20/11/2018
Francesco Boccia
Benamati, Rosato, Ubaldo Pagano, Marco Di Maio, De Filippo, Cenni, Bonomo, Enrico Borghi
2-00185

  I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'economia e delle finanze, per sapere – premesso che:

   il 18 novembre 2018 si è riunito il consiglio di amministrazione del gruppo Telecom Italia s.p.a. che ha nominato Luigi Gubitosi nuovo amministratore delegato, con i voti dei consiglieri afferenti alla lista del fondo d'investimento statunitense Elliott (che detiene 8,848 per cento delle azioni) e con il voto contrario dei consiglieri eletti dal gruppo francese Vivendi, che tuttavia è il socio di maggioranza relativa (con il 23,943 per cento delle azioni);

   al centro del cambio al vertice vi è lo scontro tra i due principali azionisti sul progetto di scorporo della infrastruttura di rete di Telecom e di separazione societaria, che vede contrario il gruppo Vivendi e favorevole il fondo Elliott, sostenuto da Cassa depositi e prestiti (che detiene il 4,933 per cento);

   tale progetto, da mesi al centro del dibattito tra i diversi attori coinvolti, contemplerebbe tra le varie ipotesi, oltre allo scorporo senza cessione del controllo, quella opposta dell'integrazione tra la rete di Telecom Italia e quella di Open Fiber (società nata appositamente per costruire una rete web ultraveloce e detenuta al 50 per cento dalla stessa Cassa depositi e prestiti al 50 per cento da Enel), eventualmente con la fusione in una nuova società, finalizzata alla creazione di una infrastruttura statale unica per internet;

   il nuovo amministratore delegato ha dichiarato che intende esaminare con attenzione e velocità il progetto per la costituzione di una rete unica;

   il Ministro dello sviluppo economico ha manifestato l'intento del Governo di trasformare Telecom in un player unico che consenta di fare arrivare la connessione a tutti gli italiani;

   l'infrastruttura di rete rappresenta un asset industriale fondamentale per il Paese ed è alla base del complesso aziendale di Telecom Italia, che è il più importante soggetto nel settore delle telecomunicazioni in Italia;

   come dimostra la fusione AT&T e Warner che ha consentito agli Stati Uniti di avere ancora oggi un pezzo di industria sana e competitiva, l'infrastruttura è la sola strada per la generazione di valore in un mercato concorrenziale, globale e digitale, in un tempo in cui le imprese Ott (Over the Top), che forniscono i propri servizi presupponendo l'esistenza delle infrastrutture e dei servizi di connettività di base di un operatore di telecomunicazioni rispetto al quale sono separate, assorbono i mercati nazionali senza generare valore fiscale nei Paesi in cui operano;

   il solo Paese al mondo che ha fatto uno scorporo senza alcuna strategia industriale sull'effetto del capitalismo digitale del campione nazionale delle telecomunicazioni è la Nuova Zelanda, e i pessimi risultati sono sotto gli occhi di tutti;

   in Italia appare sempre più evidente il rischio dello «spezzatino» del complesso aziendale di Telecom Italia con la partecipazione passiva della Cassa depositi e prestiti;

   le incertezze sul futuro, come testimoniano le turbolenze sul mercato azionario, possono danneggiare la società stessa;

   a giugno 2018 è stato concluso l'accordo per la gestione dei 4.500 esuberi individuati da Telecom Italia, evitando la cassa integrazione straordinaria a circa 30 mila lavoratori –:

   quale sia la posizione del Governo, di fronte all'indebolimento del tradizionale settore delle telecomunicazioni e alla prospettiva di volgere le spalle al solo partner industriale europeo credibile per fare un piano di convergenza tra servizi per la telefonia e contenuti media basati in Italia;

   quali siano le intenzioni del Governo in merito alla potenziale creazione, a seguito dello scorporo della rete di Telecom Italia, di una nuova società, a controllo pubblico, per la gestione della rete unica, in particolare in relazione alla valutazione della fattibilità, dei costi dell'operazione e delle conseguenze di eventuali operazioni industriali e societarie sul patrimonio industriale e professionale del gruppo Telecom Italia.

