01/10/2018
Rosa Maria Di Giorgi
3-00204

Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro dello sviluppo economico, al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, al Ministro della salute. — Per sapere – premesso che:

   l'aggiornamento dello studio epidemiologico denominato «Sentieri», pubblicato dall'istituto superiore di sanità nel mese di giugno 2018, ha ribadito la gravissima situazione sanitaria che si registra nell'area di Taranto, città ad alta densità industriale comprovata dalla presenza dello stabilimento siderurgico Ilva e della Raffineria Eni a ridosso del centro abitato;

   i dati del rapporto in questione hanno posto in risalto che lo stato di salute della popolazione risulta più compromesso rispetto alla media regionale e che è plausibile stabilire un collegamento di questo andamento sanitario all'inquinamento, sebbene non vi siano evidenze scientifiche;

   per Taranto lo studio di cui si tratta ha confermato le criticità del profilo sanitario della popolazione emerse in precedenti, analoghe indagini e ha rilevato con riguardo alla fascia d'età pediatrica l'incremento di tumori di ogni tipo, l'allarmante eccesso di mortalità per tutte le cause e l'ospedalizzazione a seguito di malattie respiratorie acute;

   i dati dello studio epidemiologico in questione rappresentano una delle numerose fonti di prova nel procedimento penale che, denominato «Ambiente svenduto» ed attualmente in fase di celebrazione dinanzi alla corte d'assise di Taranto, annovera fra gli imputati gli ex vertici e dirigenti dello stabilimento Ilva per rispondere, a vario titolo e a seconda delle singole posizioni, di svariate accuse fra cui quella di «disastro ambientale»;

   lo stabilimento Ilva, il più grande d'Europa per ciò che concerne la produzione di acciaio, non è solo al centro di un caso giudiziario, ma rappresenta anche il fulcro di una vertenza sicuramente fra le più complesse della recente storia industriale italiana che vede contrapposti gli irrinunciabili diritti alla salute ed al lavoro;

   il Ministro Di Maio ha assunto l'iniziativa di far valutare dall'Anac il contratto di vendita dello stabilimento Ilva che un anno fa il precedente Governo ha concluso con il gruppo «ArcelorMittal»;

   la procedura finalizzata all'accertamento della regolarità della gara è successivamente sfociata nel pronunciamento dell'avvocatura generale dello Stato che, pur rilevando profili di illegittimità nel procedimento che ha portato all'accoglimento delle proposte di acquisto formalizzate dal gruppo industriale «ArcelorMittal», ha però evidenziato come l'eventuale annullamento della gara in questione imponga la sussistenza di un interesse pubblico concreto allo stesso;

   alla luce della cessione del complesso industriale Ilva al gruppo «ArcelorMittal», sembra opportuno rivalutare l'eventualità di abrogare la possibilità concessa agli attuali commissari straordinari dell'Ilva e ai futuri acquirenti dello stesso stabilimento di beneficiare dell'immunità penale e amministrativa per le infrazioni delle leggi in materia ambientale e della salute. Una sorta di «salvacondotto» reso operativo dall'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 1 del 2015 modificato dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2016;

   l'abrogazione della norma in questione è, ad avviso dell'interrogante l'unico atto capace di ripristinare quei principi di legalità in cui, fortunatamente, si è ancora in tanti a credere –:

   quale sia l'orientamento il Governo in relazione all'articolo 2, comma 6, del decreto-legge n. 1 del 2015 modificato dall'articolo 1, comma 4, del decreto-legge n. 98 del 2016, norma che se, da un lato, estensivamente autorizza l'attività produttiva anche in presenza di deficienze impiantistiche che possono determinare pericolose emissioni di sostanze nocive, dall'altro a giudizio dell'interrogante calpesta l'assunto secondo cui «la legge è uguale per tutti».