05/08/2015
Paolo Coppola
Giuseppe Guerini, Senaldi, Benamati, Famiglietti, Ferrari, Manfredi, Zaccagnini, Melilla, Casati, Taricco,Prina, Carrescia, Capone, Arlotti, Borghi, Mariani, Di Salvo, Quintarelli, Murer, Carra, Zoggia, Garavini, Sereni, Albini, Marchi,Blazina, Richetti, Marzano, Boccadutri, Fragomeli, Fedi, Misiani, Piazzoni, Rostellato, Donati, Scuvera, Bombassei, Librandi,Catalano, Ascani, Pinna, Tentori, Moretto, Carrozza, Bonaccorsi, Bruno Bossio, Stumpo, Bonomo, Mucci
2-01062

I sottoscritti chiedono di interpellare il Presidente del Consiglio dei ministri, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, per sapere – premesso che: 
un utilizzo razionale ed opportuno dell'informatica è imprescindibile per una pubblica amministrazione moderna e produttiva, e ciò è consapevolezza comune da parecchi decenni ormai nel nostro Paese, almeno a partire dagli anni ’80, quando il CNEL osservava che «l'informatica non è uno strumento aggiunto nella Pubblica Amministrazione, ma uno strumento di riforma»; 
con l'approvazione del decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82 – codice dell'amministrazione digitale, e successive modificazioni, vengono raccolte e inquadrate le disposizioni, in parte già esistenti, che regolano l'uso dell'informatica nella pubblica amministrazione, si stabiliscono i rapporti tra pubblica amministrazione, cittadini e imprese, i diritti di questi ultimi, le responsabilità della struttura dirigenziale per l'attuazione dei principi in esso contenuti; 
la sezione II, Capo I del codice dell'amministrazione digitale definisce i diritti di cittadini ed imprese e, nello specifico, l'articolo 3 sancisce il «diritto a richiedere ed ottenere l'uso delle tecnologie telematiche nelle comunicazioni con le pubbliche amministrazioni», e l'articolo 5-bis, comma 1, stabilisce che lo scambio di informazioni e documenti tra imprese e pubbliche amministrazioni «avviene esclusivamente utilizzando le tecnologie dell'informazione e della comunicazione»; 
l'articolo 12, comma 1-ter, del codice dell'amministrazione digitale, inoltre, stabilisce la responsabilità del dirigente nell'applicazione e attuazione delle disposizioni stabilite all'interno dello stesso, ai sensi e nei limiti degli articoli 21 e 55 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165; 
si è venuti a conoscenza di una comunicazione ufficiale firmata dal direttore generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali, n. prot. 0006564-01/07/2015-USCITA, indirizzata alle società concessionarie, in cui si invita le stesse «ad astenersi dal trasmettere alla Scrivente Direzione corrispondenza via mail e via PEC priva di allegati» pena la mancata presa in considerazione delle comunicazioni medesime; 
una tale comunicazione è contraria ad ogni tipo di norma contenuta nella legislazione vigente e tende secondo gli interpellanti a minare la reputazione della pubblica amministrazione generale ed in particolare il Ministero in questione; 
la riforma della pubblica amministrazione, in termini di efficienza, innovazione e semplificazione è obiettivo primario di questo Governo e tale riforma passa essenzialmente attraverso un'applicazione corretta delle norme da parte di dirigenti e funzionari –: 
se il Governo sia a conoscenza di simili atteggiamenti e comportamenti della propria struttura amministrativa; 
se il caso in questione sia isolato o sintomo di una scarsa conoscenza della legislazione in materia di amministrazione digitale o, peggio ancora, di una sottovalutazione dell'importanza del digitale e una mancanza di volontà a innovare i procedimenti amministrativi; 
se la comunicazione di cui in premessa verrà rettificata e quali provvedimenti verranno presi ai sensi dell'articolo 12 del codice dell'amministrazione digitale.

Seduta dell'11 settembre 2015

Illustrazione di Sergio Boccadutri, risposta del governo di Umberto Del Basso De Caro, sottosegretario per le infrastrutture e i trasporti, replica di Paolo Coppola.

