04/07/2017
Lia Quartapelle Procopio
Ascani, Bruno Bossio, Campana, Carrozza, Cassano, Covello, Marco Di Maio, Fedi, Gadda, Galperti, Giacobbe, Guidesi, Iacono, Impegno, Iori, La Marca, Locatelli, Lodolini, Pierdomenico Martino, Miotto, Narduolo, Palmieri, Porta, Realacci, Scuvera, Sereni, Tacconi, Tidei, Venittelli, Zampa, Zanin
2-01874

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro della salute, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione per sapere – premesso che:
   gli istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IRCCS) sono ospedali di eccellenza che perseguono finalità di ricerca nel campo biomedico e, al contempo, in quello della organizzazione e gestione dei servizi sanitari effettuando anche prestazioni di ricovero e cura di alta specialità;
   gli IRCCS assolvono pertanto una doppia funzione di ricerca e di assistenza sanitaria e sono definiti normativamente dal Decreto Legislativo 16 ottobre 2003, n. 288; a differenza degli altri centri di ricerca e delle università, che fanno capo al Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, rispondono per le loro attività di ricerca al Ministero della salute, mentre per le attività di assistenza sanitaria sono soggetti anche alla competenza delle regioni;
   delineandosi come istituzioni particolari e uniche anche nel panorama internazionale, lo statuto speciale degli IRCCSS è verificato periodicamente dal Ministero della salute che attualmente ne riconosce 49 di cui 21 pubblici, che ricoprono un ruolo fondamentale per la ricerca sanitaria nazionale;
   agli IRCCS sono destinati, con criteri di produttività definiti dal Ministero della salute, contributi variabili che derivano dal finanziamento ministeriale della ricerca corrente; ogni IRCCS può al contempo partecipare a molteplici forme di finanziamento, previa partecipazione a bandi pubblici per progetti di ricerca (e.g. bando ricerca finalizzata del Ministero della salute, bandi europei, bandi internazionali) e privati (e.g. fondazioni bancarie, associazioni scientifiche), nonché beneficiare di donazioni ed elargizioni di privati cittadini; i finanziamenti agli IRCCS derivanti dal fondo per la ricerca corrente si sono drasticamente ridotti del 20 per cento tra il 2008 il 2015;
   attualmente, negli IRCCS pubblici lavorano circa 3500 ricercatori, tecnici e amministrativi altamente qualificati, impiegati con contratti atipici (borse di studio, contratti di collaborazione coordinata e continuative, collaborazioni professionali e partite IVA); così, pur presentando un'anzianità media di 10 anni, il personale si scontra con le evidenti limitazioni dei diritti (malattia, maternità, contributi a fini pensionistici, ferie/orari) e con il problema di una difficoltosa programmazione lavorativa per i progetti a medio e lungo termine che mina le basi per la necessaria continuità delle ricerche;
   l'articolo 5 del decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75 ha recentemente introdotto un espresso divieto per le amministrazioni pubbliche di stipulare contratti di collaborazione che si concretino in prestazioni di lavoro esclusivamente personali e continuative e le cui modalità di esecuzione siano organizzate dal committente anche con riferimento ai tempi e al luogo di lavoro; tale disposizione, che mira virtuosamente ad eliminare la precarietà nella pubblica amministrazione, tuttavia, rischia di mettere in serio pericolo gli IRCCS, che non sono dotati di finanziamenti strutturali e non sono autorizzati a bandire concorsi per l'assunzione di personale di ruolo;
   il 20 giugno 2017 i ricercatori degli IRCCS pubblici hanno annunciato lo stato di agitazione per rendere note la loro condizione di lavoro e le preoccupazioni che ne derivano;
   come emerso nel quadro dell'esame dell'interrogazione a risposta immediata in commissione n. 5-11631 presentata dai deputati Donata Lenzi e altri, le procedure di stabilizzazione previste dall'articolo 20, comma 10, del testo unico sul pubblico impiego recentemente approvato potrebbero risolvere il problema soltanto in minima parte, atteso che il personale di ricerca degli IRCCS non è assunto sulla base della pianta organica ma per specifiche esigenze dell'attività di ricerca, con contratti atipici, nel tempo rinnovati, per la conduzione di ulteriori approfondimenti nelle stesse linee di ricerca; né si rende facile addivenire ad un ipotetico ampliamento della pianta organica degli Istituti in esame attesa la necessità di mantenere per tale personale un certo grado di flessibilità, mobilità e competitività che rappresentano caratteristiche connaturate al contesto della ricerca, in piena sintonia con il sistema internazionale altamente concorrenziale in cui agiscono gli enti di ricerca; infine, la possibilità che pure è ancora prevista dallo stesso Testo Unico di ricorrere a forme di lavoro flessibile, è riferita al solo personale medico, infermieristico e tecnico professionale del servizio sanitario nazionale; ciò, peraltro, nell'esclusiva finalità di far fronte a condizioni di criticità nell'erogazione dei livelli essenziali di assistenza;
   sempre in risposta all'interrogazione parlamentare summenzionata, il Governo ha tuttavia comunicato che il Ministero della salute avrebbe avviato una proposta normativa volta al definitivo riconoscimento del personale di ricerca sanitaria che ha ormai acquisito notevole competenza nel settore della ricerca, delineando per tale personale un percorso di sviluppo professionale che permetta l'ingresso nei ruoli del servizio sanitario nazionale;
   per assicurare che l'impegno profuso dal Ministero della salute possa raggiungere l'obiettivo è necessario che lo stesso sia condiviso dalle altre amministrazioni interessate, in particolare dal dipartimento della funzione pubblica della Presidenza del Consiglio, per ciò che attiene la compatibilità della disciplina con il testo unico del pubblico impiego e con gli obiettivi generali della riforma della pubblica amministrazione, e dal Ministero dell'economia e delle finanze, per garantire lo stanziamento dei finanziamenti strutturali necessari;
   la competitività e la qualità dei servizi delle strutture sanitarie e di ricerca pubbliche si determinano anche in funzione della capacità di gratificare e valorizzare le elevate competenze che vi prestano servizio –:
   come il Governo intenda intervenire per scongiurare la paralisi degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico pubblici che si determinerebbe qualora al divieto, introdotto con il decreto legislativo 25 maggio 2017, n. 75, di impiegare i ricercatori mediante la stipula dei contratti di collaborazione attualmente in essere, non seguisse, con estrema urgenza, l'individuazione di modalità e correttivi da parte di tutte le amministrazioni interessate per la stabilizzazione del personale, dotando gli istituti di un fabbisogno organico e dei relativi finanziamenti strutturali.

