15/03/2016
Gessica Rostellato
3-02104

 

Al Ministro della giustizia. – Per sapere – premesso che: 
l'ordinamento penitenziario italiano prevede che le madri detenute con prole inferiore ai tre anni debbano usufruire di trattamenti alternativi alla detenzione finalizzati a non traumatizzare eccessivamente i figli, che fino a quell'età devono in ogni caso rimanere sotto la tutela del genitore di sesso femminile se è quest'ultima a chiederlo espressamente. Questi trattamenti alternativi riguardano ad esempio il soggiorno in reparti particolari, a custodia attenuata, meno duri rispetto al carcere vero e proprio: l'ambiente deve essere accogliente e più simile ad una vera casa, proprio per evitare che i bambini soffrano l'esperienza della carcerazione forzata; 
in Italia, esistono attualmente pochi centri a custodia attenuata. Uno di questi è l'istituto a custodia attenuata per madri di Milano, luogo ove le «recluse» possono soggiornare con i loro figli sino al compimento del terzo anno di età; 
l'istituto a custodia attenuata per madri è una struttura che non ricorda in alcuna maniera il carcere, essendo simile ad un asilo nido in cui i bambini possono trascorrere serenamente il periodo di «carcerazione» insieme alle loro madri: camere confortevoli e luminose, ambienti personalizzati, infermeria, ludoteca, biblioteca e aula formativa per le donne, cucina attrezzata e soggiorno sono stati appositamente concepiti per consentire alle madri detenute con bambini piccoli una vita più dignitosa; 
secondo l'ultimo rapporto datato 30 giugno 2015, pubblicato sul sito del Ministero della giustizia, gli istituti a custodia attenuata risultano essere, su tutto il territorio nazionale, solo 4; 
nello stesso report si legge che vi sono complessivamente 15 asili nido funzionanti e 4 non funzionanti. Il numero delle detenute madri con bambini in istituto sono 33, il numero dei bambini risulta essere 35 e le detenute in gravidanza risultano essere 19 in totale –: 
se il Ministro interrogato sia a conoscenza dei dati esposti in premessa; 
quante e quali siano le strutture che accolgono anche i bambini con più di tre anni e come intenda agire nei casi in cui non sia prevista tale possibilità.

Seduta del 15 marzo 2016

Risposta del governo di Cosimo Maria Ferri, sottosegretario di Stato alla giustizia, replica di Gessica Rostellato.

