19/11/2014
Marco Causi
Bonifazi, Capozzolo, Carbone, Carella, Colaninno, De Maria, Marco Di Maio, Fragomeli, Fregolent, Ginato, Gitti, Gutgeld, Lodolini, Moretto, Pastorino, Pelillo, Petrini, Ribaudo, Sanga, Zoggia, Martella e Rosato
3-01172

Per sapere – premesso che: 

le difformità nella legislazione fiscale fra le diverse giurisdizioni nazionali sono alla base di rilevanti e perduranti distorsioni che influenzano le scelte localizzative delle imprese, e quindi dell'occupazione, e le direzioni dei flussi di capitale; 
tali distorsioni sono state una delle cause della crisi finanziaria del 2008/2009, spingendo i Governi ad avviare una serie di progetti per la modifica delle regole fiscali internazionali, affidando in questa direzione compiti specifici all'Ocse e al G20; 
nel recente vertice australiano del G20 lo stato di attuazione di questi progetti è stato sottoposto a valutazione, in particolare per ciò che riguarda: stabilire principi coerenti a livello internazionale per la tassazione dei redditi d'impresa e per ridurre i fenomeni elusivi ed evasivi correlati agli arbitraggi fra diverse giurisdizioni; acquisire standard internazionali comuni e condivisi in materia di trasparenza dei flussi finanziari e di interscambio di informazioni; riorganizzare i metodi e gli strumenti tributari alle nuove forme organizzative e tecnologiche determinate dall'economia digitale; 
il percorso di innovazione delle regole internazionali in materia resta tuttavia lento e incerto e le conclusioni dei più recenti vertici internazionali sono difficili da valutare con riguardo all'impatto effettivo a breve termine, salvo per ciò che riguarda i nuovi accordi finalmente firmati in materia di standard automatici di trasmissione delle informazioni (common reporting standards); 
anche all'interno dell'Unione europea i progressi verso l'armonizzazione fiscale segnano il passo e restano indietro al confronto con altri settori in cui, anche per la spinta della crisi, la costruzione comunitaria ha fatto qualche passo avanti (unione bancaria, nuovo meccanismo di vigilanza unica, qualche primo accenno a meccanismi di coordinamento delle politiche fiscali);
le regole europee consentono arbitraggi sia in materia di tributi sia in quella del diritto societario, come ha mostrato alla pubblica opinione italiana il caso della Fiat-Fca; 
la potenziale dimensione distorsiva degli arbitraggi fiscali intraeuropei è emersa in modo preoccupante nel caso del Lussemburgo e dell'applicazione di ruling favorevoli con l'obiettivo di attrarre le scelte di localizzazione societaria a danno di altri Paesi dell'Unione europea; 
la concorrenza fiscale fra Stati è dannosa per la crescita economica e per la sua qualità e robustezza, in particolare all'interno di un'area come quella europea dove vige la libera circolazione dei beni e delle persone, nonché, per la maggioranza dei Paesi, anche una moneta unica –: 
con quali atti e quali iniziative il Governo intenda perseguire un ruolo attivo, propositivo e trainante a livello internazionale ed europeo per ridurre la concorrenza fiscale fra Stati, aumentare la trasparenza delle transazioni finanziarie internazionali e combattere le forme di elusione ed evasione delle grandi imprese multinazionali, in particolare nel settore dell'economia digitale.

 

Seduta del 19 novembre 2014

Illustrazione di Marco Di Maio, risposta del Ministro dell'economia e delle finanze, Pier Carlo Padoan, replica di Marco Causi

Illustrazione

Signor Presidente, Ministro, noi le sottoponiamo questo quesito per sapere e per capire quali sono le azioni che il nostro Governo, il Governo italiano, sta portando avanti per contrastare la concorrenza fiscale tra gli Stati, per contrastare il fenomeno dell'evasione e dell'elusione fiscale, con particolare riferimento alle grandi imprese multinazionali, soprattutto nell'ambito del settore digitale, e quali azioni si stanno portando avanti per accrescere la trasparenza nelle transazioni finanziarie internazionali. Un quesito che nasce dalla consapevolezza che la differenza di politiche fiscali genera delle distorsioni importanti a livello globale e quelle distorsioni hanno generato la crisi finanziaria del 2008 e del 2009 di cui ancora oggi paghiamo le conseguenze.