Seduta del 22 marzo 2019

Illustrazione e replica di Francesco Boccia, risposta del governo di Andrea Cioffi, Sottosegretario di Stato per lo Sviluppo economico

Illustrazione

Grazie, Presidente. L'interpellanza che il Partito Democratico ha presentato il 20 novembre è un'interpellanza che necessita, signor sottosegretario, di un'illustrazione integrata. Sono passati quattro mesi, due dei quali per responsabilità del Governo, perché, tra la legge di bilancio e richieste di rinvii, eravamo arrivati alla fine del mese di gennaio. Poi, oggettivamente, ci sono stati dei cambiamenti del contesto che sto per illustrare e abbiamo voluto aspettare, con grande senso di responsabilità, che ci fossero alcune evoluzioni, rispetto alle quali chiediamo al Governo, al Ministero per lo sviluppo economico - è oggi qui in Aula il sottosegretario Cioffi - intanto di risponderci ad alcuni quesiti molto semplici e molto chiari. Signor sottosegretario, vogliamo capire, una volta per tutte, qual è la posizione del Governo sullo scorporo, scorporo sì o scorporo no.

Vorremmo una risposta chiara, semplice, non articolata, perché è dallo scorporo che partì il Governo nelle prime roboanti dichiarazioni di alcuni mesi fa, quando riteneva di approcciare ad un mercato complesso come quello che noi abbiamo rappresentato in questa interpellanza, raccontando l'idea di un progetto industriale che, però, mai nessuno ha conosciuto in Italia. Ovviamente, sto parlando della posizione del Governo rispetto all'attivazione di Cassa depositi e prestiti sul tema scorporo della rete. Noi riteniamo di avere capito, e con noi gli italiani, e con noi i lavoratori di Tim, e con noi, immagino, presumo, non vogliamo tirare per la giacca l'attuale management di Tim, che lo scorporo non sia più una priorità del Governo Lega-MoVimento 5 Stelle.

Vorremmo, però, essere confortati da questa valutazione. Se scorporo non è, allora è rete unica; se è rete unica, vorremmo capire, signor sottosegretario, quali sono i prossimi passi, perché non le sembrerà strano se il principale partito d'opposizione chiede al Governo di essere chiaro in Parlamento su quale debba essere il ruolo di Cassa depositi e prestiti in questa fase delicata e strategica nel tentativo di mettere insieme gli azionisti. Azionisti che hanno messo in evidenza, in questi ultimi mesi, più un tasso di litigiosità che un tasso di lungimiranza rispetto alle strategie industriali del primo gruppo italiano. E, siccome le quote di Cassa depositi e prestiti in Tim sono aumentate, vorrei capire qual è la visione del Governo, perché, francamente, noi non siamo riusciti a decifrarla.

Infatti, se la decisione del Governo fosse quella, sbagliatissima e grave, di sostenere un azionista anziché un altro, o viceversa, noi ci ritroveremmo alla vigilia di una guerra senza frontiere, non solo perché i protagonisti sono americani e francesi, che avrebbe un unico loser: non solo l'Italia, non solo l'azienda, ma i 50 mila lavoratori di Tim, che pretendono chiarezza. Abbiamo la sensazione, signor sottosegretario, che la vicenda o sia sottovalutata o sia, addirittura, ignorata. Oggi è il 22 marzo 2019: il valore delle azioni Tim nel 2018 era superiore ad oggi del 32 per cento. Se poi prendiamo il valore del titolo intorno alla fine di aprile del 2018, il calo è stato superiore al 40 per cento. L'azienda oggi ha un valore per azione di 0,52, questa mattina questo è il valore, e i ricavi del 2018 si sono chiusi a 19 miliardi, un pochino di più, 19,1, con un calo del 3,6 per cento. Il risultato negativo è stato di 1,4 miliardi, l'indebitamento è di 25 miliardi e il dividendo per le azioni ordinarie, alle quali dovremmo tenere tutti, soprattutto quelle di piccolissimi azionisti, è stato pari a zero. L'unica luce in questo quadro è la serietà e il rigore con cui ha approcciato il nuovo amministratore delegato Gubitosi, che ha presentato un piano industriale che sarebbe sostenibile, se noi, però, qui in Parlamento, capissimo qual è la posizione del Governo, perché, francamente, non l'abbiamo capita. Rame, fibra ottica, fibra ultraveloce, 5G, satelliti, sono le tecnologie che caratterizzano il tempo delle imprese che un tempo chiamavamo delle telecomunicazioni nel mondo del capitalismo digitale.

