31/07/2019
Raffaella Paita
3-00932

Al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   la Guardia di finanza di Genova, in collaborazione con la Dea degli Usa, nelle ultime ore ha proceduto, presso il porto di Genova, al sequestro di 368 chilogrammi di cocaina, per un valore di oltre 100 milioni di euro e oltre 953 mila euro in contanti con conseguente arrestato di tre italiani per importazione di droga dal Sudamerica;

   tra gli arrestati vi sarebbe anche, come riportano gli organi di stampa, un affiliato alla cosca di ’ndrangheta Alvaro di Sinopoli, in provincia di Reggio Calabria;

   lo scalo di Genova, come sottolineano da tempo le forze di polizia, sembra essere diventato un polo strategico dal punto di vista logistico per il traffico di droga;

   dal mese di novembre 2018 quello sopra riportato è il quinto sequestro di ingenti quantitativi di droga avvenuto proprio presso il porto del capoluogo Ligure;

   a novembre furono sequestrati 270 chilogrammi di eroina, a gennaio ben 2 tonnellate, a giugno 100 chilogrammi e solo ad inizio luglio, cioè poche settimane fa, ben ulteriori 500 chilogrammi;

   sono numeri assolutamente preoccupanti che destano allarme sulle dimensioni che ha assunto il traffico di droga e sulla necessità di implementare le misure di sicurezza nell'ambito del terminale portuale genovese;

   sempre più spesso nei porti italiani si verificano operazioni importanti di polizia con rilevanti sequestri di quantitativi di droga destinati alle piazze di spaccio;

   nella maggior parte dei casi queste azioni sono possibili esclusivamente grazie alle capacità e alle misure di intelligence portate avanti da forze dell'ordine e magistratura, mentre è più raro che ciò avvenga per un adeguato monitoraggio del territorio portuale da parte degli organismi preposti –:

   se il Governo, a fronte alle dimensioni del fenomeno riportato in premessa, non ritenga opportuno adottare le iniziative di competenza per procedere tempestivamente a un rafforzamento degli strumenti di contrasto dei traffici illeciti, realizzando all'interno delle Autorità di sistema portuale, anche con la previsione di un fondo specifico, delle vere e proprie centrali di controllo, potenziando l'illuminazione nonché i sistemi di videosorveglianza, al fine di supportare l'azione delle forze dell'ordine con l'obiettivo di aumentare gli standard di sicurezza dei terminali portuali nel combattere il traffico di stupefacenti.