Risposta del governo

Ministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, vorrei iniziare ricordando che il 29 ottobre di quest'anno è stata siglato, sulla spinta dei Paesi del cosiddetto G5, tra cui l'Italia, il Multilateral competent authority agreement a Berlino che rappresenta il primo passo a livello multilaterale per la messa in opera del calendario di implementazione del Common reporting standard. In relazione a tale accordo, deve essere evidenziato il ruolo dell'Italia nell'acquisizione dell'impegno del maggior numero di giurisdizioni possibili all'adozione del nuovo standard, nonché nella definizione di un preciso calendario in linea con le indicazioni del G20. Tale accordo ha ricevuto, il 16 novembre, l'approvazione dei Capi di Stato e di Governo del G20 in Australia. La revisione della direttiva sulla cooperazione amministrativa dell'Unione europea ha incorporato i suddetti standard automatici nella legislazione comunitaria grazie all'accordo raggiunto all'Ecofin del 14 ottobre sotto la Presidenza italiana. A livello europeo, il gruppo «codice di condotta», nel corso dei lavori del mese di giugno, ha adottato linee guida che prevedono l'avvio di un monitoraggio da parte della Commissione sui rulings operanti tra gli Stati membri, alla luce del principio della trasparenza fiscale, la cui adozione è stata fortemente sostenuta da parte italiana. Altro provvedimento legislativo comunitario su cui la Presidenza italiana ha concentrato i suoi sforzi è rappresentato dalla proposta di direttiva per una base imponibile comune e consolidata a fini societari. 
Anche per questo provvedimento la Presidenza italiana ha introdotto, nell'ambito dei lavori del semestre europeo, un collegamento tra alcune disposizioni della direttiva (clausole antiabuso, legislazione sulle controlled foreign companies, trattamento di interessi passivi ed entità ibride) e le corrispondenti tematiche trattate in sede OCSE sui BEPS, Base Erosion and Profit Shifting. 
Per quanto concerne, infine, la tassazione dell'economia digitale si segnala che, a livello comunitario, parallelamente ai lavori che si stanno svolgendo all'OCSE nell'area BEPS, la Commissione ha dato mandato ad un gruppo di esperti di approfondire il tema. Le conclusioni del gruppo di esperti sono state pubblicate il 28 maggio 2014 in un rapporto il cui contenuto è stato discusso nel corso della Presidenza dell'Unione europea.

Replica

Ringrazio il Ministro, mi dichiaro soddisfatto della sua risposta. Il Ministro ci ha raccontato molte cose che non arrivano sui giornali e di cui l'opinione pubblica non è sempre consapevole e ci ha raccontato di un importante e rilevante sforzo del Governo italiano in tutti questi anni ma soprattutto durante il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea per contrastare la concorrenza fiscale, migliorare la trasparenza dei flussi finanziari internazionali, introdurre i common reporting standards e quindi lo scambio di informazioni tra le diverse legislazioni fiscali. Nel dichiararmi soddisfatto, quindi, della risposta e nell'auspicare che questa risposta possa arrivare domani sui giornali alla pubblica opinione come testimonianza di questo impegno, che è un impegno di lunga lena per dare nuove regole all'economia internazionale, invito il Ministro a dare un più forte indirizzo applicativo all'amministrazione fiscale italiana affinché le norme già esistenti in tema di transfer pricing delle imprese multinazionali e in particolare di quelle che lavorano sull'economia digitale e sui prodotti di pubblicità possano avere piena applicazione anche in Italia. Nella legge di stabilità dello scorso anno sono state introdotte due norme, una comunitariamente non compatibile, mentre l'altra basata sul transfer pricing comunitariamente compatibile, e ancora però non si hanno notizie di un'attività proattiva dell'amministrazione finanziaria nei confronti delle grandi imprese multinazionali che lavorano sull'economia digitale. Su questo, invito il Ministro a dare un indirizzo più forte di lavoro al Dipartimento delle finanze e all'Agenzia delle entrate in modo da capire come già le norme esistenti possano portare qualche elemento di progresso nel rapporto con questi grandi colossi multinazionali.