19/09/2017
Lia Quartapelle Procopio
1-01695

  La Camera,

premesso che:

il territorio dello Yemen, è stato culla di civiltà millenarie e anche per questo custodisce un patrimonio immenso in termini di arte, cultura, storia. Oggi purtroppo, dopo anni di instabilità politica, lo Yemen è diventato uno dei Paesi più poveri del mondo. Stante questa situazione è necessaria e urgente una presa di responsabilità da parte dei paesi e soprattutto delle organizzazioni internazionali;

lo scontro in atto, una guerra civile che si protrae da più di due anni ma che vede la partecipazione anche di diverse potenze regionali, ha generato un alto numero di vittime (al 30 agosto 2016, secondo fonti ONU, oltre 10.000 persone sono state uccise), delle quali circa un terzo sarebbero civili e 1.540 bambini, con accuse alle parti in conflitto di condotte che configurerebbero crimini di guerra;

il conflitto è peraltro all'origine di un gravissimo deterioramento delle condizioni umanitarie nello Yemen, classificato come la peggiore crisi del mondo dall'Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha) che indica in 18,8 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria o di protezione, di queste 10,3 milioni necessitano di assistenza immediata a causa della grave carestia e dell'epidemia di colera che ha già fatto più di 1.500 vittime e che potrebbe diffondersi rapidamente mettendo a rischio la vita di oltre 300 mila persone;

il conflitto in corso colpisce in particolare donne e bambini; secondo i dati dell'Unicef la crisi yemenita conta più di 1,6 milioni di bambini sfollati che soffrono di malnutrizione acuta, mentre sarebbero addirittura 14,5 milioni i minori in condizioni igienico-sanitarie gravemente precarie tra cui 4,5 milioni privati di accesso all'istruzione e che rischiano di essere reclutati per i combattimenti; più di 2,6 milioni di donne e di bambine sono a rischio di violenze, aumentate peraltro del 65 per cento dall'inizio del conflitto;

già prima della guerra civile lo Yemen risultava totalmente dipendente dagli aiuti esterni e il 90 per cento dei prodotti alimentari di base del Paese sono importati; il blocco aereo e navale imposto dalle forze della coalizione a guida saudita dal marzo 2015 ha rappresentato una delle principali cause della catastrofe umanitaria, mentre la violenza e la diffusa carenza di carburante hanno reso meno utilizzabili le reti interne di distribuzione dei generi alimentari;

l'Ocha ha lanciato un appello per fronteggiare la crisi umanitaria nello Yemen per l'anno 2017 stimando una spesa di 2,1 miliardi di dollari, di cui i donatori hanno fino ad ora finanziato soltanto un terzo (688 milioni di dollari);

l'Italia si è attivata sin dall'inizio della crisi per soccorrere la popolazione civile; in occasione della Conferenza dei donatori di Ginevra del 25 aprile 2017 il Governo italiano ha annunciato un contributo pari a 10 milioni di euro di aiuti umanitari nel biennio 2017-2018; finora sono stati finanziati – per il tramite della cooperazione italiana – progetti di emergenza per un valore di 4 milioni di euro per realizzare interventi nei settori della sicurezza alimentare (PAM), dell'assistenza sanitaria (Croce Rossa Internazionale), della prevenzione della violenza di genere (UNFPA) e dell'istruzione a favore degli sfollati interni (OIM);

lo Yemen è da un lato vittima e dall'altro causa di un possibile inasprimento delle tensioni regionali con gravi rischi per la stabilità e per la sicurezza internazionale anche per la crescente presenza e il consolidamento delle organizzazioni terroristiche che nel Paese hanno già intensificato il numero e la portata degli attacchi, uccidendo centinaia di persone;

non si fermano le vendite internazionali di materiali di armamento ai Paesi coinvolti nella guerra civile in Yemen;

l'amministrazione Usa, nella fase finale della presidenza Obama aveva «espresso alcune preoccupazioni molto significative circa l'alto tasso di vittime civili» nel conflitto yemenita e nel dicembre 2016 aveva deciso di sospendere temporaneamente alcune forniture di munizioni di precisione all'Arabia Saudita, con particolare riguardo alla vendita da parte di Raytheon di circa 16.000 kit di munizioni guidate per un valore di 350 milioni di dollari, avendo valutato che l'aviazione saudita si è più volte mostrata non in grado di individuare correttamente i suoi obiettivi;

la legge 9 luglio 1990, n. 185, recante «Nuove norme sul controllo dell'esportazione, importazione e transito dei materiali di armamento», è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale 14 luglio 1990, n. 163 ed è stata poi modificata dal decreto legislativo 22 giugno 2012, n. 105, e seguita dal regolamento di attuazione – decreto ministeriale 7 gennaio 2013, n. 19;

