Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
la giornalista del tg3 Ilaria Alpi e l'operatore Rai tv Miran Hrovatin furono uccisi il 20 marzo 1994 a Mogadiscio;
per quegli omicidi, dopo anni di indagini, l'unico colpevole riconosciuto è stato Hashi Omar Hassan, arrivato a Roma per testimoniare sulle presunte violenze di militari italiani ai danni della popolazione somala;
Hassan è stato assolto in primo grado, condannato all'ergastolo in appello, definitivamente in Corte di cassazione a 26 anni ed ora sta scontando la pena nel carcere di Padova;
in data 18 febbraio 2015, nel corso della trasmissione televisiva «Chi l'ha visto», Ahmed Ali Rage, soprannominato Jelle, il «supertestimone» del processo che ha portato alla condanna di Hashi Omar Hassan, ha affermato testualmente: «Io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo»; ha poi aggiunto: «Gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e mi avevano promesso denaro in cambio di una testimonianza al processo»;
Ahmed Ali Rage indicò il giovane Omar Hashi Hassan al pubblico ministero Ionta durante un interrogatorio, ma poi non si presentò a deporre al processo ed è fuggito all'estero;
lo scoop della trasmissione televisiva riapre i tanti interrogativi mai risolti sull'intera vicenda del duplice omicidio, a partire dai tentativi di depistaggio per inquinare l'inchiesta, e fa supporre che in carcere potrebbe esserci un innocente –:
di quali elementi disponga il Governo, nell'ambito delle sue competenze, e se risultino avviate eventuali iniziative di competenza da parte dell'autorità giudiziaria.
Seduta del 25 marzo 2015
Illustra Michela Marzano, risponde Orlando Andrea, Ministro della giustizia, replica Walter Verini
Illustrazione
Grazie Presidente. Signor Ministro, mi rivolgo a lei per sapere che cosa intenda fare il Governo rispetto al caso dell'omicidio della giornalista Ilaria Alpi e dell'operatore Miran Hrovatin, visti soprattutto i nuovi elementi che sono emersi dopo lo scoop realizzato dalla trasmissione televisiva Chi l'ha visto. Ricordiamo i fatti: per il duplice assassinio è stato riconosciuto come unico colpevole, e condannato quindi in via definitiva a 26 anni, Omar Hassan e questo grazie soprattutto alle dichiarazioni di un super testimone. Ora questo stesso testimone lo scorso 18 febbraio, nel corso di Chi l'ha visto dichiara testualmente: «io non ho visto chi ha sparato. Non ero là. Mi hanno chiesto di indicare un uomo. Gli italiani avevano fretta di chiudere il caso e mi avevano promesso denaro in cambio della mia testimonianza». Allora le chiedo, signor Ministro, cosa intende fare il Governo ? Esistono iniziative avviate dall'autorità giudiziaria ? Nel carcere non potrebbe esserci anche un innocente ? Come reagire di fronte a tutti gli interrogativi che restano, compresi i tentativi di depistaggio per inquinare l'inchiesta ?
Risposta del governo
Signor Presidente, in risposta agli onorevoli interroganti, ricordo che Omar Hassan è stato condannato, come si diceva, con sentenza irrevocabile per l'omicidio di Ilaria Alpi e di Miran Hrovatin alla pena di 26 anni di reclusione, che sta scontando presso la casa di reclusione di Padova. La procura della Repubblica presso il tribunale di Roma ha contemporaneamente, altresì, comunicato di avere tuttora in corso indagini in ordine al medesimo fatto ed ha precisato di avere richiesto alla polizia giudiziaria, sin dal 2014, di individuare Ahmed Ali Rage, detto Jelle, per sentirlo in qualità di persona informata sui fatti. Allo stato, la polizia giudiziaria non è stata in grado di fornire gli elementi necessari per la localizzazione del Rage, precludendo agli inquirenti ulteriori accertamenti, nonché di formulare la rogatoria per procedere all'esame dello stesso. Nel rilevare che la vicenda risulta oggetto di indagini cominciate dalle competenti autorità giudiziarie ben prima dell'attenzione mediatica ingenerata dalla trasmissione menzionata in interrogazione, che pure ha meritoriamente richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica su questa triste e drammatica vicenda, assicuro la massima attenzione e la più attiva collaborazione da parte dei miei uffici sugli eventuali sviluppi della vicenda, attesa la delicatezza e la rilevanza della questione trattata. In particolare, non appena l'autorità giudiziaria richiederà la collaborazione delle autorità di altri Stati, il Ministero della giustizia assicurerà ogni attività di supporto attraverso gli uffici della direzione generale della giustizia penale.
Noi abbiamo una strada che è l'unica strada offerta dal nostro ordinamento che consegna all'autorità giudiziaria l'accertamento del quadro complessivo in cui si è svolta questa vicenda. Abbiamo la strada del sostegno al lavoro dell'autorità giudiziaria. La verità giudiziaria, quale che sia e comunque emerga, anche in contraddizione con quella fino a qui accertata, sarà lo scopo della nostra attività e del nostro sostegno, naturalmente nell'ambito delle prerogative che sono riconosciute dalla Costituzione all'Esecutivo e al Ministero della giustizia. Qui posso soltanto assicurare il mio impegno personale, e quello di tutto il Ministero, affinché in questo campo, ben delineato e tracciato, si possa dare il più forte e convinto sostegno a questo ulteriore percorso di ricerca della verità, nell'interesse della verità stessa, ma credo anche, e soprattutto, nell'interesse del Paese che ha diritto di sapere come è stata scritta una delle pagine più drammatiche della sua storia.
Replica
Grazie Presidente. Ministro noi prendiamo atto positivamente delle sue parole e dell'impegno che ha ribadito, anche personale.
Per parte nostra, nel rispetto rigoroso dell'autonomia della magistratura e in particolare della procura di Roma, auspichiamo però davvero un nuovo e serio impulso alle indagini. I fatti nuovi, richiamati, ancora una volta da giornalisti, nella trasmissione Chi l'ha visto, come ricordava la collega Michela Marzano, confermano che ventun'anni fa, quando Ilaria Alpi e Miran Hrovatin vennero uccisi, quest'esecuzione fu seguita da depistaggi e occultamenti da parte di apparati dello Stato e da parte di criminali e trafficanti internazionali, per impedire di svelare quanto Ilaria Alpi aveva scoperto e cioè, probabilmente, la verità su traffici di armi e rifiuti tossici sotto l'ombrellone della cooperazione internazionale.
È chiaro a tutti, allora, come vi sia stata allora la volontà di chiudere la bocca a giornalisti coraggiosi per nascondere la verità e impedire la giustizia. Verità e giustizia che il Paese deve innanzitutto a Ilaria e Miran e che deve anche a Luciana e Giorgio Alpi – che ora non c’è più – e a coloro che insieme ai genitori non si sono stancati di continuare a battersi per questo. Ma il Paese lo deve anche a sé stesso per superare davvero pagine buie della sua storia recente.
Per questo, Ministro, noi saremo con lei per tutte le iniziative che nell'ambito delle prerogative e dell'autonomia della magistratura vorrà e saprà intraprendere per chiudere davvero questa brutta pagina e dare verità e giustizia alla memoria di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin.