07/07/2015
Micaela Campana
Baruffi, Iacono, Lodolini, Zampa, Giuseppe Guerini, Murer, Magorno, Garavini, Verini, Capone, Giulietti, Cimbro, Manfredi, Gandolfi, Marzano, De Maria, Marchi, Albanella, Borghi, Zan, Morani, Beni, Fabbri, Cenni, Sgambato, Argentin, Tullo, Gasparini, Zardini, Malisani, Giuditta Pini, Carocci, Tartaglione, Venittelli, Di Salvo, Carloni, Mognato, Patrizia Maestri, Rubinato, Lacquaniti, Carnevali e Iori.
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Per sapere – premesso che: 

il 17 maggio 1990 l'Organizzazione mondiale della sanità rimuoveva l'omosessualità dall'elenco delle malattie mentali inserite nella sua classificazione internazionale delle malattie; da allora quel giorno ricopre una particolare importanza per chi ha a cuore l'abolizione delle discriminazioni e dei pregiudizi nei confronti delle persone lgbt (lesbiche, gay, bisessuali e transessuali); 
il 17 maggio 2005 ha avuto luogo in tutta Europa, ad opera delle organizzazioni impegnate nella lotta contro l'omofobia e la transfobia, la prima Giornata internazionale contro l'omofobia; 
la risoluzione approvata dal Parlamento europeo il 18 gennaio 2006, con un'ampia maggioranza formata da sinistre, liberali e popolari, ha definito l'omofobia come «una paura e un'avversione irrazionale nei confronti dell'omosessualità e di gay, lesbiche, bisessuali e transessuali (lgbt)» e l'ha dichiarata «assimilabile a razzismo, xenofobia, antisemitismo, sessismo»; 
lo stesso Parlamento europeo, con la risoluzione sull'omofobia in Europa del 26 aprile 2007, ha indetto il 17 maggio di ogni anno quale Giornata internazionale contro l'omofobia, dando così una veste istituzionale a quella ricorrenza; 
in un rapporto sull'Ungheria pubblicato nel dicembre 2014, il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha espresso preoccupazione per il «clima di ostilità nei confronti delle persone lgbt sfociato in alcuni casi in discorsi e crimini d'odio a loro mirati»; 
il Commissario per i diritti umani del Consiglio d'Europa ha invitato le autorità ungheresi «ad adottare tutte le misure necessarie affinché i casi di violenza fisica e non contro le persone lgbti siano prontamente e adeguatamente investigati, perseguiti e sanzionati»; 
il partito xenofobo, antisemita e ultranazionalista ungherese Jobbik si è già reso protagonista di dichiarazioni fortemente offensive nei confronti della comunità lgbti; 
il 18 maggio 2015 il sito del quotidiano La Stampa ha pubblicato un articolo dal titolo «Ungheria, minacce di morte e una taglia sul gay italiano», in cui si narra la vicenda di un giovane ligure residente all'estero che è diventato oggetto di una campagna partita da Gyorgy Gyula Zagyva, un ex parlamentare di Jobbik; 
le prime minacce arrivano nell'estate 2014, quando il giovane Andrea Giuliano viene ritratto su un carro del Gay pride di Budapest dove espone una parodia della bandiera dei motociclisti. L'inizio della vicenda di Andrea Giuliano inizia con la pubblicazione di un «articolo» su una «testata giornalistica» neonazista in cui figurano una foto al Pride insieme al suo nome, indirizzo, posto di lavoro, foto scattate fuori dal suo appartamento, riferimenti del suo profilo facebook insieme a parecchi insulti che poi nel forum sono diventati minacce. Da quel punto altre «testate» neonaziste si sono prese cura di spargere la voce, scatenando una reazione a catena; 
da quel momento si moltiplicano gli insulti, le minacce anche fisiche fino a quando sul sito di Jeszenszky, esponente del club «Motociclisti dal sentimento nazionale», appare una taglia: 10 mila dollari per chi lo ammazza. Una vera e propria condanna a morte; 
oggi Andrea Giuliano è sotto processo perché il capo dell'associazione dei motociclisti lo ha querelato per aver esposto quella bandiera e la prossima udienza si terrà a fine giugno 2015; 
si apprende da La Stampa che invece il procedimento intentato per le minacce subite è fermo da diverso tempo; 
per gli interroganti il mondo della politica e delle istituzioni deve affrontare la piaga sociale dell'omofobia al livello nazionale come al livello internazionale, promuovendo concretamente i diritti umani delle persone lgbti nello spirito dei valori fondamentali dell'Unione europea –: 
se il Governo sia a conoscenza di quanto esposto in premessa; 
se il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale attraverso i propri uffici in loco non intenda prestare assistenza al giovane italiano così duramente colpito nella propria vita; 
se e come il Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale intenda intervenire a tutela di un connazionale residente all'estero al fine di garantirgli un'esistenza libera e dignitosa nel rispetto delle libertà civili e al riparo da manifestazioni conclamate di violenza e omofobia che rasentano la persecuzione. 

