Al Ministro dell'economia e delle finanze. – Per sapere – premesso che:
il 25 maggio 2017 si è svolto un incontro tra il Ministro interrogato e i vertici di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca per un'analisi congiunta della situazione delle due banche, anche alla luce della riunione con le autorità europee tenutasi a Bruxelles il giorno precedente;
il dialogo fra il Governo e le autorità europee prosegue con il dichiarato obiettivo di concordare in tempi celeri la soluzione che garantisca, nel rispetto delle regole, la stabilità delle due banche e salvaguardi integralmente i risparmiatori;
il Ministro interrogato, oltre a sostenere che sotto il profilo della liquidità Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca dispongono di tutte le garanzie pubbliche necessarie, ha dichiarato di escludere il ricorso al bail-in, regime di condivisione delle perdite entrato in vigore il 1o gennaio 2016 e non ancora sperimentato a livello europeo, che determinerebbe un pesante deterioramento del grado di fiducia degli investitori, con potenziali effetti fortemente negativi per la stabilità del sistema bancario, nazionale e continentale;
al contrario, lo schema di ricapitalizzazione precauzionale programmato per i due istituti veneti costituisce la soluzione auspicata da tutti i soggetti interessati, anche alla luce della richiesta da parte della divisione antitrust dell'Unione europea di 1,25 miliardi di euro addizionali di capitali privati quale condizione per utilizzare le risorse di cui al decreto-legge 23 dicembre 2016, n. 237, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 15 del 2017;
da fonti stampa si apprende che i vertici delle due banche nazionali più grandi, Intesa Sanpaolo e Unicredit, sarebbero disposte a collaborare al fine di reperire l'ammontare di capitale aggiuntivo, chiedendo il contributo di diversi istituti in base alle proprie dimensioni; tale soluzione «di sistema» consentirebbe di procedere alla ricapitalizzazione precauzionale delle due banche venete –:
quale sia lo stato attuale delle trattative con le autorità europee nella definizione dello schema di ricapitalizzazione precauzionale di Banca popolare di Vicenza e Veneto Banca e dei conseguenti strumenti di intervento, anche in relazione all'eventuale soluzione di sistema che prevede il coinvolgimento delle banche nazionali maggiori, al fine di scongiurare qualunque ipotesi di messa in risoluzione tramite ricorso alla procedura del bail-in.
Seduta del 14 giugno 2017
Illustra Sara Moretto, risponde Pier Carlo Padoan, Ministro dell'Economia e delle finanze replica Federico Ginato
Illustrazione
Grazie, Presidente. Signor Ministro, in queste ore pare possa giungere ad una soluzione la lunga crisi degli istituti bancari veneti, Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Crisi che ha avuto e avrà pesanti effetti sul sistema bancario italiano e devastanti conseguenze sul tessuto economico veneto e nelle tante famiglie che hanno creduto di mettere i loro risparmi al sicuro.
La riforma delle banche popolari ha consentito di fare emergere un sistema di gestione locale dell'attività bancaria viziato da relazioni, clientele e meccanismi opachi di raccolta del capitale. Un sistema che ha profondamente condizionato l'attività del credito in Veneto, un sistema che ha minato la fiducia dei cittadini verso gli istituti bancari, danneggiando profondamente il settore del risparmio italiano.
Riconosciamo e apprezziamo l'impegno profuso da lei e dal Ministero in dialogo con le autorità europee per la definizione in tempi celeri di una soluzione che garantisca, nel rispetto delle regole, la stabilità delle due banche e dei loro lavoratori e che salvaguardi i risparmiatori.
Le chiediamo oggi quale sia lo stato attuale delle trattative con le autorità europee in relazione ai tempi, alle modalità di intervento e, soprattutto, alle garanzie di tutela dei risparmiatori, delle famiglie e delle imprese.
Risposta del governo
Gli onorevoli interroganti richiedono di conoscere quale sia lo stato attuale delle trattative con le autorità europee nella definizione dello schema di ricapitalizzazione precauzionale di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca e dei conseguenti strumenti di intervento, anche in relazione all'eventuale soluzione di sistema che prevede il coinvolgimento delle banche nazionali maggiori, al fine di scongiurare qualunque ipotesi di messa in risoluzione tramite ricorso alla procedura di bail-in.
In data 13 giugno 2017, il Ministro dell'Economia e delle finanze ha emanato un comunicato sulle interlocuzioni in corso con le istituzioni europee competenti sulla soluzione della vicenda, assicurando altresì la salvaguardia dei depositanti e creditori non subordinati. Quanto dichiarato dal Ministro è riflesso negli analoghi chiarimenti forniti nella medesima giornata dalla Commissione europea.
Al momento non vi sono ulteriori elementi informativi. È opportuno, comunque, puntualizzare che la soluzione di sistema menzionata dagli onorevoli interroganti non è, né può essere, un'iniziativa pubblica, si tratta di valutazioni e considerazioni in ordine ad un possibile investimento del tutto volontario che non possono che competere alle banche eventualmente interessate.
Replica
Signor Ministro, accogliamo con soddisfazione la notizia che il confronto con l'Unione europea sia in una fase molto avanzata. Mi pare di capire che ormai anche in Europa stia maturando la consapevolezza che l'applicazione del bail-in alle due banche popolari venete non servirebbe a contenere la crisi del sistema bancario italiano, ma rischierebbe addirittura di ampliare le dimensioni e generare un pericoloso contagio.
È bene sottolineare, infatti, che Veneto Banca e Popolare di Vicenza non sono due piccole banche, ma sono banche nazionali che servono un territorio molto più esteso di quello veneto e sono due banche che sono state considerate sistemiche dalla stessa legislazione europea, tanto è vero che sono state sottoposte alla vigilanza della BCE in quanto aventi attivi superiore ai 30 miliardi di euro.
Non è, inoltre, superfluo evidenziare che i soci, questi sì purtroppo concentrati territorialmente, hanno perso circa 11 miliardi di euro nell'azzeramento delle azioni e che i dipendenti sono più di 11.000. Il bail-in, o misure ancora più estreme, rischierebbero quindi di mettere definitivamente in ginocchio l'economia di una delle regioni che dovrebbero trainare invece la ripresa del nostro Paese.
È giusto ricordare, anche a beneficio del collega Busin, che in questi anni il Governo e il Parlamento hanno contrastato con forza le crisi bancarie adottando varie misure. Cito, a titolo di esempio, la riforma delle Popolari, le misure per ridurre i tempi necessari ad escutere le garanzie bancarie, l'introduzione delle Gacs, la nascita del Fondo Atlante ed infine la disponibilità dello Stato ad effettuare ricapitalizzazioni di carattere precauzionale.
In queste settimane è arrivata da più parti la proposta di una bad bank pubblica che permetta alle banche di liberarsi dei crediti deteriorati ad un prezzo superiore a quelli attuali di mercato che sappiamo mediamente aggirarsi intorno al 15-20 per cento del loro valore nominale. Non voglio entrare qui nel merito della proposta, ma prima di qualsiasi scelta, sarebbe opportuna una valutazione complessiva degli strumenti messi in campo e della loro efficacia per la stabilizzazione definitiva dell'intero sistema bancario.