12/12/2017
Alessia Rotta
3-03436

 

Al Ministro della salute . — Per sapere – premesso che:

la plasmaferesi è una procedura terapeutica che permette la separazione della componente liquida del sangue (il plasma) dalla componente cellulare e la rimozione di sostanze in esso presenti. La funzione della plasmaferesi è di ottenere un'efficace depurazione del sangue, rimuovendo dal circolo sanguigno diverse sostanze, quali: immunoglobuline, immunocomplessi circolanti, tossine, lipoproteine, metaboliti;

la regione Veneto, con la delibera della giunta regionale n. 851 del 13 giugno 2017, dal settembre 2017 ha dato avvio, presso l'unità locale socio-sanitaria Berica e l'azienda ospedaliera di Padova, ad un progetto che adotta la procedura della plasmaferesi;

la citata deliberazione precisa che «(...) Sulla base dei primi risultati del biomonitoraggio eseguito sulla popolazione e sui primi risultati sulla prima coorte di soggetti pediatrici (quattordicenni) ed adolescenti vi è la possibilità di poter effettuare, per i soggetti che presentano alti livelli di pfoa, su adesione volontaria il “trattamento di soggetti con alte concentrazioni di pfas”, così come descritto nell'allegato “B” al presente provvedimento di cui costituisce parte integrante (...)»;

dal punto di vista operativo, all'ospedale San Bortolo di Vicenza accedono tutte le persone che ai test dello screening hanno rivelato concentrazioni di pfoa (acido perfluoro-ottanoico) fra i 100 e 200 nanogrammi, mentre Padova accedono i soggetti con valori di pfoa superiori ai 200;

la procedura di plasmaferesi viene ripetuta per 6 volte, a distanza di 15 giorni una dall'altra. Il servizio è gratuito su base volontaristica e possono sottoporvisi tutte le persone, circa 2.000, che si sono presentate al maxi-screening in atto negli ospedali di Lonigo e Noventa;

l'obiettivo dichiarato dell'operazione è di accertare l'incidenza dei pfas sulla salute degli abitanti della «zona rossa», area di 180 chilometri quadrati popolata da oltre 300 mila persone e ritenuta maggiormente contaminata dai p2fas;

non risultano agli atti studi scientifici né dati clinici al riguardo dell'utilizzo della plasmaferesi per la rimozione di sostanze quali pfas e pfoa dal sangue, né tale procedura non ha attualmente alcuna indicazione «evidence based medicine» nella rimozione degli inquinanti sopra descritti dal sangue –:

se esistano specifiche linee guida o evidenze medico-scientifiche circa l'efficacia della plasmaferesi sulla rimozione delle sostanze pfas, nonché se vi sia un protocollo scientifico clinicamente validato ed un'autorizzazione o almeno parere positivo di un comitato etico per l'adozione della plasmaferesi su larga scala con il coinvolgimento anche di minori di anni 14, così come avviene nella regione Veneto.

 

 

Seduta del 13 dicembre 2017

Illustra   Giulia Narduolo,  Risponde  Beatrice Lorenzin, Ministro della Salute,   Replica Alessia Rotta

 

Illustrazione

Presidente, Ministra, la popolazione di tre province del Veneto, Vicenza, Verona e Padova (sono diverse decine di migliaia di persone), da alcuni anni convivente con la preoccupazione di abitare in un territorio inquinato dalle sostanze perfluoroalchiliche, conosciute come PFAS. Il mondo scientifico sta ancora studiando gli effetti di queste sostanze sulla salute umana, ma si può comunque dire con certezza che sono sostanze nocive. La regione Veneto ha dato avvio dal mese di giugno di quest'anno ad una procedura su larga scala, appunto la plasmaferesi, con l'obiettivo di abbattere la quantità di PFAS riscontrati nel sangue della popolazione a seguito di un piano di biomonitoraggio avviato sempre dalla stessa regione. Siamo comunque preoccupati per l'effettiva efficacia che questa procedura può avere, soprattutto su soggetti di giovane età, in particolar modo per i ragazzi minorenni e anche sotto i 14 anni. Per questo chiediamo al Ministero della salute se esistono specifiche linee guida, o comunque un protocollo scientifico clinicamente validato, circa l'applicazione della plasmaferesi su larga scala, come sta avvenendo nella regione Veneto.

 

Risposta

Prima di fornire gli opportuni chiarimenti su di un tema di particolare delicatezza, quale quello dell'utilizzo della plasmaferesi terapeutica, consistente nella separazione della componente liquida del sangue, cioè il plasma, dalla componente cellulare per la rimozione dal sangue degli agenti inquinanti chimici, quali PFAS e PFOA, voglio precisare che il Ministero della salute e l'Istituto superiore di sanità non sono mai stati formalmente interessati dalla regione Veneto circa l'utilizzo di questa terapia.

Ciò premesso, faccio presente che non risultano evidenze scientifiche né specifiche raccomandazioni in ordine alla possibilità di rimuovere gli PFAS o gli PFOA attraverso l'uso della plasmaferesi: anzi, le più recenti linee guida in materia non includono detti contaminanti tra gli agenti inquinanti che possono essere rimossi con tale tecnica. Il ricorso alla plasmaferesi è infatti fortemente sconsigliato proprio in quelle situazioni particolari e rare (ed è ed è questo il caso dell'inquinamento da PFAS e PFOA, presente nella sola regione Veneto) in cui si registra una specifica tipologia di inquinamento ambientale.

Per tali ragioni, e in considerazione anche del fatto che la plasmaferesi è una terapia fortemente invasiva, la regione Veneto, prima di sottoporre le persone a tale trattamento, avrebbe dovuto procedere ad una preventiva sperimentazione, in particolare nei confronti dei bambini e degli adolescenti, maggiormente esposti a possibili conseguenze dannose per la salute.

Concludo rassicurando che ho già chiesto alla regione Veneto maggiori e più dettagliate informazioni in merito, al fine di poter valutare l'adozione di un'iniziativa volta a tutelare la salute dei cittadini veneti.

 

Replica

Presidente, Ministra, siamo soddisfatti della risposta, ma evidentemente è una risposta che ci preoccupa fortemente, perché ci preoccupa fortemente la salute dei cittadini veneti, dei cittadini veneti colpiti nella cosiddetta zona rossa e dei loro figli. Perché se è accertato, come ci ha appena risposto la Ministra e come ha confermato l'Istituto superiore di sanità, che la plasmaferesi non ha un protocollo scientifico adeguato, noi insieme ai cittadini siamo qui a farci portavoce di questo, della loro preoccupazione: quali altre iniziative si possono mettere in campo? Ed approfittiamo evidentemente di questa occasione per chiedere al Ministero direttamente, con o senza la richiesta della regione Veneto, un interessamento diretto del Ministero della salute, dell'Istituto superiore della sanità, per evidentemente venire incontro alla richiesta e ad un allarme che non è allarmistico, ma è un allarme reale, perché riguarda la salute di migliaia di cittadini e soprattutto di giovani, perché sono certi di avere nel sangue, questo sta dicendo lo screening, delle sostanze altamente pericolose, e non sanno come possono curarsi. Io credo che questo sia un compito del Ministero della salute e un compito nostro, di tutti, per quanto riguarda la protezione dei nostri cittadini.