04/11/2014
Maria Grazia Rocchi
Civati, Pastorino, Tullo, Mariani, Ghizzoni, Bossa, Bonaccorsi, Carocci, Fanucci, D'Ottavio, Rostan, Verini, Sani, Donati, Dallai, Braga, Ermini, Cenni, Albini, Nardi, Orfini, Giuditta Pini, Paris, Gribaudo, Rampi, Gelli, Rotta, Gnecchi, Giacobbe, Fossati, Nicchi, Airaudo, Andrea Romano
2-00739

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
con la decisione dei vertici della multinazionale TRW, annunciata il 16 ottobre 2014, di chiudere lo stabilimento di Livorno, si allunga il drammatico elenco delle situazioni di crisi del settore automotive che ha duramente colpito l'area industriale livornese; la situazione si aggrava con la possibile perdita di occupazione per circa 500 persone occupate direttamente e nell'indotto TRW. L'azienda annuncia di voler chiudere lo stabilimento già il prossimo 31 dicembre, quando scadranno i contratti di solidarietà ancora in corso; 
nonostante la crisi del settore che, dal 2008, ha perso circa 1000 posti di lavoro (un quarto degli occupati nel settore) e che ha visto un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, nessuno, tra i dipendenti TWR, immaginava una decisione tanto drastica dei vertici aziendali, tanto più per lo stabilimento livornese che, a detta degli stessi dirigenti, rappresenta un modello in termini di produttività, efficienza e competitività; 
le lavoratrici e i lavoratori della TRW e tutte le istituzioni non possono accettare che alla vigilia di una cessione aziendale alla multinazionale tedesca ZF che determinerà nuovi assetti societari e, a distanza di pochi mesi da incontri in Confindustria con i vertici aziendali durante i quali si rassicuravano le organizzazioni sindacali circa il ruolo strategico dello stabilimento di Livorno, si determini un repentino e categorico annuncio di cessazione di attività. Gli argomenti addotti dai vertici e ascoltati in questi giorni non sembra impediscano che l'attività dello stabilimento possa protrarsi per almeno un anno, anno utile alla ricerca di intese e nuove possibilità; 
quella della TRW non è solo l'apertura di una nuova crisi industriale che può riguardare più stabilimenti italiani, è un dramma per circa 500 famiglie che vivono in un tessuto economico e sociale già duramente colpito e che non potrà sopportare alcun ulteriore impoverimento produttivo ed occupazionale. Con un tasso medio di disoccupazione nettamente superiore alla media regionale, la città rischia di perdere la propria vocazione industriale e la possibilità di recuperare produttività di sistema e quindi di privarsi di concrete possibilità di rilancio produttivo; 
il segno della gravità della situazione è rappresentato dal fatto che la vertenza TRW non è che l'ultimo anello di altre e complesse vertenze come quelle ENI, LUCCHINI, TOSCANA IMPIANTI, COOPLAT, EX DELPHI; 
ai lavoratori della TWR e delle altre aziende in crisi occorre dare risposte prima di tutto impedendo ridimensionamenti o cessazioni di attività, perché ipotesi occupazionali alternative non esistono, perché la situazione attuale, se non governata in un'ottica di nuova strategia produttiva del territorio alimentata da risorse adeguate e da un ampio coinvolgimento di tutte le istituzioni, rischia di condurre alla perdita di altre imprese e di ogni attrattività per nuovi investimenti; 
l'area livornese, ricca di professionalità, potenzialmente adatta ad essere uno snodo logistico di primaria importanza, oltre che idonea ad implementare produzioni tecnologicamente avanzate, non può permettere che si disperda un potenziale produttivo enorme. Non lo meritano le tanti lavoratrici e i tanti lavoratori livornesi, non lo merita la Toscana né l'intero Paese; 
la regione Toscana, pienamente consapevole della grave situazione dell'area livornese, dichiara di avere richiesto al Governo il provvedimento straordinario che riconosce Livorno come area di crisi complessa, come già avvenuto per Piombino. Si riconosce dunque l'importanza di uno strumento che consenta di attivare risorse ed interventi nazionali utili ad implementare un piano di rilancio economico, alla cui elaborazione si impegnano le istituzioni territoriali; 
il consiglio comunale di Livorno ha approvato unanimemente il 26 ottobre 2014 un atto d'indirizzo che, oltre a ribadire il pieno sostegno alla battaglia dei lavoratori della TRW e delle organizzazioni sindacali per scongiurarne la chiusura dello stabilimento di Livorno, impegna l'amministrazione a richiedere al Ministero dello sviluppo economico di accelerare il percorso di riconoscimento dello stato di crisi industriale complessa dell'area di Livorno, e ad istituire un tavolo permanente per l'emergenza occupazionale di questo territorio e per giungere al più presto ad un accordo di programma; 
in data 20 ottobre 2014, alla presenza del viceministro dello sviluppo economico Claudio De Vincenti, dell'assessore regionale alle attività produttive della regione Toscana Gianfranco Simoncini e del sindaco di Livorno Filippo Nogarin, si è svolto un incontro con i vertici della multinazionale TRW al termine del quale, il Governo, la regione ed il comune hanno chiesto a TRW la disponibilità a mantenere ancora attivo lo stabilimento per tutto il 2015 allo scopo di consentire la ricerca di soluzioni alternative; 
il 29 ottobre 2014, si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico un nuovo incontro tra il viceministro dello sviluppo economico, l'assessore regionale alle attività produttive, il sindaco di Livorno, le organizzazioni sindacali e i vertici di TRW –: 
alla luce delle relazioni intercorse tra il Ministero dello sviluppo economico, vertici aziendali, parti sociali ed enti territoriali, quali siano le azioni che il Ministro interpellato intenda sostenere al fine di scongiurare la cessazione delle attività TRW e quali interventi intenda avviare o favorire al fine di avviare un percorso di rilancio economico produttivo dell'area livornese. 

