17/10/2018
Elena Carnevali
Rotta, De Filippo, Campana, Pini, Rizzo Nervo, Schirò, Siani, Lepri, Viscomi, Annibali, Ascani, Bazoli, Boccia, Bonomo, Enrico Borghi, Boschi, Cardinale, Carè, Cenni, Ciampi, Critelli, Dal Moro, D'Alessandro, De Luca, De Maria, De Micheli, Del Barba, Di Giorgi, Marco Di Maio, Fassino, Franceschini, Gadda, Gentiloni Silveri, Giachetti, Giorgis, Guerini, Lotti, Madia, Martina, Mauri, Melilli, Minniti, Morani, Morgoni, Noja, Orfini, Orlando, Padoan, Pellicani, Pizzetti, Pollastrini, Prestipino, Andrea Romano, Rosato
2-00145

 I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, il Ministro della salute, per sapere – premesso che:

   la determinazione presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018 – piano delle performance 2018-2020 – interessante i medici Inps ha introdotto le revoche di disabilità tra gli obiettivi di performance dei medici dell'Inps;

   in particolare, il piano individua gli obiettivi da raggiungere per i dipendenti dell'Inps per accedere ad alcune forme integrative/aggiuntive di salario, tra i quali gli incentivi; nell'allegato tecnico (pagina 101 dell'allegato) nel paragrafo «Obiettivi produttivi ed economico finanziari dei professionisti e medici» si legge: «In particolare, sono compresi i seguenti obiettivi per il cui raggiungimento professionisti legali e medici svolgono un ruolo decisivo: (...) per i medici: annullamento prestazioni dirette malattia; revoche prestazioni invalidità civile»;

   questo provvedimento non serve ad incentivare il giusto e necessario impegno di tutti gli operatori del settore atto ad individuare i falsi invalidi né si possono legare degli incentivi di performance al numero di revoche di invalidità e creare quindi un interesse economico che si scontra con il dovere professionale di agire secondo scienza e coscienza;

   inoltre, non si possono mettere in difficoltà i medici che lavorano come esterni a partita Iva, nelle commissioni di invalidità sui quali il dirigente medico Inps dipendente strutturato a fine anno deve esprimere un parere;

   è necessario e doveroso che l'attività dei medici Inps risponda solo ed esclusivamente ai criteri del rigore clinico-obiettivo e dell'appropriatezza scientifica della valutazione medico-legale, in particolare in materia di invalidità civile, adeguandosi scrupolosamente alle Tabelle di legge (decreto ministeriale 5 febbraio 1992) e alle linee guida per l'accertamento degli stati invalidanti che lo stesso Istituto, attraverso la sua componente tecnica, si è data;

   la stessa Ministra della salute Giulia Grillo ha sottolineato come il revocare prestazioni per raggiungere obiettivi economici violi il codice di deontologia medica, i cui principi devono venire prima di ogni ragione di bilancio;

   tale determina ha suscitato le reazioni sia dei sindacati quali Cisl Medici Lombardia, USB pubblico impiego, delle associazioni quali Fand e Anmic nonché degli stessi medici attraverso l'Omceo e la Fnomceo –:

   se i Ministri interpellati non ritengano doveroso ed urgente adottare iniziative per stralciare dal piano 2018-2020 delle performance di Inps la parte in cui si prevede un incentivo economico agli stessi medici Inps in base a quante prestazioni per malattia e invalidità riescono a revocare;

   quale sia il numero di visite mediche di controllo relative a «prestazioni dirette malattia» e «prestazioni invalidità civile», divise per regione e per provincia, effettuate negli ultimi 7 mesi in tutta Italia, quante di queste prestazioni risultino revocate nello stesso periodo e quante, in seconda battuta, a seguito dei ricorsi siano state poi riconosciute.

