26/03/2024
Giuseppe Provenzano
GRAZIANO, MANZI, ORFINI, BERRUTO, GHIO, FERRARI, CASU e FORNARO.
3-01103

Al Ministro dell'economia e delle finanze. — Per sapere – premesso che:

   come riportano i mezzi di informazione, sono tornate insistenti e soprattutto senza smentita le indiscrezioni in merito a trattative avanzate circa la vendita di Agi, Agenzia giornalistica Italia, al gruppo dell'imprenditore e deputato già editore delle testate Il Tempo, Il Giornale e Libero;

   Agi, che attualmente appartiene al gruppo Eni, rappresenta una delle principali agenzie primarie di informazione del Paese;

   tali notizie hanno messo in allarme gli oltre 70 giornalisti della testata, il cui comitato di redazione ha già palesato la necessità di fare con tempestività chiarezza sul possibile cambio di proprietà, soprattutto in relazione alla salvaguardia dei livelli occupazionali e alla garanzia dell'autonomia e dell'indipendenza dell'agenzia, che sarebbero messe a rischio con l'arrivo di un editore così schierato;

   la possibile cessione di Agi da parte di Eni al citato gruppo desta particolare allarme e rileva uno scenario particolarmente preoccupante circa lo stato dei rapporti tra politica e informazione nel nostro Paese;

   sarebbe davvero grave che un imprenditore nonché parlamentare di uno dei partiti che compongono l'attuale maggioranza ricevesse quote di un'agenzia giornalistica indipendente da parte di Eni, società di cui è azionista il Ministero dell'economia e delle finanze, guidato da un Ministro appartenente allo stesso partito, a giudizio degli interroganti in un evidentissimo conflitto di interesse;

   si tratterebbe di un'operazione in aperta violazione del pluralismo dell'informazione e in contrasto con i principi recentemente riaffermati nell'Unione europea nell'ambito dell'«European media freedom act», che punta proprio a proteggere la libertà e il pluralismo dei media –:

   qualora siano confermate le notizie riportate in questi giorni in merito alle trattative in corso per la vendita dell'agenzia Agi proprio al gruppo societario di Angelucci, se il Governo non ritenga di intervenire per scongiurare tale operazione, che ad avviso degli interroganti configura un palese conflitto di interesse, al fine di tutelare il principio fondamentale delle democrazie rappresentato dal pluralismo nella informazione.

Seduta del 27 marzo 2024

Illustrazione di Stefano Graziano, risposta del Ministro dell'Economia e delle finanze, replica di Giuseppe Provenzano

STEFANO GRAZIANO, Grazie, Presidente. Illustre Ministro, noi abbiamo presentato questa interrogazione per sapere, rispetto alle notizie di stampa che si susseguono senza una smentita, se l'agenzia AGI, una delle principali agenzie di informazione primaria del Paese di proprietà dell'ENI, quindi di proprietà pubblica, sarà venduta. Ma soprattutto ci desta particolare allarme il fatto che ci siano 70 giornalisti che hanno dichiarato lo sciopero, che sono molto preoccupati, e la seconda cosa, a nostro avviso, molto grave è che questa eventuale vendita sia fatta a un parlamentare di centrodestra del suo stesso partito, che già di per sé è editore ed ha una grande concentrazione dal punto di vista editoriale, cioè il contrario di quello che sostanzialmente ha deliberato l'Europa proprio qualche settimana fa nel Media Freedom Act.

Le chiediamo con chiarezza, senza tecnicismi, senza giri di parole, di dire se l'indirizzo del Governo è quello di vendere AGI o di non venderla e se di venderla di darla a un parlamentare di centrodestra.

GIANCARLO GIORGETTI, Ministro dell'Economia e delle finanze. Grazie, signor Presidente. Onorevoli colleghi, con riferimento al quesito posto in merito all'esistenza di una presunta trattativa tra ENI e Angelucci per la cessione di AGI, mi pare doveroso sottolineare in primo luogo che il Ministero dell'Economia e delle finanze, che ha appreso da fonti di stampa la notizia, non è l'autorità deputata a rispondere a tale domanda. Infatti, seppure il Ministero dell'Economia e delle finanze abbia una partecipazione in via diretta e indiretta nel capitale della società ENI, pari complessivamente a circa il 30 per cento, ricordo che a tale partecipazione non corrisponde alcun potere in merito a decisioni come quelle richiamate dall'interrogante in quanto aventi natura squisitamente gestionale. Inoltre, è questione di per sé delicata che una società partecipata dallo Stato possegga un'agenzia di stampa, poiché questo potrebbe alimentare dubbi sull'effettiva libertà di informazione della stessa. Io posso garantire che non c'è stata e non ci sarà nessuna influenza nel corso del mio mandato, ma non potete chiedere a me conferma in tal senso né per il passato né per il futuro.

