12/11/2018
Enza Bruno Bossio
3-00317

 Al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

come riportato dai mezzi di informazione in occasione della proiezione del film «Sulla mia pelle» riguardante il caso di Stefano Cucchi presso una libreria all'interno del centro commerciale «le Gru» di Siderno in provincia di Reggio Calabria si è registrato un episodio che, ad avviso dell'interrogante, necessita di un chiarimento istituzionale;

poco prima della proiezione del film due carabinieri in divisa avrebbero chiesto alla titolare della libreria l'elenco dei partecipanti e ogni tanto nel corso della proiezione e del dibattito che ne è seguito si affacciavano per ascoltare;

il colonnello Gabriele De Pascalis, comandante dell'Arma della compagnia di Locri, raggiunto dalla stampa ha escluso la volontà di schedare i presenti parlando di «attività di routine» –:

se il Governo sia a conoscenza di quanto riportato in premessa come si giustifichi la richiesta di avere l'elenco dei partecipanti alla presentazione di un film, che, secondo l'interrogante, non può essere qualificata come «attività di routine». 

Seduta del 12 marzo 2019

Risposta del governo di Gianluca Vacca, Sottosegretario di Stato per i Beni e le attività culturali, replica di Enza Bruno Bossio

Risposta del governo

Grazie, Presidente. In premessa, con riferimento alla questione sollevata con l'atto in discussione, vorrei soffermarmi brevemente sull'importante e indiscusso ruolo che l'Arma dei carabinieri svolge nell'ambito dell'ampia missione affidata alle Forze armate per la sicurezza e la difesa del Paese, nonché per la salvaguardia delle libere istituzioni. Vorrei anche soffermarmi, oltretutto, come sottosegretario per i beni e le attività culturali, sull'ampio e importante valore dei film, come appunto “Sulla mia pelle”, e delle proiezioni che vengono organizzate nel nostro territorio, alle quali segue sempre un dibattito molto importante che ha, a nostro avviso, un ampio valore sociale.

Premesso questo, ricordo che l'Arma è sempre vicina ai bisogni dei cittadini, è una presenza rassicurante grazie all'impegno costante nello svolgere i servizi di controllo e di vigilanza soprattutto nei luoghi maggiormente affollati per evidenti motivi di sicurezza pubblica. È proprio in quest'ottica che il personale dell'Arma effettua abitualmente tale attività nel centro “le Gru”, al cui interno si trova la libreria Mondadori, ritenuto il principale luogo di aggregazione nella locride per dimensioni e per offerta commerciale. Pertanto, in occasione di eventi e incontri culturali, spesso incentrati sul tema della legalità e con la partecipazione di personalità e di pubbliche autorità, non è inusuale la presenza di Carabinieri presso la citata libreria.

Nel merito dell'evento richiamato dall'interrogante, il comando generale dell'Arma dei carabinieri ha riferito che, lo scorso 21 ottobre, due militari in uniforme in servizio presso la stazione dei carabinieri di Siderno- Reparto competente per territorio hanno svolto un servizio di pattuglia a piedi all'interno del centro commerciale, effettuando diversi passaggi presso la libreria atteso l'afflusso del pubblico per la proiezione del film intitolato “Sulla mia pelle - Gli ultimi sette giorni di Stefano Cucchi”.

Nella circostanza, i militari, contrariamente a quanto riportato nell'atto, non hanno chiesto all'organizzatrice dell'evento la lista dei partecipanti, ma solo se fossero presenti rappresentanti delle istituzioni o qualche autorità per evidenti motivi connessi alla funzione istituzionale da svolgere; non hanno altresì espresso alcun commento sull'iniziativa, tanto meno hanno assistito alla proiezione della pellicola o al successivo dibattito in aula.

