24/01/2019
Enrico Borghi
2-00240

 Il sottoscritto chiede di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che:

   la provincia di Verbano Cusio Ossola ha deliberato la procedura di predissesto di cui all'articolo 243-bis del Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali nel dicembre 2013, e negli anni successivi ha, parimenti alle altre province, subìto gli effetti finanziari determinati dalle due principali norme di «spending review», e cioè il decreto-legge n. 66 del 2014 e la legge n. 190 del 2014, che hanno pesantemente inciso sulla autonomia finanziaria del comparto provinciale nel suo complesso, con evidenti pesanti ricadute sugli equilibri strutturali della provincia di Verbano Cusio Ossola già in riequilibrio finanziario;

   nonostante la pesante azione di risanamento messa in atto a valle del processo di riordino istituzionale avviato con la legge n. 56 del 2014, la provincia di Verbano Cusio Ossola risente, ancora oggi, dei tagli – ingenti e sproporzionati rispetto alle effettive capacità dell'ente – operati dal legislatore, tanto che ancora nel mese di gennaio 2019, l'ente si vede recuperare coattivamente tutte le risorse proprie, con riferimento addirittura a manovre di risanamento di competenza dell'anno 2018 o anche 2017 e precedenti – prova evidente che le manovre di finanza pubblica che il legislatore aveva individuato a carico della provincia erano insostenibili e sproporzionate: il gettito dell'imposta sull'assicurazione per la responsabilità civile auto e dell'imposta provinciale di trascrizione, le uniche due voci di entrata propria, non affluiscono più nelle casse dell'ente, che si trova ora ad aver utilizzato completamente l'anticipazione di tesoreria nell'anno 2018 di 5/12, che per l'anno 2019 è ridotto a 4/12 delle entrate proprie;

   si ricorda che in data 4 gennaio 2019 il Sottosegretario di Stato per l'interno, senatore Stefano Candiani, è intervenuto ad un incontro presso la sede della provincia del Verbano Cusio Ossola invitando l'amministrazione provinciale a procedere alla dichiarazione di dissesto;

   a fronte di tale ipotesi, sostenuta a mezzo stampa da esponenti parlamentari della maggioranza di Governo, si è registrata una vibrante protesta di categorie, imprese, sindaci e amministrazioni locali del territorio, circostanza che ha indetto l'amministrazione provinciale a modificare l'ordine del giorno del consiglio provinciale già convocato per il 14 gennaio 2019 per l'avvio formale della procedura di dissesto;

   in data 11 gennaio 2019 si è tenuto a Torino un confronto tra la provincia del Verbano Cusio Ossola e la regione Piemonte, sulla base del quale l'ente regionale ha disposto una anticipazione di liquidità, al fine di permettere la prosecuzione delle attività dell'ente;

   per lo svolgimento delle funzioni statali fondamentali di viabilità, scuola ed edilizia scolastica attribuite all'ente dalla legge n. 56 del 2014 lo Stato non attribuisce né garantisce alcun gettito alla provincia del Verbano Cusio Ossola, fatto che determina seri problemi per l'erogazione dei servizi essenziali alla popolazione con disagi e problematiche sia sul versante degli utenti che su quello dei fornitori –:

   se il Governo abbia valutato o intenda valutare, per quanto di competenza, iniziative urgenti affinché venga garantito alla provincia di Verbano Cusio Ossola il ripristino dell'autonomia di entrata e di spesa prevista dall'articolo 119 della Costituzione, lasciando almeno uno dei due gettiti finanziari propri nella disponibilità dell'ente, per far fronte alle spese urgenti e a quelle indifferibili, quali ad esempio utenze, stipendi e mutui.

 

Seduta del 1 febbraio 2019

Illustrazione e replica di Enrico Borghi, risposta del Sottosegretario di Stato per l'Interno Carlo Sibilia

