03/11/2016
Susanna Cenni
Dallai, Mariani, Rocchi, Beni, Albini, Terrosi, Scuvera, Parrini, Guerra, Marchi, Preziosi, Petrini, Rubinato, Moretto, Fiorio, Carra, Bratti, Braga, Luciano Agostini, Laforgia, Fanucci, Tullo, Giuseppe Guerini, Fregolent, Bini, Stella Bianchi, Lavagno, Carrozza, Cuperlo, Donati, Fontanelli, Fossati, Gnecchi, Porta, Fedi, Ginato, Carnevali, Manfredi, La Marca, Iacono, Crivellari, Fabbri, Bindi
2-01536

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il Ministro della giustizia, per sapere – premesso che: 
il 4 giugno 2016 è stato ritrovato nella sua abitazione a Caracas il corpo senza vita di Mauro Monciatti, alto funzionario del consolato italiano in Venezuela, originario di Sinalunga; 
nonostante le autorità venezuelane avessero indicato come causa della morte un «infarto al miocardio», tale tesi è apparsa subito non convincente per gli stessi familiari della persona deceduta che hanno ipotizzato un omicidio legato all'attività lavorativa del congiunto; 
il 9 giugno 2016 nel corso della discussione alla Camera dei deputati di un atto di sindacato ispettivo relativo a tale vicenda (interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-08848), il sottosegretario delegato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, parlando del Venezuela come di un Paese che «sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia che si sta ripercuotendo anche sulla numerosa comunità italiana residente, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate» ha di fatto non escluso la tesi dell'omicidio; 
secondo quanto si apprende da organi di informazione il ritrovamento del cadavere, presentava circostanze sospette che avrebbero infatti evidenziato un'aggressione; il corpo di Mauro Monciatti riportava inoltre segni evidenti di escoriazioni incompatibili con una «morte naturale» da arresto cardiaco che avrebbe potuto tecnicamente provocare il decesso ma essere diretta conseguenza di violenze fisiche; 
alcune fonti giornalistiche hanno inoltre riferito che i primi accertamenti della polizia scientifica locale hanno parlato di un trauma violento alla testa causato da un corpo contundente senza ferite di arma da taglio, mentre il console italiano in Venezuela Mauro Lorenzini ha dichiarato che non sembra esserci stata una rapina, né un furto poi degenerato; 
ulteriori indagini approfondite sulla reale causa della morte risultano oggi difficili; le autorità venezuelane avrebbero infatti effettuato due autopsie nel corpo di Mauro Monciatti e per tale motivo la salma rientrata in Italia non presenta organi interni. L'attuale autopsia disposta dalla procura della Repubblica di Roma è ancora in corso ed in attesa di ricevere i «vetrini» degli esami di laboratorio da parte delle autorità sanitarie venezuelane; 
la procura della Repubblica di Roma ha da tempo svolto istanza di rogatoria internazionale, ad oggi, senza successo; 
i familiari di Mauro Monciatti hanno presentato una denuncia alla procura della Repubblica di Siena che, appurata la precedente apertura del procedimento penale presso la procura della Repubblica di Roma, ha immediatamente trasmesso gli atti a quest'ultima nel rispetto delle norme sulla competenza; 
il decesso di Mauro Monciatti ha causato forte emozione nella comunità di Sinalunga soprattutto per il mancato chiarimento rispetto alle cause di un decesso di un funzionario dello Stato che appare diretta conseguenza di un atto di violenza; il consiglio comunale cittadino ha approvato il 14 ottobre 2016 un ordine del giorno che impegna il sindaco e l'intero consiglio comunale ad adoperarsi nei confronti delle istituzioni nazionali preposte per fare chiarezza sulle reali cause della morte –: 
quali iniziative urgenti abbia assunto e intenda assumere il Governo per fare piena chiarezza sulle cause della morte di Mauro Monciatti, per dare risposte certe ai familiari, per assicurare eventuali colpevoli alla giustizia e per riconoscere la giusta dignità al lavoro svolto da un servitore dello Stato, scomparso nell'adempimento del proprio dovere. 

Sediuta del 13 gennaio 2017

Illustrazione e replica di Susanna Cenni, risposta del governo di Benedetto della Vedova Sottosegretario di Stato per gli Affari esteri e la cooperazione internazionale.