Illsutrazione

Grazie Presidente; questa interpellanza, che ovviamente è scritta e, quindi, anche ben dettagliata, rileva appunto un problema che c’è stato; noi vogliamo portare all'attenzione un fatto che ci interessa. Con questa interpellanza vogliamo sostanzialmente difendere un progetto che questo Governo ha avviato, anche con la recente approvazione in via definitiva della riforma della pubblica amministrazione: il progetto di cambiamento della pubblica amministrazione, perché crediamo, appunto, che la pubblica amministrazione, oggi, è digitale o non è. Da questo punto di vista, quindi, lo spirito con il quale l'abbiamo costruita, al di là, poi, appunto, del fatto concreto, è quello di ribadire la necessità, l'obbligatorietà, non soltanto, quindi, ovviamente, che il Governo debba e possa emanare i decreti legislativi di attuazione di quella riforma, ma soprattutto che tutta la pubblica amministrazione, dal primo dirigente fino all'ultimo dipendente, stia dentro e partecipi alla nuova pubblica amministrazione digitale. Lo facciamo non perché siamo appassionati del digitale, così a livello di hobby, ma perché crediamo che oggi questa sia l'unica possibilità e necessità affinché la pubblica amministrazione possa effettivamente svolgere un servizio nei confronti dei cittadini e delle imprese, anche a livello di trasparenza nei rapporti. 
In particolare, infatti, proprio riguardo la trasparenza dei rapporti l'interpellanza contesta un'azione e un'iniziativa che noi riteniamo autonoma, speriamo isolata, di un dirigente che ha deciso che la PEC non può essere utilizzata dalle aziende (dopo che noi abbiamo detto che le aziende devono comunicare nei confronti della pubblica amministrazione competente con PEC) e che la PEC non possa avere allegati. Noi da questo punto di vista pensiamo che gesti come questi facciano male anche al Governo, facciano male alla pubblica amministrazione e per questo abbiamo chiesto con questa interpellanza di sapere dal Governo cosa ne pensa.

Risposta del governo

. Signor Presidente, in risposta alla richiesta di chiarimenti in merito alla nota del 1o luglio 2015 inviata dalla Direzione generale per la vigilanza sulle concessioni autostradali, la stessa ha fornito le seguenti informazioni. Segnalando in premessa che la PEC, la posta elettronica certificata, è lo strumento con il quale i privati possono relazionarsi con la pubblica amministrazione, ai sensi dell'articolo 3 del decreto legislativo n. 82 del 2005, che la trasmissione a mezzo PEC equivale a notificazione a mezzo posta, ai sensi dell'articolo 48 del citato decreto legislativo n. 82 del 2005, e che le istanze e le dichiarazioni inviate alla pubblica amministrazione in via telematica equivalgono a quelle presentate su supporto cartaceo con sottoscrizione autografa qualora rispondenti ai requisiti formali normativamente fissati dall'articolo 65 del decreto legislativo n. 82 del 2005. 
Nel caso di specie, la citata direzione, ricevendo da parte di alcune società concessionarie numerosa corrispondenza priva di allegati e volendo evitare rallentamenti nelle procedure, ha utilizzato lo strumento della circolare comunemente usato quale canale diretto di comunicazione con le 25 società concessionarie autostradali, il cui contenuto è chiaramente applicabile solo alle stesse e non anche ai cittadini, imprese private o altri enti nei confronti dei quali, la medesima continua quotidianamente ad applicare un atteggiamento di assoluta collaborazione, invitando stesso mezzo o telefonicamente, nel caso di corrispondenza PEC incompleta o illeggibile ad un nuovo invio della stessa. 
Pertanto, con la citata nota, indirizzata – ripetesi – solo ed esclusivamente a tutte le 25 società concessionarie autostradali, la direzione ha inteso specificare l'impossibilità di procedere all'istruttoria delle istanze, nel rispetto dei termini contrattualmente previsti, ove le note inviate tramite PEC non fossero state accompagnate dagli allegati eventualmente citati e parte integrante della corrispondenza inviata: a titolo di esempio, progetti, convenzioni o atti afferenti procedure sanzionatorie. La medesima direzione ha ritenuto di dover specificare quanto sopra alle società concessionarie nel rispetto del principio di leale collaborazione poiché è noto che nel momento in cui il mittente riceve dal sistema gestore della PEC la ricevuta di accettazione e di consegna nella casellae-mail del destinatario, si genera presso il mittente stesso una presunzione di conoscenza completa da parte del destinatario della comunicazione inviata. 
Come riconosciuto dalla, seppure esigua, giurisprudenza in merito (si veda la sentenza n. 610 del 2014 della sezione I del TAR Friuli Venezia-Giulia o la sentenza n. 224 del 2014 della Corte d'Appello di Milano, sezione lavoro) in questo caso spetta al destinatario rendere edotto il mittente delle difficoltà di cognizione dell'intero contenuto della comunicazione legate all'utilizzo dello strumento telematico, pure ammesso dalla normativa vigente. 
È quindi dovere del destinatario rappresentare agli interessati la difficoltà generata da un utilizzo in parte errato dello strumento telematico garantendone allo stesso tempo l'utilizzo nei termini corretti. Di contro, sarebbe errato ricevere la corrispondenza telematica incompleta, non procedere all'istruttoria della stessa e non comunicarne la impossibilità al mittente, lasciando anche in tal modo decorrere infruttuosamente i termini, esponendo dunque l'Amministrazione ad azioni legali che ne rallenterebbero indubbiamente l'operato. 
Va da ultimo ricordato come successivamente alla comunicazione, che costituisce comunque un fatto isolato, non si sono più verificati casi di corrispondenza incompleta da parte delle Società concessionarie. In ogni caso, qualora ciò si verificasse, la medesima Direzione provvederà ad avvisare il mittente dell'errore di invio.

Replica

Grazie, Presidente. Sono soddisfatto della risposta perché, dalla risposta del sottosegretario, mi sembra di capire che, semplicemente, nella circolare mandata via fax – e già qui mi permetto di sottolineare che forse sarebbe stato il caso che la Direzione inviasse alle società concessionarie la circolare utilizzando la PEC, e spero che in futuro sarà utilizzato quello strumento, che è sicuramente più economico, e non il fax – il messaggio non era scritto in modo completamente non ambiguo e l'intenzione era semplicemente quella di dire che, se nel testo del messaggio, che può essere benissimo senza allegati, si fa riferimento a degli allegati, va da sé che questi debbano essere presenti. 
Prendo atto e sono contento del fatto che ci sia stato solo un caso isolato e non sia un caso generale. Prendo atto del fatto che lo strumento verrà utilizzato e, nel caso qualcuno facesse l'errore di inviare un messaggio di posta elettronica certificata che fa riferimento a degli allegati che non sono presenti, il mittente verrà – solo lui – informato del fatto che gli allegati non ci sono e che, quindi, il messaggio deve essere inviato nuovamente. 
Devo dire che ringrazio perché il nostro timore era che la richiesta un po’ strana – interpretata, cioè, nel senso di inviare tutti i messaggi con degli allegati altrimenti non sarebbero stati presi in considerazione – aveva fatto pensare che ci fosse, a valle dell'invio dei messaggi di posta elettronica, una modalità interna di organizzazione degli uffici legata al cartaceo. Ciò ci aveva fatto temere che, in quella direzione, tutta la posta elettronica certificata venisse stampata e poi venisse trattata in modo cartaceo. È evidente che, se fosse questa la realtà, ci sarebbe, in quel caso, uno spreco di denaro pubblico, ed è evidente che, in quel caso, le disposizioni e l'organizzazione interna degli uffici e del lavoro negli uffici andrebbe cambiata. 
Io spero, anzi sono sicuro che questo non è, quindi sono sicuro che l'attuazione del codice dell'amministrazione digitale e la completa informatizzazione dei processi avviene nel Ministero delle infrastrutture e dei trasporti. Sono felice che questa interpellanza sia stata utile a chiarire e, quindi, a permettere a tutte le società concessionarie di continuare ad utilizzare serenamente lo strumento della posta elettronica certificata, così come da Codice dell'amministrazione digitale e, quindi, ringrazio di nuovo il sottosegretario.