05/08/2014
Antonio Castricone
Bratti, Martella, Rosato e De Maria
3-00986

— Per sapere – premesso che: 
uno studio commissionato dall'industria Ausimont all'inizio degli anni ’90 e reso noto solo di recente nell'ambito del processo in corso a Chieti in corte di assise, in relazione alle vicende del disastro ambientale del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino, rivela che i problemi sul peggioramento della qualità delle acque di falda e sulla contaminazione del suolo e del sottosuolo erano ben conosciuti già allora; 
i colossi della chimica – Montecatini, Montedison, Monteflus e Ausimont fino al 2002 e Solvay – presenti sul territorio ne hanno determinato la forte contaminazione mediante l'interramento degli scarti di lavorazione, altamente tossici e pericolosi, nelle zone circostanti lo stabilimento, in assenza di qualsiasi tutela per la salute umana e per l'ambiente; 
l'accertamento di un disastro ambientale in atto si è potuto stabilire a partire dalle caratterizzazioni avvenute inizialmente nel 2001 e nel 2002, per quanto riguarda la falda, e negli anni 2004 e 2007, per quanto concerne i terreni. L'inquinamento delle matrici ambientali nei pressi degli impianti e nelle aree limitrofe riguarda prevalentemente i composti organici clorurati, il mercurio, il piombo e diossina e secondariamente altri metalli pesanti, idrocarburi e composti organo-alogenati. Tali composti inquinanti sono il frutto diretto delle lavorazioni degli impianti sopra citati e del loro non corretto smaltimento; 
il sito di Bussi sul Tirino viene tristemente definito come «la più grande discarica di rifiuti chimici di tutta Europa» con 2.000.000 di metri cubi di terreno contaminato e le acque di falda ormai compromesse, non più utilizzabili a fini potabili ed alimentari; 
lo studio dell’Ausimont riporta importanti informazioni anche sulla natura geologica e idrogeologica del sito, indicando che si tratta di un terreno molto fragile e quasi per nulla argilloso – dunque non impermeabile – caratterizzato da una forte presenza di acqua, con numerose sorgenti utilizzate per l'irrigazione dei campi; si tratta, quindi, di un ambiente ideale per la propagazione dei veleni che in cento anni l'industria chimica ha sparso in un territorio di gran pregio ambientale, immerso nel verde e tra le montagne; 
per la bonifica di questo sito di rilievo nazionale, fortemente inquinato, occorrerebbero almeno 500 milioni di euro, ma sinora ne sono stati stanziati 50 nel quadro di un processo contemporaneo di reindustrializzazione; d'altra parte manca l'intenzione delle aziende che hanno provocato il danno ambientale, direttamente e indirettamente, di porre in atto una reale operazione volta alla definitiva bonifica e riqualificazione dell'area; 
ad oggi, le operazioni preliminari di caratterizzazione e messa in sicurezza, secondo i dati del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare del 2013, sono ancora molto indietro rispetto alla gravità della situazione; in particolare, la messa in sicurezza di emergenza è pari al 15 per cento sul totale delle aree perimetrale, i piani di caratterizzazioni presentati coprono quasi il 100 per cento delle aree, anche se solo per il 34 per cento delle aree i risultati sono stati resi noti; di progetti di bonifica presentati non c’è traccia; 
secondo una prima stima effettuata dall'Ispra per il Ministero della salute si valuta in 8,5 miliardi di euro il danno ambientale per quel territorio e in circa 500-600 milioni di euro il costo di bonifica dell'area inquinata; 
recenti notizie riferiscono che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare stia vagliando un progetto per realizzare un'ulteriore discarica «legale» nel sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino in cui riversare i rifiuti tossici e nocivi delle due discariche (la A2 e la B2) presenti nel sito; al vaglio del Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare sarebbe anche la richiesta di riduzione della perimetrazione del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino; 
anche in considerazione della morfologia del territorio, che risulta particolarmente esposto alla contaminazione per la forte permeabilità del suolo e per la presenza di numerosa acqua, è da contrastare qualsiasi ipotesi che non determini un'effettiva opera di bonifica dei siti e che non preveda la rimozione e l'allontanamento dei rifiuti tossici e nocivi presenti nelle discariche –: 
se corrisponda al vero che siano al vaglio del Ministro interrogato progetti per la riperimetrazione in riduzione del sito di interesse nazionale di Bussi sul Tirino e per la realizzazione di una nuova discarica nel sito di interesse nazionale in cui far confluire i rifiuti tossici e nocivi presenti nelle discariche A2 e B2 e, in caso affermativo, quali siano le motivazioni di carattere ambientale, sanitario ed economico che sono alla base di tali scelte e se esse siano compatibili con le caratteristiche morfologiche del sito e, soprattutto, con gli obiettivi di bonifica definitiva e di riqualificazione dell'area.

