29/06/2017
Giuseppe Romanini
Patrizia Maestri, Vazio, Rossi, Lattuca, Zan, Guerra, Giacobbe, Bolognesi, Incerti, Palladino, Senaldi, Venittelli, Gasparini, Galperti, Ghizzoni, Taricco, Terrosi, Donati, Zanin, Tentori, Tidei, Antezza, Dallai, Nardi, Gadda, Giuseppe Guerini, Amoddio, Burtone, Gandolfi, Fanucci, Rocchi, Iori, Giulietti, Marco Di Maio, Albanella, Garavini, Lenzi, Amato, Prina, Capozzolo, Fedi, Arlotti, Iacono, Fragomeli, Mauri
2-01864

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:
   a decorrere dal 2015, il decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, convertito dalla legge 23 maggio 2014, n. 80, all'articolo 19-bis, comma 1, ha assimilato all'abitazione principale, ai fini dell'esenzione dal pagamento dell'IMU, «una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso»;
   il comma 2 dello stesso articolo ha previsto che sulla medesima unità immobiliare le imposte comunali Tari e Tasi siano applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi;
   la legge ha previsto, a compensazione per i comuni dell'applicazione in misura ridotta delle imposte comunali Imu, Tari e Tasi sulle categorie di immobili richiamate ai precedenti punti, il riparto di un contributo pari a 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015;
   con decreto del direttore centrale della finanza locale del dipartimento per gli affari interni e territoriali del 19 giugno 2017 il Ministero dell'interno, in attuazione alle sopracitate disposizioni di legge, ha disposto il riparto tra i comuni del contributo complessivo di 6 milioni di euro a ristoro degli effetti diretti ed indiretti dei minori gettiti di Imu, Tari e Tasi sulle unità immobiliari ubicate nei relativi ambiti territoriali e possedute a titolo di proprietà o di usufrutto dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato, iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero (AIRE), già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza;
   numerosi comuni, ed in particolare quelli della fascia appenninica e montana che, più di altri, sono stati protagonisti nei decenni passati del fenomeno dell'emigrazione all'estero, si sono visti corrisposti, tra l'altro con due anni di ritardo, contributi largamente inferiori alle attese e certamente insufficienti rispetto al minor gettito fiscale conseguente alle disposizioni di legge;
   la situazione è tale da aver messo diversi comuni, soprattutto quelli più piccoli e di montagna, in grave difficoltà tanto da paventare, per alcuni di essi, il rischio di dissesto finanziario in ragione della mancata compensazione da parte dello Stato;
   emblematico è il caso del comune di Bardi, in provincia di Parma, nel quale risiedono 2185 abitanti dei quali 1517 iscritti all'AIRE. Il minor gettito per questo comune, tra Imu e Tari, a quanto consta agli interpellanti, supera i 120.000 euro all'anno, mentre il Ministero dell'interno ha previsto un ristoro di appena 11.407 euro –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopradescritta e se non ritengano necessario farsi promotori di un'iniziativa volta a prevedere un urgente stanziamento integrativo che consenta di compensare integralmente i comuni del minor gettito conseguente all'entrata in vigore della legge di conversione 23 maggio 2014, n. 80.
 

Seduta del 7 luglio 2017

Illustra e replica Giuseppe Romanini, risponde Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno

Illustrazione

Grazie Presidente, signor Viceministro, come lei sa, a decorre dal 2015, la legge n. 80 del 2014 recante Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, recante misure urgenti per l'emergenza abitativa, per il mercato delle costruzioni e per Expo 2015, ha assimilato all'abitazione principale, ai fini dell'esenzione dal pagamento dell'IMU, una sola unità immobiliare posseduta dai cittadini italiani non residenti nel territorio dello Stato e iscritti all'AIRE, già pensionati nei rispettivi Paesi di residenza, a titolo di proprietà o di usufrutto in Italia, a condizione che non risulti locata o data in comodato d'uso. Il comma 2 dello stesso articolo ha previsto che sulla medesima unità immobiliare le imposte comunali TARI e TASI siano applicate, per ciascun anno, in misura ridotta di due terzi. Con il provvedimento del 2014 il Governo, accogliendo in sede di conversione una modifica di origine parlamentare, ha voluto equiparare a prima casa l'immobile posseduto in Italia dai pensionati all'estero.

Gran parte di costoro, dunque, non è più costretta a pagare, come seconda casa, l'unico immobile che possiede in Italia. Inoltre, come ho detto, anche le tasse sui rifiuti sono diminuite consistentemente, in ragione del fatto che si tratta di cittadini che vivono in Italia per periodi molto brevi e dunque producono anche pochi rifiuti. È una norma che dà una mano a tutti quei connazionali che con il lavoro all'estero, spesso durissimo, si sono costruiti la loro abitazione a casa; dimostra sensibilità sociale nei loro confronti e ha l'obiettivo, sacrosanto, di incentivarli a mantenere un legame con il nostro Paese, insomma una buona norma, una norma di civiltà.

