21/11/2018
Giuditta Pini
3-00339

Al Ministro dell'interno. — Per sapere – premesso che:

   il 19 novembre 2018 alle 09,47 il Ministro interrogato, sulle proprie pagine ufficiali di Facebook e Twitter ha postato una foto di tre ragazze con la didascalia «Poverette, e ridono pure...»;

   le ragazze nella foto sulla pagina pubblica di Facebook del Ministro interrogato sono ritratte senza nessun tipo di forma grafica che ne tuteli la privacy, e sono delle studentesse minorenni;

   la foto sulla pagina pubblica di Facebook del Ministro interrogato è stata oggetto di numerosi commenti, oltre 12 mila;

   nei commenti le tre ragazze sono state bersagliate da minacce e innumerevoli insulti, anche e direttamente nella pagina ufficiale del Ministro dell'interno, senza che questi fossero cancellati o moderati;

   secondo gli ultimi dati dell'Istat il 31,5 per cento delle 16-70enni (6 milioni e 788 mila) ha subìto nel corso della propria vita una qualche forma di violenza fisica o sessuale. Ha subìto minacce il 12,3 per cento delle donne;

   sul sito del Ministero dell'interno nella sezione «Violenza di genere» è riportata la dichiarazione sull'eliminazione della violenza contro le donne che è stata adottata da parte dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite con la risoluzione 48/104 del 20 dicembre 1993. Si legge: «È violenza contro le donne ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l'articolo 1 della dichiarazione Onu sull'eliminazione della violenza contro le donne»;

   il 25 novembre cade la Giornata internazionale per eliminazione violenza contro donne proclamata dalle Nazioni Unite. L'Onu promuove iniziative e convegni dedicati alle donne che hanno subìto o subiscono ancora una violenza fisica o psicologica;

   la prima sezione penale della Corte di cassazione con la sentenza n. 42727, pubblicata il 23 ottobre 2015 stabilisce, tra l'altro, che «Facebook è una gigantesca piazza immateriale con oltre cento milioni di utenti nel mondo, che comunicano in settanta lingue diverse: la community internet, dunque, ben può rientrare nella nozione di “luogo pubblico” ex articolo 660 Cp»;

   la quinta sezione della Corte di cassazione con la sentenza n. 4873 del 1° febbraio 2017 ha stabilito che la diffusione di un messaggio diffamatorio attraverso l'uso di una bacheca «Facebook» integra un'ipotesi di diffamazione aggravata ai sensi dell'articolo 595, comma 3, codice penale, poiché questa modalità di comunicazione di un contenuto informativo suscettibile di arrecare discredito alla reputazione altrui, ha potenzialmente la capacità di raggiungere un numero indeterminato di persone; attraverso tale piattaforma virtuale, invero, gruppi di soggetti valorizzano il profilo del rapporto interpersonale allargato ad un numero indeterminato di aderenti al fine di una costante socializzazione;

   tra i compiti del Ministero dell'interno c'è la sicurezza del cittadino, la tutela dell'incolumità e delle libertà individuali garantite dalla Costituzione;

   l'11 ottobre 2018 Luca Morisi, responsabile social network del Ministro interrogato ha dichiarato che esiste un solo spin doctor di Salvini ed è Salvini stesso –:

   se il Ministro interrogato abbia pubblicato direttamente la foto delle tre ragazze minorenni;

   per quale motivo non abbia operato per cancellare e limitare le minacce e gli insulti nei confronti delle tre minorenni;

   se non ritenga opportuno, per quanto tardivo, adottare iniziative per rimuovere gli insulti e le minacce alle ragazze dalla sua pagina;

   se non ritenga, come Ministro dell'interno, di dover adottare iniziative per tutelare l'incolumità delle tre ragazze minorenni nelle forme e nelle modalità previste dalla legge.