ENRICO BORGHI: Grazie, signora Presidente; sì, intervengo e cercherò di utilizzare il tempo che il Regolamento mi attribuisce per questa interpellanza urgente per inquadrare il tema di carattere più generale all'interno del quale si colloca la problematica specifica che è oggetto di questa interpellanza urgente e che ha davvero la caratteristica di una sostanziale emergenza che impone, dal nostro punto di vista, una risposta risolutiva da parte del Governo, che si deve inserire all'interno, però, di un tema di carattere più strutturale. Ed è per questo motivo che, approfittando anche della presenza del Vicepremier Di Maio, vorrei partire dalla genesi del fenomeno che non riguarda soltanto questa provincia in particolare, anche se per i motivi che illustrerò questa provincia ha delle caratteristiche del tutto peculiari che esigono e impongono una risposta risolutiva, ma affronta un tema che il Governo sin qui non ha ancora voluto affrontare e, cioè, il tema della riorganizzazione dalla finanza locale alla luce del mutato assetto degli equilibri conseguenti alla nota vicenda del referendum costituzionale del 2016 e del mantenimento all'interno dalla nostra Carta costituzionale della previsione dell'ente provincia quale ente costituzionalmente previsto all'articolo 114 della nostra Costituzione.

Come tutti quanti sapete - e lo sapete in particolare visto che ai banchi del Governo siedono importanti esponenti del partito del MoVimento 5 Stelle che sul tema dell'abolizione delle province ha fatto una campagna molto ficcante e molto rilevante -, il tema della riorganizzazione del livello intermedio provinciale nel nostro Paese da anni conosce un dibattito, ahimè, ancora in fieri. Fin dai provvedimenti avviati dai Governi Berlusconi prima, dal Governo Monti successivamente e in tutta la scorsa legislatura si era imboccata una strada che tendeva, da un lato, alla decostituzionalizzazione dell'ente, immaginandolo, quindi, come una diversa riorganizzazione di carattere istituzionale e, quindi, come un soggetto legato all'associazionismo intercomunale piuttosto che come un ente costituzionalmente autonomo; dall'altro, conseguentemente, vi è stata anche una riduzione delle risorse, dei trasferimenti e dell'autonomia tributaria che a questi enti venivano assicurati e questo ha comportato una situazione di progressiva riduzione della messe finanziaria a disposizione delle province.

L'intervento più radicale, sotto questo profilo, risale al decreto n. 66 del 2014 che ha contratto le spese delle province andando in una direzione di riorganizzazione della spesa pubblica locale che non è avvenuta a seguito delle conseguenze degli esiti del referendum costituzionale. Tutto questo ha comportato, a una provincia piccola ma di una significativa parte del nostro territorio interamente montano e confinante per due terzi con uno Stato come la Svizzera e, quindi, uno Stato non comunitario, una particolarità del tutto assoluta e, cioè, che le uniche due fonti di entrata autonoma che la provincia aveva e di cui disponeva, e, cioè, l'imposta sull'assicurazione per la responsabilità civile delle auto, da un lato, e l'imposta provinciale di trascrizione, dall'altro, vengono trattenute interamente alla fonte da parte dello Stato. Sostanzialmente, la provincia non ha più autonomia di entrata se non legata a trasferimenti da parte dello Stato e da parte della regione, trasferimenti che, per quanto riguarda lo Stato, sono andati via via diminuendo e nella legge di bilancio di quest'anno non è stato ripristinato il Fondo di 2 milioni di euro che il decreto n. 66 avrebbe consentito, visto che il taglio dei 2 milioni di trasferimento esauriva la propria funzione e la propria gittata lo scorso anno, e trasferimenti regionali che sono stati assicurati grazie a un provvedimento contenuto all'interno della riforma cosiddetta “Delrio”, che ha attribuito a questa provincia una particolarità di autonomia sulla base di tre ulteriori funzioni attribuite dalla legge dello Stato, condizione che ha consentito alla regione Piemonte di poter attivare ulteriori meccanismi di trasferimento che l'ente ha utilizzato anche in anticipazione di cassa per coprire le spese derivanti dalle funzioni statali, per le quali - ripeto - non vi è nessuna copertura.

Ora, in questo contesto il 4 gennaio di quest'anno, a fronte della problematica, il consiglio provinciale e l'amministrazione provinciale hanno richiesto un intervento del Governo nella persona del sottosegretario Candiani, ma l'intervento del sottosegretario non è andato nella naturale dimensione di risoluzione del problema. Infatti, signori del Governo, noi siamo po' ragazzi di paese e siamo abituati forse a una tradizione un po' desueta, che il Governo deve affrontare i problemi e li deve risolvere e non li deve amplificare e far esplodere che è, invece, quello che è accaduto, perché il sottosegretario per l'Interno si è presentato in una sede istituzionale, che era quella del consiglio provinciale, male informato, peraltro, rispetto all'effettiva dimensione della massa debitoria dell'ente e, partendo da una conoscenza errata e sulla base di dati non rispondenti alla realtà, ha proposto sostanzialmente l'avvio della procedura di dissesto dell'ente, senza dire che cosa intenda fare lo Stato per ripristinare le condizioni di autonomia tributaria che, sulla base della prerogativa costituzionale mantenuta dal referendum, a questo punto deve essere garantita e, contemporaneamente, innescando una serie di reazioni giustificate a livello territoriale da parte di aziende, di fornitori, di dipendenti, di società e di aziende appaltatrici e di amministrazioni locali, perché autorevoli esponenti della maggioranza di Governo hanno sostanzialmente paragonato il dissesto della provincia a una sorta di concordato preventivo se non, addirittura, di fallimento in sede civilistica.

