30/09/2016
Andrea De Maria
Villecco Calipari, Gribaudo, Quartapelle Procopio, Montroni, Fabbri, Gnecchi, Baruffi, Incerti, Patrizia Maestri, Locatelli, Pastorelli, Cinzia Maria Fontana, Schirò, Lenzi, Benamati, Palese, Bolognesi, Scotto, Damiano, Fedi, Cimbro, Carlo Galli, Naccarato, Albini, Amato, Basso, Beni, Bergonzi, Blazina, Boccuzzi, Paola Boldrini, Borghi, Brandolin, Bratti, Capozzolo, Carloni, Carnevali, Carra, Carrozza, Crivellari, Coccia, Culotta, Marco Di Maio, D'Ottavio, Fiano, Fontanelli, Fossati, Fragomeli, Garavini, Gasparini, Ghizzoni, Giacobbe, Giorgis, Grassi, Iori, Laforgia, Lodolini, Magorno, Malisani, Marantelli, Marchi, Meta, Minnucci, Mongiello, Narduolo, Petrini, Pollastrini, Rubinato, Giovanna Sanna, Scuvera, Taricco, Terrosi, Valiante, Verini, Vico, Zardini, Andrea Maestri, Lattuca
1-01375

La Camera, 

premesso che: 
nella fase finale della seconda guerra mondiale, in particolare nel triennio 1943-1945, l'Italia si è liberata dalla dittatura e dall'occupazione straniera e ha riconquistato: pace, libertà, indipendenza e unità nazionale e della Patria. Ciò è stato anche possibile grazie alla Resistenza, alla Guerra di liberazione e al sacrificio di migliaia di donne e uomini, civili e militari; 
i testimoni e gli eredi di quelle esperienze fondative della Repubblica, le associazioni combattentistiche e partigiane, così come le istituzioni e tutti i poteri pubblici hanno il dovere di coltivare e favorire la memoria e l'educazione delle nuove generazioni ai valori, ai principi e ai propositi della Costituzione della Repubblica; 
non meno fondativo è il sacrificio di decine di migliaia di italiani, civili e militari, trucidati dagli occupanti nazisti e dai militi della Repubblica Sociale Italiana (R.S.I.) in Italia e all'estero, in particolare nel corso della fase finale della seconda guerra mondiale e di cui ancora poco diffusa è la conoscenza e la memoria; 
oltre 2.300 fascicoli riguardanti tali eccidi che hanno causato dai 15 ai 20 mila morti per gran parte anziani, donne e bambini, nonché militari – nell'immediato dopoguerra furono sottratti ai magistrati militari territoriali e oggetto poi di occultamento come dimostra il rinvenimento, nel 1994, nelle stanze della procura generale militare, di 695 fascicoli «archiviati provvisoriamente» nel 1960, ciò in contrasto con la Costituzione e con l'ordinamento, relativi a centinaia di processi riguardanti appunto tali fatti criminosi; 
a partire dal 1994 alcuni processi sono stati celebrati e numerose condanne all'ergastolo comminate, anche se nessun condannato ha poi nei fatti, scontato un solo giorno di prigione, soprattutto per il rifiuto del Governo della Germania ad applicare l'esecuzione delle pene comminate; 
studi recenti evidenziano come gran parte dei detti fascicoli durante gli anni della loro giacenza a Roma presso la procura generale militare, furono aperti e richiusi rapidamente senza eseguire reali indagini. E solo tra il 1994 e il 1995, allorché essi vennero trasmessi alle procure militari territoriali competenti, processi sono stati istruiti e celebrati per lo più a partire dal 2003 e ancora ve ne sono in corso; 
su 695 fascicoli rinvenuti, delle oltre 300 indagini istruite e portate a compimento, sono state effettuate pressoché tutte dalle procure militari di: La Spezia tra il 2002 e il 2008, da quella di Verona dal 2008 al 2010, oltre che da quella di Roma dal 2010 in poi; 
non vi è dubbio sull'impegno encomiabile delle magistrature militari territoriali che ovviamente non hanno potuto evitare le nefaste conseguenze dell'occultamento dei fascicoli; 
particolarmente gravi appaiono i casi relativi agli eccidi di militari italiani compiuti in territorio estero all'indomani dell'8 settembre 1943 soprattutto nelle isole greche (Cefalonia) nei Balcani, nei campi di prigionia; 
con legge del 15 maggio 2003, n. 107, è stata istituita la Commissione bicamerale di inchiesta sulle cause dell'occultamento di fascicoli relativi a crimini nazifascisti che ha concluso i propri lavori nel 2006 con la votazione di due relazioni (una di maggioranza e una di minoranza); 
il 15 febbraio 2016 i materiali relativi ai 695 fascicoli occultati sono stati desecretati e resi disponibili sul sito web della Camera dei deputati insieme alla documentazione prodotta dalla Commissione bicamerale d'inchiesta; 
è necessario, per chiudere con dignità la vicenda delle stragi ’43-’45, un'assunzione di responsabilità da parte dello Stato italiano per l'occultamento pluridecennale dei fascicoli che ha impedito il corso della giustizia ed esprimere altresì sentimenti di sincero rammarico nei confronti dei familiari e degli eredi oltre che delle città e dei paesi che furono teatro delle stragi. Ciò significa fare i conti con la nostra storia anche nei suoi passaggi più drammatici e rafforzare così la democrazia; 
il dovere della memoria è imposto dall'esigenza di chiudere la vicenda delle stragi ’43-’45 con l'attenzione che esse meritano, con l'accertamento della verità e col risarcimento, almeno morale, ai pochissimi superstiti ed ai loro familiari e con adeguate «riparazioni». Per altro verso, la memoria ragionata delle stragi è indispensabile oggi, in un contesto in cui i rigurgiti neofascisti in tutta Europa trovano il proprio humus anche nell'ambiguo e pericoloso revisionismo storiografico, che da decenni ormai viene ad evidenziarsi sempre di più, sino a posizioni di vero e proprio negazionismo; 
il ripetersi, in Italia come in Europa, di manifestazioni che rievocano un passato davvero tragico, rende necessario rafforzare la conoscenza dei fatti e delle barbarie compiute dal fascismo e dal nazismo occupante, in modo da creare gli antidoti necessari perché fatti del genere non accadano mai più; 
occorre chiudere definitivamente in modo dignitoso una pagina tremenda della storia del Paese. Ciò non per spirito vendicativo ma con intenti di collaborazione quali quelli già in essere tra Italia e Germania per il chiarimento e la condanna unanime delle atrocità compiute in danno dei diritti umani, così come ribadito dal Presidente Gauck e dal presidente del Parlamento europeo Shultz, in alcune visite a Marzabotto, e Sant'Anna di Stazzema, oltre che dal Ministro della giustizia tedesco, in altra occasione, a Civitella; 
in una di queste circostanze, del 2002 a Marzabotto, a cui era presente anche il Presidente della Repubblica italiana pro tempore; il Presidente della Germania ha avuto modo di sottolineare significativamente, come la «conciliazione non possa essere oblio». E proprio a questo fine è stato raggiunto negli anni scorsi, un accordo tra i Ministri degli affari esteri di Italia e Germania e l'ANPI (Associazione nazionale partigiani d'Italia), integrato poi successivamente dall'apporto dell'INSMLI (Istituto nazionale per la storia del movimento di liberazione in Italia) per la creazione di un completo «Atlante delle stragi compiute in Italia negli anni dal 1943 al 1945, dai nazisti tedeschi e dai fascisti». Il progetto, già realizzato, ha richiesto tre anni di lavoro. È stato finanziato dalla Germania ed è a disposizione degli studiosi. Per il suo completamento ha concorso un contributo italiano reso possibile da un progetto dell'ANPI, finanziato dalla Presidenza del Consiglio dei ministri in occasione del 70o della Liberazione; 
peraltro, con la sentenza del 3 febbraio 2012 la Corte internazionale dell'Aja purtroppo ha accolto il ricorso della Germania contro le sentenze dei tribunali militari italiani, che condannavano la Repubblica federale di Germania – come responsabile civile – a risarcire le vittime delle stragi e gli altri danni cagionati; la motivazione dei giudici dell'Aja si basa purtroppo sui principi del diritto internazionale consuetudinario per cui uno Stato sovrano non può essere soggetto alla giurisdizione di un tribunale straniero, senza possibilità di deroghe. Tesi che, in concreto, finisce per equiparare quelli che vanno intesi a tutti gli effetti come «crimini contro l'umanità» a mere azioni belliche. Questi eventi invece, vanno ben al di là delle atrocità connaturate con ogni guerra e dunque, dovrebbero essere perseguibili sempre ed ovunque; 
la sentenza della Corte dell'Aja ha lasciato aperta la via della conciliazione tra i due Stati, per addivenire ad un accordo per l'attuazione delle pene; 
è stata istituita una Commissione di storici italo-tedeschi, che ha depositato la sua relazione conclusiva nel 2013, formulando anche una serie di «raccomandazioni» perché si realizzino gli obiettivi della verità e della giustizia,

