28/04/2015
Laura Coccia
Bonomo, Moretto, Rampi, Giacobbe, Malisani, Molea, Andrea Romano, Palmieri, Miccoli, Giuditta Pini,Nardi, Terrosi, Argentin, D'Ottavio, Albini, Cova, Nicchi, Minnucci, Ferrari, Chaouki, Carra, Piccoli Nardelli, Fiano, Laforgia,Borghi, Currò, Sbrollini, Rotta, Gianni Farina, Paris, Gribaudo, Moscatt, Orfini, Fossati, Boccuzzi, Giuliani, Rossomando
2-00952

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'interno, per sapere – premesso che: 
domenica 26 aprile 2015 prima della partita di calcio tra Torino e Juventus è stato lanciato un ordigno sugli spalti della Curva Primavera che ha provocato il ferimento di alcune persone; 
questo è soltanto l'ultimo di una lunga serie di gravi episodi causati da gruppi di tifosi violenti, all'interno e all'esterno di numerosi stadi; 
risulta molto preoccupante la facilità con cui negli stadi si riescano ad introdurre oggetti molto pericolosi nonostante il forte dispiegamento di forze dell'ordine ai varchi di accesso e le perquisizioni cui sono sottoposti gli spettatori; 
il calcio, come ogni manifestazione sportiva, ha il compito di trasmettere valori positivi ed educativi soprattutto alle giovani generazioni, spesso vittime di questi episodi di violenza; 
nel nostro Paese, tuttavia, il fenomeno della violenza correlata al tifo sportivo costituisce un fatto non più sporadico ma diffuso e caratterizzato da preoccupanti caratteristiche, quali l'alto numero di soggetti interessati, la premeditazione delle azioni, il livello organizzativo degli stessi e la modalità di estrema pericolosità del loro operato; 
questa violenza rappresenta un'emergenza sotto il punto di vista sociologico, criminologico e politico e negli anni si è trasformata da ostilità tra opposte tifoserie in tentativi di confronto diretto con le forze dell'ordine –: 
quali misure urgenti intenda adottare per porre fine a questo tipo di violenza, evitando così che uno spettacolo come quello sportivo, si trasformi in gravi episodi di cronaca. 
 

Seduta dell'8 maggio 2015

Risponde Domenico Manzione, Sottosegretario di Stato per l'interno, replica Laura Coccia

