30/10/2018
Stefania Pezzopane
3-00277

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare. — Per sapere – premesso che:

   da articoli di stampa, si apprende la notizia che l'autorità di bacino ha spostato, sull'area metropolitana di Roma capitale, fondi per 10 milioni di euro già destinati alla sistemazione e alla messa in sicurezza dei fiumi dell'Abruzzo e delle altre regioni dell'Appennino centrale, attraverso il piano stralcio 2018;

   tale decisione compromette la sistemazione e la messa in sicurezza idraulica di 9.500 chilometri di fiumi, torrenti, fossi e ruscelli che scorrono sul territorio abruzzese e rivela, per l'interrogante, l'assoluta disattenzione dell'Esecutivo nei confronti della regione Abruzzo;

   l'assessore regionale alle opere pubbliche, Lorenzo Berardinetti, assieme al direttore regionale ai dissesti idrogeologici, Emidio Primavera, ha partecipato alla conferenza istituzionale permanente dell'autorità di bacino distrettuale dell'Appennino centrale che si è tenuta martedì, 16 ottobre 2018, nella sede del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, a Roma. All'incontro erano presenti anche i rappresentanti istituzionali di Marche e Umbria, assenti invece i delegati per il Lazio. «Le tre regioni hanno manifestato assoluta contrarietà all'approvazione della delibera, anche se, nonostante il voto contrario della regione Abruzzo e il dissenso scritto della regione Umbria, è stata ugualmente approvata», sottolinea Berardinetti, che adesso punta il dito contro «l'atteggiamento gravissimo, totalmente insensibile alle voce degli amministratori locali», invoca l'intervento del ministro dell'Ambiente Sergio Costa e chiede «che i 10 milioni vengano almeno redistribuiti con equità»;

   nell'ambito delle attività di pianificazione, le strutture della regione hanno messo in luce lo stato di rischio e le condizioni critiche di molti corsi d'acqua abruzzesi, individuando alcune priorità d'intervento. Il lungo elenco stilato dai tecnici comprende il torrente Buonanotte nel Vastese, l'Appello ad Atessa e i fiumi Alento e Moro, sempre in provincia di Chieti. Compaiono poi i fiumi Nora e Orta a Pescara e Salinello e Vibrata a Teramo, alcuni corsi d'acqua più piccoli come Fosso Grande e i torrenti Cigno e Arolle, sempre nel Pescarese, e i torrenti del Cerrano e Calvano nel Teramano. Restano poi le necessità di manutenzione del fiume principale della regione, l'Aterno-Pescara. Il fabbisogno complessivo stimato per mettere in sicurezza l'intero reticolo idrico è pari ad almeno 270 milioni di euro, riferito sia al reticolo principale, con sviluppo complessivo di circa 1.000 chilometri, che a quello secondario, con uno sviluppo di 8.500 chilometri;

   risulta urgente che venga riaperta nel merito la discussione, «poiché non solo sono state ignorate le posizioni regionali, ma il metodo usato ha violato – ha dichiarato l'assessore regionale Abruzzo, Lorenzo Berardinetti – quanto disposto dal testo unico ambientale, che impone forme concertate e condivise con le Regioni sulla ripartizione degli stanziamenti autorizzati da ciascun programma di intervento». Da quanto si è appreso, infatti, durante il vertice a Roma, l'Abruzzo ha espresso il proprio dissenso insieme alle Marche, mentre l'Umbria avrebbe inviato una lettera che non sarebbe stata presa in considerazione ai fini del voto della delibera. Infine, anche la posizione del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare risulta all'interrogante incomprensibile, considerata l'assenza di un confronto con le parti –:

   quali orientamenti il Governo intenda esprimere in riferimento a quanto esposto e, conseguentemente, quali iniziative intende intraprendere, nell'ambito delle proprie competenze. 

Seduta del 12 marzo 2019

Risposta del governo di Salvatore Miccillo Sottosegretario di Stato per l'Ambiente e la tutela del territorio e del mare, replica di Stefania Pezzopane

Risposta del governo

Grazie Presidente, grazie agli onorevoli interroganti. Con riferimento alle questioni poste, si evidenzia, in via preliminare, che nel corso del 2018 il Ministero dell'ambiente ha reso disponibili alcune risorse, in favore dei singoli distretti, per procedere ad interventi di manutenzione del territorio, in attuazione di quanto previsto nei Piani di bacino.

