29/07/2020
Carmelo Miceli
Fiano, Pagani, Enrico Borghi, De Menech, Frailis Gribaudo
3-01702

Al Ministro della difesa. – Per sapere – premesso che:

   nel corso di una conferenza stampa la procuratrice della Repubblica di Piacenza ha recentemente presentato gli esiti di un'indagine che ha condotto al sequestro dell'intera stazione Levante di Piacenza, all'arresto di 6 carabinieri e all'applicazione di misure cautelari diverse per altri quattro;

   fra i reati contestati c'è il traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, la ricettazione, l'estorsione, l'arresto illegale, la tortura, le lesioni personali aggravate, l'abuso d'ufficio, falsità ideologica commessa da pubblico ufficiale in atto pubblico, che sarebbe quindi direttamente connessa ad arresti completamente falsati, perquisizioni personali ed ispezioni arbitrarie, violenza privata aggravata e truffa ai danni dello Stato;

   si tratta di ipotesi di reato gravissime, inaudite e inqualificabili, se si pensa che gli autori potrebbero essere dei militari dell'Arma dei carabinieri;

   sarà il processo a convalidare o meno le ipotesi accusatorie per ogni singolo caso, nel rispetto delle garanzie e dei diritti del singolo accusato, ma, nel frattempo, si apprezza l'iniziativa dell'Arma di sospendere dal servizio i militari coinvolti a vario titolo e l'avvio di un'indagine interna per fare luce su quanto accaduto;

   serve un'attenzione sempre vigile per impedire abusi e giustificazioni degli stessi e per evitare che episodi simili possano macchiare il buon nome delle istituzioni e, in particolare, di quelle per le quali la reputazione e la credibilità rappresentano un valore organizzativo e funzionale ai compiti di salvaguardia e tutela della sicurezza dei cittadini;

   oltre ai cittadini, le ulteriori persone offese da quanto accaduto sono infatti i circa 110 mila donne e uomini dell'Arma dei carabinieri cui va la profonda vicinanza, fiducia e riconoscenza degli interroganti per il lavoro che svolgono quotidianamente;

   l'Arma rappresenta un fermo e prezioso riferimento dello Stato per tutti gli italiani e offre quotidianamente un contributo straordinario al Paese e alla comunità internazionale nella tutela dell'ordine e della legalità e nei delicati compiti di pacificazione e stabilizzazione affidati nell'ambito delle missioni internazionali –:

   quali elementi di conoscenza abbia a disposizione e quali iniziative di competenza intenda assumere, nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura, per fare chiarezza sulla catena di comando e quali iniziative intenda porre in essere al fine di tutelare il prestigio e il lavoro dell'Arma dei carabinieri, impedendo che episodi simili possano ripetersi in futuro.

Seduta del 29 luglio 2020

Illustrazione di Alberto Pagani, risposta del governo di Lorenzo Guerini Ministro della Difesa, replica di Carmelo Miceli.

illustrazione

Grazie, Presidente. Le ragioni che ci inducono a interrogare il Ministro della Difesa sono illustrate nella stessa interrogazione, per cui per ragioni di tempo mi limito a sintetizzarne il contenuto.

Nel corso di una conferenza stampa, la procuratrice della Repubblica di Piacenza ha presentato gli esiti di un'indagine che ha condotto al sequestro dell'intera stazione Levante di Piacenza, all'arresto di sei carabinieri e all'applicazione di misure cautelari diverse per altri quattro. I reati contestati sono gravissimi e nessuno può rimanere indifferente pensando che tutto questo chiami in causa dei militari dell'Arma dei carabinieri, un'istituzione al servizio della legalità che trova la sua ragione d'essere in un rapporto di fiducia con i cittadini, proprio per questo doppiamente colpiti dai fatti di Piacenza.

Sarà il processo a convalidare o meno le ipotesi accusatorie per ogni singolo caso nel rispetto delle garanzie e dei diritti di ogni singolo accusato, ma nel frattempo si apprezza l'iniziativa dell'Arma di sospendere dal servizio i militari coinvolti a vario titolo e l'avvio di un'indagine interna per fare luce su quanto accaduto.

Oltre ai cittadini, le ulteriori persone offese da quanto è accaduto sono, infatti, i 110 mila donne e uomini dell'Arma dei carabinieri, a cui va la profonda vicinanza, fiducia e riconoscenza degli interroganti per il contributo straordinario che danno al Paese e alla comunità internazionale.

Con la nostra interrogazione chiediamo al Ministro quali elementi di conoscenza abbia a disposizione e quali iniziative di competenza intenda assumere nel pieno rispetto dell'indipendenza e dell'autonomia della magistratura per fare chiarezza sulla catena di comando e quali iniziative intenda porre in essere al fine di tutelare il prestigio e il lavoro dell'Arma dei carabinieri, impedendo che episodi simili si ripetano in futuro.

Risposta del governo

Fatemi dire da subito che l'Arma dei carabinieri è - ribadisco, è - perno imprescindibile dello Stato e presidio di sicurezza e di legalità per i nostri cittadini. Soprattutto per questo la vicenda di Piacenza, nella sua inaudita gravità, ha fortemente scosso non solo i sentimenti dei 110 mila carabinieri che ogni giorno lavorano con altissimo senso del dovere e delle istituzioni, ma anche gli animi di tutti gli italiani che all'Arma guardano con fiducia ed affetto, come al più prossimo volto della legalità e dello Stato.

