14/07/2014
Ermete Realacci
3-00939

Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:
   come si evince dalle maggiori agenzie di stampa e da vari forum di operatori in rete, che riportano anche la notizia dell'aggravarsi delle inchieste sul gruppo Finmeccanica nei confronti dell’ex presidente Guarguaglini, l'autorità per la vigilanza sui contratti pubblici – AVCP – dopo due anni di indagini e relativa istruttoria finale, ha depositato l'8 maggio 2014 la deliberazione n. 10 con la quale, dopo aver ricostruito gli eventi dal 2006, si elencano alcune violazioni e illegittimità in merito all’iter amministrativo del sistema nazionale di tracciabilità dei rifiuti (SISTRI). La ricostruzione dei fatti connessi al SISTRI conduce l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici a dichiarare «non conforme» al codice dei contratti pubblici l'affidamento di tale progetto, in particolare per quanto riguarda la «secretazione» sul progetto stesso: posta nel febbraio 2007 dal Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare pro tempore Pecoraro Scanio;
   la sopraccitata deliberazione così recita: «L’iter posto in essere – presentazione del progetto preliminare da parte di SELEX ES, secretazione del SISTRI, sviluppo del progetto, stipula del contratto non trova riscontro in alcun modello normativo che disciplina i contratti pubblici, dove la titolarità dell'iniziativa appartiene di norma al committente pubblico, dalla individuazione delle esigenze alla fattibilità dell'intervento, alla sua definizione alla ricerca del contraente e successiva gestione e controllo della fase realizzativi. Inoltre si rinvengono consistenti dubbi sulla stessa configurazione del contratto come appalto; infatti, la circostanza che il costo dell'operazione di fatto venga sostenuto dagli utenti registrati, induce a ritenere che si sia in presenza di una concessione di servizi»;
   dalla ricostruzione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici risulta poi che sono passati, sorprendentemente, meno di 20 giorni tra la presentazione del progetto di massima del SISTRI al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare da parte della consociata di Finmeccanica Selex ES, e lo stanziamento nella legge finanziaria per il 2007 di ben 5 milioni di euro per la realizzazione del sistema, e soltanto 4 giorni lavorativi sono trascorsi tra la richiesta di bozza di contratto della direzione generale del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare (22 dicembre 2008) a Selex ES e la presentazione di quest'ultima di uno «schema di contratto per l'integrale esecuzione» al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare;
   il carteggio con i rilievi dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici è stata peraltro inviato d'obbligo alla direzione distrettuale antimafia presso la procura della Repubblica di Napoli, alla procura generale della Corte dei Conti e al nucleo polizia tributaria di Napoli, che da marzo 2014 sta indagando sul SISTRI in merito a fondi neri all'estero, affidamenti illeciti e false fatturazioni;
   è plausibile peraltro ritenere che la deliberazione dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici avrà il suo peso sulla decisione del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sul prolungamento del contratto in essere, che scadrà il prossimo 30 novembre 2014;
   come ha avuto modo di sottolineare l'interrogante nell'atto n. 4-03564 ancora senza risposta, il SISTRI, ovvero il sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti, nasce con l'idea di attuare una semplificazione del processo di gestione e tracciabilità dei rifiuti (ospedalieri, urbani, speciali e pericolosi). Il SISTRI avrebbe dovuto avere il duplice obiettivo di semplificare l’iter di certificazione e tracciabilità dei rifiuti e di rendere trasparente il ciclo di distruzione dei rifiuti abbattendo i costi sostenuti dalle imprese del settore, ma nella realtà – tra rinvii, stop e modifiche alla normativa – il SISTRI non hai mai centrato le aspettative; l'avvio del sopraddetto SISTRI è stato infatti più volte rinviato e poi sospeso fino al 30 giugno 2013 per motivi di ordine tecnico, legale e gestionale, per poi andare in vigore dal 1o ottobre 2013 solo per chi tratta rifiuti pericolosi;
   è utile altresì ricordare che per il sistema SISTRI non è stata mai effettuato alcun collaudo, sebbene previsto dalla normativa vigente sugli appalti pubblici;
   come ben descritto dal rapporto Ecomafia 2014, elaborato annualmente da Legambiente, sono 29.274 le infrazioni nel ciclo dei rifiuti accertate nel 2013, più di 80 al giorno, ovvero più di 3 l'ora. Il 22 per cento delle infrazioni ha interessato la fauna, il 15 per cento i rifiuti e il 14 per cento il ciclo del cemento. Il fatturato, sempre altissimo, nonostante la crisi, ha sfiorato i 15 miliardi di euro grazie al coinvolgimento di numerosi clan, ben 321, appartenenti alla più pericolosa criminalità organizzata –:
   alla luce di quanto sopradescritto, quali iniziative urgentissime intenda mettere in campo il Ministro interrogato per fare luce sulla vicenda Sistri e dare informazioni sulle autorizzazioni date dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare a Selex ES; se non ritenga poi utile avviare una nuova procedura di affidamento rispettando quanto previsto nel codice degli appalti con meccanismi che garantiscano trasparenza e legalità, ribadito che, a fronte dei gravi dati sulle ecomafie del Paese, la tracciabilità dei rifiuti e il loro smaltimento corretto e senza danni per l'ambiente sono assolutamente necessari.

