15/09/2014
Michele Anzaldi
Oliverio
3-01020

Al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, al Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione. — Per sapere – premesso che:
   nel gennaio 2009 l'immobiliarista Alison Deighton e il magnate del petrolio Jan Taylor acquistarono da un privato di Nardò, in provincia di Lecce, la proprietà di circa 30 ettari, classificati prevalentemente come zona C5;
   l'ammontare dell'investimento era pari a 5 milioni e 300 mila euro;
   l'aerea C5 davanti al mare di Sant'Isidoro di Nardò, quindi, era destinata, nell'ambito del piano regolatore, alla realizzazione di alberghi e villaggi turistici;
   fu quindi presentato il progetto «Oasi Sarparea» per un resort a cinque stelle che prevedeva tra l'altro la salvaguardia dell'uliveto secolare che sarebbe stato utilizzato per la produzione di olio di pregiatissima qualità;
   il progetto prevedeva circa 70 milioni di euro di investimenti ed è stato redatto dallo studio di architettura Gensler, uno dei più celebri per la progettazione ecocompatibile, premiato negli Stati Uniti con il «The American Architetture Award 2010», assegnato dal «The Chicago Athenaeum»;
   alcuni giorni fa, ai primi di settembre 2014, dopo circa sei anni dall'avvio del procedimento, il dottor Marcello Paglialunga, commercialista di Nardò e rappresentante dei due inglesi nell'attività di intermediazione, ha inviato ai deputati e senatori delle Commissioni agricoltura una missiva attraverso la quale ha argomentato la volontà di arrendersi da parte dei due investitori stranieri alla luce delle lunghezze burocratiche e delle incongruenze amministrative emerse nel corso della realizzazione di tale progetto;
   attualmente infatti si è ancora in attesa della sentenza del Consiglio di Stato a seguito della bocciatura del progetto da parte della regione dal punto di vista paesaggistico e conseguente ricorso al Tar con sentenza favorevole per gli investitori;
   come da richiesta della regione Puglia il progetto è stato sottoposto a valutazione ambientale strategica;
   si tratta di un progetto fortemente ispirato ai principi dell'ecocompatibilità come nelle intenzioni degli investitori che era riuscito a superare anche le resistenze di associazioni ambientaliste rappresentative come Legambiente e che prevedeva 100 posti di lavoro;
   va detto inoltre che nell'attesa di ricevere i previsti via libera burocratici, gli investitori stranieri hanno comunque messo in produzione l'uliveto fino a quel momento abbandonato, affidandolo ad una cooperativa locale che ha avviato l'imbottigliamento dell'olio extra vergine lì prodotto;
   si tratta di una vicenda emblematica che non può essere sottovalutata perché ne va dell'immagine del nostro Paese, un Paese che ha nel turismo e nella valorizzazione delle sue risorse una chiave importante per il rilancio dell'economia e dell'occupazione soprattutto al Sud;
   in definitiva, sembra di capire che 6 anni non sono stati sufficienti a far esprimere la pubblica amministrazione del nostro Paese con una voce univoca nei confronti di chi, dall'estero, intende investire una cospicua cifra nel settore del turismo e dell'agricoltura di qualità nel Meridione del nostro Paese;
   dalle fonti di stampa risulta che sul progetto si sia pronunciato negativamente anche il Ministero dei beni e delle attività culturali –:
   se il Governo sia a conoscenza di tale vicenda e se non ritenga opportuno, in base alle proprie competenze in materia, attivarsi per le necessarie verifiche sullo stato del citato progetto «Oasi Sarparea» al fine di scongiurare che una opportunità di investimento possa effettivamente svanire per una serie di ritardi della pubblica amministrazione ed eventuali pastoie burocratiche.