Ed è per questo motivo che, da subito, è stato offerto il massimo impegno a collaborare con la magistratura e, d'intesa con il Comando generale, è stata avviata un'inchiesta interna affinché si pervenga ad una completa cognizione, sia degli accadimenti, sia degli eventuali elementi di criticità nei sistemi di controllo e di verifica.

A tale riguardo, sottolineo che l'Arma ha immediatamente disposto nei confronti dei militari interessati dal provvedimento giudiziario la sospensione precauzionale dall'impiego, avviando contestualmente la valutazione disciplinare dei fatti per adottare in tempi brevi rigorosi provvedimenti aderenti alla gravità dei comportamenti.

Il comandante provinciale di Piacenza e gli altri comandanti della sede, a prescindere dal loro eventuale coinvolgimento nei fatti oggetto di accertamento in sede penale, sono stati destinati ad altri incarichi, nell'interesse dell'istituzione e per restituire a Piacenza e alla sua cittadinanza il più regolare e sereno svolgimento dell'attività di servizio.

Inoltre, come detto, è stata avviata l'inchiesta prevista dall'articolo 552 del TUOM, al fine di verificare l'adempimento dei doveri del servizio, l'applicazione delle norme di settore e la funzionalità delle procedure adottate.

La vicenda di Piacenza collide, infatti, con i consolidati principi che informano l'operato dei militari dell'Arma, la cui azione è disciplinata da rigorose procedure operative definite nell'imprescindibile rispetto della dignità e dei bisogni delle persone, specie se sottoposte a provvedimenti di privazione della libertà.

Chiarezza: chiarezza è e sarà la parola d'ordine. Non può e non deve esserci spazio per l'ambiguità o per il sospetto che possa alimentare atteggiamenti di sfiducia verso l'Arma dei carabinieri e verso le istituzioni tutte.

Ho chiesto, dunque, per gli aspetti che più afferiscono alle competenze e alle prerogative della mia funzione che i dovuti accertamenti sulle dinamiche dell'accaduto siano condotti con il massimo scrupolo e precisione, senza limitare ulteriori iniziative che vadano a verificare i processi più generali dell'impiego del personale.

D'intesa con il comandante generale verrà perseguito ogni necessario approfondimento anche nella prospettiva di affinare gli strumenti di selezione, formazione, comunicazione e controllo, allo scopo di promuovere ulteriormente le consolidate linee di equilibrio e di rigoroso rispetto delle procedure nello svolgimento delle attività operative.

Conosco, come tutti noi, l'Arma. Da amministratore locale prima e da Ministro poi, ho ulteriormente apprezzato la solidità morale e istituzionale, lo spirito di abnegazione e di sacrificio, l'umanità e la discrezione, la compostezza e la solidarietà che caratterizzano i Carabinieri e il loro servizio: qualità che rendono l'Arma un punto di riferimento, in alcuni territori l'unica presenza dello Stato per i nostri cittadini.

Una realtà, quella dei Carabinieri, che ci viene invidiata nel mondo, una realtà che è stata, è e resterà imprescindibile presidio di legalità e di sicurezza per tutti gli italiani.

Una realtà, quella dei Carabinieri, che ci viene invidiata nel mondo, una realtà che è stata, è e resterà imprescindibile presidio di legalità e di sicurezza per tutti gli italiani.

Replica

Grazie, signora Presidente. Onorevole signor Ministro, ci consenta di ringraziarla per una risposta che ci vede pienamente soddisfatti, specie per la tempestività, qualità e soprattutto per il rigore delle iniziative che, suo tramite, abbiamo appreso essere state adottate per fare luce su un episodio che infanga e offende lo Stato italiano, i cittadini, ma anche e soprattutto l'Arma dei carabinieri e ciascuno di quei 110 mila ragazzi, di quelle donne e di quegli uomini, di cui si parlava nella premessa, che onorano quotidianamente la divisa anteponendo la loro vita a quella dei cittadini.

Ci consenta pure di dire che riteniamo giusto che da questa sede debba giungere ad ogni singolo carabiniere la nostra più profonda vicinanza e debba essere rinnovata la fiducia e la riconoscenza per il servizio che tutti i giorni rendono al Paese, ma anche alla comunità internazionale, nella tutela dell'ordine pubblico, della legalità e nell'adempimento di quei delicati compiti di pacificazione e stabilizzazione che sovente vengono affidati all'Italia nell'ambito delle missioni internazionali. Del pari, riteniamo doveroso ribadire un dato inconfutabile, che deve arrivare all'esterno proprio da questa sede: nessuna deplorevole azione di pochi potrà mai incrinare o mettere in discussione quel ruolo di vero, prezioso e solido punto di riferimento dell'Arma dei carabinieri, nei secoli fedele a quel ruolo assunto e che ancora oggi l'Arma dei carabinieri continua ad assumere per tutti gli italiani.

Nell'avviarci alla conclusione, ci sia consentito a margine, davvero a margine, dedicare una riflessione agli autori, ai responsabili dei fatti di Piacenza. Questi individui, evidentemente, pensavano di avere nelle loro mani il potere di fare quello che credevano. Ebbene, prendendo in prestito - e concludo - le parole di un generale dei Carabinieri, del generale Carlo Alberto dalla Chiesa, occorre ricordare che, se è vero che esiste un potere, questo potere è solo quello dello Stato, delle sue istituzioni e delle sue leggi. Ed è anche grazie alle sue parole, onorevole Ministro, che oggi abbiamo ricevuto l'ennesima conferma della bontà e validità delle parole del generale dalla Chiesa e del fatto che lo Stato non consentirà mai che questo potere possa essere delegato ai prevaricatori, ai prepotenti e ai disonesti.