 

Seduta del 7 luglio 2017

Illustra e replica Lia Quartapelle Procopio, risponde Filippo Bubbico, Vice Ministro dell'Interno

Illustrazione

Grazie Presidente. L'interpellanza, che è firmata da più di trenta colleghi di varie regioni e di vari gruppi, riguarda la situazione dei lavoratori cosiddetti atipici degli Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico. Gli IRCCS sono sostanzialmente ospedali di eccellenza che fanno insieme cura e ricerca scientifica. Questa natura mista del loro lavoro è quello che effettivamente permette un servizio di eccellenza, in particolare nella cura di patologie rare e gravi.

Gli IRCCS sul territorio nazionale sono quarantanove, ventuno dei quali sono effettivamente istituti pubblici. La parte di cura dell'IRCCS dipende dal Ministero della salute e le persone che ci lavorano sono assunte a tempo indeterminato come appunto dipendenti pubblici del Ministero della salute. La parte invece di ricerca è finanziata con contributi variabili del MIUR, contributi pubblici, bandi europei, bandi di fondi privati. Il fatto che ci siano dei fondi variabili fa sì che i lavoratori della parte di ricerca scientifica siano assunti con contratti atipici: borse, partite IVA, co.co.co., con ovviamente delle limitazioni rispetto ai loro diritti da un lato e dall'altro lato alla programmazione della loro vita. Con il decreto legislativo n.75 del 2017 è stato inserito però un divieto per la pubblica amministrazione di stipulare contratti atipici, co.co.co. in particolare. L'obiettivo del decreto legislativo era giusto, cioè quello di eliminare la precarietà nella pubblica amministrazione. Si condivide l'obiettivo generale del decreto legislativo, ma questo riferito al caso degli IRCCS effettivamente mette in pericolo il funzionamento di queste strutture, perché gli IRCCS da un lato non hanno gli strumenti finanziari e strutturali per il personale della ricerca e dall'altro non possono bandire concorsi per l'assunzione del personale sul lato della ricerca.

