23/10/2019
Flavia Piccoli Nardelli
Di Giorgi, Ciampi, Prestipino, Rossi, Orfini, Gribaudo, Enrico Borghi, Fiano
3-01055

Al Ministro per i beni e le attività culturali e per il turismo. — Per sapere – premesso che:

   ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 83 del 2014 è stato introdotto un credito d'imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro, cosiddetto Art bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale e dello spettacolo;

   introdotto inizialmente a favore dei beni culturali pubblici e dello spettacolo, per finanziare interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, di istituti e luoghi della cultura, di fondazioni lirico-sinfoniche, di teatri di tradizione, di strutture di enti e istituzioni pubbliche dello spettacolo, con la successiva legge sullo spettacolo dal vivo, legge 22 novembre 2017, n. 175, è stato esteso a tutti i teatri, alle orchestre e ai festival;

   l’Art bonus ha segnato una svolta nel quadro delle agevolazioni tributarie a sostegno della cultura. Grazie a questo nuovo strumento, in cinque anni risulterebbero donati oltre 350 milioni di euro da più di 11.600 mecenati e a favore di circa 1.650 beneficiari;

   tra i maggiori interventi finanziati figurano quelli a favore dell'Arena di Verona, del Teatro alla Scala, del Teatro regio di Parma, del Museo egizio di Torino, del Teatro Donizetti di Bergamo, delle Mura urbane di Lucca;

   i risultati, oltre a confermare l'efficacia di una misura considerevole dal punto di vista materiale, rivestono un'importanza educativa, avendo avuto come obiettivo prioritario quello di introdurre nel nostro Paese la cultura del mecenatismo;

   è attualmente, in Europa, una delle più vantaggiose misure fiscali per incoraggiare il mecenatismo;

   andrebbe ancora colmato il divario di forza dei sistemi produttivi Nord/Sud; gli investimenti al Sud, come dimostrano dati più recenti, restano ancora minimi: 1,1 milioni di euro per la Campania, 171.925 euro per la Sicilia, 5.200 euro per la Calabria, 600 euro per il Molise, nulla in Basilicata –:

   quali siano i risultati finora raggiunti dall'introduzione del credito d'imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro a sostegno della cultura e dello spettacolo, cosiddetto Art bonus.

 

Seduta del 23 ottobre 2019

Illustrazione e replica di Rosa Maria Di Giorgi, risposta del Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo Dario Franceschini

ROSA MARIA DI GIORGI: Signor Ministro, nel 2014, con il decreto-legge n. 83, è stato introdotto in Italia il credito di imposta del 65 per cento per le erogazioni liberali in denaro, il cosiddetto Art Bonus, quale sostegno del mecenatismo a favore del patrimonio culturale e dello spettacolo, quindi a favore di beni culturali pubblici e dello spettacolo e per finanziare interventi di manutenzione, protezione e restauro di beni culturali pubblici, di istituti e luoghi della cultura, fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione. Con la nuova legge sullo spettacolo dal vivo del novembre 2017 è stato esteso a tutti i teatri, alle orchestre e ai festival, quindi a tutto il mondo della cultura. Ecco, l'Art Bonus attualmente Ministro, come lei sa, in Europa è una delle più vantaggiose misure fiscali per incoraggiare il mecenatismo. Ecco, volevamo avere un aggiornamento sui risultati finora raggiunti dall'introduzione di questa importante misura, che è orientata alla valorizzazione dei beni culturali del nostro Paese e del beni dello spettacolo, grazie (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico).

 

