08/06/2017
Fabio Porta
Albanella, Malisani, Preziosi, La Marca, Capozzolo, Casellato, Fedi, Garavini, Misiani, Petrini, Rampi, Baruffi, Scuvera, Moscatt, Malpezzi, Magorno, Manzi, Lodolini, Patriarca, Peluffo, Berretta, Aiello, Boccadutri, Sberna, Paris, Vezzali, Salvatore Piccolo, Ribaudo, Giuditta Pini, Minnucci, Cassano, Fitzgerald Nissoli, Piepoli, Schirò, Pinna, Tacconi
2-01829

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   la legge di bilancio 2017, all'articolo 1, comma 429, ha stabilito che a partire dall'anno 2017 sia riassegnato il 30 per cento dei versamenti effettuati per la domanda di riconoscimento di cittadinanza italiana (pari a 300 euro) allo stato di previsione della spesa dell'esercizio in corso del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale. Tali risorse devono essere trasferite agli uffici dei consolati di ciascuna circoscrizione consolare che hanno operato la percezione del predetto contributo, in proporzione delle percezioni realizzate. Tali somme sono destinate al rafforzamento dei servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per la contrattualizzazione di personale locale da adibire, sotto le direttive e il controllo dei funzionari consolari, allo smaltimento dell'arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza presentate presso i medesimi uffici consolari;
   tale misura si è resa necessaria per fronteggiare le gravi difficoltà di accesso ai servizi consolari che incontrano i nostri connazionali e chiunque voglia usufruire di tali servizi, soprattutto nei Paesi del Sud America dove i tempi di attesa degli appuntamenti e del trattamento delle pratiche si sono allungati al punto da vanificare in molti casi il diritto ad ottenere in tempi ragionevoli una risposta da parte della pubblica amministrazione;
   nel corso del 2016, a testimonianza della situazione di disagio degli utenti, è stata presentata ad esponenti di Governo una petizione sottoscritta da diverse migliaia di concittadini nella quale si chiedeva di operare un intervento specifico e mirato al fine di frenare la spirale delle ormai insostenibili attese e di superare la situazione di emergenza che si è determinata. Altre iniziative di sollecitazione e protesta si sono succedute nei mesi successivi;
   il meccanismo di riassegnazione prima al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale e poi ai consolati delle percezioni del tributo collegato alle domande di riconoscimento di cittadinanza è complesso e tale da proiettare nel tempo i suoi effetti, in quanto la rendicontazione delle percezioni da parte dei consolati avviene, per ogni cadenza trimestrale, a distanza di due mesi dalla scadenza del trimestre, dopodiché è necessario attendere i tempi di assegnazione da parte del Ministero dell'economia e delle finanze al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale –:
   quali iniziative il Ministro interpellato ritenga di adottare al fine di accelerare i tempi di assegnazione al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale delle risorse previste dalla legge di bilancio 2017 e in quali tempi lo stesso Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale ne potrà disporre in modo che gli stessi consolati possano effettivamente utilizzare tali risorse al fine di fronteggiare una situazione di emergenza non più sostenibile.
 

Seduta del 16 giugno 2017

Illustra e replica Fabio Porta, risponde Paola De Micheli, Sottosegretaria di Stato per l'Economia e le finanze

Illustrazione

Presidente, colleghi, signor sottosegretario, questa interpellanza prende le mosse da una disposizione contenuta nell'articolo 61-bis della legge di bilancio 2017, con la quale si dispone che, a partire dal corrente anno, il 30 per cento del prelievo effettuato (pari a 300 euro) dalla nostra rete consolare per le domande di riconoscimento di cittadinanza sia riassegnato allo stato di previsione della spesa del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale.

Queste risorse - è scritto sempre all'articolo 61 - devono essere poi trasferite agli uffici dei consolati presenti nella circoscrizione che hanno operato la percezione del predetto contributo, in proporzione ovviamente delle percezioni realizzate. Queste risorse - leggo letteralmente l'emendamento approvato in legge di bilancio - sono destinate al rafforzamento dei servizi consolari per i cittadini italiani residenti o presenti all'estero, con priorità per la contrattazione di personale locale, da adibire, sotto le direttive e il controllo dei funzionari consolari, allo smaltimento dell'arretrato riguardante le pratiche di cittadinanza presentate presso i medesimi uffici consolari. Questa esigenza, cioè quella di un contributo di 300 euro richiesto a chi avanza domanda di cittadinanza in una sede estera, si era posta sin dall'adozione di questo provvedimento, che avvenne in occasione della conversione del decreto-legge del 24 aprile 2014 n. 66, recante misure urgenti per la competitività e la giustizia sociale. Già in quell'occasione, Presidente, sollevammo la questione degli ormai insostenibili ritardi nella trattazione delle pratiche di cittadinanza e non solo di queste, e soprattutto delle pesantissime giacenze che si erano accumulate, in particolare nei consolati dell'America meridionale, nei quali già allora esse superavano le 400.000 unità, di cui soltanto 300.000 in Brasile.