Illustrazione

Grazie, Presidente. Questa interpellanza è relativa a un fatto tragico verificatosi sette mesi fa. Il 4 giugno scorso è stato ritrovato nella sua abitazione a Caracas il corpo senza vita di Mauro Monciatti, un alto funzionario del consolato italiano in Venezuela, originario di Sinalunga, nella provincia di Siena. Nonostante le autorità venezuelane avessero indicato come causa della morte un infarto del miocardio, questa tesi è apparsa subito poco convincente per i familiari della persona deceduta, che hanno ipotizzato un omicidio legato all'attività lavorativa del congiunto e per i legali della famiglia. 
Il 9 giugno del 2016, nel corso della discussione che c’è stata in Commissione e su un'interrogazione dell'onorevole Porta, il Ministero degli affari esteri, parlando del Venezuela come di un Paese che sta attraversando una delle fasi più critiche della sua storia, che si sta ripercuotendo anche sulla numerosa comunità italiana residente, le cui condizioni economiche e sociali sono fortemente deteriorate, ha di fatto non escluso la tesi dell'omicidio. 
Monciatti era ovviamente un servitore dello Stato, aveva svolto incarichi in molte realtà: era stato in Africa, in Bielorussia, a lungo in Perù, prima di giungere a Caracas. Le indagini difensive fino a oggi svolte ed acquisite dall'avvocato della famiglia sostengono che Monciatti, il 6 giugno del 2016, non si era presentato al lavoro, non rispondeva al telefono; pertanto il consolato generale d'Italia a Caracas aveva disposto l'invio di due incaricati presso la sua abitazione, per accertarsi di cosa poteva essere accaduto al loro collega. Giunti alla residenza di Monciatti, i due colleghi constatavano che la porta blindata esterna era socchiusa e altrettanto il portone blindato. In seguito all'arrivo sul luogo di agenti del Corpo di Polizia locale, era stato poi possibile constatare la morte del funzionario italiano, il quale si trovava riverso a terra davanti alla porta di ingresso dell'abitazione, posto in una posizione che ostacolava addirittura l'apertura della porta. Il suo corpo evidenziava escoriazioni sulla parte esterna di entrambe le braccia, alla fronte, al mento, un'ecchimosi all'occhio destro, escoriazioni sulle ginocchia e inoltre era evidente la presenza di tracce di sangue sulla parte esterna del portone blindato, sul lavandino del bagno, sul pavimento di fronte al portone, cosa senz'altro difficilmente compatibile con una morte naturale da arresto cardiaco. Questi elementi evidenziano e confermano in maniera abbastanza inconfutabile che Monciatti è stato vittima di un'aggressione. Va ricordato anche che ulteriori indagini approfondite risultano ad oggi abbastanza complesse, perché le autorità venezuelane hanno effettuato due autopsie – o comunque due interventi sul corpo di Mauro Manciatti – tanto che questo corpo è giunto in Italia privo degli organi e l'attuale autopsia disposta dalla procura della Repubblica di Roma è ancora in corso e in attesa di ricevere i vetrini degli esami di laboratorio. La procura della Repubblica di Roma ha da tempo svolto istanza di rogatoria internazionale, sebbene ad oggi senza successo. 
I congiunti avevano presentato denuncia dinanzi alla procura della Repubblica di Siena che, appurata la precedente apertura del procedimento penale presso la procura la Repubblica di Roma, ha immediatamente trasmesso gli atti a quest'ultima. 
I familiari chiedono anche un'ispezione sull'attività lavorativa del loro congiunto, ritenendo che la causa della morte potrebbe essere collegata al lavoro che il congiunto stava svolgendo in consolato. 
Concludo dicendo questo all'attenzione del sottosegretario. La morte di quest'uomo di Stato ha visto una reazione molto forte nella comunità di Sinalunga e in quella senese. Il consiglio regionale della Toscana ha approvato lo scorso 14 dicembre una mozione che impegna anche quella sede istituzionale ad attivare ogni utile iniziativa, così come ha fatto il consiglio comunale di Sinalunga. Io ho avuto modo di incontrare e parlare con il fratello, ho sentito la moglie, la signora Valentina, sono in contatto con il loro legale. Ho avuto modo di sentirli e di leggere le loro ragioni e le loro motivazioni. 
Mi sento, ovviamente, di rappresentare al Governo, nella richiesta di interpellanza, le ragioni di questa famiglia, che chiede prima di tutto di fare chiarezza e di conoscere la verità. Io ho potuto constatare che è una famiglia molto consapevole e molto determinata nel fare tutto quello che è necessario per conoscere la verità ed è un diritto che io credo il Governo avrà cura di rendere anche il suo obiettivo.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Vorrei innanzitutto rinnovare il mio più vivo e sentito cordoglio ai familiari di Mauro Monciatti, deceduto, come ha richiamato l'onorevole interrogante, il 6 giugno scorso. 
  Com’è noto, era in servizio presso il consolato generale a Caracas, dopo aver servito per ben 36 anni la Farnesina e il Paese nel corso di una lunga carriera svolta in gran parte all'estero. Sulla base dell'esame autoptico effettuato a Caracas, le autorità venezuelane hanno indicato, in un primo momento, che si è trattato di un arresto cardiaco. Tale diagnosi aveva tuttavia, fin da subito, sollevato dei dubbi, in particolare per le condizioni in cui il corpo è stato ritrovato, con una vistosa ferita alla testa e una forte perdita di sangue. A seguito dell'avvio di un'indagine da parte delle autorità locali, i cui risultati non sono finora stati resi noti, la Farnesina si è immediatamente attivata per chiedere alle autorità venezuelane di fare piena chiarezza sulle cause del decesso di Mauro Monciatti. 
  Anche da noi, com’è stato richiamato, la magistratura ha avviato un'indagine e, non appena giunta in Italia, la salma è stata sottoposta a una nuova autopsia, la quale tuttavia non ha potuto fornire un esito approfondito a causa della pratica comune a tutti i Paesi dell'America del Sud di prelevare quasi tutti gli organi interni. Il nostro Ministero della giustizia ha quindi inviato, il 28 luglio scorso, una richiesta di assistenza giudiziaria internazionale rivolta alle autorità venezuelane, chiedendo di poter acquisire il risultato degli esami effettuati a Caracas sugli organi interni di Mauro Monciatti. 
Nel frattempo, numerose sono state le sollecitazioni e le azioni di sensibilizzazione svolte dalla nostra ambasciata nei confronti delle autorità locali. Tra queste segnalo che il 13 luglio l'ambasciatore d'Italia a Caracas ha incontrato il Vice Ministro degli esteri venezuelano, ottenendo l'assicurazione di un suo interessamento personale, pur trattandosi di indagine svolta dall'autorità giudiziaria locale in piena autonomia. Lo stesso Ministro Gentiloni, lo scorso 28 luglio – allora Ministro Gentiloni –, aveva sollevato la questione del decesso di Mauro Monciatti nel corso di un incontro a Roma con il Ministro degli affari esteri del Venezuela, signora Delcy Rodriguez. Il Ministro chiese la massima collaborazione delle autorità venezuelane, attirando, sul piano più generale, anche l'attenzione della Rodriguez sulle sempre più difficili condizioni che la nostra comunità affronta, in particolare in termini di assistenza sanitaria e sicurezza. Il Vice Ministro Giro, in occasione di una visita in Venezuela nell'ottobre scorso, aveva sollevato la questione del decesso di Mauro Monciatti, ricevendo dal suo omologo rassicurazioni in merito all'attenzione che le autorità venezuelane dedicano alla questione e conferma della massima disponibilità a collaborare. Il Governo, consapevole in particolare della necessità di dare risposte ai familiari, come richiamato dall'onorevole interrogante, continuerà con impegno ad adoperarsi con le autorità venezuelane affinché possa essere fatta piena luce su quanto accaduto. Dobbiamo tuttavia aver presente le condizioni in cui operiamo. La morte di Mauro Monciatti è purtroppo un doloroso capitolo in un contesto politico, sociale e di sicurezza fortemente deteriorato, un contesto che rende difficili le condizioni di vita della popolazione venezuelana, inclusi i 150 mila connazionali che risiedono nel Paese. Da parte sua il Governo italiano continuerà a porre in essere ogni sforzo a sostegno della mediazione politica vaticana. L'obiettivo resta quello di favorire un dialogo tra Governo e opposizione e far sì che l'attuale fase di gravissimo stallo istituzionale possa essere finalmente superata. Certo si tratta di una mediazione non facile, ma continuiamo a sostenerla con convinzione, d'intesa con il resto della comunità internazionale.Parallelamente – e concludo con questo – continuiamo a lavorare a tutela dei nostri connazionali. Di recente è stata risolta la nota questione della rivalutazione delle pensioni per un consistente numero di connazionali residenti in Venezuela, così come insisteremo nel chiedere al Governo di Caracas di assicurare standard minimi di assistenza sanitaria alla collettività italiana, in particolare per quanto concerne l'accesso ai farmaci e cercando di superare le resistenze di Caracas nel dichiarare lo stato di emergenza e permettere, in tal modo, l'invio di aiuti umanitari. Parimenti, continueremo a mettere in campo ogni sforzo per tutelare le imprese italiane che sono rimaste nel Paese.

