26/09/2023
Giuseppe Provenzano
AMENDOLA, BOLDRINI, PORTA, QUARTAPELLE PROCOPIO, FERRARI, GHIO, FORNARO e CASU
3-00665

Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. – Per sapere – premesso che:

   nel suo intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Presidente del Consiglio dei ministri Meloni ha nuovamente parlato del «Piano Mattei per l'Africa», quale «alternativa seria al fenomeno della migrazione di massa, un'alternativa fatta di lavoro, (...) e percorsi di migrazione legale e concordata (...) Saremo i primi a dare il buon esempio con il “Piano Mattei per l'Africa”»;

   nella medesima occasione ha affermato che «non consentirò che l'Italia diventi il campo profughi d'Europa», ma nell'ultimo decreto-legge approvato dal Governo, alla luce del precipitare dell'emergenza migratoria e del fallimentare esito dell'accordo – che gli interroganti ritengono inaccettabile sul piano della tutela della democrazia, nonché del rispetto dei diritti umani – con la Tunisia, ha previsto la realizzazione di nuovi 12 centri per il rimpatrio, la cui realizzazione sarà affidata al Ministero della difesa, per un onere di 20 milioni di euro per il 2023;

   ancora, la Presidente del Consiglio dei ministri ha dichiarato che «condizioni migliori, stabilizzazione politica, crescita in Africa sono gli strumenti che in prospettiva possono contenere le partenze», ma nella legge di bilancio per il 2023 sono stati tagliati i fondi alla cooperazione allo sviluppo, ferma allo 0,31 per cento, allontanando sempre più la possibilità per l'Italia di raggiungere l'obiettivo dello 0,70 per cento entro il 2030, come indicato dall'obiettivo 17 dell'Agenda per lo sviluppo sostenibile;

   una scelta politica confermata dalla lettura degli interventi di cooperazione allo sviluppo a sostegno dei processi di pace e di stabilizzazione relativi al 2023, che registra una riduzione di quasi 50 milioni di euro rispetto a quanto fissato dal Governo Draghi; tutto ciò si ripercuote negativamente su tutti i soggetti che partecipano alla cooperazione italiana: organizzazioni non governative, imprese ed enti territoriali;

   nel discorso di insediamento alle Camere, il 25 ottobre 2023, la Presidente del Consiglio dei ministri annunciò per la prima volta il citato «Piano Mattei per l'Africa», indicandolo quale «modello virtuoso di collaborazione e di crescita tra Unione europea e nazioni africane, anche per contrastare il preoccupante dilagare del radicalismo islamista, soprattutto nell'area sub-sahariana»;

   a tutt'oggi, nessuno ha mai potuto verificare i reali contenuti di detto piano, nonostante i reiterati annunci in tutti i consessi internazionali e negli incontri bilaterali con i rappresentanti dei Paesi africani –:

   quali siano i tempi reali di definizione del suddetto «Piano Mattei» – anche adottando le iniziative di competenza per prevedere una concreta discussione dello stesso con il Parlamento –, esplicitando in particolare l'ammontare delle risorse finanziarie per la sua realizzazione, già a valere sul disegno di legge di bilancio per il 2024.

Seduta del 27 settembre 2023

Illustrazione di Giuseppe Provenzano, risposta del Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Giuseppe Provenzano

GIUSEPPE PROVENZANO. Grazie, Presidente. Signor Ministro, oggi, lei ha un'occasione quasi storica: far luce su quello che sta diventando uno dei più grandi misteri italiani, il Piano Mattei. La Presidente del Consiglio ne aveva parlato ormai un anno fa, nel discorso di insediamento alle Camere, e ha continuato a farlo in discorsi e interviste; a onor del vero, lei, Ministro, l'ha fatto di meno e in più di un'occasione ha dato l'idea di non saperne molto, quasi subendo una diplomazia parallela di Palazzo Chigi. Noi di questo Piano Mattei non abbiamo saputo più nulla, se non che avete scomodato un grande antifascista per un piano che evidentemente non c'è e che sta diventando come l'araba fenice: che vi sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa; solo che qualche giorno fa Giorgia Meloni ne ha parlato persino all'Assemblea generale delle Nazioni Unite. Gli unici posti dove non ne avete mai parlato sono proprio quelli in cui invece avreste la responsabilità di farlo, il Consiglio dei ministri e questo Parlamento, perché, Ministro, azioni, progetti, risultati attesi, numeri, cifre, questo sarebbe un piano. Ora, noi non pretendiamo questo, ma almeno un volantino, un sito dove possiamo leggere una scheda di sintesi, uno straccio di idea; Ministro, questo, sì, ce lo dovete; noi siamo qui, ha questa occasione, non la sprechi.

ANTONIO TAJANI, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale. Onorevole Provenzano, apprezzo la sua vena poetica, evidentemente non mi conosce; per quanto riguarda la politica estera io non sono un mite, non mi faccio commissariare, le ricordo soltanto che sono una persona educata e c'è una bella differenza tra mite ed educato.