Seduta del 6 agosto 2014

Illustra Alessandro Bratti, risponde Gian Luca Galletti Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, replica Antonio Castricone

Illustrazione: Signor Presidente, signor Ministro, il sito di Bussi sul Tirino, in provincia di Pescara, viene tristemente definito come la più grande discarica di rifiuti chimici di tutta Europa, con due milioni di metri cubi di terreno contaminato e le acque di falda che ormai risultano compromesse e non più utilizzabili a fini potabili e alimentari. Per la bonifica di questo sito di rilievo nazionale sono stati stimati almeno 500 milioni di euro, ma sinora ne sono stati stanziati solo 50 milioni nel quadro di un processo parallelo di reindustrializzazione. D'altra parte, vi è anche la mancata intenzione delle aziende che hanno provocato questo scempio ambientale di procedere direttamente alla bonifica e alla riqualificazione. Ad oggi, queste operazioni di bonifica, secondo i dati del Ministero, sono ancora molto in ritardo. 
Visto che recenti notizie riferiscono che il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare stia vagliando un progetto per realizzare un'ulteriore discarica legale nel sito di interesse nazionale in cui riversare i rifiuti tossici delle due discariche presenti, oltre a una riperimetrazione del sito, vorremmo sapere da lei, signor Ministro, se questa operazione ha un fondamento e soprattutto se lei considera queste azioni risolutive riguardo alla bonifica del sito di Bussi.

Risposta del governo: Signor Presidente, allo stato attuale non sussiste alcun progetto per la riperimetrazione del sito di Bussi, né è stata presentata alcuna proposta in merito da parte della regione e degli enti locali che, ai sensi della vigente disciplina, sono titolari del relativo potere di iniziativa. Si conferma, inoltre, la posizione del Ministero espressa nel provvedimento di diffida alla società, adottato il 9 settembre 2013, volto a rimuovere tutti i rifiuti depositati in modo incontrollato nelle discariche realizzate in località Tremonti e nelle aree a monte dello stabilimento industriale, ripristinare integralmente lo stato dei luoghi mediante la rimozione delle discariche ed eventuali altre fonti di contaminazione ancora attive, procedere alla bonifica delle matrici ambientali che all'esito della completa rimozione dei rifiuti dovessero risultare contaminate. 
Quindi, per rispondere alla domanda dell'onorevole Bratti e degli altri deputati che hanno presentato questa interrogazione, posso dire che nessuna variazione nella posizione del Ministero è sorta negli ultimi mesi e che nessuna domanda di riperimetrazione è stata proposta né è in corso di esame. 
Poi, come è noto, il provvedimento di diffida del Ministero è stato impugnato davanti al TAR che, con sentenza n. 214 del 2014, ha dichiarato il ricorso proposto dalla Edison Spa in parte inammissibile e comunque infondato nel merito. Edison ha proposto l'appello al Consiglio di Stato contro la sentenza del TAR. 
In attesa della definitiva sentenza del Consiglio di Stato, Solvay, subentrata intanto nella gestione dell'area, è stata invitata ad adottare le necessarie misure di prevenzione e messa in sicurezza d'emergenza, al fine di non determinare soluzione di continuità alle esigenze di tutela della salute dell'ambiente dai rischi derivanti dai rifiuti depositati in modo incontrollato nella discarica 2A e nelle aree circostanti, intervenendo sia per la citata discarica sia per i rifiuti depositati nell'altra discarica, la 2B, a nord dello stabilimento. 
Inoltre, al fine di dare impulso immediato al risanamento dello stato dei luoghi nell'intera area a nord dello stabilimento e avviare concretamente la possibilità di reindustrializzazione di detta area, con l'insediamento di nuove attività produttive, è stato chiesto a Solvay di predisporre anche un progetto di riparazione dell'area. In particolare, è stato chiesto a Solvay di rimuovere integralmente, da una parte delle aree a nord dello stabilimento, i rifiuti depositati in modo incontrollato. 
Ovviamente, tutte queste attività sono svolte come misura preliminare e in sostituzione di Edison, che in caso di esito sfavorevole del giudizio pendente innanzi al Consiglio di Stato sarà tenuta a completare l'integrale ripristino dello stato dei luoghi e a restituire le somme impiegate dal commissario per le aree a nord dello stabilimento e a rimuovere integralmente la discarica Tremonti.

Replica: Signor Presidente, grazie, signor Ministro, non siamo soddisfatti della risposta, soprattutto rispetto alla possibilità di insediare e di realizzare una nuova discarica dove conferire i materiali pericolosi già insistenti sul sito, in quanto da parte sua non abbiamo sentito parole di chiarezza. Sono parole che rimandano agli esiti del processo e agli esiti anche dell'appello riguardo alla sentenza del TAR. 
Noi ci auguriamo che sia la Edison a riparare questo danno. Ma nella precedente legislatura sono stati stanziati 50 milioni di euro e, rispetto all'utilizzo di questi 50 milioni di euro, noi riteniamo che ci sia non solo l'urgenza ma la necessità assoluta, anche ai fini della reindustrializzazione, che ovviamente e giustamente lei citava, di utilizzarli per bonificare, in maniera integrale e definitiva, le aree, così come è possibile. 
Rispetto alla riperimetrazione del SIN, risulta, per richiesta dell'amministrazione comunale di Bussi, della precedente amministrazione, che presso il Ministero da diverso tempo giace una richiesta formale per la riperimetrazione. Quindi, mi auguro che in questo tempo si possa anche discutere questo, perché rientrerebbe anche questo aspetto nella possibilità di liberare aree ai fini delle reindustrializzazioni. Quindi, avremmo la possibilità, con una reale e definitiva bonifica, che è quello che noi ci auguriamo, di avere aree bonificate più le aree liberate dalla riperimetrazione del SIN.