Ebbene, poiché allora la stretta imposta dalla spendingreview e quegli indirizzi non facevano certo sperare di affrontare con efficacia una giacenza tanto grande, tanto abnorme, si pensò di recuperare risorse straordinarie per ripetere un'esperienza positiva che era stata già attuata con risultati appunto positivi: mi riferisco allo stanziamento adottato dal Governo Prodi nel 2008, con il quale fu possibile successivamente attivare in alcuni consolati, in particolare in Argentina ma anche, in misura minore, in Brasile, Venezuela e Uruguay, delle apposite taskforce composte da personale assunto inloco sotto la guida e la formale responsabilità dei funzionari della Farnesina. La ratio quindi di questo contributo, dei 300 euro, per le pratiche di cittadinanza non era di natura semplicemente fiscale, ma positiva: quelle risorse dovevano servire a comporre un monte di risorse appunto straordinarie da investire per il miglioramento dei servizi da prestare ai nostri connazionali, e in particolare per il progressivo riassorbimento delle giacenze. Di quanto sto affermando vi è prova ovviamente chiara e sufficiente anche nei verbali delle Commissioni senatoriali, dove queste discussioni vennero fatte all'epoca.

Sono anche costretto ad osservare in quest'Aula che, quando un cittadino italiano, un cittadino a tutti gli effetti anche se risiede permanentemente in un Paese straniero, deve aspettare mesi, a volte anni, prima di dover semplicemente consegnare la sua pratica, previo appuntamento, ad un ufficio consolare e a volte attendere addirittura dieci anni prima di avere una risposta dalla pubblica amministrazione alla sua istanza, ciò che è in discussione sono diritti fondamentali, che attengono alla delicatissima sfera della cittadinanza.

Aggiungo anche che uno Stato come il nostro, profondamente immerso in una permanente condizione di competizione globale, dà agli occhi dell'opinione pubblica di società e di Paesi stranieri un esempio di pesantezza burocratica, di scarsa efficienza e tutto ciò rovina la stessa immagine del nostro Paese e la nostra credibilità. La questione che poniamo, quindi, va al di là del pur giusto rapporto tra cittadino e pubblica amministrazione, ma riguarda il profilo stesso del nostro Paese, soprattutto in un'area nella quale si guarda proprio all'Europa in termini collaborativi e di apertura.

Nonostante questi presupposti, in quel provvedimento, nel provvedimento che istituì la percezione dei 300 euro per una di quelle forme di eccessiva cautela, forse, che la nostra amministrazione ha negli occhi dei cittadini, non c'era nessuna esplicita finalizzazione di quel contributo richiesto alla risoluzione del problema evocato, finendo con l'apparire dunque come una semplice e ulteriore tassa messa a carico dei cittadini. Io stesso, già in occasione della legge di stabilità del 2014 per il 2015, mi facevo carico di segnalarlo con un ordine del giorno, che il Governo accolse, chiedendo di istituire un fondo speciale da destinare ai consolati per costituire le citate prima task force.

Adesso non abbiamo il tempo né vorrei tediarvi, elencando tutte le iniziative parlamentari presentate da me e dai miei colleghi in forma di disegni di legge, ordini del giorno, emendamenti, che hanno avuto per tre anni soltanto, diciamo così, l'onore delle armi. Nell'ultima legge di bilancio, invece, grazie ad un emendamento da me presentato in Commissione affari esteri, poi accolto dal relatore e approvato in legge di bilancio, tutto ciò è stato finalmente approvato e reso una legge dello Stato.

Devo anche ricordare che, intorno a questa situazione, ai servizi consolari nei consolati, in particolare del Sud America, si è creato un movimento di opinione che si è anche espresso attraverso una petizione popolare online sottoscritta da migliaia di cittadini, che fu anche consegnata proprio in Brasile all'allora Presidente del Consiglio Renzi. Questa protesta, poi, è continuata e si è anche espressa in forma di manifestazioni pubbliche.

Devo poi sottolineare che questo emendamento, questa norma approvata, rifugge da qualsiasi carattere di tipo demagogico e propagandistico e che questa disposizione prevede soltanto che un terzo di queste risorse venga trasferito ai consolati. Stiamo parlando, considerando che sono risorse già incamerate dallo Stato da almeno tre anni, di circa 35-40 milioni di euro. Ora, quindi, non siamo più di fronte a un riconoscimento in linea di principio del problema, perché già l'articolo 61 parla chiaro, e dobbiamo considerare piuttosto le modalità e i tempi di applicazione di questa norma ed è questa la ragione fondamentale di questa interpellanza.

