28/07/2015
Liliana Ventricelli
Grassi, Mariano, Boccia, Mongiello, Pelillo, Capone, Vico e Ginefra
3-01638

Per sapere – premesso che: 
è notizia attuale, riportata in queste ultime ore anche dai maggiori organi di stampa, che Sogin spa – società di Stato responsabile dello smantellamento degli impianti nucleari italiani e della gestione dei rifiuti radioattivi – ha consegnato all'Ispra – Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale la Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee a ospitare quello che sarà il deposito nazionale delle scorie nucleari; 
dall'Ispra la documentazione passerà al Ministero dello sviluppo economico e al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che dovranno deliberare e dare il via libera alla pubblicazione della Carta, che presumibilmente dovrebbe essere pronta per il mese di luglio 2015; a pubblicazione avvenuta ci saranno quattro mesi di consultazione pubblica e un seminario nazionale dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati – dalle istituzioni alle associazioni ambientaliste, passando per il mondo scientifico – e dopo tale periodo si potrà dare il via alla costruzione del deposito che dovrebbe iniziare nel 2020, perché possa essere attivo a partire dal 2024, con una spesa stimata di 1,5 miliardi di euro; 
il deposito sarà una struttura con barriere ingegneristiche e barriere naturali poste in serie, progettata sulla base delle esperienze internazionali e secondo i più recenti standard dell'Aiea (Agenzia internazionale energia atomica), che consentirà la sistemazione definitiva di circa 75 mila metri cubi di rifiuti di bassa e media attività e lo stoccaggio temporaneo di circa 15 mila di rifiuti ad alta attività; dei circa 90 mila metri cubi di rifiuti radioattivi, il 60 per cento deriverà dalle operazioni di smantellamento degli impianti nucleari, mentre il restante 40 per cento dalle attività di medicina nucleare industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro; 
nonostante una possibile rosa di luoghi, non è ancora stato stabilito con esattezza dove sorgerà il deposito: tra i parametri di cui si dovrebbe tenere conto per decidere il posto considerato più idoneo a ospitare le scorie, si dovrà considerare la sismicità della zona, la presenza di zone protette e di parchi naturali, la presenza di miniere e di poligoni di tiro, la presenza di lagune o dighe; inoltre, il luogo dove nascerà il deposito nazionale italiano non potrà essere sopra i 700 metri di quota, né sotto i 20 metri sul livello del mare, non potrà essere a meno di cinque chilometri dal mare, né a meno di un chilometro da ferrovie o strade particolarmente trafficate; inoltre, il deposito di scorie nucleari non potrà essere costruito in vicinanza di fiumi o di aree abitate; 
a quanto è dato di sapere al momento, i prodotti di scarto del nucleare in Italia potranno essere collocati entro un centinaio di siti individuati da Sogin spa entro una dozzina di diverse regioni; il progetto per la costruzione del sito vedrebbe la costruzione di un deposito di superficie dove i barili dovrebbero essere coperti da tre diversi tipi di protezioni in calcestruzzo e in cemento e posti in celle sigillate e impermeabilizzate e la costruzione di un centro di ricerca specializzato neldecommissioning; si stima che il luogo dove sorgerà l'impianto potrà tornare utilizzabile dopo circa tre secoli da un eventuale smantellamento, considerando però, come già detto, che il deposito immagazzinerà solo scorie radioattive di intensità bassa o media, poiché allo stato attuale non è in programma la costruzione di un cimitero per scorie altamente radioattive; 
tenendo dunque conto dei criteri già indicati, gli esperti ministeriali e di Sogin spa avrebbero indicato tra i luoghi preposti alla costruzione del deposito Puglia, Lazio, Toscana, Veneto, Basilicata e Marche come le regioni più adatte per ospitare la struttura; dopo l'invio degli elenchi, i criteri potrebbero subire delle modifiche; come già detto, la pubblicazione della mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito nazionale sarà seguita da una fase di consultazione pubblica, che culminerà nel seminario nazionale dove saranno invitati a partecipare tutti i soggetti interessati e solo al termine di questa complicato iter si arriverà a una versione aggiornata della carta dei siti. Quindi, si procederà all'acquisizione di possibili manifestazioni di interesse da parte di regioni ed enti locali: in assenza di adesioni spontanee, e se non si dovesse arrivare ad una scelta concordata, a decidere sarà il Consiglio dei ministri, ipotesi che vedrebbe coinvolto il Governo in maniera diretta –: 
se i Ministri interrogati non ritengano necessario intervenire affinché vengano messe al più presto in atto indagini specifiche per determinare se realmente i territori in questione siano adatti ad ospitare un simile deposito e, nel caso in cui la scelta di costruirlo sia imprescindibile, quali reali soluzioni si intendano porre in essere perché vi siano meno danni possibile per i cittadini e il nostro Paese; 
nel caso si tratti effettivamente di scegliere la regione Puglia, se esista realmente un luogo che abbia tutti i requisiti per poter costruire in sicurezza il deposito; 
se non ritengano di dover smentire questa possibilità e intervenire per disporre un cambio di rotta deciso sulla collocazione del deposito unico nazionale e, in particolare, se non ritengano di dover escludere la regione Puglia da questa ipotesi.

