16/12/2014
Enzo Amendola
Nicoletti, Manciulli, Quartapelle Procopio, Bray, Carbone, Carrozza, Cassano, Chaouki, Cimbro, Gianni Farina, Fedi, Garavini, La Marca, Monaco, Porta, Raciti, Rigoni, Zampa, Martella, Cinzia Maria Fontana, Bini
3-01229

Per sapere – premesso che: 
la Libia, un Paese prossimo all'Italia e con il quale il nostro Paese condivide importanti interessi strategici, si trova ormai da alcuni mesi devastato da una guerra civile in cui si fronteggiano due Governi che non riconoscono la reciproca legittimità, uno riconosciuto dalla comunità internazionale a Tobruk in Cirenaica, privo di reale controllo del territorio, e l'altro a Tripoli; 
questa apparente bipartizione del Paese in due nasconde una realtà ancora più complessa in cui operano diversi altri soggetti, tra cui il gruppo denominato Ansar al Sharia, il quale controlla la città di Derna ed è presente a Bengasi ed è in rapporti strettissimi con i jihadisti ricollegati al sedicente Stato islamico; 
autorevoli analisti paventano la possibilità che la Libia orientale e il Fezzan possano a trasformarsi in un immenso campo di addestramento per miliziani e terroristi; 
la recente visita a Roma del Capo dello Stato egiziano Al Sisi, che ha scelto l'Italia come prima tappa di un viaggio tra le capitali europee, ha evidenziato il riconoscimento dell'Egitto come partner strategico per la stabilizzazione della regione nordafricana; 
l'Italia non ha solo interessi strategici, ma un particolare e delicato ruolo storico in Libia, riconosciuto dalla popolazione, provato dal fatto che è rimasto l'unico Paese occidentale ad aver mantenuto attiva e operativa l'ambasciata di Tripoli, imprescindibile supporto logistico alle iniziative di mediazione da parte dell'Onu; 
il nostro Paese è riuscito a mantenere un'interlocuzione viva e credibile con quasi tutti gli interlocutori politici e militari ed è tra i principali sostenitori dell'importante azione diplomatica dell'inviato speciale delle Nazioni Unite, Bernardino Leon, che ha avuto un recente colloquio con il Ministro interrogato, lavora in strettissimo contatto con i diplomatici italiani presenti sul campo e di cui gli interroganti condividono l'idea di equilibrare il principio di legittimità con quello di inclusività dei principali attori politici; 
la discesa del prezzo del petrolio del 40 per cento, con la conseguente riduzione delle entrate per le finanze libiche, rende ancora più precaria e turbolenta la situazione socioeconomica in un Paese in cui l'85 per cento degli stipendi è erogato dal bilancio pubblico e, quindi, è fortemente dipendente dalle entrate petrolifere; 
dei 165 mila migranti che hanno raggiunto le coste italiane il 90 per cento lo ha fatto passando per la Libia e la situazione di insicurezza sociale, unita alla perdurante condizione di guerra civile, non può che far aumentare la pressione, già insostenibile, dell'immigrazione lungo le coste italiane; 
la stessa comunità internazionale si aspetta dall'Italia un ruolo decisivo e proattivo nella soluzione della crisi libica, che è componente essenziale della più ampia instabilità regionale –: 
quali iniziative il Governo intenda intraprendere, autonomamente e/o di concerto con gli altri partner europei, per favorire la fine della guerra civile, un percorso di riconciliazione nazionale e il ristabilimento di istituzioni funzionanti e assicurare, con la stabilizzazione del Paese, anche la sua unità politica. 

 

Seduta del 17 dicembre 2014

Illustrazione di Michele Nicoletti, risposta di Paolo Gentiloni Silveri, Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale, replica di Lia Quartapelle Procopio
 

Illustrazione

Grazie Presidente, signor Ministro, la Libia, un Paese a noi prossimo con il quale condividiamo importanti interessi strategici, si trova ormai da alcuni mesi devastato da una guerra civile in cui si fronteggiano due governi che non riconoscono la reciproca legittimità. 
Autorevoli analisti paventano la possibilità che la Libia orientale possa trasformarsi in un immenso campo di addestramento per miliziani terroristi. L'Italia non ha solo interessi strategici, ma un particolare e delicato ruolo storico in Libia, riconosciuto dalla popolazione e provato dal fatto che è rimasto l'unico Paese occidentale ad aver mantenuto attiva e operativa l'ambasciata di Tripoli, imprescindibile supporto logistico alle iniziative di mediazione da parte dell'ONU. Il nostro Paese è riuscito a mantenere un'interlocuzione viva e credibile con quasi tutti gli attori politici e militari. 

Chiediamo quali iniziative il Governo di fronte a questa situazione intenda intraprendere, autonomamente e/o di concerto con gli altri partner europei, per favorire la fine della guerra civile, un percorso di riconciliazione nazionale e il ristabilimento di istituzioni funzionanti e per assicurare, con la stabilizzazione del Paese, anche la sua unità politica.

Risposta del governo

Grazie Presidente, io condivido la preoccupazione degli interroganti e, naturalmente, condivido quanto diceva l'onorevole Nicoletti sull'importanza che la Libia ha per l'Italia, per ragioni geografiche, storiche, economiche, pensiamo agli approvvigionamenti energetici, e per ragioni legate ai flussi migratori. Non dimentichiamo che circa il 90 per cento dei 170 mila migranti che sono approdati nelle nostre coste quest'anno hanno attraversato la Libia. Lo scontro in atto non produrrà vincitori, una divisione della Libia in due non è accettabile, i rischi di terrorismo in alcune zone e il diffondersi di controllo terrorista su alcune zone ci sono molto presenti. 
Quali iniziative fare ? L'unico gioco che si può svolgere, oggi, è il gioco di sostegno alla mediazione delle Nazioni Unite, eventualmente rilanciandola, rafforzandola, dandogli più peso politico internazionale. Solo un inizio di successo del percorso di riconciliazione avviato dalle Nazioni Unite può consentire, poi, all'Italia o ad altri Paesi, di dare un contributo in termini di monitoraggio o di peacekeeping, ma abbiamo bisogno di una base iniziale per poter poi dare il nostro contributo.

Replica

Presidente, Ministro, siamo molto soddisfatti della sua risposta e la ringraziamo per aver delineato in modo così puntuale il ruolo dell'Italia in un contesto tanto delicato e strategico per il nostro Paese. 
Tre sono i punti che ci sembrano particolarmente interessanti della sua risposta. Il primo è il «no» alla tentazione di appoggiarsi solo ad un alleato interno o solo ad un alleato regionale, ma di intraprendere, infatti, un tentativo che tenga insieme tutte le parti, sia regionali che interne; il secondo elemento, il fatto di battere la strada duratura, complessa, della riconciliazione nazionale; e il terzo elemento, il più importante di tutti, il supportare con contenuti, ed eventualmente anche con strumenti più forti rispetto a quelli che sono già oggi in campo, il mandato del mediatore dell'ONU, Bernardino León, eventualmente rafforzandone anche il mandato in sede di Consiglio di sicurezza. Grazie mille.