Seduta del 15 luglio 2014

Risponde Silvia Velo (PD), Sottosegretario per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica Ermete Realacci

Risposta del Governo

Signor Presidente, come è stato appena detto, per omogeneità di materia provvedo a rispondere in forma congiunta. Sulla risoluzione del contratto si è avuto più volte modo di riferire in risposte precedenti ad atti di sindacato ispettivo: come è stato già risposto, questa ipotesi di risoluzione è stata valutata dall'amministrazione già nel 2012. Infatti, sulla legittimità della complessiva operazione negoziale è stato a suo tempo richiesto un parere specifico all'Avvocatura generale dello Stato, che ha concluso per la legittimità dell'affidamento diretto, ritenendo così valido e legittimo il contratto con Selex. 
Invece, con la recente deliberazione del 10 aprile ultimo scorso, n. 10, il consiglio dell'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha rilevato che «l'affidamento del Sistri non sia conforme all'articolo 17, comma 1, del Codice dei contratti pubblici nella versione vigente al tempo 
dell'affidamento stesso e prima della modifica apportata a tale disposizione ad opera dell'articolo 33, comma 3, del decreto legislativo n. 208 del 2011, in vigore dal 15 gennaio 2012, nei limiti e secondo le motivazioni espresse nella parte di diritto». 
Con nota del 5 giugno scorso, il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare ha pertanto investito della questione il Presidente del Consiglio dei ministri per gli approfondimenti e le valutazioni di competenza. Riguardo alle informazioni tecniche sulla funzionalità e sulla corrispondenza del sistema alle norme e alle specifiche del contratto, queste sono reperibili sul sito del Ministero dell'ambiente. In particolare, il 24 giugno ultimo scorso è stato pubblicato il certificato di collaudo di verifica di conformità, rilasciato il 20 dicembre 2013 dalla commissione appositamente istituita. 
Si deve ribadire che, in base ai patti negoziali vigenti, il contratto va a scadenza il 30 novembre 2014. La questione, allo stato attuale, vede, da un lato, la preesistenza di un contratto in avanzato stato di esecuzione, dall'altro, l'ineludibile esigenza di avere un sistema di tracciamento dei rifiuti efficace, ma, al tempo stesso, fruibile con maggiore facilità da parte degli utenti. 
Giova ricordare che, in questo contesto, già l'articolo 11, comma 9, del decreto-legge n. 101 del 2013, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 125 del 30 ottobre 2013, ha previsto la possibilità di modificare il contenuto, la durata del contratto ed il relativo piano economico-finanziario anche al fine di inserire misure di semplificazione e di ottimizzazione che tengano conto anche delle segnalazioni delle associazioni rappresentative degli utenti, riducendo, al tempo stesso, i costi di esercizio del sistema.
Proprio in questo quadro (un contratto in avanzato stato di avanzamento, che va in scadenza il 30 novembre, una previsione legislativa che consente alcune correzioni e alcuni interventi) e in questa prospettiva di semplificazione, l'articolo 14, comma 2, del decreto legge n. 91 del 24 giugno 2014, attualmente in corso di conversione, come sapete, al Senato, ha disposto come obbiettivo prioritario da conseguire l'applicazione dell'interoperabilità e la sostituzione dei dispositivi token-usb, senza ulteriori oneri per la finanza pubblica. 
Contemporaneamente, si è prospettata da più parti l'ipotesi di azzerare radicalmente il Sistri, soluzione che evidentemente non è esente dal rilevanti problematiche, perché sulla base del contratto, l'Amministrazione dovrebbe, infatti, in ogni caso, sostenere gli oneri economici delle spese sostenute per realizzare il sistema. Come è noto, infatti, il sistema è autofinanziato dai contributi degli utenti e, ferma restando la disciplina della responsabilità contrattuale per inadempimento prevista dal codice civile, in caso di recesso dal contratto stipulato con la Selex SeMa, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbe comunque tenuto a versare alla Selex un indennizzo corrispondente al valore dell'infrastruttura effettivamente realizzata, laddove il costo non risulti recuperato alla data di anticipata cessazione attraverso il corrispettivo contrattuale. L'entità dell'indennizzo andrebbe notificata dalla società e verificata dal Ministero e, ove non accettata, andrebbe rimessa alla determinazione di un'apposita commissione. Senza considerare, nel quadro complessivo, che con l'azzeramento del Sistri, in assenza di una alternativa da subito operante, verrebbe comunque meno un efficace strumento di controllo e prevenzione nei confronti delle ecomafie. È evidente a tutti che la realtà italiana è connotata da continue e plurime emergenze rifiuti, da continue e comprovate infiltrazioni della criminalità organizzata nel ciclo dei rifiuti. Pertanto, è irrinunciabile che lo Stato si doti di un sistema di tracciamento dei rifiuti di tipo informatico moderno, efficiente, efficace e meno eludibile di quello cartaceo. Lo scopo del Sistri rimane quello di collaborare con le imprese al fine di porre l'Italia al passo con i più evoluti Paesi europei.
Quindi, come ho sopra detto, cercando di elencare tutte le problematiche complesse che sono in campo intorno a questa vicenda, il decreto legge n. 91 del 2014, oltre ad introdurre importanti elementi di novità sotto il profilo della semplificazione del Sistri, può essere, a nostro avviso, anche l'occasione per ulteriori miglioramenti del sistema, soprattutto con riferimento alle esigenze di maggiore facilità nell'utilizzo da parte degli utenti. Proprio nella dialettica della conversione, e senza con ciò voler naturalmente invertire l'onere delle responsabilità istituzionali assegnate all'Esecutivo, si potrà utilmente trovare uno spazio, con un dibattito attento e condiviso sulla sorte del contratto Sistri, nella disponibilità del Governo a recepire le indicazioni, anche puntuali, che il Parlamento vorrà fornire.
 

