26/04/2023
Luciano D'Alfonso
Laus, Malavasi, Forattini, Vaccari, Ubaldo Pagano, Ghio, Marino, Toni Ricciardi, Stefanazzi, Girelli, Berruto, Carè, Ciani, Lai, Bonafè.
3-00345

Al Ministro per le disabilità, al Ministro del lavoro e delle politiche sociali, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti. – Per sapere – premesso che:

   l'articolo 32, comma 21, della legge 28 febbraio 1986, n. 41 e successivamente integrato con l'articolo 24 comma 9, della legge n. 104 del 1992 ha introdotto il P.e.b.a., Piano di eliminazione delle barriere architettoniche, uno strumento necessario per monitorare e superare le barriere architettoniche insistenti sul territorio;

   il P.e.b.a., di cui ogni ente locale dovrebbe dotarsi, è teso a rilevare e classificare tutte le barriere architettoniche presenti in un'area circoscritta e può riguardare edifici pubblici o porzioni di spazi pubblici urbani;

   dalla sopra indicata legge del 1986 ad oggi le finalità e i contenuti del piano per l'eliminazione delle barriere architettoniche si sono, di fatto, arricchiti delle progressive stratificazioni normative, internazionali – Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità, adottata nel 2006 – e nazionali – decreto del Presidente della Repubblica n. 132 del 4 ottobre 2013;

   è opinione degli interroganti che governare l'insieme delle caratteristiche spaziali e organizzative dell'ambiente che ci circonda, possa incidere sulle capacità di fruizione da parte di chiunque, anche in relazione all'età, in situazione temporanea o permanente di ridotta attività motoria, psicosensoriale e cognitiva;

   l'adozione del P.e.b.a. rende percepibile nei territori il principio di eguaglianza sostanziale, per cui situazioni diverse comportano differenti trattamenti e, altresì, implicano un ruolo maggiormente attivo da parte delle persone disabili nel costruire la propria vita, se non altro nel senso di vederle come persone che hanno sì necessità di ricevere, ma sono capaci anche di dare, svolgendo un ruolo attivo nella società;

   risulta agli interroganti che ad oggi, alcune regioni, come l'Abruzzo non abbiano ancora approvato il P.e.b.a., e che quindi siano sprovviste di un registro regionale telematico dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche, necessario per monitorarne e promuoverne l'adozione del piano da parte dei comuni, delle province e delle città metropolitane –:

   se i Ministri siano al corrente della situazione esposta in premessa e, per quanto di loro competenza, non ravvisino l'urgenza di promuovere iniziative di competenza al fine di rendere certa l'adozione nelle regioni del nostro Paese del registro telematico regionale dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche (P.e.b.a.);

   quali siano i dati aggiornati, aggregati e distinti per regione, relativi all'adozione del P.e.b.a.

Seduta del 20 giugno 2023

Risposta del Ministro per le Disabilità, replica di Luciano D'Alfonso

ALESSANDRA LOCATELLI, Ministra per le Disabilità. Grazie, Presidente. Ringrazio anche gli onorevoli interroganti, che mi offrono l'opportunità di sottolineare l'importanza dell'adozione di strategie per implementare il registro telematico regionale dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche (PEBA) in tutto il nostro Paese.

I PEBA, introdotti con la legge n. 41 del 1986, sono lo strumento per rilevare, monitorare e superare le barriere architettoniche negli spazi e negli edifici pubblici già esistenti. La legge n. 104 del 1992 ne ha esteso l'ambito agli spazi urbani, anche - e cito la norma - “con riferimento all'individuazione e alla realizzazione di percorsi accessibili, all'installazione di semafori acustici per non vedenti, alla rimozione della segnaletica installata in modo da ostacolare la circolazione delle persone con disabilità”.

In considerazione della normativa richiamata, i PEBA si configurano come strumento di pianificazione comunale finalizzato a promuovere interventi inerenti all'accessibilità intesa come condizione per il godimento dei diritti e delle libertà fondamentali, non solo delle persone con disabilità, ma di ogni persona.

L'assetto di competenze individua, quindi, i comuni quali amministrazioni di maggior prossimità, che devono garantire un sistema urbano sicuro e accessibile attraverso la pianificazione e la rigenerazione della città.

