Italia anche la bellezza e la ricchezza di altri momenti storici, come quelli appunto che ha saputo dimostrare nel corso di questi anni la Franco Tosi di Legnano. Grazie.