La rendicontazione di queste percezioni, come il Governo sa, avviene a cadenza trimestrale e a distanza di due mesi dalla scadenza del primo trimestre, dopodiché è necessario attendere i tempi di trasferimento da parte del MEF, del Ministero dell'economia, al Ministero degli esteri e infine ci sono i tempi tecnici di assegnazione da parte del Ministero degli esteri ai consolati: una procedura, come è possibile intendere, abbastanza complessa, lunga, che potrebbe acuire lo stato di emergenza in cui versano i servizi per i nostri connazionali e anche inasprire le aspettative di tutti coloro che sono costretti ad una deludente e insostenibile condizione di attesa per il riconoscimento dei loro diritti.

Ci rivolgiamo quindi - e mi rivolgo con fiducia - a questo Governo che, come quelli che si sono succeduti perlomeno in questa legislatura, ha dimostrato di avere a cuore le sorti degli italiani all'estero, affinché nell'immediato trovi procedure veloci per rendere concretamente utilizzabili da parte dei consolati le risorse riservate dalla legge a questo scopo.

La situazione - ripeto - è drammatica e non più sostenibile. Voglio anche ricordare e sottolineare che stiamo parlando di cittadini in larga misura di medio-alto potere acquisitivo che, attraverso il riconoscimento della loro richiesta di cittadinanza, verrebbero fidelizzati, si recherebbero più spesso in Italia, incrementerebbero flussi turistici, si iscriverebbero alle nostre università, contribuirebbero insomma a internazionalizzare la nostra cultura, il nostro made in Italy, favorendo il rilancio della nostra economia e costerebbero all'erario sicuramente meno di quello che lui ne sta ricavando o ne potrebbe ricavare.

Vado a concludere, dicendo che, in questo momento, non voglio né posso scendere in altre ipotesi più dettagliate, ma voglio rivolgere al Governo, in particolare al Ministero dell'economia e ai suoi rappresentanti, un'esortazione, quella di guardare con uno spirito libero da pregiudizi, da retorica, le questioni riguardanti la grande comunità degli italiani nel mondo. Anche su un terreno così complesso come quello della cittadinanza, scelte oculate di valorizzazione e di investimento possono non solo corrispondere a dei diritti ineludibili, come quello della cittadinanza appunto, ma aprire circuiti positivi che possono aiutare il nostro Paese a collocarsi attivamente nel mondo e a vendere più proficuamente e ampiamente le sue indiscutibili risorse. Grazie.

Risposta del governo

La ringrazio, Presidente. Come illustrato dall'onorevole Porta, si fa riferimento all'attuazione dell'articolo 1 comma 429 della legge 232 del dicembre 2016, la legge di bilancio 2017, e si chiede al Governo quali iniziative si intendano adottare al fine di accelerare il descritto e complesso procedimento. Si precisa che atto propedeutico alla richiesta di riassegnazione dei fondi è la certificazione delle entrate.

La normativa vigente prevede che le contabilità attive devono essere trasmesse dagli uffici all'estero entro due mesi dalla chiusura di ogni trimestre; su base annuale, gli stessi uffici, sempre entro due mesi, quindi entro il febbraio di ogni anno, presentano la rendicontazione delle entrate riscosse nel corso dell'esercizio finanziario precedente. Al riguardo, il Ministero degli affari esteri ha comunicato in data 15 giugno 2016 di aver richiesto la riassegnazione nell'esercizio finanziario 2017 dei proventi riscossi dalle sedi all'estero nell'intero anno 2016. Le entrate in questione sono state certificate nel relativo ammontare da parte della competente direzione generale del Ministero degli esteri e vistate dall'Ufficio centrale del bilancio.

Quanto alle entrate complessivamente riscosse dalle rate del Ministero degli esteri all'estero per le pratiche di cittadinanza nel primo trimestre del 2017, è stato possibile procedere alla verifica e certificazione del loro ammontare solo a partire dal 1° giugno. Il Ministero degli esteri, completate le opportune verifiche sui rendiconti pervenuti, presenterà tempestivamente la richiesta di riassegnazione in bilancio a favore del capitolo 1613 di una quota pari al 30 per cento di quanto incassato in tale periodo, così che potrà essere emanato il relativo decreto del Ministro dell'economia e delle finanze di variazione del bilancio.

