30/06/2017
Ernesto Magorno
Oliverio, Covello, Bruno Bossio, Censore, Barbanti, Battaglia, Manfredi, Piccione, Cuomo, Falcone, Currò, Morassut, Pilozzi, Tino Iannuzzi, Carloni, Anzaldi, Pagani, Losacco, Manciulli, Greco, Cani, Melilli, Mura, Berlinghieri, Garofani, Bonomo, Coscia, Moretto, Francesco Sanna, Fiano
2-01867

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro della salute, per sapere – premesso che:
   in un'intervista rilasciata all'Ansa, il Ministro della salute, esponendo alcune anticipazioni sui risultati dei livelli essenziali di assistenza 2015 e della spesa 2016, ha osservato che «i conti in questi anni sono migliorati, anche se le regioni commissariate sono troppe. Ma se possiamo dire che i piani di rientro e i commissariamenti hanno funzionato sotto il profilo economico, lo stesso non può dirsi per le cure. Il punteggio minimo da raggiungere per essere adempienti è 160, ma dai primi risultati del 2015, anche se non ufficiali, sono ancora sotto soglia la Calabria, il Molise, la Puglia, la Sicilia e la Campania»;
   in tutte le regioni commissariate si è assistito ad un peggioramento della performance. In molte regioni ci sono difficoltà nel potenziamento della assistenza territoriale. In particolare, nell'assistenza domiciliare, numero dei posti letto per assistenza residenziale, assistenza ai disabili, coperture vaccinali, screening del tumore a colon-retto, mammella e cervice uterina;
   la Calabria, con 147 punti, dopo sette anni di commissariamenti è ancora abbondantemente al di sotto della soglia minima dei livelli essenziali di assistenza. Il sistema sanitario non è più in grado di garantire, in molte aree della Calabria, l'universalità del diritto di cura della salute. Si registrano pesanti inefficienze e un sensibile abbassamento degli standard di qualità e di sicurezza dei servizi ospedalieri e territoriali. Il presidente della regione Calabria, Mario Oliverio, intervenendo sulle dichiarazioni rilasciate dal Ministro tramite un comunicato dell'ufficio stampa della giunta, ha osservato che tali dichiarazioni confermano le preoccupazioni e le analisi da mesi sostenute dalla regione. Le gestioni commissariali si sono rivelate un vero fallimento, perché hanno attivato processi meramente ragionieristici, eludendo la missione principale del servizio sanitario che è quella di garantire cure e tutela della salute ai cittadini. Lo stesso parziale risanamento economico è il frutto della fuoriuscita di circa 5 mila operatori dall'interno del sistema sanitario calabrese. E ciò dimostra che non è stato messo in campo nessun processo di risanamento e riorganizzazione strutturale. Non è stato raggiunto l'obiettivo del rientro dal disavanzo finanziario pregresso; l'Asp di Reggio Calabria, per esempio, ha ricevuto 250 milioni di euro ed ha pagato solo 35 milioni di euro, pari al 14 per cento delle somme trasferite, e non risultano misure di intervento adottate per superare le criticità;
   si è addirittura aggravata la criticità del bilancio regionale del settore sanitario;
   si è protratta una gestione burocratica che invece di tagliare gli sprechi ha ridotto i servizi. L'incremento del tasso di mobilità sanitaria passiva è la manifestazione più evidente della perdita di fiducia dei calabresi verso il servizio sanitario regionale. In questa fase, il pesante fallimento della gestione commissariale è connotato, inoltre, da una perdurante paralisi dell'attività dell'ufficio del commissario. Si manifesta, ormai in maniera insanabile, un contrasto tra la funzione del commissario e quella del suo sub, entrambi nominati dal Governo nazionale; il sub commissario è diventato, tra l'altro, direttore generale del Ministero della salute;
   una riprova di questo si è avuta recentemente con la «bocciatura» da parte del Ministero della salute del decreto n. 50 del 2017 adottato dal commissario ad acta della regione Calabria Massimo Scura con cui viene autorizzata l'assunzione a tempo indeterminato di circa 600 figure, personale medico, tecnico, infermieristico e amministrativo, nelle aziende sanitarie e ospedaliere della regione. Il Ministero ha infatti ritenuto che il decreto non può essere considerato valido, in quanto non è stato sottoscritto dalla struttura commissariale nella sua interezza. Mancherebbe, in particolare, la sottoscrizione del sub commissario Andrea Urbani. Peraltro l'allarme sulla possibile illegittimità del decreto era stato già lanciato dal dirigente generale del dipartimento «tutela della salute» della regione, Riccardo Fatarella. Quest'ultimo, preso atto del provvedimento del Ministero, ha scritto all'ufficio del commissario evidenziando come a questo punto spetti alle aziende del servizio sanitario regionale che, incautamente, hanno dato seguito ad un provvedimento non valido, porre in essere i dovuti provvedimenti di autotutela con la massima sollecitudine;
   «Dire che sono previste 600 assunzioni», ha sottolineato Fatarella, «vuol dire creare confusione, anche non volendolo. E in una regione come la Calabria non ce lo possiamo permettere»;
   nelle sue dichiarazioni il Ministro Lorenzin ha sottolineato che i piani di rientro e i commissariamenti così come sono oggi hanno funzionato, almeno sul versante economico, ormai hanno anche fatto il loro tempo e vanno sostituiti. La soluzione prospettata dal Ministro è semplice: ridare alle regioni la capacità decisionale completa, «senza alibi». Ma lo Stato centrale dovrà «tempestivamente intervenire commissariando le singole aziende sanitarie a fronte di standard bassi di erogazione dei servizi sanitari ai cittadini. Vuol dire che il direttore generale, amministrativo, sanitario lo decidiamo noi – ha concluso Lorenzin – dando un tempo definito per la riorganizzazione della singola azienda ed esercitando poteri sostitutivi completi» –:
   se il Ministro, nel rispetto delle competenze regionali in materia, intenda farsi promotore di un intervento di riforma, con la presentazione di un disegno di legge governativo che, modificando l'attuale vigente normativa in tema di piani di rientro e commissariamento delle regioni inadempienti, preveda e disciplini misure in grado di attribuire nuovamente piena capacità decisionale alle regioni, facendo salvo il controllo dello Stato sulle singole aziende sanitarie ed il potere statale di commissariamento delle stesse di fronte a bassi standard di erogazione dei livelli di assistenza;
   se il Governo, sempre nel rispetto delle competenze regionali in materia, intenda verificare la legittimità dell'operato dell'attuale commissario ad acta della regione Calabria, considerato, anche, che a consuntivo 2016, il bilancio regionale della sanità ha prodotto un debito pari a 54 milioni di euro e se, nella medesima direzione, possa intervenire per favorire la rapida messa a punto di un nuovo decreto commissariale diretto a consentire le 600 assunzioni di personale sanitario nella regione necessarie anche per dare piena attuazione al piano di rientro;
   per quale ragione il Governo non ritenga di applicare la norma che consente di individuare come commissario ad acta il presidente della regione, quale autorità di riferimento del governo del servizio sanitario.