A tal proposito, è opportuno evidenziare che si tratta di una operazione innovativa nel suo genere, con la quale il Ministero ha voluto dare nuovo impulso all'attuazione dei piani di bacino e valorizzare il ruolo e le competenze delle Autorità di distretto, nella loro qualità di enti pianificatori chiamati a dare una mappatura costantemente aggiornata in termini di criticità e fabbisogni.

In particolare, il Ministero dell'ambiente ha destinato, nell'ambito delle risorse finanziarie presenti sui pertinenti capitoli di bilancio, un importo pari a 10 milioni di euro per ciascun distretto idrografico per la copertura finanziaria di un programma stralcio (annualità 2018) di interventi di manutenzione del territorio riconducibile ad un più ampio programma triennale, in attuazione degli obiettivi e delle finalità dei Piani stralcio di bacino vigenti sul territorio distrettuale.

Si fa presente, inoltre, che in sede di Conferenza Istituzionale Permanente dello scorso 16 ottobre, il Segretario generale del distretto idrografico dell'Appennino centrale ha presentato, per quanto di sua competenza, il programma stralcio di interventi afferenti il proprio bacino, rappresentando che, in relazione alle risorse ad oggi disponibili, gli stessi sono risultati concentrati sul territorio di Roma capitale, che rappresenta una delle prime aree del distretto dell'Appennino centrale per il rischio idrografico.

L'attenzione per l'area metropolitana di Roma è sempre stata elevata, per l'importanza che rappresenta in termini di valori esposti, tanto che, alla stessa, è dedicato anche uno specifico piano stralcio di bacino, approvato per la prima volta nel 2008 e successivamente aggiornato.

Lo stesso Piano di gestione rischio alluvioni (PGRA), approvato nel 2016, individua nell'area romana un contesto con più aree a rischio significativo di alluvione, dove si concentrano elevate esposizioni in termini di attività economiche, anche rispetto a fenomeni con alto scenario di probabilità di verificazione.

Allo scopo di ridurre l'esposizione al rischio dell'area metropolitana di Roma, riconosciuta dalla pianificazione di bacino e di distretto come una delle aree a più elevato rischio, soprattutto per l'elevatissimo grado di antropizzazione del territorio, l'Autorità di distretto ha pertanto ritenuto opportuno concentrare in tale area le risorse del primo programma stralcio per la manutenzione del reticolo idrografico.

Su tale scelta sono state espresse alcune critiche da parte dei rappresentanti delle regioni Abruzzo e Marche, ricomprese nel distretto. Il Segretario generale ha condiviso quanto lamentato dalle predette regioni, nonché rappresentato per tabulas dalla regione Umbria (stante l'assenza del proprio rappresentante in sede di Conferenza), ed ha evidenziato che la decisione è stata dettata dalla necessità di una immediata programmazione degli interventi che fosse quanto più possibile concentrata su un territorio circoscritto, proprio per rendere gli stessi più efficaci.

Il Segretario ha, quindi, demandando a successivi stralci la programmazione degli interventi nel restante territorio del distretto idrografico, precisando che anche per questi sarà adottato lo stesso metodo, affinché siano destinati a risolvere in modo completo specifiche esigenze territoriali emergenti in tutto il territorio distrettuale, ferma restando la programmazione generale degli interventi effettuata nei piani di bacino.

Si segnala, a tal proposito, che, nel corso della predetta Conferenza, il Ministero ha manifestato l'intenzione di procedere, per le annualità successive e nell'ambito, come già detto, di un più ampio programma triennale, ad effettuate ulteriori programmazioni stralcio, affinché sia soddisfatto il fabbisogno di interventi manutentivi emergente nei vari territori distrettuali.

Alla luce di quanto esposto, la citata Conferenza istituzionale permanente ha deliberato a maggioranza, con il solo voto contrario della regione Abruzzo, in attuazione di quanto previsto dagli articoli 69 e 70 del decreto legislativo n. 152 del 2006, di adottare il programma stralcio (annualità 2018) di interventi di manutenzione, in coerenza con gli obiettivi della pianificazione di bacino del distretto idrografico dell'Appennino centrale.