 

Seduta del 28 luglio 2015

Risposta di Silvia Velo, Sottosegretaria di Stato per l'ambiente e la tutela del territorio e del mare e replica di Liliana Ventricelli

Risposta del governo

Grazie, Presidente. La procedura e la relativa tempistica per giungere alla individuazione, al termine di un lungo percorso condiviso e trasparente, di un sito idoneo a ospitare il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi, sono, come è già stato ricordato nelle risposte fornite ad interpellanze e interrogazioni analoghe, disciplinate dall'articolo 27 del decreto legislativo n. 31 del 2010, come modificato e integrato dal decreto legislativo n. 45 del 2014, il quale regolamenta finanche i soggetti che parteciperanno al processo partecipativo successivo alla pubblicazione della Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee, in sigla CNAPI.
Nelle interrogazioni che si riscontrano, è stato richiamato e illustrato il percorso istituzionale che ha sinora caratterizzato i lavori delle strutture interessate da questa prima fase della procedura, rilevando un ritardo per la pubblicazione della CNAPI, rispetto ai tempi originariamente previsti.
Ciò è stato causato, in particolare, dalla necessità, congiuntamente rilevata dai Ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico nel corso dell'esame della documentazione ad essi pervenuta lo scorso 13 marzo, di acquisire determinati approfondimenti tecnici, sia da parte della Sogin S.p.A. che da parte dell'ISPRA, al fine di valutare compiutamente il documento prodotto.
Solamente lo scorso 20 luglio è stato consegnato l'aggiornamento richiesto, per l'esame del quale le competenti strutture ministeriali si sono immediatamente messe al lavoro, con l'obiettivo di completare con la massima celerità l'istruttoria finalizzata ad autorizzare la pubblicazione della CNAPI, a seguito della quale inizierà la fase di consultazione pubblica nell'ambito della quale tutti i soggetti coinvolti e/o interessati potranno formulare osservazioni e proposte.
Ritengo sia il caso di richiamare, altresì, la recentissima nota con la quale i Ministri dell'ambiente e dello Sviluppo Economico hanno precisato e reso pubblico che, contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, che indicano il termine di fine agosto per la scelta del sito definitivo, tale termine è invece quello previsto per il rilascio del nulla-osta alla pubblicazione della CNAPI, e che rappresenterà soltanto il momento di avvio, e non di conclusione, della lunga procedura caratterizzata da ampie fasi di consultazione pubblica, nella quale verranno coinvolti regioni ed enti locali interessati, cittadini e comunità scientifica, che porterà prima ad individuare alcune aree idonee ad ospitare il deposito nazionale e poi stabilirà il sito.
E proprio su questo punto, non si possono non manifestare forti perplessità su alcune anticipazioni di stampa riferite dagli interroganti, che ipotizzano varie localizzazioni. La documentazione consegnata ai due Dicasteri di cui si è appena detto, infatti, considerata la classificazione di riservatezza attribuita alla Sogin Spa alla proposta di CNAPI, è stata così classificata e come tale sarà trattata, conformemente alle vigenti disposizioni, fino alla sua pubblicazione a seguito del nulla-osta che sarà rilasciato dai due Ministeri interessati. Allo stato è difficile, pertanto, attribuire a tali anticipazioni alcuna seria attendibilità.
Il processo partecipativo che avrà inizio dalla pubblicazione della CNAPI, così, culminerà con il «seminario nazionale», nel corso del quale verranno approfondite tutte le problematiche e gli aspetti tecnici relativi al deposito nazionale e al parco tecnologico che lo ospiterà – ivi incluse le perplessità e le osservazioni formulate dagli onorevoli interroganti – per poi giungere alla fase istruttoria finale di approvazione della «Carta», sulla cui base potranno essere formulate le dichiarazioni di interesse da parte delle amministrazioni regionali propedeutiche agli approfondimenti di dettaglio e alla individuazione del sito definitivo, secondo le dettagliate e tassative procedure definite con il già citato articolo 27 del Decreto legislativo n. 31 del 2010.