Seduta del 14 novembre 2014

Illustra e replica Maria Grazia Rocchi, risponde  Il Viceministro dello sviluppo economico, Claudio De Vincenti

Illustrazione

Signor Presidente, vengo a illustrare la interpellanza urgente che ho posto al Ministero dello sviluppo economico. Dunque, con la decisione del 16 ottobre scorso i vertici della multinazionale Trw di Livorno decidono di chiudere lo stabilimento ubicato nel territorio; in questa maniera si allunga il drammatico elenco delle situazioni di crisi del settore automotive che ha purtroppo duramente colpito proprio l'area industriale livornese; si aggrava perché ciò determinerà una possibile perdita occupazionale per 500 persone occupate direttamente in Trw o nel suo indotto. 
L'azienda annuncia di voler chiudere lo stabilimento già il prossimo 31 dicembre, quando scadranno i contratti di solidarietà ancora in corso. Vede, nonostante la crisi del settore che, dal 2008, ha generato la perdita di quasi 1000 posti di lavoro (circa un quarto degli occupati nel settore automotive a Livorno) e che ha visto un massiccio ricorso agli ammortizzatori sociali, nessuno, proprio nessuno nella Trw, immaginava una decisione tanto dura e tanto drastica da parte dell'azienda, tanto più per uno stabilimento, come quello livornese che, a detta degli stessi dirigenti, rappresentava un modello in termini di produttività, di efficienza e di competitività, che era costata cara ai lavoratori. Erano anni di contratti di solidarietà siglati che andavano a colpire duramente il reddito di queste famiglie. 
Le lavoratrici e i lavoratori della Trw e tutte le istituzioni, a questo punto, non possono accettare che alla vigilia di una cessione aziendale importante alla multinazionale tedesca ZF, che determinerà dunque nuovi assetti societari e, a distanza di pochi mesi da incontri che si sono tenuti in Confindustria con i vertici aziendali e durante i quali si rassicuravano le organizzazioni sindacali circa il ruolo strategico dello stabilimento di Livorno, si determini un repentino e categorico annuncio di cessazione di attività. Vede, gli argomenti addotti dai vertici e ascoltati in questi giorni non sembra impediscano che l'attività dello stabilimento possa protrarsi per un altro periodo, almeno per un anno, e sarebbe un anno utile, importante per la ricerca di intese e di nuove possibilità. 

