17/01/2017
Alessandra Terrosi
Cova, Prina, Romanini, Taricco, Argentin, Cenni, Scuvera, Verini, Bergonzi, Beni, Rocchi, Iacono, Carrescia, Giuseppe Guerini, Ginefra, Incerti, Giampaolo Galli, Misiani, Gandolfi, Miotto, Becattini, Borghi, Cuperlo, Ragosta, Zan, Lavagno, Cinzia Maria Fontana, Capone, Coccia, Bolognesi, Mazzoli, Salvatore Piccolo, Melilli, Luciano Agostini, Ginoble, Campana, Lattuca, Laforgia, Capodicasa, La Marca
2-01593

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'economia e delle finanze, il Ministro dello sviluppo economico, per sapere – premesso che: 
come noto, Poste Italiane sta procedendo nella messa in atto del proprio piano di riorganizzazione; 
in molte aree del nostro Paese è già in atto il cosiddetto modello di recapito a giorni alterni che ha interessato progressivamente il territorio italiano a partire da ottobre 2015 (fase I), continuando durante il 2016 (fase II); 
l'attuazione della fase III estenderà il recapito a giorni alterni anche nella provincia di Viterbo: tra febbraio e aprile 2017 saranno interessati 52 comuni su 60; 
il 25 luglio 2016 il Tar del Lazio si espresse favorevolmente nei confronti del ricorso presentato da molti comuni della provincia di Terni sostenuto dalla stessa regione Umbria, contro il piano di razionalizzazione delle sedi avviato da Poste Italiane che prevedeva la chiusura del servizio in molti comuni della provincia di Terni. La motivazione richiamava, tra l'altro, che il ridimensionamento ovvero la riorganizzazione non può avvenire seguendo solo la logica di tipo economico e senza prevedere valide alternative; 
il piano di recapito a giorni alterni riguarderebbe anche gli invii prioritari come le raccomandate dell'Inps, gli avvisi dell'Agenzia del territorio e di Equitalia, i telegrammi (ad esempio, delle asl o delle scuole), i quotidiani e i settimanali con prevedibile disagio per l'utenza; 
l'avvio della fase III, ad esempio nella provincia di Viterbo, porterà ad una riduzione stimata delle zone dalle attuali 180 a circa 65, con prevista ricollocazione del personale in esubero presso gli sportelli ma con conseguente maggior carico di lavoro per il personale che continuerà a svolgere l'attività di portalettere; 
nel settembre del 2016 il Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza la risoluzione sulla applicazione della direttiva 97/67/CE modificata dalla direttiva 2008/6/CE sui servizi postali nella quale, tra l'altro, si sottolinea l'importanza di fornire un servizio universale di alta qualità a condizioni accessibili, comprendente almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini (punto 8 della risoluzione), in evidente contrasto con la modalità di consegna della corrispondenza a giorni alterni prevista dal piano di riorganizzazione delle Poste Italiane; 
del resto, la stessa direttiva individua la fornitura dei servizi postali come essenziale per lo sviluppo regionale, l'inclusione sociale e la coesione economica e territoriale della Unione europea, in particolare nelle zone remote, rurali e scarsamente popolate nelle quali è importante mantenere un numero sufficiente di punti di accesso –: 
se i Ministri interrogati siano a conoscenza di quanto riportato in premessa; 
se il Governo non ritenga di dover attuare, per quanto di competenza, opportune forme di monitoraggio e controllo affinché la ristrutturazione di Poste Italiane non metta a repentaglio i posti di lavoro e i servizi di recapito postale e di sportello; 
se il Governo non ritenga di dover garantire la permanenza in piena attività, comprensiva del servizio di sportello e di recapito giornaliero della corrispondenza, proprio in quei comuni in cui gli stessi uffici rappresentano un presidio territoriale strategico e offrono il servizio ad una popolazione sempre più anziana, così come previsto dalla direttiva europea sui servizi postali che individua il servizio postale per le zone remote, montane o scarsamente popolate quale elemento di coesione sociale; 
se non si ritenga di assumere iniziative, per quanto di competenza, per evitare di incorrere in misure sanzionatorie comminate dall'Unione europea poiché il piano di ristrutturazione di Poste Italiane appare agli interpellanti palesemente in contrasto con la direttiva comunitaria, in particolare laddove la stessa prescrive che il servizio deve almeno garantire consegna e ritiro della corrispondenza per cinque giorni a settimana, per tutti i cittadini dell'Unione europea. 