 

Seduta del 19 ottobre 2018 - Illustrazione e replica di Elena Carnevali, risposta del Sottosegretario di Stato per il Lavoro e le politiche sociali Claudio Cominardi

Illustrazione: Grazie a lei Presidente, cercherò di essere anche breve. Credo che, peraltro, il testo dell'interpellanza spieghi già bene le ragioni per cui abbiamo chiesto e chiediamo un impegno urgente da parte del Governo. La questione è riferita in particolare ai criteri che sono stati inseriti, i criteri che determinano poi le premialità e anche gli incentivi economici, all'interno, in particolare, del piano delle performance 2018-2020 dell'INPS. Con questa determina presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018, in particolare, noi leggiamo che gli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei professionisti medici, compresa la parte relativa alla retribuzione di risultato, e, per quanto riguarda sia i professionisti legali che medici, fa riferimento al fatto che assumono rilievo l'indicatore sintetico di efficacia e di efficienza nell'area di propria pertinenza e del relativo ambito territoriale del cruscotto direzionale e alcune voci strettamente legate alle attività di competenza.

Per quanto riguarda i medici, fanno riferimento, immaginiamo, al volume dell'annullamento delle prestazioni dirette per malattie e le revoche per le prestazioni di invalidità civile. Noi siamo sicuramente convinti che nell'ambito della ridistribuzione delle risorse e nell'ambito dell'appropriatezza, con il quale noi dobbiamo definire, e quindi garantire, le prestazioni che vengono assicurate, questo, però, non possa in qualche modo essere determinato da comportamenti che non possono coincidere, invece, con la garanzia del codice deontologico dei medici e delle opportune valutazioni che ogni medico, in particolare, deve comunque poi poter scrupolosamente effettuare. Questa scelta all'interno di questi obiettivi di performance, che, peraltro, sono stati aggiornati rispetto alla distribuzione dei risultati dei progetti speciali ex articolo 18 della legge n. 88 del 1989, ha particolarmente colpito, devo dire, le associazioni che hanno dimostrato una particolare e forte contrarietà. Faccio riferimento alla Fand, faccio riferimento a moltissime delle associazioni che tutelano le persone con disabilità. Ma devo dire che anche le associazioni mediche e le categorie sindacali, gli stessi medici dell'INPS, si sono trovati contrari a questi indicatori di performance.

Le ragioni della interpellanza toccano in particolare due punti. Il primo è la richiesta e l'interrogazione che noi facciamo al Governo se non ritenga urgente chiedere all'INPS di stralciare questa parte come indicatori di risultato per la ridistribuzione degli incentivi. Il secondo punto, invece, riguarda soprattutto il numero di a quanti alla fine, dopo che sono state verificate o sono state effettuate le revoche, vengono riconosciute le prestazioni che possono essere legate, per esempio, all'invalidità civile. Vede, sottosegretario - in particolare, credo che lei ne sappia bene di queste cose - quello che sta avvenendo è che spesso accade che, soprattutto nel momento in cui si fanno le revoche, le persone poi devono necessariamente ricorrere a ricorsi che sono onerosi dal punto di vista economico, centinaia di euro, e devo dire anche che hanno bisogno di assistenza legale, di assistenza tecnica, per cui, magari, qualcuno ci rinuncia anche, per poi, come abbiamo visto, nel momento in cui si fa opposizione a questa revoca, devo dire che la maggior parte della totalità viene alla fine riconosciuta.

Allora, la domanda è: riteniamo che questo sia un criterio giusto? So benissimo, perché l'ho letto anche tra gli obiettivi di Governo, frutto, peraltro, di attività, che sono già state fatte, di accertamento anche da parte dell'INPS sulla verifica e sulla necessità di riconoscere quali sono i falsi invalidi o chi abusa delle condizioni di malattie, ma da qui ce ne passa a legare un incentivo di produttività, di efficacia e di efficienza, di fatto, non dalla deontologia medica, ma al numero delle invalidità civili che vengono revocate.