Noi sappiamo la multinazionale Trw ha siglato qualche mese la cessione del gruppo alla tedesca ZF. Questo progetto di acquisizione vale oltre 12 miliardi di dollari e i vertici di ZF hanno salutato l'operazione come un passo importante per lo sviluppo di collaborazioni e sinergie tra due comparti industriali fondamentali che però operano in segmenti industriali diversi. 
Dichiaravano, a quel momento, salutando l'operazione, che dalla fusione sarebbero derivati nuovi e maggiori investimenti in ricerca e sviluppo e tutti i dipendenti dei due gruppi avrebbero potuto avvantaggiarsi di nuove opportunità di lavoro e di carriera. Bene i lavoratori di Livorno e forse neanche quelli degli altri stabilimenti italiani, hanno capito bene quali vantaggi deriveranno dalla creazione del nuovo colosso industriale e che, particolare importante avrà, come azionista di ampia maggioranza la municipalità di Friedrichshafen. 
Quella della Trw non è solo l'apertura di una nuova crisi industriale che può riguardare più stabilimenti italiani, è un dramma per circa 500 famiglie che vivono in un tessuto economico e sociale già duramente colpito e che non potrà sopportare un ulteriore impoverimento produttivo ed occupazionale.
Vede, Presidente, con un tasso medio di disoccupazione del 14 per cento, che è nettamente superiore alla media regionale in Toscana, che si attesta intorno al 7,9 per cento, e con un tasso di disoccupazione giovanile che supera il 45 per cento, la città rischia di perdere la propria vocazione industriale, la possibilità di recuperare produttività di sistema, quindi di privarsi di una concreta possibilità di rilancio produttivo. La chiamano desertificazione ed è quella proprio che Livorno ci rappresenta ogni giorno. Il segno della gravità della situazione è appunto dato dal fatto che la vertenza Trw non è che l'ultimo anello delle tante complesse vertenze come quelle di Eni, Lucchini, Toscana Impianti, Cooplat, ex Delphi. Ai lavoratori della Trw e delle altre aziende in crisi occorre dare risposte prima di tutto impedendo ridimensionamenti o cessazioni di attività, perché ipotesi occupazionali alternative non esistono, perché lo stato attuale, se non governato in un'ottica di nuova strategia produttiva del territorio, alimentata da risorse adeguate e ampio coinvolgimento di tutte le istituzioni, rischia di perdere altre imprese ed ogni attrattività per nuovi investimenti. Il Censis tempo fa definiva la città come una delle più vitali d'Italia, con nuclei produttivi ad alto tasso di innovazione. Dunque è vero, l'area livornese è un'area ricca di professionalità, è potenzialmente adatta ad essere uno snodo logistico di primaria importanza, oltre che idonea ad implementare produzioni tecnologicamente avanzate, e non può permettere che si disperda un potenziale produttivo enorme. Non lo meritano i tanti lavoratori e le lavoratrici livornesi, non lo merita la Toscana, l'intero Paese. 
La regione Toscana è pienamente consapevole della grave situazione dell'area livornese e richiede al Governo un provvedimento straordinario che riconosce Livorno come area di crisi complessa, come già del resto avvenuto per Piombino. Si riconosce, dunque, l'importanza di uno strumento che consenta di attivare risorse ed interventi nazionali utili ad implementare un piano di rilancio economico, alla cui elaborazione si impegnino tutte le istituzioni territoriali. Il consiglio comunale di Livorno ha approvato, lo scorso ottobre, un atto d'indirizzo che, oltre a ribadire il pieno sostegno alla lotta dei lavoratori della Trw e delle organizzazioni sindacali per scongiurarne la chiusura dello stabilimento livornese, impegna l'amministrazione a richiedere al Ministero dello sviluppo economico di accelerare il percorso di riconoscimento dello stato di crisi industriale complessa e ad istituire un tavolo permanente per l'emergenza occupazionale nell'area livornese e giungere così al più presto ad un accordo di programma. Il 20 ottobre scorso, alla presenza appunto del sottosegretario, dell'assessore regionale alle attività produttive Simoncini, e del sindaco di Livorno, Nogarin, si è svolto un incontro con i vertici della multinazionale Trw al termine del quale il Governo, la regione ed il comune hanno chiesto a Trw la disponibilità a mantenere ancora attivo lo stabilimento per tutto il 2015, ciò allo scopo di consentire la ricerca di soluzioni alternative. Il 29 ottobre 2014, quel triste 29 ottobre, si è tenuto al MISE sempre un nuovo incontro in tale senso, sempre con i vertici italiani della Trw. Non sembra che siano uscite grosse aperture per scongiurare la chiusura dello stabilimento livornese e pertanto si è convenuto per un nuovo incontro a più alti livelli aziendali. 
Ora, sottosegretario, alla luce di vari incontri intervenuti al MISE, per noi è urgente conoscere quali possono essere gli ulteriori passi in merito alla negoziazione con i vertici della Trw, al fine di scongiurare la cessazione delle attività prevista per la fine di questo anno, e poi quali interventi si intendono avviare per favorire un percorso di rilancio economico del tessuto produttivo dell'area livornese.