Seduta del 27 gennaio 2017

Illustra Alessandra Terrosi, risponde Teresa Bellanova, Vice Ministra dello Sviluppo economico, replica Chiara Scuvera

Illustrazione

Grazie, Presidente. Onorevole Viceministro, onorevoli colleghi, l'argomento su cui verte l'interpellanza riguarda appunto il piano di riorganizzazione di Poste italiane, in particolare la parte dello stesso che prevede la consegna della posta a giorni alterni. Tale riorganizzazione è iniziata ormai da qualche tempo e viene tuttora attuata interessando gradualmente il territorio nazionale. In talune regioni e in talune province è già stata proposta sia la chiusura degli uffici postali nei comuni più piccoli, sia la modalità che prevede la consegna della corrispondenza a giorni alterni. 
Relativamente alla prevista chiusura degli uffici postali nei comuni di piccole dimensioni, segnalo che il 25 luglio 2016 il TAR del Lazio si è espresso favorevolmente nei confronti del ricorso presentato da diversi comuni della provincia di Terni, sostenuto dalla stessa regione Umbria, contro il piano di razionalizzazione che prevedeva proprio la chiusura del servizio. La motivazione richiamava, tra l'altro, il concetto secondo il quale il ridimensionamento, ovvero la riorganizzazione, non può avvenire seguendo solo la logica di tipo economico e senza prevedere valide alternative. 
In una interrogazione presentata nel luglio scorso sollevavo, inoltre, la problematica della chiusura estiva temporanea degli uffici postali a rotazione, in particolare, in quel frangente, nei comuni della provincia di Viterbo, portata ad esempio perché poi in realtà tale modalità viene attuata un po’ ovunque. 
Ora, a partire da febbraio 2017 con l'avvio della cosiddetta terza fase in molte province, tra cui appunto la stessa provincia di Viterbo, che è la mia provincia, ma anche in altre province in Lombardia, molti comuni – ad esempio in provincia di Viterbo 52 comuni su 60 – saranno interessati dall'adozione della modalità di consegna della posta a giorni alterni. Nei territori dove queste modalità sono già state adottate sono stati registrati disagi considerevoli per l'utenza, in particolare proprio nei comuni di piccole dimensioni e collocati in zone montane e svantaggiate, situazione più volte denunciata anche dall'UNCEM. Nel settembre 2016 il Parlamento europeo – come noto – ha approvato una risoluzione sull'applicazione della direttiva 97/67/CE sui servizi postali, salutata con favore da tutti coloro, tra cui enti locali e la stessa UNCEM, che hanno sempre rimarcato la necessità di dare vita a una riorganizzazione dei servizi e all'ammodernamento degli stessi, senza venire meno all'erogazione però dei servizi stessi proprio nelle aree più delicate del Paese dal punto di vista socio-economico. La risoluzione ha ribadito quanto già contenuto nella direttiva, cioè l'importanza di fornire il servizio universale di qualità a condizioni accessibili, comprendente almeno cinque giorni di consegna e di raccolta a settimana per tutti i cittadini. La stessa direttiva individua la fornitura dei servizi postali come essenziale per lo sviluppo, l'inclusione sociale e la coesione economica e territoriale dell'Unione europea, e in particolare per le zone remote, rurali e scarsamente popolate. 
Da tempo viene avanzata la richiesta di poter adottare modalità di riorganizzazione condivise con ANCI, con UNCEM, quindi con gli enti locali. Sebbene siano stati fatti numerosi incontri, non si è arrivati a tale condivisione, che forse potrebbe essere auspicabile per contemperare le esigenze da un lato della riorganizzazione di Poste e dall'altro del territorio. 
Ricapitolando: chiusura degli uffici postali, anche temporanea nei periodi estivi, consegna a giorni alterni, anche della posta urgente e prioritaria. Gli interpellanti chiedono pertanto, signor Presidente, come si tiene insieme questo con la necessità di garantire appunto almeno cinque giorni di consegna della posta, con il fatto che gli uffici postali rappresentano, oggettivamente e anche ai sensi della direttiva comunitaria, un presidio territoriale strategico e un fattore di inclusione sociale e di coesione economica, in particolare per i territori rurali e in definitiva più disagiati, e se queste modalità di riorganizzazione non incidano, mettendo a repentaglio oltre al servizio anche posti di lavoro, considerando che si prevede un accorpamento delle aree di consegna, con una riduzione delle stesse di circa il 30 per cento. Grazie.