Risposta del Governo: Grazie, Presidente. Con riferimento all'interpellanza in oggetto, concernente gli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei professionisti e medici contenuti nel piano performance 2018-2020 dell'INPS, rappresento quanto segue. Innanzitutto, il piano della performance, predisposto ogni anno ai sensi dell'articolo 10 del decreto legislativo n. 150 del 2009, illustra il processo di gestione del ciclo della performance, adottato ai fini del raggiungimento degli obiettivi dell'Istituto, in coerenza con il ciclo di programmazione finanziaria e di bilancio. Il piano definisce, inoltre, gli indicatori utili per la misurazione, la valutazione e la rendicontazione delle prestazioni nell'ottica del miglioramento della qualità dei servizi offerti e della valorizzazione del merito personale.

Il piano delle prestazioni 2018-2020 dell'INPS è stato approvato con determinazione presidenziale n. 24 del 13 marzo 2018. In ordine alla determinazione in oggetto, aggiungo che la stessa è stata esaminata dal collegio dei sindaci dell'Istituto nel verbale n. 11 del 20 marzo 2018. In merito, l'organo di controllo non ha espresso rilevazioni in ordine allo specifico argomento degli obiettivi produttivi ed economico-finanziari dei medici professionisti.

Per gli aspetti di competenza del Ministro della salute, il dicastero, sul presupposto che tali obiettivi potessero effettivamente avere un impatto sui professionisti coinvolti da un punto di vista deontologico, visto anche il dissenso espresso in merito dalla federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ha ritenuto di dover chiedere chiarimenti all'INPS sulla vicenda. L'istituto ha fatto pervenire chiarimenti tecnici volti ad evidenziare che gli obiettivi in parola, delineati nell'ambito del piano delle prestazioni, non inciderebbero sull'autonomia tecnico-professionale dei medici interessati, in quanto le prestazioni, a cui ci si riferisce, riguardano casi ben definiti ed estremamente circoscritti oggetto di specifiche discipline di settore.

In particolare, l'INPS ha meglio specificato che l'istituto della revoca di prestazione di invalidità civile si riferisce ad un settore dell'attività assistenziale, ovvero le cosiddette “revisioni ordinarie”. Quest'ultima è un'attività trasferita dalle ASL all'INPS nel 2014 e riguarda una precisa fattispecie di invalidità in cui precedenti commissioni mediche avevano riconosciuto il diritto ad una prestazione a termine prevedendo espressamente la rivedibilità del giudizio dopo un certo numero di anni nella prospettiva di un miglioramento dello stato morboso.

In riferimento, poi, alla rilevanza dell'obiettivo revoche rispetto alla retribuzione accessoria, l'istituto ha evidenziato che i vigenti C.C.N.L. stabiliscono che la retribuzione accessoria è composta dalla performance individuale al 30 per cento e dalla prestazione organizzativa per il 70 per cento. In particolare, nell'ambito della performance organizzativa che valuta i risultati conseguiti a livello di struttura, rientra anche l'indicatore finanziario oggetto dell'interpellanza che incide per l'1,7 per cento sulla retribuzione totale del professionista.

A tal proposito, l'INPS ha reso noto che, vista la bassa incidenza degli indicatori in questione sulla prestazione complessiva e dal momento che la valutazione avviene a livello regionale con il contributo di tutti i professionisti, l'azione del singolo professionista, di conseguenza, sembrerebbe non incidere in maniera rilevante sul risultato finale della retribuzione attesa. L'INPS ha peraltro evidenziato che le competenti strutture dell'istituto hanno avviato una puntuale verifica dell'efficacia dell'indicatore in argomento finalizzata a valutarne l'opportunità di una revisione. A tal proposito, il Governo si impegna a vigilare affinché nella futura programmazione non sia più previsto l'indicatore in oggetto.