L'Africa è una priorità per gli interessi nazionali e gli equilibri globali, il nostro Governo l'ha messa fin dall'inizio al centro della politica estera italiana, con un nuovo approccio: ascoltare, rispettare e costruire insieme, e un fitto calendario di visite e di incontri. Ricordo soltanto le più recenti: a Roma abbiamo ospitato a luglio il vertice ONU sulla sicurezza alimentare e la Conferenza internazionale su sviluppo e migrazioni; al continente africano il Presidente del Consiglio ha dedicato il suo intervento all'Assemblea generale delle Nazioni Unite; al vertice sullo sviluppo, sempre a New York, ho sottolineato che serve un impegno globale per l'Africa e contro i trafficanti di esseri umani. L'Africa è stata il tema principale di tutti i nostri colloqui bilaterali, molti dei quali con Capi di Stato e Ministri africani, un dialogo continuo, insomma. Ho riunito in due occasioni tutti gli ambasciatori africani, coinvolgendo altri colleghi di Governo per rendere operative collaborazioni nei settori di interessi comuni. Uscito da quest'Aula, incontrerò di nuovo il Ministro degli Affari esteri del Kenya; discuteremo di cooperazione economica e del rilancio del centro spaziale di Malindi.

Ecco, cosa significa il metodo Mattei: niente paternalismi o atteggiamenti predatori, ma un vero partenariato, una relazione tra pari, l'Africa vista con occhi africani. In questa logica, condivideremo alcune proposte con i governanti africani al vertice di Roma del 5 e 6 novembre e con loro le svilupperemo. Numerose sono le aree di cooperazione: agroindustria, transizione energetica, lotta ai cambiamenti climatici, infrastrutture fisiche e digitali, formazione professionale, cooperazione culturale, scientifica ed accademica.

Intendiamo mettere a sistema le attività che l'Italia realizza, orientandole su priorità condivise, e mobilitare nuove risorse non solo pubbliche. Vogliamo incrementare le joint venture per trasformare in loco le materie prime - e con lavoratori africani - di cui il continente è ricco. La crescita è lo strumento più efficace per favorire la stabilizzazione delle aree di crisi, aggredire le cause delle migrazioni e contrastare la diffusione del radicalismo. Anche la cooperazione allo sviluppo rappresenta un tassello importante. L'Africa è il primo beneficiario delle nostre attività; nel continente abbiamo 400 iniziative a dono e più di 40 progetti a credito, per un totale di circa 2 miliardi di euro. Ma l'Italia non può farcela da sola; fin da quando ero Vicepresidente della Commissione a Bruxelles, insistevo sulla necessità di un Piano Marshall europeo per l'Africa che oggi è ancora più necessario…

Mi avvio a concludere.

Occorre coinvolgere le organizzazioni e le istituzioni finanziarie internazionali, come abbiamo fatto per la Conferenza di Roma su sviluppo e migrazioni. Anche alle Nazioni Unite abbiamo sensibilizzato gli interlocutori sull'esigenza di una più vasta iniziativa europea e globale e questo lo sa bene la delegazione parlamentare che ha seguito i lavori dell'Assemblea generale. La Presidenza italiana del G7 offrirà un'ulteriore opportunità per rendere l'Africa una priorità per tutti. La prego di leggere la replica, non quella scritta prima, ma quella dopo aver ascoltato la mia risposta.

GIUSEPPE PROVENZANO. Signor Ministro, per fortuna aveva solo tre minuti, perché altrimenti sarebbe stato complicato andare avanti, quando non ci ha portato nessun elemento concreto, nessuna cifra che le avevamo chiesto, nessun dettaglio, se non la conferma di una serie di errori gravi di impostazione, che sono quelli che vi stiamo rimproverando.

Primo: avete piegato tutta la politica estera nei confronti del Mediterraneo e dell'Africa al contenimento dei flussi migratori, esponendoci al ridicolo di fronte al consesso delle Nazioni e a quei Paesi africani ai quali andate a dire che c'è un'emergenza migrazioni, con 10.000 persone che avete tenuto voi, con la vostra scelleratezza, a Lampedusa, quando loro, ai propri confini, hanno milioni di profughi di fame, di sete e di guerra; secondo: di concreto fin qui abbiamo letto solo progetti di energia legati sostanzialmente al fossile, seguendo quel modello estrattivo, Ministro, che è l'esatto contrario di una cooperazione paritaria. A proposito di cooperazione, Ministro, basta menzogne, perché, mentre cianciate di Africa e Mediterraneo, l'anno scorso avete tagliato 50 milioni alla cooperazione allo sviluppo, marginalizzando tutti gli attori, anche sociali, coinvolti, con un danno economico anche per le nostre imprese (siamo allo 0,3 per cento del PIL). Noi, insieme a tutte queste associazioni, chiediamo di raggiungere lo 0,7 e vogliamo tempi certi per farlo, Ministro; terzo: ma pensate veramente di poter competere da soli sull'Africa con potenze come Cina, Russia e Turchia? Dov'è l'Europa, Ministro? Serve quella! Noi le abbiamo proposto - glielo abbiamo detto - un green deal per l'Africa, un green deal europeo per l'Africa su alcuni di quei settori che ha citato lei, ma con numeri, progetti, idee e linee di azione e soprattutto su questioni che abbiamo già proposto, come le università euromediterranee richiamate spesso da Prodi, e anche i diritti, Ministro, perché questo è un punto fondamentale.

 Concludo, Presidente. Lei ha parlato della conferenza di novembre, del processo di Roma. Alcuni di quei leader a cui avete stretto la mano non ci sono più, perché nel frattempo sono arrivati i golpe, ma ancora una volta non ci ha detto dell'Europa. La Francia non ne sa niente e dice di non volerne sapere niente, mentre…

…la Germania è stata appena definita, dal secondo partito di Governo, è stata paragonata alla Germania nazista…

La ringrazio.

 …e io non so come lei farà domani a Berlino, sinceramente caro Ministro, a discutere con la sua omologa.