Risposta del governo

Viceministro dello sviluppo economico. Grazie Presidente, chiedo scusa al Presidente e agli onorevoli per il ritardo che ho portato. 
Il Ministero sta seguendo attivamente e da vicino le complesse vertenze che nell'ultimo periodo stanno interessando la città di Livorno. La prospettata chiusura dello stabilimento Trw va ad aggiungersi a situazioni di crisi precedenti che interessano altri siti industriali locali e che quindi, rischiano di compromettere la vocazione industriale di Livorno con pesanti ricadute economiche e sociali sul tutto territorio. 
Il Ministero dello sviluppo economico ha subito attivato un tavolo di confronto tra le parti non appena Trw ha comunicato l'intenzione di cessare le attività presso lo stabilimento di Livorno dal 1o gennaio 2015. La chiusura dello stabilimento giunge inaspettata, senza che siano state indicate altre possibili alternative e senza che ci sia stato il dovuto dialogo con le parti sociali e con le istituzioni per cercare insieme all'azienda, altre possibili prospettive per il sito produttivo di Livorno. 
Dal punto di vista occupazionale, il bilancio è particolarmente drammatico perché riguarda circa 450 dipendenti più l'indotto. Per questo, il Governo e le istituzioni regionali e locali hanno proposto di prolungare per altri 12 mesi l'attività per individuare, insieme alle istituzioni, altre soluzioni imprenditoriali e per utilizzare in questo lasso di tempo ogni possibile ammortizzatore sociale. Del resto, in vicende simili, le imprese, anche multinazionali non mai hanno prospettato scelte così a breve termine, offrendo piuttosto tempistiche più ampie e soluzioni sicuramente più governabili. In questo caso, invece, l'unica proposta formulata è stata quella di un «piano sociale» di accompagnamento economico ai lavoratori posti in mobilità. 
Per tale motivo, sono in corso in questi giorni contatti, dopo l'incontro ricordato dall'onorevole Rocchi, con i verticidella multinazionale Trw per prospettare una gestione della vicenda che sia meno dirompente di quella annunciata. Sono anche in corso interlocuzioni tra il Ministero dello sviluppo economico e il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e naturalmente con la regione Toscana con la Trw per esplorare le differenti opzioni di utilizzo degli ammortizzatori sociali che possano sostenere al meglio i lavoratori in questa difficile fase. Da ultimo, è stato riconvocato un incontro tra le parti e le istituzioni per il giorno 20 novembre 2014. 
In quella data il MISE confermerà la richiesta di un maggiore impegno di Trw per mantenere attivo lo stabilimento nel corso del 2015 anche per favorire – come dicevo – la ricerca di nuove soluzioni nello stesso settore o in altri. La situazione, come è chiaro da quanto diceva l'onorevole Rocchi e da questa mia risposta, è una situazione difficile su cui stiamo lavorando per individuare una soluzione, prima di tutto, meno traumatica e, in secondo luogo, alternativa che dia un futuro al sito di Livorno. 