Per quanto riguarda il secondo quesito posto dagli onorevoli interpellanti, con riferimento ai primi sette mesi del 2018 l'istituto ha reso noti i dati aggregati a livello regionale relativi alle visite per revisioni ordinarie, con evidenziazione dell'incidenza dei provvedimenti di revoca sul totale delle visite effettuate. Allo stesso modo, l'istituto ha fornito i dati richiesti relativi alle visite mediche di controllo effettuate con i relativi esiti aggregati a livello regionale e provinciale.

Per concludere, pur riconoscendo l'importanza della programmazione dell'istituto ai fini della valutazione dei professionisti e dei medici INPS, ritengo che sia necessario considerare fondamentale, prima di ogni principio economico o finanziario, valori quali il rispetto della vita, della salute pubblica e della dignità della persona, come definito dall'articolo 32, comma 1, della Costituzione italiana: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.

Ricordo, infine, l'attenzione che il Governo ha posto, sin dall'inizio, verso tutte quelle persone - e le rispettive famiglie - al centro di un'esperienza difficile come quella della malattia o della disabilità, diventati, a causa dei comportamenti di pochi “furbetti” e delle inadeguate politiche precedenti, un vero e proprio stigma sociale per chi vive realmente una condizione di infermità fisica, psichica o sensoriale.

 

Replica: Grazie, Presidente. Mi dichiaro insoddisfatta non solo - e non in particolare - per le risposte che mi ha fornito il sottosegretario, quanto per quelle che ci sono state fornite dall'istituto, perché la contraddizione in termini di quello che ci è stato spiegato è che alla fine questi criteri incidono dal punto di vista della valutazione dell'eventuale premialità che viene data ai medici in modo - si è fatto un po' fatica a capire, ma mi sembra di averlo potuto ascoltare - non così incidente. E, allora, la prima domanda che uno si pone è che senso ha averlo inserito.

In secondo luogo, soprattutto perché viene sottolineato e si parla, in particolare, della revisione per le condizioni di invalidità temporanee, questo non può essere legato dalla valutazione che viene fatta in termini, come dire, quasi propedeutici, nel senso che guardiamo a quello con le eventuali possibilità di una revoca

Infatti, questo riguarda la condizione di benessere, di salute o di non salute della persona del nostro assistito. Non è che se questa persona ha avuto una condizione di aggravamento noi non possiamo riconoscergli l'indennità di invalidità se invece ci sono delle condizioni oggettive, ma non è che incide la valutazione del medico. Ad incidere - ed è quello che noi osserviamo - deve essere la condizione effettiva della persona che viene valutata. Quindi, francamente non solo non mi ritengo soddisfatta ma soprattutto sono particolarmente colpita, perché se alla fine è anche un valore - come dire - poco significativo nelle premialità perché inserire una norma che francamente cozza e fa a pugni con il valore deontologico della persona?

E poi, devo dire, ho sentito di una disponibilità - siamo nell'ambito delle disponibilità - di una verifica da parte del Governo che chiederà prossimamente di eventualmente stralciare questa parte. Mi auguro che questo invece avvenga davvero nel più breve tempo possibile e che siano altri i criteri con cui noi valutiamo le condizioni di salute e le eventuali prestazioni che possono essere riconosciute alle persone che ne fanno richiesta. Infatti, credo davvero che subordinare il riconoscimento della condizione di bisogno a questioni legate esclusivamente al budget non sia tra gli obiettivi che noi pensiamo di dover raggiungere non solo come istituto ma penso che non lo dobbiamo raggiungere neanche come Paese. Ed è oggettivo il fatto che è sicuramente molto più difficile adesso poter avere riconosciuta una prestazione che viene data poi con l'accertamento delle condizioni di invalidità civile ed è molto più difficile di questi tempi avere questo riconoscimento. Mi auguro che ci sia un impegno effettivo da parte del Governo e che ci sia una disponibilità alla revisione di questi criteri contenuti nel piano delle performance.