E, quindi, come risolvere il tema della massa debitoria pregressa? In una maniera molto semplice: diminuendo il livello dei pagamenti attraverso una transazione con i creditori e con i fornitori e quindi, anziché ristorare al 100 per cento coloro i quali hanno degli impegni nei confronti della provincia, transare e pagare - che so - al 30 o al 40 per cento le imprese che hanno pulito le strade per la pulizia della neve piuttosto che quelle che hanno assicurato la pulizia delle scuole. Questo naturalmente ha comportato una legittima e molto opportuna sollevazione da parte delle organizzazioni di categoria del territorio, da parte delle amministrazioni locali e da parte delle organizzazioni sindacali che hanno posto al Governo e che hanno posto alla regione Piemonte la necessaria responsabilizzazione rispetto al tema dell'assunzione di responsabilità in ordine alla copertura delle spese e all'assicurazione dell'erogazione dei servizi fondamentali.

Lo scorso 11 gennaio si è tenuto a Torino un confronto tra la provincia in questione e la regione Piemonte sulla base del quale sono arrivate una serie di prime risposte sia in termini di anticipazione di cassa, per consentire all'ente di pagare, sia in termini di maggiori disponibilità da parte della regione, per finanziare le funzioni fondamentali che afferiscono alla competenza e alla materia di carattere regionale. Però, resta aperto, signori del Governo, tutto un vulnus, perché noi abbiamo una legge dello Stato che attribuisce alla provincia una serie di funzioni di natura statale - cioè, la provincia sta assicurando, svolgendo ed erogando servizi di competenza statale quali viabilità, scuola ed edilizia scolastica - e per l'erogazione di questi servizi, che peraltro attengono a diritti di cittadinanza fondamentale dei cittadini, lo Stato attribuisce zero euro a questa provincia.

Allora, qui è di tutta evidenza che occorre porre mano a questa situazione di assoluta peculiarità, perché stiamo parlando di un territorio nel quale l'erogazione di questo tipo di servizi ha, peraltro, un'incidenza maggiore di onerosità, perché tutte le strade sono strade di montagna e, quindi, hanno un costo più alto in termini di realizzazione e in termini di manutenzione perché questa è una provincia che, essendo interamente montana, è inserita all'interno di una determinata fascia climatica che comporta il fatto che bisogna accendere prima i riscaldamenti e bisogna spegnerli dopo.

È di tutta evidenza che non è possibile consentire ulteriormente che si crei una situazione di sperequazione per la quale il meccanismo delle anticipazioni di cassa a valere sui trasferimenti di altre competenze sta rischiando di mettere l'ente in una condizione di assoluta incapacità di garantire l'equilibrio finanziario.