Risposta del governo

Grazie Presidente, con l'interpellanza all'ordine del giorno l'onorevole Coccia, unitamente ad altri deputati, nel richiamare l'attenzione del Ministro dell'interno sull'episodio del ferimento di alcuni spettatori durante l'incontro di calcio tra Torino e Juventus del 26 aprile scorso, chiede quali misure urgenti si intendano adottare per porre fine ai fenomeni di violenza in occasione di manifestazioni sportive. Premetto che il derby torinese, in ragione dei peculiari profili di rischio che gli sono propri, era stato affrontato con un articolato dispositivo di ordine pubblico, frutto di un'attenta pianificazione, con predisposizione di specifici servizi di prevenzione attivi fin dalle prime ore della notte. 
Già prima della partita, per la verità, si erano verificati disordini al di fuori dello stadio. In particolare, nella fase di avvicinamento all'impianto, il pullman della Juventus era stato accerchiato da un consistente gruppo di tifosi granata, che, nel tentativo di bloccare l'automezzo, ne avevano danneggiato lievemente la fiancata e rotto un finestrino. Solo l'intervento delle forze di Polizia aveva permesso di allontanare i tifosi un po’ facinorosi, consentendo al mezzo di proseguire la propria marcia. Poco dopo l'inizio della partita, fra le tifoserie contrapposte è iniziato un fitto lancio reciproco di oggetti, tra i quali alcuni petardi e bombe carta, all'indirizzo del settore occupato dai tifosi del Torino. La deflagrazione di una delle bombe ha provocato il ferimento in maniera non grave di nove tifosi. 
Le attività di contrasto e prevenzione poste in essere dalle forze di Polizia prima, durante e dopo la manifestazione hanno consentito di deferire all'autorità giudiziaria tredici persone in stato di arresto e quindici persone in stato di libertà. Ulteriori attività investigative hanno portato, pochi giorni fa, alla perquisizione delle abitazioni di quattro tifosi juventini, sospettati del lancio della predetta bomba carta. Presso il domicilio di uno di questi sono state trovate tre cartucce calibro 22. Quanto agli altri tifosi, uno è stato posto agli arresti, mentre gli altri due sono stati denunciati in stato di libertà per possesso di sostanze stupefacenti. Informo, infine, che, in relazione ai disordini del 26 aprile, il Ministro dell'interno ha disposto il divieto di trasferta della tifoseria juventina a Genova, mentre il questore di Torino ha emesso complessivamente ventuno provvedimenti Daspo. Questi in sintesi i fatti, sui quali gli onorevoli interroganti hanno richiamato l'attenzione del Governo. 
In merito alle iniziative finalizzate ad evitare il ripetersi di episodi del genere, posso assicurare che l'impegno delle forze di Polizia nel contrasto e nella prevenzione del fenomeno della violenza in occasione di eventi sportivi è ai massimi livelli. Ricordo, innanzitutto, che è attivo da tempo un articolato sistema di governo delle manifestazioni sportive sotto i profili dell'ordine e della sicurezza pubblica. Il sistema è imperniato, a livello centrale, sull'Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive, che tra i suoi molteplici compiti annovera anche quello della valutazione del rischio dell'evento sportivo, partita per partita. Quando la manifestazione è considerata di particolare rilievo sotto il profilo del rischio, entra poi in azione un apposito organismo interforze e interdisciplinare, il Comitato di analisi per la sicurezza delle manifestazioni sportive, che provvede a tenere i necessari contatti con le autorità provinciali di pubblica sicurezza e a diramare le direttive occorrenti per la gestione dell'evento. Inoltre, a livello periferico, da tempo sono operative, presso le DIGOS di tutta Italia, unità specializzate della Polizia di Stato che mantengono una costante attenzione sul fenomeno e contatti con società e tifoserie. Si tratta di un sistema collaudato che ha prodotto risultati apprezzabili in termini di drastica riduzione di scontri e feriti e di incremento dei provvedimenti di deferimento all'autorità giudiziaria, in particolare a seguito delle rigorose misure legislative adottate nel 2007 dopo i gravi fatti della partita Catania-Palermo, che provocarono, come ricorderà, la morte dell'ispettore capo Filippo Raciti. Confidiamo ora che il provvedimento adottato in via d'urgenza lo scorso anno possa aiutare ancor di più le autorità pubbliche a stroncare il tentativo di far rientrare la violenza devastatrice negli stadi. Mi riferisco, ovviamente, al decreto-legge n. 119 del 2014, con cui sono state affinate le potenzialità applicative del Daspo e, al contempo, sono state introdotte soluzioni innovative, come il divieto di trasferta e la chiusura delle curve casalinghe. Soprattutto con queste ultime misure, a cui si è fatto già ricorso, tra l'altro, da un lato, per esempio, con gli ultrà dell'Atalanta e, come detto, della Juventus e, dall'altro, con gli ultrà di Roma, Lazio e Brescia, si intendono colpire tutte le frange più pericolose ed estremiste alla costante ricerca dello scontro fisico con le forze di Polizia e le tifoserie contrapposte. 
Pur essendo prematuro stilare bilanci, evidenzio gli importanti risultati conseguiti sul fronte dei Daspo emessi nella corrente stagione, che ammontano a 1.808, cioè a circa il 30 per cento di tutti i divieti al momento attivi pari a 5.054. Anche il numero degli arresti risulta notevolmente aumentato rispetto alla stagione scorsa, segnando un incremento di circa il 52 per cento. Nello stesso senso, soprattutto con riferimento al campionato di maggior richiamo, quello di serie A, si registra una sensibile riduzione delle partite con feriti (meno 27 per cento), nonché del numero dei feriti tra le forze di Polizia (meno 24 per cento), tra i tifosi (meno 30 per cento) e tra gli steward (addirittura meno 88 per cento). 
Si tratta di dati confortanti, ma che comunque evidenziano il persistere di una sottocultura violenta e prevaricatrice sulla quale occorre intervenire anche con specifiche campagne sociali e di sensibilizzazione. L'osservatorio del Viminale non manca di attivare proprie iniziative anche in questo campo, favorendo l'interazione con le società, gli enti nazionali e quelli locali. 
Più in generale, l'obiettivo che il Governo intende perseguire è quello di restituire lo spettacolo calcistico ad una dimensione di normalità e serenità, che invogli anche ad una maggiore frequentazione e riporti le famiglie agli stadi. 
Per il suo pieno raggiungimento, contiamo sulla collaborazione delle società sportive che hanno tutto l'interesse a recidere i pericolosi intrecci con gli ambienti più violenti del tifo, liberandosi da ogni possibile forma di condizionamento in grado di lederne gli interessi commerciali e d'immagine. 
Siamo impegnati, quindi, a consolidare questa sinergia che – siamo convinti – ci consentirà di conseguire risultati ancora più soddisfacenti di quelli raggiunti in questi ultimi anni, in modo tale da restituire centralità ai sani valori che lo sport è in grado di trasmettere.