DARIO FRANCESCHINI, Ministro per i Beni e le attività culturali e per il turismo. Grazie Presidente, l'onorevole Di Giorgi ha ricordato che la norma è stata introdotta nel nostro ordinamento con un voto molto largo del Parlamento nel 2014, prima con un oggetto più limitato - gli interventi sui beni culturali pubblici – poi, con alcuni interventi successivi, estesa anche ad altri campi, compresi le fondazioni lirico-sinfoniche, teatri di tradizione e in ogni occasione il Parlamento ha immaginato la possibilità di estendere ad altri settori. Naturalmente c'è un problema, come in tutti i campi, di copertura e di costi, ma credo che la strada sia comunque quella di allargare; per esempio, nella legge di bilancio di quest'anno stiamo ragionando e abbiamo ragionato sul suggerire al Parlamento la possibilità di estenderla agli Istituti italiani di cultura all'estero, che sarebbe un costo limitato, ma un segnale importante. Il bilancio lo giudico assolutamente positivo, importante dal punto di vista dei numeri per il valore materiale e per il valore pedagogico: valore materiale perché stiamo raggiungendo in questi giorni i 400 milioni di donazioni private sul pubblico, esattamente ad oggi 390 milioni e 321 mila euro, sono circa 13.000 (12.860) i donatori, quindi un numero importante. I percettori vanno per categorie: c'è stata naturalmente, come si immaginava, una grande capacità di raccolta di risorse da parte delle fondazioni lirico-sinfoniche, molto dai comuni, meno altre istituzioni, compreso il mio Ministero, con grandi spazi di miglioramento. Del resto, i comuni erano più abituati a recepire donazioni private che non il Ministero o lo Stato. C'è un grande squilibrio territoriale, che non è l'unico in Italia, ma va assolutamente corretto. Per intenderci, in Lombardia sono entrati 149 milioni di donazioni, in Sicilia 712 mila euro, in Emilia Romagna 45 milioni e 541 mila euro di donazioni, in Sardegna un milione e 442 mila. Sono grandi squilibri che derivano in parte dalla forza strutturale e imprenditoriale di quei territori, ma in parte derivano anche da una dinamicità che va assolutamente recuperata. Per questo dico che l'altro valore, quello forse più importante, è il valore pedagogico.

I Paesi in cui c'è una grande cultura del mecenatismo e della filantropia hanno quella grande cultura non per caso, ma perché è stata aiutata da decenni di incentivi fiscali per le donazioni private al patrimonio pubblico. Penso al Regno Unito, alla Francia, agli Stati Uniti. Noi l'abbiamo da quattro anni, e quindi è un percorso graduale; prima non si credeva che questa norma avrebbe funzionato, poi che sarebbe rimasta permanente, perché all'inizio era transitoria. Via via le imprese si stanno avvicinando, ma abbiamo ancora molto terreno da recuperare, e io vorrei - concludo con questo - che arrivasse in fretta il momento in cui una grande impresa italiana che non investe nel patrimonio culturale provi senso di colpa, o meglio, si vergogni di non avere destinato una parte delle risorse dei propri utili per la tutela del patrimonio culturale italiano, perché quell'impresa, qualsiasi sia, il prodotto che vende nel mondo, il made in Italy vende nel mondo perché dietro quel prodotto ci sono secoli di saperi, ma c'è anche l'immagine della bellezza, dell'arte e della cultura italiana. E, quindi, investire deve diventare una parte insostituibile per la valutazione dell'impatto sociale del bilancio di qualsiasi impresa, e quindi molto mi aspetto, molto, perché molto possono fare, in particolare dalle grandi imprese italiane che lavorano e esportano nel mondo.

 

ROSA MARIA DI GIORGI : Grazie, Presidente. Signor Ministro, non posso che essere molto soddisfatta della sua risposta e soprattutto di ciò che ha aggiunto della strategia, dell'idea che ha rispetto al patrimonio culturale, ossia la valorizzazione che diventa grandissima ricchezza per il Paese. Quindi, credo che, abituando anche i nostri giovani nelle scuole a rispettare ciò che hanno intorno, questo patrimonio immenso, abituando i nostri giovani a frequentare il teatro, a frequentare tutte le attività culturali, si può immettere nei nostri cittadini un'idea eccezionale, che è quella che attraverso la cultura tutti si cresce: crescono le persone, crescono le anime, crescono, naturalmente, anche i Paesi e l'economia del Paese. Quindi, credo che il problema lei lo abbia affrontato, è quello dello squilibrio relativamente al Sud. Avevamo dati anche noi - lei ce li ha confermati - abbastanza preoccupanti. C'è bisogno di muovere, anche con una campagna pubblicitaria, con un po' di quelle pubblicità progresso che vengono fatte; credo che, se il Ministero la ponesse in essere, potremmo avere un aiuto anche in questo senso, perché non è giusto che il patrimonio meraviglioso che c'è nel Sud d'Italia non venga ulteriormente valorizzato con l'intervento dei privati, di mecenati e, come bene lei ha detto, di grandi imprese, che, evidentemente, dovrebbero avere proprio tra i loro obiettivi sociali quello di investire nella bellezza e nel patrimonio del nostro Paese.