Le regioni sono enti incaricati di funzioni di vigilanza e coordinamento. Nell'esercizio di tali competenze per affiancare gli enti locali nelle complesse funzioni ad essi attribuite, le regioni possono definire linee guida per la formazione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche.

Seguendo la linea dell'interrogazione, in relazione all'adozione del registro telematico per l'attività di monitoraggio sull'attuazione dei PEBA, evidenzio che alcune regioni, tra cui Lombardia, Veneto e Lazio, hanno fatto ricorso a tale strumento. Voglio segnalare anche che alcune regioni hanno adottato leggi o delibere per incentivare la stesura dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche, tra cui la Lombardia, il Veneto, il Friuli-Venezia Giulia, la Liguria e la Toscana, le cui iniziative prevedono forme di contributi finanziari destinati ai comuni.

Dobbiamo prendere atto che in molti comuni, tuttavia, non è stato ancora adottato o pienamente attuato lo strumento del PEBA, per via di significative criticità nella fase della progettazione, affidamento ed esecuzione delle opere di abbattimento delle barriere architettoniche individuate e - io aggiungo - anche per via di alcune priorità che dovrebbero slittare.

Proprio per ovviare a tali criticità, con decreto del Ministro per le Disabilità del 10 ottobre 2022, è stata avviata una misura a carattere sperimentale, che ha previsto il riparto di 12 milioni di euro, parte del Fondo per l'inclusione delle persone con disabilità, istituito con il decreto-legge n. 41 del 2021, articolo 34, per contribuire alle spese di progettazione dei piani di eliminazione delle barriere architettoniche dei comuni, anche con possibilità di ricorrere a forme di assistenza da parte delle province e delle città metropolitane, allo scopo di fornire supporto tecnico-amministrativo ai comuni del territorio di riferimento. Ad oggi, il dipartimento per le politiche in favore delle persone con disabilità ha erogato quasi la totalità dei contributi richiesti dalle regioni.

È chiaro che la situazione attuale, rispetto ai comuni che hanno adottato i piani di eliminazione delle barriere architettoniche, non consente di ricostruire un quadro preciso della situazione del Paese. Abbiamo comunque potuto risalire ad alcuni dati, contenuti nelle delibere regionali di riparto dei fondi, relativi alle regioni seguenti.

Il Veneto: su 563 comuni, risultano dotati di PEBA (ovvero finanziati e in attesa di rendicontazione) 217 comuni, ossia il 39 per cento dei comuni, a cui corrisponde il 65 per cento della popolazione regionale residente. La Puglia: 50 comuni hanno adottato i PEBA con un contributo finanziario riconosciuto dalla regione con risorse proprie. La Liguria: su 124 comuni che hanno dato riscontro, solo 19 risultano aver adottato i PEBA.

Il diritto alla mobilità e all'accessibilità universale sono princìpi cardine della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità e devono essere garantiti, al fine di consentire la piena partecipazione di tutti alla vita sociale, civile e politica.

Nel prossimo decreto legislativo attuativo della legge delega n. 227 del 2021 abbiamo previsto che il costituendo Garante nazionale dei diritti delle persone con disabilità possa intervenire rispetto all'attuazione dei PEBA. Il Garante, infatti, potrà proporre all'amministrazione competente un cronoprogramma e vigilare sui relativi stati di avanzamento. Di fronte all'ulteriore inerzia delle pubbliche amministrazioni senza alcuna fondata motivazione, il Garante potrà anche attivare un giudizio.

Ci tengo a precisare - come spesso ripeto - che, oltre al miglioramento normativo, è necessario un cambio di prospettiva, vero, concreto e diffuso, che coinvolga le istituzioni e anche il mondo del privato e tutti i cittadini. Dobbiamo, infatti, iniziare a pensare che i princìpi cardine della Convenzione ONU, così come l'accessibilità universale, il diritto di tutti alla mobilità, di poter accedere ma anche di fruire delle strutture, degli eventi e degli spazi, pubblici e privati, devono essere garantiti a tutti. Per farlo, dobbiamo immaginare, intanto, di progettare diversamente gli spazi - in modo che, quando si progetta, lo si faccia già per tutti - e che siano non solo accessibili, ma fruibili per tutti, sia lo spazio, che l'evento, che una struttura, che un edificio privato. Questo davvero è un cambio di prospettiva, che dobbiamo diffondere e attuare tutti insieme, altrimenti non ce la faremo, solo con le norme, a cambiare l'ordine delle priorità. Però, sono assolutamente convinta che questo sia un momento strategico importante e che, in modo trasversale, possiamo arrivare a invertire quelle priorità, nei singoli comuni, a livello regionale e anche a livello nazionale, e a lavorare ancora di più per migliorare la qualità della vita delle persone.