A fronte di ciò, però, la stessa legge ha previsto, per compensare i comuni del mancato gettito, il riparto di un contributo pari a 6 milioni di euro annui a decorrere dall'anno 2015 e qui sta il problema, che abbiamo voluto segnalare e che si è appalesato solo pochi giorni fa, quando con decreto del Direttore centrale della finanza locale del Ministero dell'interno, decreto del 19 giugno, è stato disposto il riparto tra i comuni del contributo dei 6 milioni a ristoro dei minori gettiti di IMU, Tari e Tasi.

Con il decreto l'impressione è che vi sia stata una macroscopica sottostima del fondo di compensazione destinato ai comuni. Lo stanziamento, ripartito tra l'altro con due anni di ritardo, si è dimostrato largamente insufficiente a compensare i minori incassi e decine di migliaia di euro stanno venendo a mancare nei bilanci di piccoli comuni, normalmente piccoli comuni di montagna, nei quali già assicurare i servizi essenziali è una impresa non semplice. Si tratta proprio di comuni montani, quelli delle aree interne, quelli che sono stati protagonisti, nei decenni passati, di fenomeni di forte spopolamento per emigrazione all'estero. Questi comuni si sono visti corrispondere, con due anni di ritardo, contributi largamente inferiori alle attese e ampiamente insufficienti rispetto al minor gettito fiscale conseguente alle disposizioni di legge.

Almeno questa è l'impressione del sottoscritto, perché non dispongo di dati generali sul fenomeno, ma conosco le segnalazioni accorate dei sindaci dei comuni montani del mio territorio e credo siano sufficienti a chiarire la situazione che per taluni è molto critica.

Esemplificativo è il caso del comune di Bardi, in provincia di Parma. La sindaca mi scrive che, con tre anni di ritardo, scaduti i termini sia per l'approvazione del bilancio di previsione 2017-2019 sia del consuntivo 2016, con la pubblicazione del decreto il suo comune subisce una perdita di gettito di circa 110.000 euro all'anno; il contributo, che è arrivato con il decreto, è di 11.407 euro, a fronte di un gettito stimato di 120.000, come attestato dalla responsabile dell'area economica finanziaria del comune che ho acquisito. Il comune di Bardi ha una popolazione di 2.185 abitanti ed ha 1.517 cittadini iscritti all'Anagrafe degli italiani residenti all'estero al 31/12/2016. Sono via da lungo tempo, ma hanno mantenuto la casa e ogni tanto tornano nel comune di origine; ovviamente non sono tutti pensionati, ma buona parte sì - buona parte sì - in quanto l'emigrazione all'estero ha caratterizzato questi paesi di montagna soprattutto nel secondo dopoguerra, fino agli anni '70 e'80. Bardi, che, come ho detto, conta oggi poco più di 2.000 abitanti, dopo la Seconda Guerra, ne aveva 8.000: questo è il fenomeno. Un minor gettito di oltre 300.000 euro sui tre anni non poteva essere quantificato e tanto meno previsto e sta mettendo in seria difficoltà l'equilibrio finanziario del comune, nonostante la gestione sia sempre stata improntata alla prudenza, al rispetto dei vincoli del Patto di stabilità, al pareggio di bilancio.

Problema analogo è quello che segnala il comune di Albareto, sempre in provincia di Parma, nell'Alta Valle del Taro: la ripartizione del fondo assegna a questo comune 3.500 euro all'anno a fronte di un mancato gettito di quasi 52.000, con un danno complessivo nel triennio che si è appalesato tutto, solo ora, di oltre 150.000 euro. Le condizioni di questo comune sono del tutto simili a quelle di Bardi: 2.150 abitanti, 824 iscritti all'AIRE, anche Albareto ha visto un forte calo demografico, con la popolazione dimezzata a partire dal secondo dopoguerra, quando contava oltre 4.000 abitanti, con un esodo che è stato costante fino ai primi anni Settanta. Tralascio l'esempio di Borgo Val di Taro e di altri ancora. Come dicevo, non dispongo di dati generali, ma credo che questi casi siano sufficientemente esplicativi.

La situazione è tale da aver messo diversi piccoli comuni in grave difficoltà, tanto da paventare per alcuni di essi, il primo che ho citato, il rischio di dissesto finanziario. La domanda, signor Vice Ministro, è questa: se, intanto, sia a conoscenza di questa situazione che si è venuta a determinare dopo la conoscenza dei dati di riparto, da pochissimi giorni, solo da due settimane, e se si ritiene necessario farsi promotori di uno stanziamento integrativo che consenta di compensare integralmente i comuni del minor gettito conseguente all'entrata in vigore della norma che ho citato prima, entrata in vigore con la legge di conversione 23 maggio 2014, n. 80. Grazie.