Risposta del governo

Grazie, Presidente. Premetto che il settore postale a livello nazionale e comunitario è stato interessato negli ultimi anni da profondi cambiamenti, che hanno riguardato il contesto normativo ed in particolare il passaggio delle funzioni di regolamentazione e di vigilanza dal Ministero dello sviluppo economico all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, per effetto del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito nella legge 22 dicembre 2011, n 214. 
Il modello di recapito a giorni alterni, oggetto dell'atto in esame, è volto a contemperare i nuovi bisogni e mutate esigenze della clientela con la sostenibilità nel lungo periodo dell'onere del servizio universale affidato a Poste Italiane S.p.A., in considerazione del progressivo calo dei volumi e dell'andamento decrescente delle risorse pubbliche destinate al suo finanziamento. 
Il legislatore nazionale, nel recepire le disposizioni della direttiva europea, alla quale fanno riferimento gli onorevoli interpellanti, ha previsto la possibilità di adottare un modello di servizio al di sotto dei cinque giorni settimanali, oltre che in presenza di particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica in ambiti territoriali al di sotto dei 200 abitanti per chilometro quadrato e, comunque, fino ad un quarto della popolazione nazionale (decreto legislativo 261/1999, così come modificato dalla legge 190 del 2014, comma 276, legge di stabilità 2015). Il nuovo modello di recapito a giorni alterni, autorizzato dall'Agcom con delibera 395/15/Cons, prevede la sua graduale implementazione articolata in tre fasi successive in quei comuni in cui ricorrano particolari situazioni di natura infrastrutturale o geografica. L'implementazione del modello è oggetto di monitoraggio da parte dell'autorità che, a partire dal mese di febbraio 2018, termine di attuazione del modello, in base alle eventuali criticità riscontrate e alla coerenza dei risultati raggiunti con il piano industriale di Poste Italiane, ha la facoltà di valutare la sussistenza delle condizioni per prorogarne l'autorizzazione. 
Per quanto attiene al territorio della provincia di Viterbo, d'interesse degli interpellanti, Poste Italiane ha fatto presente che i comuni soggetti alla nuova modalità di recapito sono 48 su un totale di 60 ed ha precisato che entro la prima settimana di febbraio 2017 inizieranno le trattative nazionali con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, per concordare l'effettiva attuazione della terza fase della riorganizzazione del recapito. In accordo con le stesse organizzazioni saranno individuati i meccanismi di riallocazione nell'azienda del personale che risulterà in eccedenza per effetto della manovra riorganizzativa. 
Il Ministero dello sviluppo economico, come già riferito, pur non avendo più competenze in materia di regolamentazione e di vigilanza, ha avuto riguardo, nel contratto di programma con Poste Italiane 2015-2019, di prevedere un effettivo confronto di Poste con le regioni e gli enti locali, per garantire una presenza più articolata nelle aree territoriali disagiate. 
A tal fine, nella riunione della Conferenza unificata del 10 maggio 2016, tenutasi presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, è stato avviato un tavolo di confronto sui problemi relativi alla modalità di consegna da parte di Poste della corrispondenza nei piccoli comuni italiani. In particolare, sono stati chiariti gli obiettivi, il metodo di lavoro e il percorso di collaborazione da intraprendere. Nel corso della riunione del 22 dicembre 2016 è stato presentato e discusso il nuovo documento di Poste dal quale emergono i dati di sintesi dell'attività di verifica svolta, l'impatto che il recapito a giorni alterni ha avuto sui cittadini e le informazioni relative all'avvio della terza fase, con le attività di comunicazione istituzionale previste ed avviate. In tale occasione i rappresentanti di Poste hanno riferito altresì che l'avvio della terza fase avverrà in modo graduale a partire dal 6 febbraio 2017, per completarsi nel prossimo mese di settembre. 
Dal confronto svoltosi con i rappresentanti dell'ANCI, dell'UNCEM e delle regioni, è emersa la necessità di proseguire il dibattito sulle iniziative concrete che il tavolo deve assumere a partire da una bozza condivisa di accordo sul modello di convenzione già concordato con la regione Piemonte e l'ANCI regionale.
Il Dipartimento per gli affari regionali e le autonomie ha quindi sollecitato la trasmissione di un testo da sottoporre alla Conferenza nella prossima riunione che contenga i parametri base utili per la successiva stesura delle singole convenzioni da definire con ciascuna regione e l'ANCI regionale. A conclusione di tale incontro è stato concordato di acquisire in tempi rapidi una proposta di accordo-quadro che verrà sottoposta ai rappresentanti dell'ANCI, dell'UNCEM e delle regioni prima dell'inizio della terza fase della riorganizzazione del recapito.