Risposta del governo

Presidente, rispondo all'interrogazione come agli altri atti ispettivi oggi in discussione. L'onorevole Rostellato ci permette di esprimerci, anche in questo caso, su un tema importante, che riguarda il mondo dell'ordinamento penitenziario, del sistema penitenziario, un tema delicato a cui il Governo ha prestato particolare attenzione e cura; ci consente anche di illustrare le iniziative che sono state sinora assunte nonché quelle che sono state avviate e che vedranno la luce nel prossimo futuro. Come è noto, il Ministero della giustizia ha profuso il massimo impegno sulla rimeditazione dell'esecuzione della pena. Nell'ambito degli sforzi compiuti in questo importante settore, la questione della presenza dei bambini all'interno degli istituti carcerari è tra quelle cui ci siamo più intensamente dedicati nel corso dell'anno e mezzo trascorso. Se è vero infatti che non si può privare un bambino della libertà perché innocente, è allo stesso tempo incontestabile il diritto del bambino a stare vicino alla propria madre. Per risolvere questo complesso nodo si è intensamente lavorato al rafforzamento e alla diffusione sul territorio delle case a custodia attenuata, i cosiddetti Icam, che consentono alle madri detenute di vivere con i loro bambini in appartamenti, favorendo in tal modo il loro inserimento nel tessuto della città. 
Le energie spese in questo settore hanno consentito di raggiungere importanti progressi, ed altri ancora sono in procinto di realizzarsi. Ringrazio l'onorevole Rostellato, perché questa è l'occasione, nel rispondere, per ricostruire in Parlamento quello che il Ministero ha fatto in questo anno e mezzo, a dimostrazione di quanto creda anche su questo punto, perché è importante sottolinearlo. Le energie spese in questo settore hanno consentito di raggiungere importanti progressi, ed altri ancora sono in procinto di realizzarsi. Nel ristretto arco temporale di un anno e mezzo, infatti, sono già stati resi operativi quattro Icam: l'Icam di Milano, che ospita dieci detenute madri e undici bambini; l'Icam di Venezia – destinato ad accogliere anche le detenuti madri della regione Emilia-Romagna, in considerazione del numero contenuto delle stesse nella detta area geografica –, nel quale già dimorano cinque detenute madri con sei bambini; l'Icam di Senorbì, in Sardegna, che può accogliere sei detenute madri e un detenuto padre, ma che non è ancora stato utilizzato; l'Icam di Torino, destinato ad ospitare anche le limitate necessità della regione Liguria e nel quale sono presenti due detenuti madri e due bambini. Questo è quello che è stato fatto in un anno e mezzo. Anche se già operativa, l'unica Icam non utilizzata è quella di Senorbì, in Sardegna, perché non ci sono detenute madri o un detenuto padre. L'apertura e il concreto funzionamento degli Icam sinora elencati costituisce un buon risultato realizzato in un tempo ragionevolmente breve, ma – lo voglio ribadire anche in questa sede – i nostri obiettivi sono ancora più ambiziosi: anche se tanto è stato già fatto, noi vogliamo guardare avanti e fare ancora di più. Si sta, infatti, ancora lavorando per realizzare altre cinque strutture, in modo che sia garantita la diffusione su tutto il territorio nazionale di strutture idonee ad accogliere i bambini figli di donne detenute. A Roma, in un'area adiacente al complesso penitenziario di Rebibbia, confinante con il reparto femminile, si è già conclusa la fase preliminare del progetto di realizzazione dell'ICAM. Nel mese di aprile sarà ultimato il progetto esecutivo, a maggio si concluderanno le operazioni per l'individuazione del contraente e per il mese di dicembre 2016 si concluderanno le operazioni di collaudo e la consegna della struttura. In Campania, a Lauro, si sta lavorando alla riconversione dell'attuale ICATT (istituto a custodia attenuata per detenuti tossicodipendenti) a cui collabora anche la facoltà di architettura dell'Università degli Studi di Napoli, Federico II, e si tratta di un progetto inserito nel programma di interventi a carico della regione Campania, previsto dal protocollo di intesa sottoscritto il 20 maggio 2014 dal Ministro della giustizia e dal presidente della giunta regionale. Al riguardo, si segnala quanto riferito dall'amministrazione penitenziaria in ordine al fatto che i lavori di adeguamento sono stati inseriti dal Provveditorato nel proprio programma finanziario, anche per sopperire al mancato stanziamento allo Stato delle risorse da parte della regione. Tale assunzione di oneri comporta però una pianificazione pluriennale per steps, posto che i fondi a disposizione devono necessariamente tenere anche conto delle esigenze e delle urgenze degli istituti penitenziari della Campania. Al momento, in ogni caso, sono già in corso i lavori strutturali di adeguamento della cucina, dei servizi e delle aree verdi iniziati lo scorso novembre e saranno completati entro la fine del primo mese del corrente anno. A Firenze, in esecuzione