14/06/2014
Maria Iacono
3-00881

Per sapere – premesso che: 
il 2 febbraio 2013 il ponte di attraversamento veicolare sul fiume Verdura, sito in territorio di Ribera (Agrigento), crolla drammaticamente, a causa dei gravissimi danni apportati alle già vetuste strutture portanti (si sta parlando di un ponte realizzato nella seconda metà dell'800) dai costanti movimenti idraulici del letto del fiume; 
l'evento in questione, che solo per un miracolo non ha causato una strage, in considerazione del fatto che al momento del crollo non transitava alcun mezzo, ha, tuttavia, determinato nei mesi successivi un autentico tsunami per la già povera economia di un intero territorio, costituita prevalentemente da imprese agricole e commerciali, a dir poco massacrate dall'improvvisa e non preventivabile assenza di alternative viarie di collegamento con la provincia e con il resto della Sicilia; 
il ponte si trova, infatti, sulla strada statale 115, com’è noto l'unica arteria di collegamento della provincia di Agrigento con il resto dell'isola, che tale episodio ha reso di fatto impraticabile, tagliando un intero comprensorio territoriale fuori dal contesto economico siciliano e dunque nazionale; 
i danni al tessuto produttivo sono incalcolabili, acuendo notevolmente una crisi già devastante; 
le istituzioni di ogni livello si mettono immediatamente in moto, sollecitando l'Anas all'adozione di provvisori interventi di ripristino della viabilità, seppur a senso unico alternato e contestualmente alla predisposizione di un'adeguata progettazione per il rifacimento del ponte; 
nel frattempo, sull'onda dell'esasperazione sociale determinata dalle conseguenze economiche di questa vicenda, nascono e si moltiplicano esponenzialmente comitati civici e movimenti spontanei che alzano la voce contro i ritardi della burocrazia e l'indifferenza dei Governi regionale e nazionale nei confronti di un comprensorio condannato al sottosviluppo; 
il Governo Letta, con il decreto-legge 21 giugno 2013, n. 69, convertito, con modificazioni, dalla 9 agosto 2013, n. 98, reperisce le risorse necessarie alla copertura finanziaria dell'opera, circa 12 milioni di euro, da impegnare per lavori appaltati; 
da quel momento inizia un'interminabile odissea di passaggi burocratici, autorizzazioni e nulla osta vari, che oggi stanno seriamente mettendo a rischio la realizzazione dell'opera, causando così l'ennesima beffa per un territorio da sempre mortificato dall'atavica assenza di collegamenti infrastrutturali ed opere pubbliche al servizio dell'occupazione e dello sviluppo; 
nello specifico, affinché l'Anas definisca la progettazione allo stadio esecutivo, necessario per poter appaltare l'opera, mancano ancora due passaggi indispensabili; 
si attende, infatti, che gli uffici competenti della Regione siciliana si esprimano con apposito parere in merito alla cosiddetta localizzazione dell'opera da realizzarsi; 
inoltre, si attende che vengano realizzate le indagini, già da tempo sollecitate dalla soprintendenza dei beni culturali di Agrigento, a mezzo di appositi interventi di scavo finalizzati ad accertare l'eventuale presenza di siti di interesse archeologico o artistico lungo l'area interessata dal progetto; 
interventi che, stando a quanto appreso, dovrebbero – in base a quanto richiesto dalla soprintendenza – concretizzarsi con uno scavo per ogni 20 metri di rilevato; 
in tal senso pare, altresì, opportuno evidenziare l'atteggiamento, ad avviso dell'interrogante di palese inerzia, manifestato dall'ufficio centrale per la progettazione dell'Anas, che in tutto questo tempo si è distinto per l'assoluta lentezza nell'acquisire i necessari pareri e consumare i passaggi richiesti dalla legge; 
la logica conseguenza di tutto questo, oltre ai consueti ritardi nel cronoprogramma comunicato, è, soprattutto, il rischio che le coperture finanziarie reperite per il rifacimento del ponte si perdano nei meandri della legislazione, o più verosimilmente vengano utilizzate per opere già provviste di progettazione esecutiva e pronte ad essere appaltate; 
questa è un'eventualità che la provincia di Agrigento non può permettersi il lusso di prendere nemmeno in considerazione e che condannerebbe intere comunità a decenni di sottosviluppo e povertà –: 
quale sia il reale stato delle cose e quali iniziative di competenza il Governo intenda assumere per velocizzare l’iterburocratico ed autorizzativo, necessario al completamento della fase progettuale e dunque alla realizzazione di un'opera pubblica vitale per la Sicilia.