 

Seduta del 7 luglio 2015

Risposta Della Vedova Benedetto, Sottosegretario di Stato per gli affari esteri e la cooperazione internazionale, replica di Micaela Campana

Risposta del governo

Signor Presidente, desidero innanzitutto assicurare che la Farnesina, sin dall'inizio, come ho già avuto modo di dire anche in una situazione analoga al Senato, ha seguito da vicino e con il massimo impegno la vicenda che vede coinvolto il nostro connazionale, Andrea Giuliano, vittima di inaccettabili insulti e intimidazioni da parte di militanti di estrema destra, a Budapest, in seguito alla sua partecipazione al gay pride dello scorso anno: una manifestazione in merito alla quale – ci tengo a sottolinearlo – la nostra ambasciata a Budapest aveva assunto una posizione di sostegno a favore dei suoi aderenti e della loro libertà di espressione. 
Per diversi mesi il signor Giuliano, anche dietro suggerimento del proprio legale e dell'associazione di difesa dei diritti delle persone LGBTI con cui è in contatto, ha optato per la massima discrezione, allo scopo di evitare l’escalation della situazione conflittuale in cui si trovava coinvolto. Ha deciso, inoltre, di non attivare la nostra rappresentanza diplomatica, sebbene fosse a conoscenza della presa di posizione dell'ambasciata italiana in Ungheria a sostegno della libertà di espressione degli aderenti al gay pride. 
La delicatezza della situazione ha tuttavia indotto l'ambasciatore a Budapest, Maria Assunta Accili, a suggerire al signor Giuliano delle ipotesi di intervento a sua tutela. L'ambasciatore Accili ha quindi incontrato il nostro connazionale, insieme al suo avvocato, concordando alcune linee di intervento. Per quanto riguarda la denuncia per diffamazione sporta contro il connazionale, l'ambasciata ha inviato un proprio osservatore all'udienza preliminare del 10 giugno scorso, che era volta ad esperire un tentativo di conciliazione tra le parti e che si è conclusa con l'archiviazione del caso, a seguito dell'avvenuto accordo fra le parti. 
Per quanto riguarda la denuncia presentata dal connazionale in relazione ai tentativi di aggressione fisica e alle ingiurie subite, l'avvocato ha scritto alla procura sollecitandone una rapida trattazione. Sono in corso ulteriori interventi di sensibilizzazione con l'assistenza della nostra ambasciata. 
Vorrei rassicurare che la Farnesina continuerà a monitorare da vicino e con la massima attenzione l'evolversi della vicenda, con l'obiettivo di assicurare, in stretto raccordo con lo stesso connazionale e il suo legale, la piena tutela dei suoi diritti. 
Sul piano più generale, mi preme mettere in evidenza il convinto impegno dell'Italia a sostenere il principio di non discriminazione e a condannare le esecuzioni, gli arresti arbitrari e la violazione dei diritti umani perpetrate sulla base dell'orientamento sessuale o dell'identità di genere. È un impegno che si esplica sia sul piano bilaterale, attraverso azioni di sensibilizzazione, sia in ambito multilaterale, attraverso l'adesione a dichiarazioni e risoluzioni e la partecipazione a iniziative per contrastare le discriminazioni e accrescere la consapevolezza sul rispetto dei diritti LGBTI. 
A tale proposito, vorrei citare una recente risoluzione in materia su «Diritti umani, orientamento sessuale e identità di genere», adottata, anche con il sostegno dell'Italia, nel settembre 2014 dal Consiglio diritti umani dell'ONU e che, tra l'altro, conferisce il mandato all'ufficio dell'Alto commissario per i diritti umani di predisporre un compendio sulle buone prassi per la tutela dei diritti LGBTI. 
Vorrei, inoltre, ricordare che l'Italia ha anche aderito ad una «Dichiarazione congiunta circa la violenza e la discriminazione basata sull'orientamento sessuale e l'identità di genere», che alcuni Paesi, appartenenti a differenti gruppi regionali, stanno promuovendo, nell'ambito della sessione in corso del Consiglio diritti umani a Ginevra. 
Il testo è stato letto di fronte al Consiglio diritti umani lo scorso 29 giugno e, tra le altre cose, richiama tutti gli Stati membri ad adottare misure concrete per porre fine agli atti di violenza e discriminazione e alle violazioni dei diritti umani commesse sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere. 
Con riferimento al caso specifico del gay pride di Budapest, vorrei segnalare che, in occasione dell'ultima edizione, che ha preso il via qualche giorno fa, il 3 luglio, la nostra ambasciata in Ungheria ha aderito, insieme ad altre ventiquattro ambasciate, alla «Dichiarazione congiunta in favore della libertà di espressione». Si tratta solo di alcuni esempi che testimoniano – io credo – come il nostro Governo continuerà in maniera convinta a portare avanti, in ogni sede opportuna, la battaglia contro le discriminazioni perpetrate sulla base dell'orientamento sessuale e dell'identità di genere.

Replica

Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario Della Vedova e il Ministro degli affari esteri per la risposta e i costanti contatti che tiene con Andrea Giuliano. 
La vicenda di questo giovane italiano è importante e grave, perché riguarda non solo discriminazioni basate sull'orientamento sessuale, ma anche mancanza di libertà di espressione, opinione e satira. Su Andrea è stata messa una taglia e architettata una campagna d'odio che non può essere tollerata in uno Stato membro dell'Unione europea. Seguito e minacciato, Andrea è stato costretto a cambiare più volte casa e alla fine ha perso anche il lavoro. 
Nel ringraziare la Farnesina e il sottosegretario della risposta e soprattutto dell'interessamento delle nostre rappresentanze diplomatiche a Budapest, che hanno seguito come osservatori il processo per diffamazione a carico del nostro connazionale, vorrei invitare chi fino ad oggi e si è occupato di questa vicenda a non abbandonare Andrea, perché non possiamo permettere che un nostro connazionale all'estero sia fatto oggetto di una simile manifestazione d'odio per la sola colpa di aver partecipato ad un gay pride con un cartellone ironico. 
Inoltre, chiediamo alle rappresentanze diplomatiche di vigilare affinché i processi a carico di Andrea si svolgano in maniera giusta e che quelli in cui Andrea è parte attrice abbiano inizio con la stessa speditezza. Non vorremmo che, anche nel corso della giustizia, il nostro connazionale dovesse subire qualche forma di discriminazione volta ad indebolirne la posizione.