25/09/2017
Emiliano Minnucci
3-03261

 

Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali e al Ministro dello sviluppo economico. – Per sapere – premesso che:
   il 21 luglio 2017 circa 200 lavoratori della sede di Roma della nota società Ericsson, a cui si aggiungono altri 61 lavoratori della sede di Genova della stessa società, si sono visti recapitare una lettera di licenziamento al proprio indirizzo di posta elettronica;
   i predetti licenziamenti sarebbero il risultato di una non meglio specificata, e tanto meno giustificata, ristrutturazione di un'azienda che, peraltro, sebbene colpita anch'essa dal periodo di crisi economica generale, ha un fatturato costantemente in attivo;
   fino ad oggi sono stati inutili anche i tentativi, effettuati dai Ministri interrogati, di istituire un tavolo di confronto con la società e i rappresentanti sindacali dei lavoratori al fine proprio di evitare quanto si è verificato in questi giorni;
   Ericsson, infatti, si è limitata a comunicare che la predetta ristrutturazione e gli attuali esuberi dichiarati con la procedura di licenziamento collettivo non hanno permesso di trovare una soluzione, facendo ricorso agli ammortizzatori sociali previsti a legislazione vigente, e che pertanto sarebbe stato inutile qualsiasi confronto in merito;
   le circa 200 lettere di licenziamento recapitate a Roma, peraltro attraverso una metodologia piuttosto discutibile soprattutto con riferimento alla dignità personale di ogni singolo lavoratore, non solo sono un grave episodio occupazionale, ma rappresentano anche un grave colpo al tessuto produttivo di Roma e del Lazio, che vede svanire così ulteriori figure professionali, tra cui molte anche di un elevato livello –:
   se i Ministri interrogati siano a conoscenza della situazione sopra descritta e quali iniziative intendano intraprendere sia al fine di salvaguardare i lavoratori coinvolti, sia al fine di regolamentare un settore, quale quello delle telecomunicazioni, ormai caratterizzato, da una parte, da un contratto collettivo di lavoro bloccato da ben tre anni e, dall'altra, da un costante utilizzo del sistema dei licenziamenti collettivi.

 

Seduta del 26 settembre 2017

Risponde Franca Biondelli, Sottosegretaria di Stato per il Lavoro e le politiche sociali e replica Emiliano Minnucci

Risposta del governo

La ringrazio, Presidente. Voglio innanzitutto sottolineare che la problematica occupazionale del gruppo Ericsson è ben nota al Ministero del lavoro.

Nell'ambito della fase amministrativa della procedura di licenziamento, che è stata avviata dalla società il 14 marzo scorso, si sono tenuti presso il Ministero del lavoro diversi incontri tra le parti, ai quali hanno partecipato i rappresentanti del Governo e i rappresentanti delle regioni Campania, Liguria, Lombardia e Lazio.

Nel corso di tali riunioni, il Ministero e le regioni, hanno ripetutamente invitato l'azienda a valutare la possibilità di adottare una soluzione non traumatica per la gestione degli esuberi, ivi compreso l'utilizzo di ammortizzatori sociali. Tuttavia, nonostante gli sforzi messi in campo, è stato inevitabile prendere atto delle divergenti posizioni delle parti e dell'impossibilità di addivenire ad un'intesa. Nonostante il mancato accordo recepito nel verbale del 1° giugno 2017, sulla base delle richieste presentate dalle organizzazioni sindacali, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali e il Ministro dello sviluppo economico hanno incontrato i referenti aziendali nella metà del mese di luglio 2017 per verificare possibili alternative ai licenziamenti prospettati dalla società nel corso della vertenza. Appare, quindi, evidente l'impegno davvero forte del Governo rivolto anche alla trattazione di questa crisi occupazionale al fine di individuare soluzioni che potessero evitare questi licenziamenti. Il Governo, attraverso l'azione congiunta dei Ministeri del lavoro e dello sviluppo economico, è intervenuto, dunque, in più occasioni, per cercare soluzioni diverse ai licenziamenti attivati dalla società Ericsson. Le iniziative hanno raggiunto il risultato di ridurre il taglio occupazionale e di impedire il ridimensionamento dell'attività di ricerca, ma purtroppo non hanno impedito il ricorso ai licenziamenti per un numero significativo dei lavoratori che non hanno ritenuto di loro interesse le offerte aziendali (incentivi all'esodo, politiche di ricollocazione in collaborazione con le regioni interessate). La chiusura di Ericsson ad ogni sollecitazione rivolta ad evitare i licenziamenti è stata più volte condannata dal Governo che tuttora ritiene che si debba fare ogni ragionevole sforzo per una gestione concordata delle situazioni di difficoltà aziendali. Il Governo continuerà a sollecitare Ericsson perché illustri rapidamente un proprio piano di consolidamento dalle attività in Italia e del loro sviluppo. In questo quadro, sarà competenza delle parti interessate conoscere e verificare gli impegni delle multinazionali a sostenere gli investimenti in un contesto proattivo e di pace sociale.