Conseguentemente, sotto questo profilo - e concludo, signora Presidente - la nostra interpellanza è finalizzata a richiedere al Governo quali siano le iniziative urgenti affinché venga garantito alla provincia di Verbano Cusio Ossola il ripristino di quelle condizioni di autonomia tributaria e di autonomia finanziaria prevista all'articolo 119 della Costituzione. Sotto quest'ultimo profilo, spendo l'ultimo minuto che ho a disposizione per dire al Governo la nostra proposta. Noi riteniamo che si debba agire su due versanti, il primo dei quali è un intervento di carattere immediato, attivando peraltro una serie di procedure che già in passato hanno assicurato la sopravvivenza finanziaria di questo tipo di enti: reintrodurre la moratoria del pagamento degli interessi sui mutui, che consenta una flessibilità e un ossigeno in termini di cassa; l'istituzione di un fondo di pre-dissesto per le province che sono in questa condizione su tutto il territorio nazionale - stiamo parlando, signori del Governo, di una cifra irrisoria per il bilancio dello Stato, 30 milioni di euro, che però consentono di mettere in salvaguardia l'erogazione di servizi che comunque dovrebbero essere garantiti, perché mandare in dissesto la provincia non significa chiudere una scuola o chiudere una strada - e inserire un meccanismo sulla base del quale almeno un'aliquota dal percentuale dell'RCA e delle IPT possa ritornare nelle casse provinciali. Poi c'è un tema di carattere più strutturale, ne discuteremo con il “decreto semplificazioni” la prossima settimana, ma noi siamo dell'opinione che occorra stabilire all'interno del processo di ridefinizione dei canoni legati alle grandi concessioni idroelettriche un meccanismo garantito per legge statale sulla base del quale una percentuale fissata da quel gettito legato alla rinegoziazione e alla riattribuzione delle grandi concessioni di derivazione idroelettrica venga assicurato al territorio in maniera tale da uscire da questa fase di emergenza permanente, di urgenza costante, che troppo spesso è una delle caratteristiche del nostro Paese che poi non consente di potere effettuare delle operazioni strutturali quali, invece, in questo caso e sul tema degli enti locali più in generale, occorrerebbe mettere in campo.

CARLO SIBILIA, Sottosegretario di Stato per l'Interno. Presidente, signori deputati, la questione posta va inquadrata alla luce delle scelte di Governo degli ultimi anni, che hanno determinato significative ricadute sull'ordinamento e sulla finanza degli enti di area vasta, in particolare delle province. Mi riferisco chiaramente alle iniziative legislative che hanno ridimensionato il ruolo delle province in attesa di una riforma costituzionale - poi respinta con il referendum del 2016 - che ne avrebbe dovuto certificare la soppressione, nonché alle norme che ne hanno ridotto le capacità finanziarie. A tal riguardo, ricordo che nella legge di stabilità 2015, legge n. 190 del 2014, è stato previsto una rilevante concorso alla finanza pubblica da parte delle province e delle città metropolitane, in ragione del quale è stata disposta una riduzione della spesa corrente dei predetti enti per l'importo complessivo di 3 miliardi di euro nell'arco del triennio 2015-2017, di cui 2,7 miliardi di euro a carico delle sole Città metropolitane e province delle regioni a statuto ordinario. Quindi, negli anni passati, 2015-2017, c'è stato un taglio di 3 miliardi di euro. Tale opzione era stata legata prevalentemente al risparmio di spesa che il comparto in questione avrebbe dovuto conseguire per effetto del processo di riforma delle funzioni previsto dalla legge n. 56 del 2015, la cosiddetta “legge Delrio”, cosa che poi nei fatti non è accaduto. Il quadro finanziario delle province, così compromesso, unitamente alle criticità ordinamentali legate anche alla nuova configurazione di ente di secondo livello, ha prodotto indiscutibilmente una diffusa sofferenza funzionale, con ricadute negative sull'erogazione dei servizi essenziali ai cittadini. Le evidenti difficoltà di funzionamento delle province ha determinato quindi la necessità di adottare successivi provvedimenti normativi per il finanziamento delle funzioni fondamentali loro affidate, in particolare di quelle connesse alla viabilità, all'edilizia scolastica e al trasporto dei disabili.

Venendo ora alla specifica situazione della provincia di Verbano Cusio Ossola, è stato segnalato che, alla data del 1° gennaio 2019, l'ente si è trovato in una situazione di blocco totale dell'attività di cassa, causato dal massiccio ricorso all'utilizzo dell'anticipazione di tesoreria per l'assolvimento delle spese fisse ed obbligatorie. La provincia ha comunicato inoltre che l'attuale massa debitoria ammonta a poco più di 13 milioni di euro, accumulati per l'assolvimento delle proprie funzioni. I debiti, che se secondo quanto riferito dall'ente non sono dichiarati fuori bilancio, risultano non saldati nei termini di legge a causa dell'assenza di idonei e costanti flussi di cassa. A fronte di tale criticità, il 10 gennaio scorso, a seguito di un accordo raggiunto da provincia e regione Piemonte, quest'ultima ha assegnato all'ente l'importo complessivo di 3.499.000 euro accreditato, che ha consentito lo sblocco del conto di tesoreria. Tale operazione ha generato una disponibilità netta pari a 2.600.000 euro. Rammento inoltre che, per quanto attiene alla procedura di riequilibrio in corso, la provincia di Verbano Cusio Ossola ha approvato, il 15 dicembre 2017, l'ulteriore aggiornamento del piano già riformulato nel 2016. Il travagliato percorso posto in essere finora dall'amministrazione provinciale per raggiungere l'obiettivo di risanamento della situazione di squilibrio, manifestatasi già nel dicembre 2013, potrà a breve trovare compimento con l'esame del piano aggiornato da parte della competente sezione regionale di controllo della Corte dei conti, che si pronuncerà dopo l'approvazione della relazione da parte della Commissione per la stabilità finanziaria degli enti locali.