Le nuove infrastrutture, però, signor sottosegretario, non cancellano le vecchie infrastrutture, come lei sa; e, mentre i clienti si adeguano, chi facilmente, chi meno facilmente, chi usa la fibra ottica, chi il rame, chi l'ADSL, chi scopre la fibra ultraveloce, ogni tanto ci sono sperimentazioni sul 5G, l'azienda, in questo grande caos irrisolto rispetto alle strategie che, in realtà, il Governo dovrebbe avere e non ci è dato conoscere e non ci è dato sapere, l'azienda deve vivere in una coesistenza di reti diverse che, ovviamente, genera maggiori costi. Le svalutazioni continuano, questo riguarda tutte le imprese di questo settore. L'unica certezza, però, che abbiamo è che, mentre Vodafone fa un accordo con i cinesi di Huawey sul 5G, noi vorremmo capire che idee ha il nostro Governo rispetto al 5G. E anche qui buio fitto, nel senso che gli ultimi lampi venuti fuori dal Ministero dello sviluppo economico, dai due Vicepremier, accompagnati, immancabilmente, dal Premier, è che avremmo scorporato la rete e che, poi, qualcosa sarebbe successo.

Quindi, tornando alla chiusura dell'illustrazione modificata e integrata, spero, mi auguro che possa avere la sensibilità per integrare anche lei la risposta rispetto a quella che spero che gli uffici non abbiano scritto quattro mesi fa, altrimenti le confesso che ci arrabbieremmo, perché noi per mesi abbiamo aspettato la risposta, poi sono cambiati il contesto e il clima nel Paese; a quel punto abbiamo aspettato noi, per evitare che questo confronto, che avviene oggi in Parlamento, potesse decretare ulteriori problemi al titolo. Ora, però, non potevamo più rinviare, perché l'assemblea dei soci di Tim è prevista per il 29 prossimo. Aggiungo, per completare l'illustrazione, che la SEC, alla fine del gennaio 2019, ha rilasciato un file contenente informazioni rilevanti che aiutano a comprendere meglio le dinamiche finanziarie che sono alla base, probabilmente, dell'attuale scontro tra francesi e americani. Il problema, signor sottosegretario, è che questo scontro avviene sulla nostra testa e noi non pensiamo che sia sufficiente dare una delega in bianco al management della Cassa depositi e prestiti. Il Parlamento è pronto, ne parlo dai banchi dell'opposizione, per affrontare il tema, per affrontare ipotesi di un disegno industriale condiviso, per affrontare anche, se fosse necessario, sulla base di una rete unica figlia dell'acquisizione di Open Fiber, che potrebbe avvenire secondo le valutazioni che sono emerse, il Parlamento potrebbe essere chiamato anche a discutere e a dibattere di un possibile piano tariffario, ma non è l'opposizione che vi deve dare queste idee.

Dovreste essere voi a venire qui e dirci: indichiamo e vi indichiamo la rotta, che è legata non tanto al futuro di una delle più grandi aziende, di un'azienda storica del nostro Paese, ma è connessa ad una visione che il Governo non può non avere di quell'azienda e degli azionisti che in questo momento provano a fare i loro interessi rispetto ad un capitalismo digitale che ci costringe a fare delle scelte molto chiare. Signor sottosegretario, io mi auguro che la sua risposta ci consenta di costruire un dibattito in Parlamento a breve.

L'ultimissima domanda che le faccio è sul vertice, e mi riferisco all'amministratore delegato, in particolar modo, di Cassa depositi e prestiti. Noi speriamo che voi abbiate responsabilizzato dei civil servant e che lavorino in queste ore per costruire la pace, perché se in quell'azienda prevarrà la pace, probabilmente, in Parlamento riusciremo a fare un dibattito, con, spero, la regia del Governo, sulle strategie industriali del settore, di TIM e, più in generale, dell'industria italiana; se non dovesse essere in grado questo management di creare le condizioni per una pace - glielo voglio dire oggi per la prossima settimana -, noi verremo qui a chiedervi di assumervi le responsabilità.

Risposta del governo

Grazie, Presidente, Articolerò la risposta in due fasi: la prima fase un po' più tecnica, poi, proverò ad esprimere qualche considerazione, magari, di carattere un pochino più politico.