Replica

Grazie, Presidente. Grazie, signora Viceministra, ci riteniamo parzialmente soddisfatte nel senso che ci riteniamo soddisfatte dell'impegno che il Ministero dello Sviluppo economico sta mettendo proprio per risolvere questa situazione di disservizio molto grave che ha un impatto occupazionale anche preoccupante nonostante, come ha ricordato la Viceministra Bellanova, le competenze in capo al Ministero non siano più quelle del passato ma naturalmente non ci riteniamo soddisfatte per l'attuale gestione del piano e crediamo che i criteri di efficienza, di economicità, di efficacia che sono prescritti sia nell'azienda sia nella pubblica amministrazione in questo momento non siano assolutamente garantiti. Sul territorio nazionale come parlamentari siamo stati sollecitati dai comuni, stanno nascendo delle petizioni anche da parte di molti sindaci di diversi schieramenti politici e dei sindacati perché davvero si agisca velocemente. Infatti sappiamo che non solo il 20 per cento della popolazione potrà essere interessato per lo più nei piccoli comuni e, quindi, ben oltre la media europea da questo disservizio o comunque dal recapito della posta ogni due-tre giorni ma uno studio evidenzia che in 11 regioni e 54 province la soglia interessata nel piano rischia di superare il 25 per cento della popolazione. Voglio aggiungere che è chiaro che il nuovo modello organizzativo di Poste non può non tener conto dell'informatizzazione e del fatto che probabilmente nel nostro Paese si è diffusa poco la posta elettronica certificata così come i mezzi di comunicazione digitale. La diffusione si riscontra presso le imprese e presso i professionisti: probabilmente dovremmo intraprendere anche una forte azione di comunicazione per cui anche i singoli cittadini utilizzino la pec. Molto è stato fatto con la riforma Madia rispetto alla PA digitale: quindi chiaramente questo processo deve interessare in primo luogo la pubblica amministrazione che deve fare capofila, ed esempio, nell'utilizzo di tali strumenti ma probabilmente risolveremo questo problema della integrazione della posta recapitata nei modi tradizionali nel nuovo contesto con una grande azione culturale anche presto i cittadini. Come ha ricordato l'onorevole Terrosi il disservizio colpisce soprattutto le zone remote, colpisce la popolazione anziana, le imprese e anche l'economia perché ricordiamo che si tratta anche di recapito di raccomandate, di recapito di comunicazione che potrebbe essere utile per ottemperare a scadenze e quindi riguarda davvero questioni concrete che toccano la vita concreta dei cittadini. Quindi noi siamo molto fiduciose nell'impegno del Governo e riteniamo che possa effettivamente farsi facilitatore per la soluzione del problema.