LUCIANO D'ALFONSO, Grazie, Presidente. Raccolgo lo spazio di tempo che lei mi consente per dire che sono soddisfatto per la ragione che si coglie che la risposta non è stata concepita da un'intelligenza artificiale, ma c'è stato lavoro, dedizione e anche la libertà con la quale ha descritto lo stato dell'arte, lo stato dei fatti e lo stato delle mancanze mi rende impegnato, coinvolto e soddisfatto, però devo mettere in evidenza dei fattori.

Ministro, mi rivolgo anche a lei, attraverso la Presidenza, e ai suoi colleghi presenti: io sono stato presidente di regione, presidente di provincia, sindaco di una città capoluogo e, in più, sono stato consigliere comunale di un piccolo paese. Il dato inaccettabile è che le barriere architettoniche, come avrebbe detto Emanuele Severino, non sono il portato di Dio, ma sono il portato della tecnica degli uomini, è il costruire le opere pubbliche e private ad aver generato le barriere architettoniche. Detto questo, noi siamo convocati tutti dall'impegno dell'articolo 3 della Costituzione nel fare in modo che quelle barriere vengano superate, risolte e, prima di tutto, conosciute.

La regione Abruzzo - ed altre regioni, ma la regione Abruzzo - deve generare la piena conoscibilità dei dati, tabellando dati e consentendo informazioni. Perché questo? Perché noi vogliamo fare i dispetti? Vogliamo fare l'economia delle slide e dei catering? No, dati e informazioni consentono di programmare l'utilizzo delle risorse. Quali risorse? Anche quelle del settennio 2021-2027: siamo nella metà, c'è ancora spazio per assumere quelle risorse. Per esempio, la riforma del codice dei contratti io dico ha fatto bene a prevedere un riuso importante dell'appalto integrato. Si può prevedere, quando si danno punti aggiuntivi, che i progetti di valore siano quelli che contemplano il superamento delle barriere architettoniche? Attraverso lei, Presidente, lo dico al Ministro, che ha dimostrato competenza documentale e conoscitiva, lo dico anche alle altre presenze: le regole dei bandi, come sanno i parlamentari che hanno fatto i sindaci e non hanno sentito dire le procedure decisionali, si scrivono per fare in modo che l'opera che si realizza sia la migliore possibile. I punti si diano ai vincitori, se, poi, il progetto realizzato supera le barriere architettoniche.

Così come mi permetta, Presidente, di dire al Ministro che risponde, con riferimento alla legge del 1986, innovata, poi, nel 1992, poi, di nuovo, innovata nel 2013 e, poi, di nuovo, anche attraverso l'insediamento della figura del Garante, che abbiamo già i difensori civici regionali che possono procedere in termini sostitutivi.

Sul tema delle barriere architettoniche, si tratta anche di far diventare pieno il diritto di colui il quale ha avuto una sofferenza nelle sue abilità. Noi parliamo di connettività ai cieli, le direttive dell'Europa lontanissima parlano di connettività al cielo, quando noi dobbiamo costruire l'agibilità della città per tutti. I sindaci più bravi del mondo, come quello di Barcellona o di Rotterdam, parlano della città per tutti, attraverso il movimento delle persone, a piedi, e questo è impedito. Io ho studiato per anni che cos'è la città di tutti e la città dell'uomo da Giuseppe Dossetti in avanti: la città dell'uomo è la città che consente, prima di tutto, lo spostamento, attraverso lo spostamento c'è la realizzazione del progetto di vita. Su questo, Ministro, attivi non un'inchiesta che giuridicizzi, ma un'attività conoscitiva che entri in profondità, che aiuti gli enti locali a capire che qui c'è valore e le regioni a spendere le risorse. Grazie per l'impegno che ci ha messo.