Il 20 di giugno sono state proclamate le agitazioni nei ventuno IRCCS pubblici per segnalare la preoccupazione dei 3.500 dipendenti, quindi un numero abbastanza notevole. Poi se ci si riferisce in particolare alla Lombardia, i lavoratori sono mille in un settore che è un settore di eccellenza anche produttiva per questa regione. C'è già stata una risposta all'interrogazione della collega Donata Lenzi da cui emerge che ci siano da parte del Ministero della salute una serie di proposte normative per il riconoscimento del personale della ricerca sanitaria, ma noi chiediamo al Ministero della funzione pubblica oggi esattamente come si intenda intervenire per scongiurare il pericolo che gli IRCCS corrono alla fine dell'anno, quando questi contratti non si potranno più fare, e 3.500 persone rischiano di non poter più lavorare nelle condizioni in cui lavorano oggi, che non sono magari le condizioni più giuste da un certo punto di vista, ma sono le condizioni in cui questi istituti hanno operato fino ad oggi. Quindi la domanda è: come il Governo intende lavorare per evitare una chiusura di un settore produttivo importante che ha che fare molto con il servizio ai cittadini.

Risposta del governo

Grazie Presidente. Anche in questo caso, io personalmente condivido le preoccupazioni, considerata anche la rilevanza delle attività cui fa riferimento l'interpellanza, non solo in termini di appropriatezza e di qualità delle cure sanitarie, delle cure mediche, ma di quella relazione positiva che nel corso degli anni si è realizzata tra attività di ricerca, attività di cura e accrescimento delle competenze specifiche che il sistema riceve attraverso gli apporti che i singoli progetti di ricerca riescono a garantire.

La risposta è formulata dal Ministero della Salute, voglio anticiparlo, quindi non so in che termini la questione sia valutata dal Ministero della funzione pubblica.

Esiste questo problema, il Ministero della salute è consapevole di questa preoccupazione. Infatti si ricorda che la proposta normativa di cui stiamo parlando è orientata a un decisivo miglioramento della qualità e dell'efficienza delle attività di ricerca sanitaria, avendo introdotto all'interno del sistema sanitario i principi della Carta europea dei ricercatori, di cui alla legge n. 124 del 2015, relativi al personale operante negli enti di ricerca pubblici. Essa inoltre consentirà per agli istituti di cui parliamo, per gli IRCCS, la possibilità di avvalersi del personale che ha ormai acquisito notevole competenza nel settore della ricerca. A questo fine, il Ministero della salute ha già avviato una rilevazione delle diverse figure professionali coinvolte nell'ambito delle attività di ricerca sanitaria. Sono state definite le due distinte aree del personale di ricerca: l'area ricercatore e l'area professionalità della ricerca. È stata altresì avviata una ricognizione puntuale di tutto il personale di ricerca reclutato dagli IRCCS per contratti di lavoro a tempo determinato atipici, quali co.co.co., co.co.pro., assegni di ricerca, eccetera. Va rammentato che la norma in questione delinea per tale personale un percorso di sviluppo professionale che, se concluso positivamente, permette l'ingresso nei ruoli del Servizio sanitario nazionale.

In merito alle ulteriori richieste formulate dagli interpellanti si è ritenuto di acquisire i necessari elementi informativi da parte del Dipartimento della funzione pubblica con il quale il Ministero la salute ha intrapreso un intenso percorso di collaborazione in relazione alle problematiche in esame. Al riguardo, il Dipartimento della funzione pubblica ha ritenuto di fornire le seguenti precisazioni. Innanzitutto il divieto di contratti di collaborazione continuativa, già introdotto dal decreto legislativo n. 81 del 2015 e ribadito dal decreto n. 75 del 2017, per risolvere il problema della precariato e chiudere le procedure di infrazione a livello europeo, entrerà in vigore solo per i contratti stipulati dopo il 31 dicembre 2017 e non intaccherà i rapporti in corso a quella data. Quindi, i programmi già avviati potranno concludersi, questo mi sembra possa desumersi da questo orientamento. Inoltre, diversamente da quanto affermato dagli interpellanti, tutte le forme di lavoro flessibile, anche da ultimo previste dal decreto legislativo n. 75 del 2017, sono aperte anche agli istituti di ricerca, ivi compresi i contratti di collaborazione previsti dall'articolo 7, comma 6, del decreto legislativo n.165 del 2011, attribuiti a esperti di particolare e comprovata specializzazione per prestazioni di natura altamente qualificata, come nel caso dei ricercatori dell'IRCCS. Non sussistono quindi i paventati pericoli di paralisi della meritevole e apprezzatissima attività di ricerca svolta da tali istituti.