Replica

Grazie, Presidente. Sottosegretario, io la ringrazio per il garbo, la cortesia ed anche la precisione con cui ha richiamato una serie di passaggi che ci sono stati, ma, francamente, faccio fatica a potermi considerare soddisfatta della risposta, perché lei ha ben presente che sono passati sette mesi da quel momento e che la famiglia da sette mesi si sente ripetere la stessa cosa. È abbastanza discutibile che in sette mesi noi non abbiamo potuto avere una risposta sull'esito delle autopsie compiute, sull'esito delle indagini svolte dalle autorità locali e diventa difficile per me ritenermi soddisfatta della risposta all'interpellanza. Apprezzo, ovviamente, la buona volontà, la determinazione – che lei anche oggi ha confermato – nel voler proseguire. E io le chiedo di proseguire, non lasciando sola questa famiglia, anche incontrando questa famiglia che, le ripeto, è quotidianamente attiva – il fratello, la moglie, i familiari – per tentare ogni strada per comprendere quanto è successo. Mi chiedo anche se non sia il caso che la stessa Farnesina attivi tutti i suoi strumenti per svolgere proprie indagini con le proprie competenze e con i propri uomini per quanto possibile, poiché il fatto è avvenuto in un Paese straniero, ma comunque si tratta di una figura che rappresenta il nostro Governo, il nostro Paese in quel contesto. Non ho molto altro da aggiungere se non questo, ecco, io continuerò ovviamente a seguire gli interessi della famiglia e ad accompagnare i familiari in ogni percorso possibile per giungere alla verità su questa vicenda incresciosa; cosa che, francamente – e rinnovo la richiesta – chiedo di fare anche al nostro Governo.