Evidenzio intanto che l'ultima legge di bilancio ha previsto l'attribuzione di un contributo pari a 250 milioni di euro alle province delle regioni a statuto ordinario per gli anni dal 2019 al 2033, per il finanziamento di piani di sicurezza a valenza pluriennale per la manutenzione di strade e scuole. Ovvero, quello che con 3 miliardi veniva tagliato nella finanziaria del periodo 2015-2017, oggi noi, piano piano, cerchiamo di ridare, conferendo un po' di linfa con questi 250 milioni di euro alle province. Il relativo decreto attuativo interministeriale, a seguito di intesa sancita in sede di Conferenza Stato-città ed autonomie locali, è in fase di adozione, e prevede per la provincia di Verbano Cusio Ossola l'attribuzione di un contributo di circa 2 milioni di euro. Inoltre, sarà perfezionato a breve il trasferimento alla provincia del contributo di circa 1.400.000 euro previsto dal decreto interministeriale Interno-Economia e finanze, del febbraio scorso, per gli enti interessati alle procedure di riequilibrio finanziario. Segnalo altresì l'importante previsione introdotta nel testo del “decreto semplificazioni” - che sarà in discussione alla Camera e che mi auguro, anche per queste norme contenute al suo interno, possa essere approvato velocemente, dopo l'approvazione del Senato il 29 gennaio - secondo la quale il 60 per cento del canone corrisposto semestralmente dai concessionari di grandi derivazioni idroelettriche alle regioni andrà direttamente alle province il cui territorio è interessato dalle derivazioni. Tale disposizione consentirà di assicurare liquidità alle casse delle province italiane interessate, in particolar modo anche a quella in questione, cioè quella di Verbano Cusio Ossola. Desidero infine sottolineare che è intenzione di questo Governo riattivare un percorso di revisione organica delle province, e in tale direzione si iscrive l'iniziativa in corso del Ministero dell'Interno con la quale è stato avviato un confronto tecnico-politico tra lo Stato e il sistema delle autonomie finalizzato alla redazione di linee guida per la revisione organica della disciplina degli enti locali ed il riassetto complessivo della governance locale. Dal momento che sono state fatte delle proposte in questa sede, non posso entrare nel merito, mi vien da pensare e da dire, però, che questa situazione, come gli interpellanti sanno bene, permane da diversi anni, certamente non dagli ultimi sei mesi, quindi mi domando per quale motivo il Governo precedente non ha preso in considerazione le proposte che venivano testé descritte.

 

ENRICO BORGHI: Signora Presidente, vedo che non riusciamo ad emendarci dal nostro dibattito da una volontà costante di volere attribuire da parte del Governo una sorta di bilancia del bene e del male sulla base della quale chi è stato in precedenza responsabilizzato da compiti di natura di funzione pubblica è di per sé il male per definizione, mentre il Governo attuale, non si capisce bene sulla base di quale indicazione e di quale valutazione di carattere etico-morale, debba essere per forza di cose, per autodefinizione del Governo, il bene assoluto.

Se continuiamo su questa strada, lo dico in maniera molto esplicita ai membri del Governo, noi non facciamo il bene comune e noi non facciamo quanto le nostre comunità attendono, perché in questo momento noi non stiamo parlando di rapporti politici. Noi stiamo parlando di istituzioni, e le istituzioni sono di tutti, non della maggioranza pro tempore che la regge sia a livello locale che a livello nazionale. E quindi, signor sottosegretario, proviamo a fare questo sforzo culturale di salto in avanti per definire che, quando si parla di istituzioni, possiamo magari ogni tanto lasciar perdere la casacca, il tifo, le responsabilizzazioni faziose e provare a risolvere i problemi. Bene, allora, sotto questo profilo, ho colto un elemento di reticenza e un elemento di incomprensione nella sua risposta, perché lei mi ha riepilogato e mi ha fatto l'excursus di una serie di vicende.