Seduta del 14 aprile 2015

Risponde Umberto Del Basso De Caro, Sottosegretario di Stato per le infrastrutture e i trasporti, replica Maria Iacono

Risposta del governo

Il ponte Verdura si trova sulla strada statale 115 «Sud Occidentale Sicula», al km 136.000, tra i comuni di Caltabellotta e Ribera nella provincia di Agrigento. 

Per quanto riferisce ANAS, in seguito al crollo avvenuto il 2 febbraio 2013, si è prontamente attivata ripristinando, il successivo 23 marzo, la circolazione a senso unico alternato sulla statale 115; il 13 maggio il tratto in questione è stato poi aperto al transito in entrambi i sensi di marcia, mediante l'esecuzione di un'opera provvisoria, in attesa della realizzazione del nuovo ponte. 
Nella Conferenza dei servizi convocata dalla Prefettura di Agrigento, la stessa ANAS ha predisposto e concordato con gli enti interessati un protocollo di gestione dell'emergenza idraulica, tuttora in vigore, che prevede cinque livelli di allerta in relazione all'entità della portata raggiunta dal fiume Verdura, definiti in relazione al deflusso delle acque. 
Quindi, sulla struttura del ponte provvisorio è stato realizzato un duplice sistema di monitoraggio: il primo si basa sul rilevamento dei tiranti idrici dell'asta fluviale che, utilizzando un'apparecchiatura di trasmissione dati in tempo reale, permette di conoscere costantemente le quote del tirante idrico e di prevenire il rischio idraulico; il secondo, invece, consente il monitoraggio topografico degli spostamenti plano-altimetrici dell'opera provvisionale tramite una stazione robotizzata a controllo remoto. 
Grazie a tali sistemi, l'ANAS, anche in presenza di eventi atmosferici avversi, come le forti piogge, assicura di aver garantito il transito sull'infrastruttura in condizioni di assoluta sicurezza. Solo il 22 febbraio scorso, a causa della crescente portata idraulica del fiume Verdura, è stata disposta, a titolo precauzionale, una breve interruzione della circolazione veicolare. 

Quanto al progetto per la nuova costruzione del ponte sul fiume Verdura, ANAS informa che il medesimo è stato completato in data 17 dicembre 2014 e il successivo 22 dicembre è stato pubblicato il relativo bando, utilizzando le risorse rese disponibili dal decreto legge n. 133 del 2014, cosiddetto sblocca Italia. Circa la gara per la nuova costruzione del ponte Verdura, esperita lo scorso mese di marzo, si è in fase di esame delle offerte anomale. Si procederà, successivamente, all'aggiudicazione definitiva ed efficace e alla consegna dei relativi lavori. 
Infine, quanto ai ritardi nei lavori di ricostruzione del ponte, segnalo che il protrarsi dei tempi di approvazione del progetto esecutivo è stato causato, principalmente, dai ritardi nel rilascio degli atti autorizzativi da parte degli enti regionali competenti. L'importo dell'investimento è pari a euro 10.865.677,27.