impegna il Governo:

ad adoperarsi, per quanto di competenza, perché sia assicurata l'esecuzione in Germania delle sentenze, sotto il profilo penale e civile, emesse dai tribunali italiani in relazione alle stragi del 1943-1945 a carico di criminali tedeschi ed, eventualmente, a perseguire per lo stesso scopo soluzioni conciliative come indicato nella sentenza della Corte dell'Aja; 
ad assumere iniziative presso la Repubblica federale Tedesca per far sì che ai primi atti di riparazione compiuti facciano seguito iniziative concrete e consistenti di risarcimento e/o di riparazione da parte della Germania, secondo le richieste formulate da molte associazioni e dall'ANPI e depositate al Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale; 
ad appoggiare e sostenere, per quanto di competenza, l'attuazione dei progetti recepiti, in tutto o in parte, dalla Repubblica federale di Germania, mediante concreto sostegno – ove richiesto – ad organismi, enti ed associazioni; 
ad attivare, nell'ambito delle proprie competenze, tutti gli strumenti volti a favorire la conoscenza e lo studio delle vicende sopra richiamate, anche al fine di contribuire all'approfondimento delle cause e degli effetti; 
ad adottare iniziative atte a facilitare, sostenere e promuovere studi e ricerche storiche, anche a livello territoriale, in merito ai tragici effetti delle stragi, nonché a promuovere e sostenere tutte le misure necessarie per la conservazione dei luoghi di memoria, con particolare riferimento alla seconda guerra mondiale, alla lotta partigiana, ed a tutto ciò che può essere utile per impedire che sulle tragiche vicende di quegli anni finisca per cadere l'oblio, contribuendo così non solo all'accertamento della verità, ma anche alla diffusa conoscenza dei fatti ai fini di una efficace prevenzione per il futuro e della formazione di una vera memoria collettiva; 
a informare con continuità il Parlamento in merito all'impatto e all'efficacia delle misure adottate e agli eventuali risultati conseguiti.

Seduta del 6 dicembre 2016

Intervento di Laura Garavini

Intervento di Paolo Bolognesi

Intervento di Patrizia Maestri

Dichiarazione di voto di Andrea De Maria