18/09/2015
Angelo Capodicasa
Stumpo, Raciti, Zappulla, Ribaudo, Amoddio, Culotta, Iacono, Greco, Gullo, Berretta
2-01084

I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere – premesso che: 
l'accesso ai corsi di laurea in Medicina e Chirurgia e in Odontoiatria è soggetto alla programmazione nazionale stabilita dal Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, sulla base delle esigenze occupazionali previste dalle regioni e delle richieste degli atenei, avanzate in relazione alle risorse di docenza e strumentali da essi dichiarate; 
il divario tra la domanda di formazione in Medicina e l'offerta degli atenei italiani permane profondo, con un rapporto in atto che consente di soddisfare una domanda per ogni sei aspiranti; 
a fronte di tale rapporto sfavorevole, migliaia di studenti riescono comunque ad accedere in sovrannumero attraverso l'instaurazione di contenziosi amministrativi, quasi sempre conclusisi con successo ancorché estremamente costosi; 
pertanto il criterio della selezione per merito, qualora di merito si possa parlare con le attuali modalità basate su discutibilissimi e discussi test, viene di fatto aggirato attraverso procedure extra universitarie; 
attorno alla selezione basata sui test è cresciuto negli anni un vero e proprio mercato delle preparazioni, gestito, prevalentemente, con modalità che risultano, a giudizio degli interpellanti, opache da tutti i punti di vista, da organizzazioni private che lucrano sulle aspettative di tantissimi giovani e delle loro famiglie; 
inoltre diverse migliaia di ragazze e ragazzi italiani, sempre in ragione dell'attuale sistema di accesso ai corsi attivati nelle università del Paese, si iscrivono ogni anno in atenei di altra Stati europei, ancora una volta affrontando ingenti costi economici e di altro tipo; 
in pratica l'accesso ai corsi di laurea in Medicina risulta sempre più dipendente dalle condizioni economiche delle famiglie, in netto e palese contrasto con la tutela generalizzata del diritto allo studio previsto all'articolo 34 della Costituzione; 
eventi come quello registratosi a Enna (per altro perfettamente in linea con le norme comunitarie dell'UE) con la programmata apertura di un corso di laurea in Medicina di un ateneo statale della Romania, denunciano da un lato la gravità della situazione sotto il profilo della garanzia del diritto allo studio, e dall'altro – alla luce della dimensione europea dell'istruzione superiore, del processo di Bologna e degli accordi sottoscritti dal Governo italiano e delle direttive comunitarie – la insostenibilità degli attuali criteri di definizione dell'offerta formativa delle università italiane, che ci si ostina a basare, a parere degli interpellanti, su presunti quanto antistorici ed illogici fabbisogni regionali, in presenza non solo di regioni di diversissime dimensioni geografiche e demografiche, ma anche di un mercato del lavoro sempre più internazionale, specialmente in questo settore; 
con le limitazioni imposte dal contingentamento dell'offerta formativa, si alimenta ogni forma di speculazione di lucro sulla formazione medica, senza peraltro garantire le tanto decantate compatibilità tra risorse disponibili negli atenei e programmazione degli accessi, come senza ombra di dubbio dimostra la moltiplicazione surrettizia dei posti a seguito dei numerosissimi casi di contenzioso amministrativo; 
il sistema di selezione basato sui test è spesso tarato secondo gli interpellanti artatamente su livelli, se non dell'ultimo anno di Medicina, certamente su competenze e conoscenze molto avanzate rispetto ai livelli richiesti in ingresso: ciò che finisce con il sostenere e alimentare il mercato delle lucrose preparazioni private –: 
se non ritenga che non abbia molto senso costringere migliaia di italiani a laurearsi all'estero, essendo identico l'impatto sul mercato del lavoro che si avrebbe consentendo loro di laurearsi in Italia; 
se non ritenga che sia irrazionale consentire che migliaia di giovani vengano indirizzati verso il mercato extra-universitario delle preparazioni quando queste stesse preparazioni potrebbero essere svolte dalle università, arricchendone le fonti di finanziamento; 
se non ritenga che sia venuto il momento di rivedere la programmazione degli accessi sulla base di aspettative occupazionali riferite a bacini regionali, quando il mercato del lavoro per la Medicina è ormai a carattere internazionale; 
se non ritenga che l'attuale modello formativo faccia eccessivamente dipendere la possibilità per il sistema sanitario di avere domani un buon medico dalle condizioni economiche delle famiglie degli aspiranti medici; 
se non ritenga che il permanere, senza correzioni, dell'attuale modello, rischi di fatto di delegare alla magistratura la disciplina degli accessi ai corsi di Medicina, ben sapendo che in questo modo viene inficiata la logica che dovrebbe stare alla base del sistema del numero chiuso.