Ringrazio gli onorevoli interpellanti che propongono delle questioni che da oltre vent'anni impegnano queste aule e non solo. Con riferimento al primo quesito posto, mi limito a formulare brevi considerazioni. Il Governo non interviene su vicende che riguardano gruppi imprenditoriali quotati su listini azionari né, tantomeno, in ambiti di mercato che riguardano scelte di strategia industriale di società quotate.

Ciò premesso, vengo al secondo quesito posto dagli interpellanti. Per affrontare questo quesito ritengo opportuno formulare alcune brevi e doverose premesse di carattere metodologico. Privatizzazione, liberalizzazione, deregolazione sono state le parole d'ordine che hanno caratterizzato la disciplina regolamentare degli ultimi venticinque anni del settore delle telecomunicazioni in Europa e, in particolare, in Italia. Non di meno, l'esperienza concretamente registratasi non può non condurre a sviluppare una riflessione su quanto una dotazione infrastrutturale delle reti digitali efficiente e moderna risulti condizione necessaria per realizzare una smart mission e garantire, quindi, un accesso alle reti equo, trasparente e non discriminatorio a cittadini e imprese. Ciò nell'obiettivo di facilitare l'utilizzo di quegli strumenti di accesso a dette risorse tecnologiche, che rendono possibile lo sviluppo economico e produttivo del Paese e il dispiegarsi della vita sociale ed associata.

Considerando, quindi, la rilevanza strategica dell'interesse pubblico allo sviluppo tecnologico delle infrastrutture per l'integrazione sociale, economica, politica dell'intero sistema Paese e al recupero di quel ritardo digitale di cui il nostro Paese soffre, si spiega l'attenzione di questo Governo a creare le condizioni regolamentari per la realizzazione di un soggetto giuridico incaricato alla gestione delle infrastrutture di rete di comunicazione elettronica. È, dunque, in questo solco che va collocato l'articolo 23-ter della legge 17 dicembre 2018, n. 136, il cosiddetto decreto fiscale, di cui si chiede conto.

Nello specifico, l'articolo 23-ter intende rafforzare i poteri dell'AGCOM previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche, normativa di riferimento delle pertinenti direttive comunitarie di settore in materia di separazione funzionale (articolo 50-bis) e volontaria dei beni relativi alle reti di accesso da parte di un impresa verticalmente integrata (articolo 50-ter). La norma in questione prevede che l'AGCOM possa indicare, nell'ambito del procedimento di imposizione, mantenimento, modifica o revoca degli obblighi previsti dal codice delle comunicazioni elettroniche, uno schema di eventuale aggregazione volontaria in un soggetto giuridico non verticalmente integrato e wholesale, appartenente a una proprietà diversa o sotto controllo di terzi indipendenti, ossia diversa da operatori di rete verticalmente integrati. Ciò al fine di massimizzare lo sviluppo di investimenti efficienti in infrastrutture nuove ed avanzate a banda ultralarga con le migliori tecnologie disponibili in grado di fornire connessioni stabili, anche tenuto conto delle possibili inefficienze derivanti dall'eventuale duplicazione degli investimenti.

Il citato articolo prevede, inoltre, che l'AGCOM, nell'imporre, modificare o revocare gli obblighi, determina adeguati meccanismi incentivanti di remunerazione del capitale investito, tenendo conto anche del costo storico degli investimenti effettuati in relazione alle reti di accesso trasferite, della forza lavoro dei soggetti giuridici coinvolti e delle migliori pratiche regolatorie europee e nazionali adottate in altri servizi e industrie a rete.

La richiamata norma rispetta, inoltre, i principi europei che presiedono al settore delle comunicazioni elettroniche. Al riguardo, si specifica che l'Agenda digitale europea, di cui al COM (2010)245 del 19 maggio 2010, Agenda 2020, pone l'obiettivo di accelerare la diffusione dell'Internet ad alta velocità e sfruttare i vantaggi di un mercato unico del digitale per famiglie e imprese, assicurando la copertura dell'85 per cento della popolazione con infrastrutture in grado di veicolare servizi ad alta velocità pari o superiore ai 100 megabit, garantendo, al contempo, al 100 per cento dei cittadini l'accesso a Internet con almeno 30 megabit.