Replica

Signor Presidente, innanzitutto ringrazio il sottosegretario per la risposta puntuale sulle procedure che sono state seguite fin qui per delineare quella che sarà la Carta delle aree potenzialmente idonee. Vorrei specificare che in Italia esistono già attualmente circa una ventina di siti che ospitano depositi di scorie nucleari e quindi di qui c’è la necessità di provvedere allo smantellamento di questi siti per costruire un unico deposito nazionale che garantirà anche a tutti i cittadini un maggior livello di controllo. Fatta però questa precisazione, mi preme ricordare – lo faccio non per mero campanilismo – che il territorio da cui provengo e nella difesa del quale ho presentato questa interrogazione che è la Murgia, quindi la Puglia, a cavallo fra la Puglia e la Basilicata, ha già dato negli scorsi anni e anche in questi ultimi mesi disponibilità ad ospitare grandi infrastrutture e grandi opere di impatto ambientale. Faccio quindi riferimento alla TAP, alle prospezioni che probabilmente ci saranno nel Mare Adriatico. Ecco perché, ripeto non per mera difesa di un territorio ma anche in vista di una sorta di solidarietà fra le regioni, abbiamo ritenuto opportuno presentare questa interrogazione per far presente non soltanto quali saranno le procedure e le volontà dei nostri territori di partecipare con trasparenza all'individuazione del Sito unico nazionale, ma anche per testimoniare una volontà che si è già ben delineata da parte delle associazioni e dei comitati di cittadini e delle amministrazioni di profonda contrarietà. Ripeto, a noi tocca in questa fase – e bene ha fatto il sottosegretario ad evidenziarlo nella sua risposta – assicurare la massima trasparenza delle procedure. La Sogin e l'Ispra in questi mesi hanno provveduto a effettuare i rilievi sulla carta e quanto contestato anche da altri colleghi sul ritardo che si è avuto nella definizione di questi siti io credo che invece sia stato opportuno perché il ritardo è stato dovuto ad alcuni approfondimenti tecnici che sono stati richiesti dal Ministero dello sviluppo economico e dal Ministero dell'ambiente, quindi per noi questo è di fondamentale importanza per assicurare appunto che la procedura venga espletata nel migliore dei modi. Faccio presente anche che per noi la vicinanza del Parco nazionale dell'alta Murgia rappresenta anche una scelta politica di quella che è la vocazione del nostro territorio e che quindi andrebbe a contrastare anche con la presenza di un sito di scorie nucleari. Tra l'altro siamo a pochi mesi dalla proclamazione di Matera «Capitale europea della cultura» per il 2019 quindi questo rappresenterebbe anche un biglietto da visita poco opportuno per le decine di migliaia di turisti che arriveranno nel nostro territorio. Quello che noi chiediamo oggi al Ministero e che ribadiremo anche nei prossimi mesi è di assicurare la partecipazione attraverso la Conferenza nazionale che è stata annunciata, ci sarà poi la possibilità di candidatura da parte dei territori e qui noi valuteremo anche in quel caso quali saranno le regioni e le amministrazioni che vorranno cogliere questa opportunità, chiediamo alle Ministero di garantire la partecipazione e noi da parte continueremo a vigilare sul procedimento, cercando di favorire anche dibattiti sul territorio. Bene ha fatto secondo noi invece la Sogin ad avviare una campagna di informazione, perché è importante che questo sito nasca nella maggior partecipazione possibile e consapevolezza dei nostri cittadini. Quindi io mi dichiaro soddisfatta per la risposta e do comunque la mia disponibilità a continuare a vigilare su questo percorso.