Replica

Ermete Realacci: Signor Presidente, dal Ministero e dal sottosegretario Velo arriva una risposta onesta, ma imbarazzata e inadeguata, secondo me, alla situazione attuale. Provo a tradurla. Il Ministero dice: ”Abbiamo fatto molte cose: abbiamo ridotto la platea, abbiamo semplificato le procedure, abbiamo eliminato la chiavetta token, ad esempio.
Sappiamo che bisognerebbe fare di più, sappiamo che bisognerebbe sostanzialmente procedere ad un nuovo appalto, abbiamo però paura che questo ci sottoponga ad un contenzioso giudiziario oneroso per l'amministrazione«. Tra le righe si dice anche: »Magari, se nella conversione del decreto-legge n. 91, attualmente in atto al Senato, il Parlamento ci dà una mano, le cose possono migliorare«. 
Beh, io penso che bisognerebbe essere più trasparenti e netti nel dare un giudizio su ciò che è accaduto. Il Sistri – lo ricordava anche la collega Terzoni – nasce da un'esigenza assolutamente giusta: tracciare lo smaltimento dei rifiuti pericolosi (voglio ricordare che Legambiente, nell'ultimo rapporto ecomafia, valuta a circa 4 miliardi di euro l'affare per le ecomafie derivante dallo smaltimento illegale dei rifiuti); è un'esigenza che è stata posta anche dall'Unione europea, anche se risolta in altri Paesi in maniera molto più semplice che in Italia. 
Noi abbiamo affrontato fin dall'inizio questa vicenda con grande attenzione: sono molti gli atti ispettivi presentati – da ultimo questi due atti firmati da me, dal collega Carrescia, dalla collega Gadda e da altri parlamentari – senza pregiudizio, cercando di capire anche quali erano le competenze, e ce ne sono dentro la Selex, per affrontare questa vicenda e cercando di capire se, nella risposta unanimemente negativa che veniva dal mondo produttivo nei confronti di questa procedura, c'erano dentro anche altre motivazioni. Sappiamo per esempio che ci possono essere motivazioni legate alla verifica dell’ effettiva consistenza dell'attività delle imprese (per capirci motivazioni di carattere fiscale) dietro l'opposizione, ma abbiamo visto che non è così. È un sistema farraginoso, che è stato assegnato in maniera opaca. Non alludo solo alle indagini in corso da parte della magistratura; da ultimo, l'Autorità per la vigilanza sui contratti pubblici ha detto delle cose molto pesanti su questo contratto. Ha detto che l'iter proposto in questo contratto non trova riscontro in alcun modello normativo della disciplina dei contratti pubblici; ha detto che non c'era nessun motivo per la segretazione, segretazione che riguarda peraltro un contratto che è il più grosso, credo, nel campo del digitale in Italia, quindi era una grande palestra, una grande occasione per le aziende italiane per dare il meglio di sé, per competere, per innovare. Invece è stato risolto in questa maniera. 
Ecco, adesso io penso francamente che bisogna cambiare pagina. L'esigenza è giusta, assolutamente giusta e necessaria per il Paese, ma è stata affrontata in maniera completamente sbagliata. Non serve tracciare le lamette dei barbieri per combattere le ecomafie e questo si faceva nella prima versione del contratto: un meccanismo molto pesante, che investiva l'insieme del sistema produttivo. Ora si tratta di voltare pagina, di fare un nuovo appalto, di farlo bene e di farlo in maniera trasparente. Diceva Diderot: »Non basta fare il bene, bisogna farlo bene”. Facciamolo in questa occasione: il Ministero sia più coraggioso.