Comunque, certamente noto anche gli interroganti, alla luce del comunicato stampa diffuso ieri dall'assemblea di redazione dell'AGI è stato chiarito che: “ENI Spa ha ricevuto una manifestazione non vincolante di interesse e non sollecitata da parte di un soggetto interessato ad AGI Spa i cui contenuti sono soggetti a impegni di riservatezza. A tale manifestazione ha seguito l'interlocuzione preliminare. A oggi non c'è un negoziato in corso e pertanto non è stato sottoscritto alcun accordo di vendita”. Inoltre, l'ENI ha comunicato che “è in fase di valutazione della manifestazione di interesse ricevuta da un soggetto terzo, nel contesto di una interlocuzione preliminare, e qualsiasi indiscrezione stia emergendo sull'ipotesi di cessione o sui relativi termini è da ritenersi infondata, poiché prematura rispetto allo stato del confronto con la controparte e della relativa valutazione”.

Alla luce di tali comunicazioni per la richiesta di valutazione in merito agli asseriti conflitti di interesse ricordo esistono autorità istituzionalmente preposte.

GIUSEPPE PROVENZANO, Grazie, Presidente. Ministro, dica qualcosa di liberale. Dica qualcosa anche di non liberale, di civiltà. Ministro, dica qualcosa, dica una cosa. Lei è venuto a dirci che di questa trattativa non sa nulla. E sa qual è il dramma, Ministro? Che noi le crediamo. E non perché sia un'operazione di mercato o un'attività gestionale, perché è un'operazione politica che è passata sulla sua testa, concepita su un banco vuoto di quest'Aula, quello dell'onorevole Angelucci, e nelle alte stanze di Palazzo Chigi, che la farà passare come l'autore di una svendita dell'interesse economico del Paese e di un pezzo di democrazia.

Però, adesso, Ministro, lei sa. E noi le chiediamo di fare il suo mestiere, che non è quello di interferire, ma di esercitare la sua responsabilità. Perché è sua responsabilità, in qualità di Ministro dell'Economia, non permettere che una grande azienda partecipata come l'ENI, con la sua storia gloriosa, si riduca a fare favori alla maggioranza attuale e al Governo in carica, magari alla vigilia di tornate di nomine di altre partecipate. È sua responsabilità non permettere una svendita in un coacervo di conflitti di interesse, che, al di là di quelli di Angelucci, la riguardano direttamente, perché lei è vice segretario del partito di cui farebbe parte l'acquirente: una pratica, Ministro, da oligarchi alla fine della dissoluzione dell'Unione Sovietica, pezzi di partito che spolpano pezzi di Stato.

È sua responsabilità, di uomo che ha giurato sulla Costituzione, non assecondare - come diceva il collega - una concentrazione di potere editoriale senza precedenti, in contrasto con tutti i princìpi europei, recentemente riaffermati, di pluralismo dell'informazione e di libertà dell'informazione, che l'agenzia AGI, la seconda agenzia di stampa del Paese, ha sempre assicurato e di cui lei, in quest'Aula, ha dubitato, mentre la garantirebbe un parlamentare del suo partito, Ministro?

Ai giornalisti, che in questo momento scioperano, l'agenzia, solo qualche settimana fa, in un accordo sindacale, aveva assicurato che non c'era volontà di vendita e l'ENI aveva sborsato milioni di euro, che si aggiungono a quelli pubblici, di cui ora beneficerebbe un privato. Loro non lo racconteranno, perché stanno lottando per i propri diritti. Lo faranno altri, perché sono molti, molti più di quelli che pensate, quelli che nel Paese non accettano che vi comportiate come i padroni dell'Italia. Lo dica alla Presidente del Consiglio, Ministro: se non lo farà, lei sarà più responsabile degli altri.