Risposta del governo

Grazie, signor Presidente. La situazione segnalata dall'onorevole Romanini è esattamente quella che abbiamo potuto riscontrare operando una ricognizione in relazione alle realtà presenti in tanti piccoli comuni, e, in modo particolare, la situazione segnalata per il comune di Bardi trova esatta conferma anche sulla scorta delle richieste avanzate dal sindaco di quella cittadina. Il punto è il seguente.

Il Ministero dell'interno dispone la ripartizione tra gli enti locali del contributo complessivo di 6 milioni annui stanziati dal decreto-legge n. 47, come è stato ricordato, e quella ripartizione viene effettuata sulla scorta della chiave di riparto elaborata dal Ministero dell'economia e delle finanze sulla base delle informazioni desumibili dalla banca dati immobiliare integrata gestita dalla Agenzia delle entrate. Appare subito evidente che i 6 milioni annui non sono in grado di soddisfare, di compensare le minori entrate determinate per effetto di quelle esenzioni richiamate nell'interpellanza. Quindi, si pone un problema di uno stanziamento integrativo a favore di quei comuni, stanziamento integrativo che non può essere disposto in assenza di una specifica norma di rango primario che garantisca la copertura.

Il Ministero dell'interno, il Dipartimento per gli affari interni e territoriali condivide questo auspicio, lo sostiene e lo propone nelle diverse sedi, quando vengono formati i procedimenti tesi a definire, diciamo, le regole di finanza pubblica e, in questo senso, c'è da augurarsi che possano essere reperite le risorse necessarie a soddisfare queste richieste, stante la reale difficoltà nella quale i comuni vengono a trovarsi per effetto di quelle minori entrate. Però, i vincoli di finanza pubblica sono tali da imporre e da richiedere a ciascuno di noi quella consapevolezza necessaria a comprendere che la soluzione va ricercata in una dimensione, in un processo che progressivamente possa consentire il recupero integrale delle minori entrate; ma - ripeto - è un lavoro che il Governo vorrà sviluppare insieme al Parlamento nelle sedi proprie e in occasione del varo dei provvedimenti di finanza pubblica. Grazie.

Replica

Grazie, Vice Ministro. Non so se dichiararmi soddisfatto oppure no. Sono certamente soddisfatto del fatto che c'è consapevolezza e anche condivisione del tema, del problema che si è posto recentemente e inaspettatamente di fronte a questi piccoli comuni, c'è consapevolezza del fatto che i 6 milioni non sono assolutamente sufficienti, come è stato segnalato nell'interpellanza.

Mi è stato detto che il Ministero dell'interno dispone il riparto sulla base di quello che sono gli stanziamenti di bilancio. Non per nulla, gli interpellanti avevano chiamato in causa sia il Ministero dell'interno che il Ministero dell'economia e delle finanze, perché è del tutto evidente che il Ministero dell'interno, in mancanza di un fondo adeguato, non poteva moltiplicare i pani e i pesci: ha distribuito quello che c'era, i 6 milioni sono certamente una cifra non sufficiente. Sono anche consapevole del fatto che, per una diverso stanziamento, nonostante l'urgenza, ci sia bisogno di una norma di rango primario. Però mi dichiaro decisamente soddisfatto per le parole del Viceministro, perché la consapevolezza, la condivisione dell'obiettivo mi fanno sperare che quel processo, richiamato come un processo che riguarda passaggi che coinvolgeranno il Parlamento e il Governo, quando ne avremo occasione, possa sanare questa situazione; la quale, però, in effetti sta determinando nel breve dei problemi molto urgenti, per i quali forse anche il Dipartimento e il Ministero dell'interno possono intervenire a chiarire o a giustificare, non so come, con una norma interpretativa questa condizione, e non considerare, a tutti gli effetti, le carenze di bilancio come una responsabilità dei comuni.

Il fatto che i pensionati residenti all'estero siano esonerati dall'IMU sulla casa di proprietà e da due terzi delle tasse sui rifiuti è, come dicevo, una conquista giusta, con degli obiettivi sacrosanti di incentivare un rapporto che continua anche fra i nostri emigranti e i loro Paesi di origine; però lo Stato si è impegnato a trasferire il corrispettivo del non versato ed è necessario che vi provveda, perché lo Stato non può da una parte porre norme che sono buone per questi cittadini, e dall'altra mettere in una difficoltà così grande comuni che, ripeto, sono i comuni delle aree interne delle fasce marginali della montagna, che già oggi fanno fatica a chiudere i bilanci. Lo Stato ha assunto con questi comuni un impegno chiaro, che non può essere disatteso, e quindi torno a chiedere con forza che si individuino i percorsi, quelli giusti, la modifica delle norme, che va fatta, la modifica dei bilanci, che vanno adeguati, e che rapidamente vengano identificate risorse aggiuntive da destinare alla compensazione del minor gettito fiscale per scongiurare in alcuni casi il rischio di default che molti enti stanno seriamente correndo.