Occorre, inoltre, menzionare il nuovo Codice europeo delle comunicazioni elettroniche, pubblicato in Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea lo scorso 17 dicembre, che stabilisce il perseguimento di un cruciale obiettivo in materia di connettività in aggiunta ai tre obiettivi principali già fissati dalle direttive di settore, che, in sintesi, consistono in: promozione della concorrenza, del mercato interno, nonché degli interessi degli utenti finali; secondo, accesso generalizzato alle reti ad altissima velocità; terzo, ampia diffusione delle stesse per tutti i cittadini e le imprese dell'Unione; quarto, concorrenza effettiva ed equa; quinto, e non ultimo in ordine di importanza, innovazione aperta.

La norma descritta intende, pertanto, premiare il modello di operatore wholesale only per favorire il raggiungimento degli obiettivi di copertura ultrabroadband dell'Unione europea e creare le condizioni per rendere sostenibile la realizzazione in Italia di una rete avanzata a banda ultralarga per realizzare finalmente quell'autostrada digitale necessaria allo sviluppo del Paese.

In merito alle cose che lei chiedeva sulla modifica del valore azionario, essendo, come ho già detto, una società quotata, sono argomenti, come lei sa, da trattare con estrema delicatezza, su cui il Governo interviene in punta di piedi, come è giusto che sia, perché, purtroppo, la situazione di TIM è una situazione che viene da una lunga storia, con i numeri che lei stesso ha riportato, dall'epoca della prima privatizzazione, che non è stato qualcosa che ha fatto bene al Paese, questo la storia ce lo ricorda; ci ricordiamo anche quali furono gli attori di quella privatizzazione, della prima e della seconda, con scalate al debito. Quindi, la storia tutti la conosciamo, bisogna stare molto attenti. Quello che dobbiamo fare, come ho detto, è fare in modo che gli obiettivi di massimizzare la possibilità per cittadini e imprese di avere un livello di accesso alla banda ultralarga elevato siano raggiunti. La vicenda non è né sottovalutata né ignorata, ma è molto all'attenzione del Governo; non c'è bisogno, a volte, di parlare per dimostrare che si sta lavorando su un tema, si.

Replica

Presidente, potrei dichiararmi soddisfatto se avessi ricevuto una risposta. Non abbiamo ricevuto una risposta, trovo gravi le sue valutazioni, signor sottosegretario, mi creda. Le cose che lei ha letto sono scritte sull'acqua, glielo dico con grande franchezza. Lei non può dire che entrate in punta di piedi: intanto, lo stile della ballerina non vi si addice, perché avete un rapporto con i mercati finanziari che, normalmente, è da elefante che entra nella cristalleria, ma su TIM decide Cassa depositi e prestiti. Cassa depositi e prestiti non la guidiamo noi, signor sottosegretario, la guidate voi, le indicazioni gliele ha date voi.

Noi vogliamo sapere in questo momento, se da qui al 29, siete in grado di indicare una rotta industriale e se sulla base di quella rotta, l'amministratore delegato di Cassa è in grado di pacificare la condizione che caratterizza il rapporto tra i principali azionisti che, come è noto, sono francesi e americani. Se questo non accadrà, lei, per conto del Governo, si sta assumendo una grande responsabilità: vi richiameremo infatti qui tra dieci giorni e ne risponderete. Chiederemo la testa dei responsabili di questo pasticcio se dovesse avvenire e non torni indietro perché negli anni a cui lei faceva riferimento molti dei protagonisti che le stanno parlando erano presi, per così dire, dai banchi universitari. Quindi non ci venga a raccontare la storia. Questo non è un dibattito sulla storia economica del Paese. Parliamo del presente e del futuro e noi vogliamo capire: non io ho annunciato lo scorporo ma l'ha annunciato il Ministro Di Maio urbi et orbi. Poi abbiamo capito da quanto leggiamo, da quanto percepiamo, dal rigoroso piano industriale presentato dall'attuale amministratore delegato Gubitosi che si potrebbe andare verso la rete unica: bene, siamo tutti d'accordo. Vogliamo parlare di industria a questo punto, vogliamo parlare di strategie industriali. Poiché abbiamo la sensazione che il Governo su questo tema giri la testa dall'altra parte, vogliamo capire, visto il coinvolgimento di Cassa depositi e prestiti. Guardi, noi non ne avremmo fatto interpellanze se Cdp non fosse stata coinvolta: sarebbe stato un tema come tanti altri da capitalismo puro. Ma, poiché è dentro Cdp, con chi dobbiamo parlare per capire cosa sta accadendo, se non con il Governo italiano? E le stiamo dicendo - la prego di riferirlo al Ministro Di Maio - che, sulla base di un piano, di una indicazione di rotta industriale che tocca al Parlamento a questo punto provare ad indicare e che non riguarda Tim, riguarda il comparto, riguarda le reti, riguarda il passaggio dal passato al futuro - non venite qui a dirci che cos'è la fibra ultraveloce: lo sappiamo – noi vogliamo capire rispetto al 5G se lasciamo la partita tutta nelle mani di gruppi multinazionali stranieri o se noi giochiamo, se entriamo in campo oppure no. E se nessuna delle nostre aziende entra in campo, noi perdiamo quello slot. Vogliamo capire che cosa avete in mente, che idee avete.