Replica

No, non sono soddisfatta. Naturalmente, qui non è in discussione il ruolo straordinario dell'Arma e delle forze dell'ordine, ma quello non era un film qualunque ed è stato chiesto l'elenco dei partecipanti. D'altra parte, sappiamo tutti quanti ormai chi era Stefano - una vicenda iniziata a ottobre 2009 - e sappiamo anche che soltanto l'11 ottobre 2018 è stata finalmente scritta una pagina nuova su questa vicenda molto oscura, perché Francesco Tedesco, uno dei cinque carabinieri imputati nel processo, ha confessato e il carabiniere nella sua deposizione ha anche rilevato l'esistenza di una nota scritta da lui stesso in cui spiegava che cosa era successo a Stefano Cucchi. La nota, come sappiamo, è stata inviata alla stazione Appia dei carabinieri ed è stata fatta sparire.

Ancora, l'8 marzo 2019, è spuntata una relazione preliminare dei medici sull'autopsia in aperto contrasto con il verbale dei carabinieri, che escludeva un nesso di causalità delle ferite con la morte; una relazione tenuta segreta e non messa a disposizione delle parti all'inizio dell'indagine.

Per fortuna o purtroppo, la vicenda di Stefano ha avuto un'eco tale da consentire che nel dibattito pubblico si ponesse finalmente al centro la giustizia - ripeto, non il ruolo dell'Arma - messa a servizio delle vittime della tortura. Accade raramente ed è servito a correggere delle storture incredibili: ricordiamo Giovanardi, che diceva che è morto perché era anoressico o Maurizio Gasparri, che chiedeva dov'era la famiglia quando Stefano si drogava o, ancora, Salvini, segretario della Lega nel 2016, diceva a Ilaria Cucchi “mi fa schifo, capisco il suo dolore, ma mi fa schifo”. Ma Matteo Salvini, sostenendo allora la tesi e, ancora oggi, una tesi negazionista, che in parte ho sentito anche nella risposta, salvo naturalmente, all'indomani di quella confessione del carabiniere, invitare la famiglia Cucchi al Viminale, quando si esprimeva con quelle parole così offensive contro la sorella non stava dalla parte dell'Arma, ma stava proprio dalla parte di quei carabinieri che hanno infangato l'Arma. Eppure, un uomo così attento ai social come Salvini non ha tenuto conto dell'empatia. L'empatia, come dice brillantemente Patrizio Gonnella, giornalista del Manifesto, è un motore che ha una forza dirompente, favorisce processi di indignazione, ha la capacità di trasformarsi in valanga. Oggi Stefano Cucchi è un amico e un fratello di tutti e Ilaria è diventata la sorella di tutti quelli che vogliono giustizia. Si è definitivamente rotta l'omertà, quindi non c'è da schierarsi con o contro un corpo dello Stato, ma con o contro una verità troppo spesso sottaciuta, mistificata, coperta da depistaggi, contro un'indifferenza che proprio in quel film emerge come prevalente sulla violenza. Quindi, non basta un invito formale per porre rimedio o non bastano burocratiche difese del Corpo.

Noi dobbiamo, invece, prendere atto che c'è un comportamento quotidiano del Ministro dell'interno, la cui funzione dovrebbe essere quella di garantire la coesione di forze sociali, che fa l'esatto contrario di quello che dovrebbe, mettendo continuamente a repentaglio con i suoi comportamenti la sicurezza dei cittadini, attraverso l'utilizzo inappropriato delle divise delle Forze dell'ordine in ogni luogo, l'intromissione in prima persona in indagini e, infine, l'episodio più recente, quell'utilizzo, quel dispiego enorme di forze dell'ordine a San Ferdinando, durante lo sgombero, stesso esercizio della forza che non usa contro gli edifici occupati dai fascisti di CasaPound.

Non ci arrenderemo a considerare normali questi atti di prevaricazione…Concludo. Noi non siamo in uno Stato securitario, siamo in uno Stato di diritto, in cui non si possono sacrificare sull'altare del finto ordine che vuole essere solo controllo delle coscienze le libertà individuali oltre che i diritti umani.