la legge n. 185 del 1990 prevede un sistema di controllo e di autorizzazione scrupoloso ed articolato in materia di armamenti convenzionali;

la risoluzione del Parlamento europeo del 25 febbraio 2016 sulla situazione umanitaria nello Yemen (2016/2515(RSP)), in particolare contiene l'invito «al VP/AR Federica Mogherini ad avviare un'iniziativa finalizzata all'imposizione da parte dell'UE di un embargo sulle armi nei confronti dell'Arabia Saudita, tenuto conto delle gravi accuse di violazione del diritto umanitario internazionale da parte di tale paese nello Yemen e del fatto che il continuo rilascio di licenze di vendita di armi all'Arabia Saudita violerebbe pertanto la posizione comune 2008/944/PESC del Consiglio dell'8 dicembre 2008»;

un'ulteriore risoluzione del Parlamento europeo del 15 giugno 2017 (2017/2727(RSP)) rinnova gli impegni e le responsabilità dell'Unione per fronteggiare la crisi umanitaria in Yemen e per promuovere un processo di pace negoziato nella consapevolezza che la soluzione della crisi non potrà che avvenire per via negoziata e non per via militare;

già il Consiglio dei ministri degli esteri dell'Unione europea del 3 aprile 2017 aveva ribadito nelle conclusioni che «non c'è soluzione militare al conflitto in corso in Yemen» e che «la gestione della crisi passa necessariamente attraverso un processo negoziato che coinvolga tutte le parti interessate, cui le donne devono dare un contributo fondamentale e che conduca ad una soluzione politica inclusiva» per ricostruire un clima di fiducia attraverso un «cessate il fuoco» duraturo, un meccanismo monitorato di ritiro delle forze in conflitto, la predisposizione di canali umanitari e commerciali, nonché la liberazione dei prigionieri politici;

il 13 settembre 2017 il Parlamento europeo ha adottato la relazione approvata dalla Commissione affari esteri già nel mese di luglio 2017 sull’export di armi e sull'implementazione della posizione comune 2008/944/CFSP dove si denuncia la mancanza di un approccio comune in situazioni quali Siria, Iraq e Yemen e si incoraggiano gli stati membri e il Servizio Europeo di Azione Esterna (SEAE) ad «avviare una discussione sull'estensione del criterio 2 per includere gli indicatori di governance democratica, in quanto tali criteri di valutazione potrebbero contribuire a creare ulteriori garanzie contro le conseguenze negative involontarie delle esportazioni»;

anche il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, che nelle sue risoluzioni 2201/2015 e 2216/2015 ha deplorato le azioni unilaterali degli Houthi, ha attivato meccanismi di monitoraggio della crisi e promosso una serie di iniziative diplomatiche volte a favorire il raggiungimento di una composizione negoziata e inclusiva della controversia;

dal 10 gennaio 2017 l'Italia è membro non permanente del consiglio di sicurezza dell'Onu, organo che ha la responsabilità principale del mantenimento della pace e della sicurezza internazionale; inoltre, nel 2018 l'Italia assumerà la presidenza dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (OSCE),

impegna il Governo:

1) a continuare nel monitoraggio della crisi umanitaria in corso in Yemen sensibilizzando gli altri donatori sulla gravità della situazione e sostenendo gli sforzi in corso da parte delle Nazioni Unite, affinché vengano mobilitate le necessarie risorse per finanziare l'azione di soccorso internazionale;

2) a proseguire e a rafforzare le attività di assistenza umanitaria alla popolazione in linea con l'impegno finanziario assunto in occasione della Conferenza dei donatori tenutasi, su iniziativa delle Nazioni Unite, il 25 aprile 2017 a Ginevra;

3) a continuare ad attivarsi presso il Consiglio di sicurezza dell'Onu e negli altri fori internazionali dove è presente il nostro Paese, per promuovere iniziative internazionali volte a fare rispettare il diritto internazionale umanitario e i diritti umani e a favorire le condizioni per una soluzione negoziata del conflitto, per la stabilizzazione del Paese e per la costruzione di una pace duratura e inclusiva di tutte le risorse disponibili, compreso il contributo che le donne possono dare come previsto dalla risoluzione ONU 1325 (2000);

4) a favorire, nell'ambito delle regolari consultazioni dell'Unione europea a Bruxelles, una linea di azione condivisa in materia di esportazioni di materiali di armamento dando sostegno concreto alle iniziative internazionali per la cessazione delle ostilità e adeguandosi immediatamente alle prescrizioni o ai divieti che fossero adottati nell'ambito delle Nazioni Unite o dell'Unione europea.