Infine una riflessione che avevamo già fatto come gruppo del Partito Democratico per altre vicende, però gliela rinnovo. La vicenda di Tim conferma ancora una volta che gli amministratori delegati delle grandi imprese - mi riferisco ovviamente a Cassa, non a Tim che è un'azienda privata ma mi riferisco a tutti gli altri che in questo momento stanno facendo scelte strategiche rispetto alle posizioni del nostro Paese - devono essere premiati rispetto agli investimenti strategici e rispetto ai risultati che ottengono sul lungo termine. Se io penso, cioè, tornando anche a Tim, quanti amministratori delegati sono stati premiati per il brevissimo termine e noi ci ritroviamo oggi a dover fare un'interpellanza urgente al Governo che ha deciso di non risponderci, sbagliando, perché sarà chiamato a rispondere. Io spero di non rivederla più sul tema e mi auguro di rivederla su altri dossier. Ma se ci dovessimo rivedere è perché è andata male e io spero che non sia così. Spero che il Governo possa proporre all'opposizione un'idea di sviluppo industriale del comparto basato sulla rete unica che diventa oggetto di una discussione industriale molto concreta. Non abbiamo ottenuto risposte; le preannunciamo che, nel caso in cui tale vicenda dovesse finire in conflitto e quindi senza un accordo di pace, noi porteremo in Parlamento il tema e vi chiederemo conto di questo, ne chiederemo conto soprattutto al Governo e diventerà inevitabile per voi assumervi a quel punto la responsabilità. Non dimenticate che stiamo parlando di un gruppo che ha 50 mila prestatori d'opera. Ripeto: 50 mila.

Gli italiani sono 20 mila in meno rispetto a quindici anni fa; nel mondo siamo 30-35 mila in meno; ma questo è nelle cose perché la tecnologia è cambiata, la tecnologia è profondamente rivoluzionata, il digitale ha corso in questi ultimi due lustri alla velocità della luce e ha trasformato il capitalismo, come lei stesso ha anche ricordato e, quindi, era inevitabile che ci fossero quegli assestamenti anche nell'impatto sui prestatori d'opera. Quello che non è normale è che se ne discuta dentro il perimetro del Governo come se non ci fossero nemmeno quei 50 mila, come se fosse indifferente quanto accadrà nei prossimi giorni e non è indifferente perché, se c'è un accordo, quei 50 mila forse potranno avere non solo una prospettiva per la loro vita lavorativa ma potranno essere dentro uno dei più grandi gruppi non solo italiani ma europei e globali. Viceversa noi rischiamo non solo di non toccare palla ma di mettere a rischio quei posti di lavoro. La prego, signor sottosegretario, di ritornare a casa, al MISE; noi facciamo finta che oggi il Governo non si sia presentato in Aula e che non ci abbia dato una risposta; speriamo che, indipendentemente da questa risposta, voi facciate quello che è giusto fare nelle prossime ore e speriamo di rivederci qui per parlare di sviluppo industriale sulla base di un accordo raggiunto grazie all'impegno degli uomini che il Governo ha designato sulla base di una visione comune connessa alla rete unica. Prendiamo, quindi, per certo che lo scorporo non ci sarà più - speriamo di non essere sconfessati dal Ministro Di Maio - e le diamo appuntamento di qui a fine marzo quando sarà chiaro quanto sarà accaduto in un anno di fatto caratterizzato esclusivamente da scelte fatte o scelte non fatte, girando la testa dall'altra parte, da parte del Governo che lei rappresenta.