del protocollo di intesa sottoscritto nel 2010 tra il Ministero della giustizia, l'allora presidente della regione Toscana, il presidente del tribunale di sorveglianza di Firenze, il presidente dell'Opera Pia Madonnina del Grappa e il presidente dell'Istituto degli Innocenti di Firenze, è stata avviata la ristrutturazione di un immobile di proprietà dell'Opera Pia Madonnina del Grappa. La giunta esecutiva della società della Salute di Firenze, la società incaricata dalla regione Toscana dell'elaborazione del progetto di ristrutturazione dell'immobile destinato ad ICAM, lo scorso gennaio ha approvato il progetto esecutivo di ristrutturazione del fabbricato e al termine dei lavori, che dovrebbero concludersi entro la fine del 2016, l'immobile sarà ceduto in comodato d'uso all'amministrazione penitenziaria che lo destinerà ad ICAM. In Calabria, a Castrovillari, è attualmente in corso la riconversione in ICAM delle sezioni «semiliberi» situate presso la locale casa circondariale. In Sicilia si sta valutando dove realizzare concretamente l'ICAM, ossia se presso la struttura a custodia attenuata per internati in contrada Oreto, ovvero presso la sezione femminile dell'ex OPG di Barcellona Pozzo di Gotto che è una costruzione separata dal restante complesso ed è dotata di ampi spazi interni ed esterni. Mi preme, poi, evidenziare che per rispondere celermente all'obiettivo di consentire ai bambini di stare vicini alle loro madri detenute in un ambiente quanto più possibile rispondente alle loro esigenze sono state istituite e sono già operative 19 sezioni nido presso altrettanti istituti penitenziari. Infine, sono lieto di annunciare che, sia pure a seguito di una lunga gestazione, sta per essere realizzata anche la prima casa famiglia protetta e sono contento di annunciarlo in questa sede a seguito di questa interrogazione. Il 27 ottobre scorso, infatti, il dipartimento dell'amministrazione penitenziaria ha sottoscritto un protocollo di intesa con il comune di Roma e la Fondazione Poste Insieme per l'avvio del progetto «La casa di Leda» e con tale progetto verrà realizzata la prima casa famiglia protetta che verrà intitolata – e la voglio ricordare in questa sede – a Leda Colombini che tanto si è battuta su questi temi con passione, con impegno e con entusiasmo e che sarà realizzata presso un immobile in zona Eur confiscato alla mafia. Ecco un altro segnale importante della buona politica delle istituzioni di questo Governo e del Ministero che utilizza un bene confiscato, lo riconverte per fini sociali, lo riconverte per difendere dei valori e per rafforzare tutto quello che riguarda e che si inserisce nel rapporto tra genitori e figli e in questo caso tuteliamo dei figli che sono certamente innocenti e che non devono essere coinvolti e vivere sulla loro crescita gli errori fatti dai genitori. Ed è compito dello Stato, compito delle istituzioni far sì che questo possa avvenire, tutelare questi bambini e questo stiamo facendo, questa è la risposta concreta di questo Governo. Anche il fatto di utilizzare un bene confiscato alla mafia dà un significato ulteriore, in una città come quella di Roma, che sta vivendo quello che ruota intorno alle indagini su «mafia capitale». Il progetto verrà realizzato con il sostegno finanziario del dipartimento delle politiche sociali, sussidiarietà e salute del comune e della Fondazione Poste Insieme. Quindi, grazie anche al dipartimento delle politiche sociali, sussidiarietà e salute del comune e alla Fondazione Posto Insieme riusciamo a ottenere e a portare avanti questo progetto che non è solo un progetto ma che oggi diventa realtà e quindi è una risposta concreta. La casa famiglia protetta di Roma che dovrebbe essere operativa entro la prossima primavera sarà la prima struttura del genere attivata sul territorio italiano ed è destinata ad ospitare sino a sei genitori con bambini fino a 10 anni di età. E la tematica, quindi, resta una delle priorità nell'ambito della riforma del sistema dell'esecuzione della pena che il Ministero sta portando avanti, precisando che un ulteriore miglioramento del sistema dipende anche dall'integrazione col territorio e con gli enti locali chiamati a fornire un'adeguata rete di supporto per le detenute madri. Noi stiamo lavorando per incentivare questa integrazione, per incentivare questo collegamento con la società civile e perché queste iniziative vengano condivise dai cittadini che ne possano percepire l'importanza, non solo ai fini rieducativi, ma al fine di tutelare figli minori che non devono soffrire per errori che sono stati commessi da altri. Questo vuol dire fare buona politica, queste sono le risposte che stiamo dando e questo è ciò che il Ministero della giustizia, anche con l'aiuto delle istituzioni locali, delle associazioni e elle fondazioni, come in questo caso Fondazione Poste Insieme, sta facendo. Quindi, ne andiamo fieri e continueremo su questa strada con il massimo impegno e la massima determinazione.
 