Replica 

Grazie Presidente. Sì, sono soddisfatta della risposta del sottosegretario ma soprattutto sono soddisfatta del lavoro che le nostre forze dell'ordine fanno tutte le domeniche per garantire l'ordine pubblico durante le partite di calcio. 
Mi sembra paradossale, tuttavia, che dobbiamo sempre parlare di mobilitazione di forze per eventi sportivi. Lo sport dovrebbe essere altro e ricordo che nel nostro Paese si svolgono tutte le settimane campionati di diverse discipline sportive: penso alla pallanuoto, alla pallavolo, al basket e molti altri. Non succede praticamente mai nulla, soprattutto non è mai necessario lo stesso dispiegamento di forze che c’è per una partita di calcio. Credo che il punto non è tanto la gestione dell'ordine pubblico all'interno o all'esterno degli stadi. Credo che in questo Paese il problema sia che per molti lo stadio è visto come uno spazio extraterritoriale dove le leggi non valgono e si può fare qualunque cosa. 
La cosa grave che è avvenuta a Torino è che quella bomba avrebbe potuto causare molti più danni e molte più vittime di quelle che ci sono già state. Era passato appena un anno dalla morte di Ciro Esposito. Penso che dobbiamo avere il coraggio di rompere quel circolo vizioso che c’è dietro il rapporto tra società e tifoserie perché vede, sottosegretario, mi preoccupa molto la reazione dei tifosi della Roma all'indomani di una frase, forse eccessiva, forse detta in un momento di sfogo, del presidente della Roma, Pallotta, che ha stigmatizzato quelli che erano gli striscioni contro la madre di Ciro Esposito e, appunto, la reazione dei tifosi della Roma è stata veramente eccessiva. Così come mi preoccupa la reazione dei tifosi della Lazio nel momento in cui il presidente Lotito ha deciso una cesura con determinati tipi di rapporti e di comportamenti. Ritengo, però, che questi interventi e questa riappropriazione dei presidenti nella gestione non solo della squadra ma anche della trasmissione di quelli che sono i valori dello sport, vadano fortemente incentivati perché gli stadi non possono continuare ad essere territorio di nessuno, territorio dove si può pensare di portare una bomba carta. Non credo che la bomba carta sia un oggetto che normalmente ci si porta dietro. Chi porta con sé oggetti contundenti od ordigni, come in questo caso, è chiaro che interpreta il luogo dove sta andando come un qualcosa dove è lecito attuare certi tipi di comportamenti. Credo che ci voglia un codice etico delle tifoserie, bisogna andare, forse, oltre il Daspo, bisogna responsabilizzare le società, bisogna incentivare le società di calcio a portare avanti non solo campagne ma azioni forti nei confronti di gruppi di tifoserie organizzate che con il calcio e la tifoseria vera non hanno niente a che fare. Vede sottosegretario, io quel giorno ho preso una posizione abbastanza forte: ho chiesto la sospensione del campionato di calcio, cosa che, in questo Paese, è stata fatta solamente all'indomani della morte dell'ispettore Raciti. Io credo che dobbiamo avere il coraggio di fermarci a riflettere su quello che è il calcio e su quello che è lo sport in generale, perché non è pensabile, all'indomani delle partite, commentare sempre le stesse cose. 
Va benissimo, infatti, il decreto che è stato fatto con riferimento alla violenze negli stadi, va benissimo la responsabilità delle società e il pagamento del 2 per cento degli introiti per andare a finanziare gli stipendi e gli straordinari che le forze dell'ordine devono fare per garantire l'ordine pubblico all'esterno degli stadi, ma, evidentemente, dobbiamo fare di più. Dobbiamo andare avanti, continuando nella direzione che è stata presa dal Governo, ma, appunto, cercando di essere veramente più incisivi e convincenti nei confronti delle società. 
Vediamo, infatti, scene come quelle dei calciatori che si tolgono la maglia sotto la curva oppure che vanno a trattare o a parlare con i tifosi dopo una sconfitta, a testa bassa, come se dovessero chiedere il permesso di uscire o che devono essere insultati o minacciati: ebbene, io credo che questi siano sintomi che, in quel tifo organizzato, con lo sport e con il calcio, ma, soprattutto, con i tifosi veri, con i bambini che vogliono andare allo stadio – e lo vogliono fare perché è una festa e perché il calcio è uno sport meraviglioso – non hanno veramente niente a che fare. E noi dobbiamo tutelare il tifo bello, quello fatto con le bandiere, con le sciarpe, con i cori, i cori quelli buoni, non quelli di discriminazione territoriale. Dobbiamo farlo per loro, dobbiamo veramente riportare i bambini allo stadio. 
Tra una ventina di giorni ci sarà il derby di Roma: io veramente vorrei che quella fosse l'occasione per un approccio differente con il mondo della tifoseria e con il derby. Il derby deve tornare ad essere la festa di un'intera città. Non voglio fare paragoni con il rugby o con altri sport, ma veramente mi piacerebbe che l'immagine dei tifosi della Roma e della Lazio che si abbracciano possa essere veramente l'immagine costante non solamente di momenti episodici, ma possa essere veramente il filo conduttore del rapporto tra squadre, tifoserie e società da qui ai prossimi anni.