Perfetto, ma ha confermato, il Governo in questa sede ha confermato che vi è una situazione di particolarità e di peculiarità. Mi fa piacere, signora Presidente, che il Governo in questa sede non abbia ripetuto le parole che ha ripetuto nell'altra sede istituzionale, e quindi è già un passo in avanti. Cioè, il Governo non ritiene che questa provincia debba andare in dissesto; bene, è già qualcosa, le prese di posizione del territorio, delle forze sindacali e delle forze politiche del territorio hanno fatto cambiare idea rispetto alla valutazione originaria del 4 gennaio del Governo.

La provincia non deve andare in dissesto e non deve essere messa in condizione di dichiarare il dissesto. Bene, è un primo punto, ma bisogna andare avanti, perché, signor sottosegretario, le misure contenute all'interno della legge di bilancio non sono funzionali a risolvere strutturalmente il tema; sono, sotto questo profilo, un pannicello caldo. E voi - visto che me la tira la polemica, gliela replico -, voi che eravate il Governo del cambiamento, non state facendo né più e né meno di quello che è stato fatto in precedenza: un pannicello caldo che non risolve strutturalmente il problema, perché le risorse a cui ha fatto riferimento lei, e cioè il tema di 1,9 milioni e 1,4 milioni, sono riferiti a interventi di natura manutentiva che non possono essere messi sulla parte corrente. Signor sottosegretario, debbono essere messi tra le spese di investimento, perché, se intervengo per cambiare il tetto di una scuola o per rifare un chilometro di strada, questo è un investimento, è un appalto, va in un'altra parte del bilancio della provincia.

Noi qui stiamo discutendo del problema dello squilibrio di parte corrente, ed è il motivo per il quale - ve lo anticipo - non attendetevi risposte risolutive da parte della Corte dei conti, perché, non avendo questo ente un'autonomia di entrate, non ci sarà nessuna Corte dei conti che potrà approvare un piano di rientro se l'ente non ha nessuno ingresso di risorse. Infatti, possiamo anche stabilire che l'ente possa rientrare della sua massa debitoria in dieci anni, venti anni, trent'anni, ma venti, dieci o trenta moltiplicato zero dà sempre zero, e quindi, se noi non sblocchiamo l'autonomia tributaria e finanziaria dell'ente, cosa che non state facendo neanche voi, come lei mi ha confermato, noi non risolviamo strutturalmente il problema.

Di conseguenza, noi abbiamo bisogno che il Governo subito intervenga sotto questo profilo; poi ne discuteremo, ed è un elemento positivo quello che, sotto questo profilo, il Governo qui ha dato, perché ha colto il messaggio che ho voluto dare rispetto alla disponibilità del Partito Democratico a ragionare dal punto di vista della questione dell'impegno sulle risorse delle grandi concessioni idroelettriche, ma, attenzione, questo deve essere un tema legato agli investimenti dell'ente, legato alle politiche di sviluppo, legato alla copertura di quelle funzioni fondamentali di specificità montana inserite all'interno della legge n. 56.

Il Governo e lo Stato non si possono, sotto questo profilo, sottrarre dalla responsabilità di assicurare l'autonomia tributaria e finanziaria dell'ente attraverso un'imposta specifica, né possono far finta di niente rispetto al fatto che lo Stato si tiene tutti i soldi che già oggi dovrebbero essere di competenza di quell'ente, perché la caratteristica del mantenimento statale

dell'IPT e dell'RCA era stata fatta in via transitoria proprio per le motivazioni che il sottosegretario ha ricordato in precedenza. Voi state facendo diventare quella trattenuta transitoria una trattenuta strutturale, permanente, costante, e questo, da un lato, è un elemento di oggettiva iniqua operazione, oltre che un'operazione grandemente centralista, che la Lega per tanti anni ha contestato e contrastato e che oggi, invece, sta confermando, ma, dall'altro, non consentite che l'ente possa avere delle entrate proprie per assicurare una copertura della propria spesa corrente.

Insomma, e concludo, signora Presidente, sotto questo profilo non posso dichiararmi soddisfatto perché, dopo questa risposta, l'ente continuerà a non avere una capacità di autonomia di entrata. Vi è un affidavit generale, su cui discuteremo la prossima settimana e su cui noi abbiamo già presentato una serie di emendamenti all'interno del decreto semplificazione, ma le risposte che mi attendevo e che il territorio si attendeva rispetto al tema di carattere urgente e strutturale non sono arrivate.