Il Ministero degli esteri avvierà tempestivamente le procedure per il successivo finanziamento alle singole sedi degli importi riassegnati, non appena i fondi saranno disponibili in bilancio, e completerà l'operazione nei tempi tecnici necessari alla emissione di circa 150-200 ordinativi di spesa. Si prevede, quindi, che la richiesta di riassegnazione delle entrate riscosse nel secondo trimestre del 2017 potrà partire dopo il mese di agosto. Non si potrà, invece, procedere entro il 2017 alla richiesta di riassegnazione dei proventi incassati nel terzo e nel quarto trimestre del corrente anno, in quanto le relative contabilità trimestrali perverranno in tempi non compatibili con la chiusura dell'esercizio finanziario, rispettivamente entro novembre 2017 ed entro febbraio 2018, tenuto conto dei tempi di riassegnazione. La richiesta di riassegnazione delle entrate relative al secondo semestre a regime potrà quindi essere presentata nell'esercizio finanziario successivo a quello di riferimento.

Replica

Io ringrazio il Governo e il sottosegretario per la risposta, che, comunque, conferma la disponibilità, l'impegno e il fatto che il Ministero dell'economia e il Ministero degli esteri stanno già lavorando insieme, anche su sollecitazione del Parlamento per rendere disponibili - in tempi ovviamente stretti e secondo le necessità per le quali questo provvedimento era stato pensato - queste risorse.

Io credo che sia importante, come ha detto il sottosegretario, rendere disponibili a partire da agosto queste prime risorse, anche se sono relative soltanto al primo e al secondo trimestre e, ovviamente, lavorare perché non soltanto il terzo o il quarto trimestre del 2017, ma anche le risorse che arriveranno negli anni successivi, grazie alla stabilizzazione di questa norma che proveremo a introdurre con la prossima legge di bilancio, diventino un volano automaticamente trasferito ai nostri consolati da parte del Ministero dell'economia, e che questa prima fase, che ovviamente soffre anche le lentezze di essere una prima volta in questo determinato meccanismo, sia poi superata da una successiva omogeneizzazione e da un miglior coordinamento tra i due Ministeri per diminuire i tempi di attesa.

Sono convinto che già il trasferimento dei primi trimestri al 2017 darà, a queste 150 o 200 sedi che riceveranno il contributo, un prima risposta concreta al problema che ho posto con la mia interpellanza, il quale, come dicevo, non è semplicemente un problema attinente alle risorse, ma al rapporto dell'Italia con i propri concittadini e anche al funzionamento migliore della macchina, che sappiamo essere così importante anche per la nostra globalizzazione del Ministero degli esteri, che, grazie a queste risorse che arrivano proprio dai nostri concittadini che vivono all'estero, potrà essere supportata da servizi migliori, da più personale, da migliori strutture da mettere a disposizione dell'Italia nel mondo e non soltanto delle sue collettività.

Credo che questa risposta sia importante. Noi, ovviamente, non smetteremo, qui in Parlamento, di tallonare il Governo affinché, con i tempi e i modi previsti e accelerando gli stessi, possa dare seguito a quanto già stabilito dalla legge di bilancio del 2017, utilizzando e investendo queste risorse, come dicevo, non soltanto nell'eliminazione di una giacenza, di una lunga attesa ormai insostenibile, ma anche per dare a questi cittadini dei servizi migliori nel campo dell'assistenza, della promozione della lingua e della integrazione di collettività lontane, ma che spesso hanno un legame con l'Italia più forte di tanti italiani.

Concludo, ringraziando il Governo e dicendo che potrebbe sembrare in questo momento incoerente o forse contraddittorio parlare di cittadinanza e di rispetto della cittadinanza ius sanguinis, quando siamo tutti impegnati in Parlamento per l'applicazione e la approvazione di una legge di cittadinanza per lo ius soli. Credo, invece, che queste risorse, tanto gli italiani che vivono all'estero e che ci chiedono di avere riconosciuto anche il loro diritto, quanto gli stranieri che vivono in Italia e che con altrettanta veemenza ci chiedono di essere intesi e considerati italiani a tutti gli effetti, siano due facce della stessa medaglia, siano risorse umane, risorse anche economiche per un Paese che è anche in crisi demografica e che ha bisogno di nuove energie; spero che questa risposta, che questo provvedimento vada ovviamente incontro a questa esigenza, che, lo ribadisco, non è solo un'esigenza di carattere economico, ma anche una risposta a una domanda che ci arriva da connazionali, che ci arriva da un sistema Italia fuori dall'Italia, rispetto al quale abbiamo anche individuato delle risorse.

Adesso chiediamo soltanto che queste risorse vengano trasferite ai consolati, che sono i nostri terminali all'estero, sono l'interfaccia di questi connazionali, e che ciò avvenga, come ci è stato detto, in tempi rapidi e proporzionali alla gravità del problema. Ringrazio il Governo e spero che nei prossimi mesi gli italiani che ci ascoltano e che ci hanno anche chiesto risposte concrete possano vedere anche l'attuazione di quanto stabilito dal Parlamento, accettato dal Governo e adesso anche acquisito da parte della nostra rete consolare all'estero.