Replica

Grazie, Presidente, ringrazio veramente molto il sottosegretario Ferri per la risposta, anche perché, spesso, è molto difficile, anche per le associazioni che operano nel settore e per gli operatori stessi che operano in carcere avere questo tipo di informazioni e capire, sia il numero dei bambini, e come sono distribuiti, sia come sta procedendo, appunto, l'impegno del Ministero sul fronte dei minori in carcere. Come probabilmente il sottosegretario saprà è un argomento che mi sta particolarmente a cuore, su cui ho presentato molte interrogazioni e anche un ordine del giorno all'inizio del 2014 proprio per sollecitare il Governo su questo tema, per velocizzare sia la costruzione di ICAM che le convenzioni per le case famiglia, in quanto all'inizio di questa legislatura il numero dei bambini che non erano ospitati presso delle strutture protette, ma che vivevano all'interno del carcere, era molto superiore a quello attuale. 
Quindi, mi dichiaro soddisfatta della risposta, anche se in maniera parziale, perché magari mi è sfuggito, ma non ho sentito parlare della differenziazione tra i bambini sotto i tre anni e quelli sopra i tre anni, che mi sembra una questione alquanto importante. In che senso ? La legge n. 62 del 2011 ha previsto l'aumento dell'età dei bambini, ovvero la possibilità che la permanenza dei bambini, prima prevista a tre anni, venisse portata a sei anni di età. Credo che questa modifica abbia delle ripercussioni notevoli sulla vita di questi bambini, perché ovviamente un bambino con età superiore ai tre anni, normalmente è un bambino libero, comincia a frequentare la scuola materna e quindi tutti i bambini della sua età. Questi bambini, invece, che vivono in queste strutture, spesso, se la struttura non è supportata da associazioni, sono costretti a rimanere costantemente all'interno della struttura. Quindi, avevamo necessità di conoscere qual era la situazione anche dei bambini con età superiore ai tre anni, per capire quali iniziative stava portando avanti il Governo in questo ambito. In ogni caso, credo sia veramente da sottolineare l'importanza del lavoro del Governo per l'apertura di queste nuove strutture, sia degli ICAM, che della casa famiglia. Credo che sarebbe veramente importante che, entro la fine di questa legislatura, il Governo potesse dichiarare l'apertura di tutte queste strutture, visto anche che attualmente sono tutte, tra l'altro, situate nel nord Italia; quindi la redistribuzione che era stata prevista a Roma, in Campania, a Firenze, in Calabria e in Sicilia mi sembrerebbe decisamente più adeguata. 
Solo una cosa vorrei sottolineare e ricordare al sottosegretario, anche se in qualche modo l'ha già espressa, ed è l'importanza fondamentale, a mio parere, di collaborare con i comuni e le associazioni presenti nel territorio, per garantire assolutamente che questi bambini possano avere una vita il più normale possibile anche all'esterno del carcere. Dunque, bisogna fare delle convenzioni specifiche e assicurarsi che esistano delle convenzioni specifiche con le associazioni e con il comune, affinché questi bambini abbiano la possibilità, ogni giorno, di frequentare asili nido, scuole materne o la scuola primaria, per i bambini fino a 10 anni, e che possano avere anche attività ludiche nel weekend, o comunque nel pomeriggio, in modo da poter stare insieme ad altri bambini per vivere una vita il più possibile normale. 
Credo che sia fondamentale, insomma, che il Governo garantisca, per quanto possibile, a questi bambini una vita dignitosa e il più normale possibile, perché ovviamente non è colpa di questi bambini se i loro genitori sono detenuti. Come Stato, come Governo, dobbiamo garantire a loro tutti i diritti che a loro spettano di diritto.