Non sfugge comunque che Ericsson ed altre aziende minori stanno subendo comunque l'ingresso nella vita economica e sociale del Paese della multinazionale cinese Zte vincitrice della gara per le nuove infrastrutture in fibra bandita da Wind 3, in precedenza affidata alla multinazionale svedese Ericsson. Nei confronti di questa società cinese il Governo ha svolto una forte azione di moral suasion perché assuma, nel rispetto delle norme, il maggior numero possibile di lavoratori licenziati dai Ericsson. Il Governo, pertanto, continuerà a monitorare ciò che sta avvenendo su questo piano e, come ha riferito dal Ministero dello sviluppo economico, sarà convocato un tavolo con tutti gli interessati per un aggiornamento del confronto in corso con Zte ed Ericsson. Considerata comunque la delicata situazione, posso assicurare che il Governo farà tutto il possibile al fine di non disperdere il patrimonio di competenze professionali di questi lavoratori provenienti da Ericsson.

Replica

Grazie, signor Presidente. Prendo atto di quanto detto adesso dalla onorevole sottosegretaria Biondelli, e la mia soddisfazione va in modo particolare alla parte conclusiva della risposta che è stata data alla mia interrogazione, laddove la sottosegretaria richiama non solo una necessità, ma mette in campo pubblicamente, in Aula, di fronte al Parlamento e ai cittadini, l'iniziativa del Governo di realizzare da subito un tavolo di confronto; mi sembra un tema assolutamente rilevante.

Tuttavia, vorrei richiamare brevemente i temi fondamentali che vanno molto al di là anche della questione specifica richiamata dall'interrogazione, cioè dalla vicenda Ericsson, che a mio avviso è paradigmatica di un quadro che va affrontato sotto il profilo legislativo. Abbiamo sentito richiamare dal Governo più volte, adesso, la vicenda della moral suasion e cioè della possibilità, che è l'unica che ha a disposizione il Governo di questo Paese, di intervenire in queste situazioni specifiche, attraverso una spinta morale, un'opera di persuasione nei confronti di queste grandi multinazionali. Ecco, io vorrei dire che questo non è sufficiente; hanno ragione i sindacati dei lavoratori che in questo caso, e in tanti altri casi, chiedono che il Parlamento e il Governo si dotino di strumenti cogenti, più stringenti, per mettere spalle al muro chi in modo anacronistico e assurdo, come Ericsson in questo caso, pensa di trattare i lavoratori nell'Anno Domini 2017, come se fossimo ai tempi dei padroni delle ferriere.

Caro Presidente, in questa vicenda vi sono state delle assurdità: un venerdì sera arrivano lettere di licenziamento via mail, e il fatto ancor m'offende, a 200 lavoratori a Roma, a 60 lavoratori a Genova, a lavoratori di altre regioni, in modo assolutamente estraneo a qualsiasi moderna logica di dialogo fra parti sociali, fra lavoratori, rappresentanti dei lavoratori e rappresentanti aziendali. Tutto questo è avvenuto attraverso una procedura di un licenziamento collettivo rispetto alla quale Ericsson, in modo assolutamente intransigente, ha addirittura rifiutato la proposta, l'offerta che veniva dal Governo e dalle regioni, di mettere in campo quello che si fa sempre in questi casi cioè degli strumenti, gli ammortizzatori sociali, ovvero la capacità di dare risposta a questi lavoratori, sia pure in modo temporaneo, per aprire una procedura di crisi che non li mettesse in mezzo alla strada. Invece nulla, blocco totale, rifiuto totale di qualsiasi dialogo, di qualsiasi interlocuzione. Questo è inaccettabile, non è possibile tutto ciò per una grande multinazionale, per quanto possa vivere un momento di difficoltà. Qui viene spontanea la domanda, onorevole sottosegretaria: che cosa accadrà nei prossimi mesi, visto che Ericsson ha già annunciato 14.000 licenziamenti su scala mondiale? Quanti ancora dovranno interessare il nostro Paese? Quanti ancora dovranno interessare le regioni che lei stessa ha citato poc'anzi, Roma e tante altre realtà? Contestualmente, come possiamo far finta che, nel momento in cui un grande appalto, come quello appunto sulla fibra preso dalla Zte, dalla multinazionale cinese che veniva poc'anzi citata (ovviamente un appalto che viene da un soggetto privato, Wind 3, non si tratta un appalto pubblico), possa prescindere dalla ricollocazione dei lavoratori Ericsson che operavano in quel settore fino a poco tempo, fino a che questa multinazionale cinese non prendesse l'appalto?

Presidente, in Germania quando Alcatel ha perso pari appalto a favore della stessa multinazionale cinese, i 750 lavoratori di Alcatel sono stati ricollocati, non so se forzosamente, ma certo in quel caso la moral suasion ha funzionato, dentro questa multinazionale cinese.

Questi sono i temi stringenti su cui invitiamo il Governo a fare tutto lo sforzo possibile e anche qualcosa in più, e a mettere in campo quegli strumenti il prima possibile che diano anche più forza all'Esecutivo nazionale per poter incidere nella carne viva, perché questo rappresenta il futuro di migliaia di decine di migliaia di nostri concittadini che vivono di lavoro e che hanno diritto ad avere un futuro più certo per quanto possibile.