A ciò si aggiunga che il Ministero dell'ambiente è attualmente impegnato nella più generale iniziativa del Governo volta a predispone un ''Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico", strutturato in misure di emergenza, di prevenzione, di manutenzione e ripristino, di semplificazione e di rafforzamento della governance. Il piano sarà inoltre articolato in una pluralità di programmi obiettivo, facenti capo a ciascuna delle amministrazioni competenti, che dovranno trovare sintesi nel livello più alto di coordinamento della Presidenza del Consiglio dei ministri.

Alla luce delle informazioni esposte, si rassicura, dunque, che le problematiche rappresentate sono tenute in debita considerazione da parte del Ministero dell'ambiente, il quale ha provveduto, e provvederà per il futuro, alle attività e valutazioni di competenza in materia con il massimo grado di attenzione.

Replica

Grazie, Presidente. Non posso assolutamente dichiararmi soddisfatta, in quanto il rappresentante del Governo non fa che confermare quanto io avevo posto nella mia interrogazione, ovvero si conferma che l'Autorità di bacino, pur in presenza di un parere negativo dell'Abruzzo e anche di una nota dell'Umbria, nonché dell'espressione problematica della regione Marche, ha scippato 10 milioni di euro per stornarli su interventi in altre aree, ritenute più meritevoli dell'intervento per presunte e sicuramente confermate emergenze.

Io faccio sommessamente notare che gli interventi che nel Piano di bacino erano previsti per la regione Abruzzo erano molto urgenti, perché quegli interventi erano frutto di un'analisi fatta dall'Autorità di bacino, che aveva previsto le programmazioni, che aveva previsto i piani stralcio e che li aveva previsti proprio sulla base di situazioni emergenziali.

Fermo restando che sicuramente l'area metropolitana di Roma ha necessità di interventi, io credo che questi interventi non possano essere fatti a detrimento di altre aree geografiche e che, peraltro, con il Lazio hanno in comune diversi corsi fluviali e che, naturalmente, hanno sicuramente situazioni analoghe.

E voglio, peraltro, approfittare di questa occasione per ricordare che nella recente campagna elettorale in Abruzzo, Ministri e sottosegretari hanno imperversato per ogni luogo della regione e in ogni luogo hanno assicurato interventi e promesse. Certo, in nessun caso nessun ministro e nessun sottosegretario ha affermato quello che oggi abbiamo ascoltato, ovvero che sì, è vero, i soldi sono stati messi altrove. Ricordo che in Abruzzo ci sono 9.500 chilometri di fiumi, torrenti, fossi e ruscelli, e che alcuni di questi tratti, purtroppo numerosi di questi tratti, sono considerati ad altissimo rischio, li voglio così ricordare. Infatti, vengono considerati dai tecnici, non da autorità politiche, né tantomeno da un ente, l'Autorità di bacino, che è presieduta dal Ministro e che si riunisce nella sede del Ministero.

Bene, il lungo elenco stilato dai tecnici comprende il torrente Buonanotte nel Vastese, l'Appello ad Atessa, i fiume Alento e Moro, sempre in provincia di Chieti. E poi compaiono i fiumi Nora e Orta a Pescara, il Salinello e il Vibrata a Teramo, a gravissimo e altissimo rischio. E poi alcuni corsi più piccoli, ma altrettanto importanti e a grave rischio: penso ai torrenti del Cerrano e Calvano nel teramano, che ogni estate producono alla prima pioggia esondazioni con gravissimi disagi per la popolazione e anche con gravissimi danni per le attività produttive e commerciali. Poi restano importanti e disattese alcune emergenze del fiume principale della regione, che dalla provincia de L'Aquila si spegne poi nel mare verso Pescara, appunto, il fiume principale, l'Aterno-Pescara.

Insomma, noi avremmo bisogno di 270 milioni di euro: è evidente che non si possono produrre con la bacchetta magica, ma almeno non ci togliete quelli già individuati come fondi destinati ai fiumi della regione Abruzzo. Trovo questa decisione molto ma molto grave, e non solo mi dichiaro insoddisfatta, ma chiedo al sottosegretario presente di sollecitare il Ministro a un intervento serio, non a queste chiacchiere che abbiamo ricevuto in risposta per cui ci sarà un più ampio piano triennale, ci saranno altre cose. No, questi 10 milioni di euro devono essere rapidamente rimessi sul territorio della regione Abruzzo.