Replica

Grazie Presidente, sì, sono soddisfatta anche se ho la necessità, sottosegretario e Presidente, di sottolineare alcune delle questioni che riguardano la centralità di questo ponte. Il crollo del ponte Verdura ha determinato, in questi due anni, un autentico tsunami alla già povera economia di un intero territorio, costituita prevalentemente da imprese agricole e commerciali a dir poco massacrate dall'improvvisa assenza di alternative viarie di collegamento con la provincia e con il resto della Sicilia. 
Il ponte, come ricordava il sottosegretario, si trova sulla statale 115 che è l'unica arteria di collegamento della provincia di Agrigento con il resto dell'isola e tale episodio ha reso, di fatto, impraticabile tale collegamento, tagliando l'intero comprensorio territoriale fuori dal contesto economico siciliano e dunque nazionale. I danni al tessuto produttivo sono stati e continuano ad essere incalcolabili, perché questo fenomeno è stato acuito da una crisi devastante. È cresciuto il conflitto sociale, perché sull'onda dell'esasperazione sociale determinata dalle conseguenze economiche di questa vicenda sono nati innumerevoli comitati civici e movimenti spontanei i quali hanno giustamente alzato la voce e manifestato l'indignazione dell'opinione pubblica contro i ritardi della burocrazia. Ritardi che sono diventati, mi permetto di dire, quasi un'odissea che si è conclusa, come qui si ricordava, con la consegna del progetto esecutivo, a dicembre. 
Ora io mi auguro che a questo punto dello stato dell'arte della vicenda ci si possa in qualche modo trovare in una fase assolutamente decisiva e cruciale imponendo la massima attenzione da parte del Governo nazionale. Dalla realizzazione di questo nuovo pronte e dalla programmazione di altre importanti opere viarie passa lo sviluppo economico di un intero territorio che ha straordinarie potenzialità, non soltanto agricole, ma anche turistiche, ma che da troppo tempo è inevitabilmente condannato alla marginalità più assoluta, proprio e anche a causa di una rete di collegamenti vetusti e fatiscenti che non possono, in alcun modo, supportare le legittime ambizioni di crescita e di sviluppo delle comunità interessate. 
In tal senso sono assolutamente d'accordo con le recenti riflessioni del neo Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, il quale ha voluto apertamente evidenziare come l'obiettivo centrale del Governo sia quello di dare impulso e priorità assoluta alle opere pubbliche più strategiche per fare ripartire lo sviluppo del Paese, mettendo accanto le opere faraoniche, con l'evidente obiettivo di fare ripartire tanti cantieri senza corruzione e rispettando i costi.  La Sicilia e la provincia di Agrigento costituiscono la plastica rappresentazione di un contesto territoriale dove la realizzazione di tante piccole ma strategiche opere possono determinare un oggettivo miglioramento della rete dei trasporti e dei collegamenti interni con il resto del Paese, accorciando in tal modo la distanza attualmente esistente tra l'economia isolana e i mercati nazionali ed internazionali, offrendo a quanti sanno e vogliono investire sulla Sicilia condizioni infrastrutturali tali da poter essere competitivi in Italia, in Europa e nel mondo. Ma la nostra rete stradale e autostradale di collegamento fra le varie province siciliane versa complessivamente in uno stato gravissimo di abbandono. Il crollo di questi giorni di uno dei piloni del viadotto dell'autostrada A19, che collega Palermo a Catania, è il segno emblematico di come la Sicilia in questo momento sia stata divisa in due. Credo si imponga una riflessione davvero fondamentale, importante. Voglio sottolineare ancora che ovviamente si tratta di crolli che hanno interessato tutto il territorio ma, ripeto, quello che è successo, a partire dalla provincia di Agrigento, la dice lunga sullo stato della nostra viabilità. Per questo penso che, in una terra dove ponti e viadotti cadono con una facilità disarmante ed inquietante, come fossero tessere di un domino, il Governo del Paese ha il dovere di dire una parola di chiarezza ed assumere iniziative finalmente concrete ed immediate, a tutela e salvaguardia di popolazioni stanche di essere considerate comunità di serie B. Quindi, con scelte giuste, avendo sviluppato una visione politica lungimirante e coraggiosa, la Sicilia potrebbe diventare davvero quella che Romano Prodi sognava come la California del Mediterraneo.