Replica

Signor Presidente, signor sottosegretario, la Trw sta a tutti noi particolarmente a cuore. È la fabbrica simbolo della Livorno industriale. Io ricordo – e ricordo bene – la vecchia Spica, che era la società delle pompe a iniezione Cassani; vi lavoravano operai orgogliosi e noi, allora giovani, li ricordiamo come i fortunati che lavoravano alla Spica. Oggi la minacciata chiusura appare come un sipario che cala sulla storia di una città. Nonostante le crisi precedenti, questa è diventata proprio una crisi simbolo e rischia di avere un effetto dirompente anche sullo stato emotivo della città, con ricadute sociali anche di tenuta sociale non facilmente prevedibili in questo momento, ma sicuramente brutte e drammatiche.  Questo sipario che cala, infatti, vede allontanarsi ogni opportunità di occupazione. Ho ben chiari già, sottosegretario, i 160 tavoli di crisi che sono aperti presso il Ministero e di cui lei si sta occupando. Sono crisi che conosce molto bene e riguardano operai di Genova, Taranto, Piombino, Terni, e mi scuso con tutti gli altri operai degli altri territori italiani che in questo momento non riescono neanche a citare per quanti sono, ma è drammatico vedere l'orgogliosa Livorno dove si avvita una crisi che ormai non è solo economica e sociale, ma è culturale. È dunque una crisi che supera le dinamiche congiunturali e rischia di trasformarsi drammaticamente in strutturale, perché, senza il nuovo ossigeno che solo la fiducia nel futuro può produrre, si perde la voglia e la capacità di investire, non solo di investire in impresa, ma anche in se stessi, investire nella propria crescita umana e professionale. E forse è per questo e non è un caso che, a Livorno, si osservi anche il tasso di abbandono scolastico più alto della Toscana: nemmeno i ragazzi riescono a investire più in se stessi. Chi osserva la triste contabilità della crisi vede anche che quella della meccanica livornese inizia prima della recessione, inizia a metà del 2000, quando l'arretramento delle industrie statali lascia il passo alle nuove multinazionali portatrici di logiche spietate di crescita di valore per i propristakeholder. È comprensibile, dunque, che la logica della multinazionale venga vissuta come predatoria, come capace di sfruttare ogni risorsa pubblica, inclusi gli ammortizzatori sociali, senza sentire il bisogno di costruire comportamenti socialmente responsabili. In più, Livorno, legata com’è alla meccanica della componentistica auto, ha avuto un'accelerazione con il crollo e l'accentuarsi prima della crisi FIAT ed oggi con l'incertezza dei piani industriali della società per l'Italia. La voce unica e decisa della politica che ascolto dunque oggi nel suo impegno ed è espressa dal Governo e dagli enti territoriali è di estrema importanza. Ormai, si concentra lì l'attenzione delle organizzazioni sindacali, delle lavoratrici e dei lavoratori livornesi. È la speranza di Livorno, che si aspetta una nuova capacità negoziale per scongiurare la perdita di altri posti di lavoro, una nuova capacità di investimento e di progettazione per ricostruire il tessuto produttivo della città. Per questo, sottosegretario, sono lieta di leggere nelle sue parole la piena conoscenza dello stato delle attività produttive livornesi, della situazione occupazionale e delle tensioni sociali della città. Ha ampiamente delineato l'attuale situazione della Trw e ha seguito personalmente – lo sappiamo – tutti gli incontri ed è stato presente in modo costante, garantendo la sua presenza in ogni momento, e so che questa presenza avrà un ruolo importante e decisivo anche nell'incontro previsto per il 20 di novembre. So che ha incontrato gli enti territoriali e le organizzazioni sindacali. Spero che lei abbia compreso la loro ansia, la loro paura e soprattutto la loro rabbia, perché è dall'inatteso sviluppo di questa situazione, che deriva una tensione sociale sopra ogni altro livello di guardia. Nella sua risposta leggo la determinazione a favorire un'auspicata sospensione della decisione di chiusura dello stabilimento. Leggo la volontà di intraprendere ogni via negoziale, affinché questo avvenga, a utilizzare strumenti anche innovativi perché questo possa fornire le risposte a quei lavoratori e a quelle lavoratrici, intraprendendo con la multinazionale americana, e voglio pensare anche con quella tedesca, ogni passo in questa direzione. 
Pertanto, sulle notizie, che noi ci aspettiamo positive, se lei me lo consente, vorrei nuovamente interrogarla in tal senso. Ma le notizie le attende, prima di tutto, la mia città, le attende una zona che ha intenzione di rimettere in gioco la sua ricchezza professionale, le sue potenzialità infrastrutturali, tutte le sinergie territoriali e quelle con attività di impresa, di eccellenza, che operano con alti tassi di produttività e di innovazione. Dunque, mi dichiaro soddisfatta della risposta e ringrazio il Viceministro.