Infine, il Dipartimento della funzione pubblica e il Ministro Madia condividono appieno gli sforzi del Ministero della salute per migliorare le condizioni del personale della ricerca degli IRCCS, tanto che hanno aperto un tavolo tecnico, già riunitosi presso il Dipartimento della funzione pubblica, e sono in corso interlocuzioni con gli stessi istituti al fine di chiarire la portata applicativa del testo unico sul pubblico impiego, come novellato dal decreto n.75 del 2017 e per trovare ogni possibile soluzione ai problemi del personale degli IRCCS posti dall'interpellanza. Insomma viene confermato l'impegno perché le preoccupazioni segnalate possano essere risolte garantendo stabilità nell'attività di ricerca e di cura di questi importanti istituti che contribuiscono in maniera significativa a migliorare la qualità delle prestazioni sanitarie, oltre che garantire risultati importanti sul fronte della ricerca scientifica.

Replica

Io ringrazio molto il sottosegretario anche per le parole di vicinanza e di attenzione personali poste sulla vicenda. Certamente il Governo è uno, quindi il fatto che risponda il Ministero della salute invece della Funzione pubblica dovrebbe essere rassicurante. Al tempo stesso, però, credo sia abbastanza evidente che serve un concorso di azioni da parte di vari Ministeri ed è per questo che l'interpellanza era rivolta alla funzione pubblica e non al Ministero della salute, che ha già risposto e aveva già risposto, ovviamente, come c'era da aspettarsi, manifestando attenzione e preoccupazione e segnalando alcune cose che si stanno facendo. Serve fare un lavoro di concerto, servono risorse e, quindi, serve coinvolgere il MEF, ma serve, in particolare, coinvolgere la Funzione pubblica, per verificare la compatibilità della disciplina del pubblico impiego e degli obiettivi della riforma della pubblica amministrazione con la soluzione prospettata dal Ministero della salute, che è una soluzione di cui si sta discutendo danni e che torna sul tavolo nel momento in cui il Ministero della funzione pubblica ha effettivamente preso delle decisioni che mettono in discussione l'assetto esistente e che al Ministero della salute, effettivamente, andava bene.

Mi sembra ottimo capire che c'è in corso un lavoro di indagine per capire, un lavoro di ricognizione di quanti contratti, tipologie, e il tavolo tecnico in corso. Mi preme, però, sottolineare una cosa: è vero che i contratti in essere non scadono il 31 dicembre del 2017, ma è anche vero che spesso questi sono contratti annuali o di poche annualità e, quindi, non possiamo non immaginare che nel 2018, se non si arriva alla paralisi, si arriva, comunque, a una situazione effettivamente di stallo di un settore che ha un sacco di persone impiegate su progetti che sono annuali o che andranno a terminare nel 2018. E quindi io ritengo che il tavolo tecnico non debba essere un tavolo esclusivamente per prospettare alcune soluzioni, ma debba essere un tavolo che, nel breve periodo, in vista della legge di bilancio, arrivi a formulare alcune proposte operative, che poi possono trovare, appunto, il sostegno parlamentare più ampio, come dimostra il fatto che ci sono stati vari atti di sindacato ispettivo firmati da vari gruppi politici per arrivare a una soluzione della questione.

La questione deve essere risolta guardando ad alcuni elementi: sicuramente valorizzare il merito e, in questi istituti, in particolare nell'ambito della ricerca, c'è molta eccellenza della ricerca italiana, questo non lo dobbiamo dimenticare. Dobbiamo, appunto, stabilizzare la possibilità di fare ricerca in questi settori, che sono dei settori chiave per il futuro anche del nostro Paese e dobbiamo provare a trovare delle soluzioni che mantengano o rafforzino la capacità di fare ricerca.

Io mi auguro, davvero, che, insomma, si eviti un po' il rischio che c'è in queste situazioni, cioè che per risolvere un problema più ampio, quello della precarietà nella pubblica amministrazione, si creino altri problemi in settori che non sono stati debitamente normati e debitamente tenuti in considerazione. Quindi, davvero buon lavoro al Governo, al Governo tutto, non è un problema solo del Ministero della salute, è un problema anche di MEF e di Funzione pubblica, e ci auguriamo che, siccome c'è solo un Governo, si possa rispondere in modo congiunto.