24/10/2018
Debora Serracchiani
Gribaudo, Carla Cantone, Lacarra, Lepri, Mura, Viscomi, Zan, Enrico Borghi, Fiano. 
3-00265

 Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali. — Per sapere – premesso che:

   la Magneti Marelli, multinazionale italiana di proprietà di Fca, specializzata nella fornitura di prodotti e sistemi ad alta tecnologia per l'industria automobilistica, ha rappresentato finora una delle eccellenze italiane nel mondo;

   domenica 21 ottobre 2018 notizie di agenzia hanno diffuso la notizia della cessione dell'azienda alla Calsonic Kansei, società giapponese di componentistica, controllata dal fondo statunitense di private equity Kkr;

   la transazione ammonta a 6,2 miliardi di euro; a quanto si apprende, il trasferimento di proprietà non comporterà alterazioni degli attuali livelli occupazionali negli stabilimenti italiani, dove sono impiegati circa 10 mila lavoratori;

   la portata dell'operazione è imponente e incide in modo rilevante su uno dei settori strategici dell'industria italiana e mondiale, con sviluppi che non sono ancora facilmente determinabili;

   i dettagli della trattativa non sono ancora noti, non è tuttavia possibile celare l'apprensione sulle conseguenze della cessione di un marchio italiano tra i più conosciuti e apprezzati;

   tale iniziativa rischia di costituire un ulteriore indebolimento dell'apparato industriale italiano e, se non adeguatamente disciplinata, può comportare il pericolo di delocalizzazione dei brevetti e delle migliori competenze attualmente in circolazione nel settore;

   i timori sono ancor più marcati sul versante occupazionale: prendendo a riferimento alcune infelici esperienze del recente passato, appare giustificata la preoccupazione, immediatamente manifestata da alcuni rappresentanti delle parti sociali e da esperti della materia, relative alle insidie derivanti dalla gestione affidata a una proprietà straniera, per di più controllata da un fondo di private equity;

   le suddette criticità si riscontrano nel momento in cui il mercato del lavoro italiano, dopo un lungo periodo di costante espansione, dovuta soprattutto alle riforme adottate nella XVII legislatura dai Governi a guida Partito democratico, mostra segnali di rallentamento, in parte imputabili a giudizio degli interroganti alle prime e non condivisibili misure in materia, messe in campo dal Governo, come il «decreto dignità»;

   occorre adoperarsi al fine di fronteggiare in maniera incisiva e con tutti gli strumenti a disposizione, anche mediante

   la condivisione del percorso con i rappresentanti delle parti sociali, le possibili ricadute negative sul piano occupazionale della cessione della Magneti Marelli –:

   se non intenda adoperarsi per verificare l'impatto del trasferimento di proprietà della Magneti Marelli, al fine di salvaguardare il tessuto occupazionale degli stabilimenti italiani ed evitare la possibile delocalizzazione di brevetti, competenze e conoscenze strategiche per il settore automotive nazionale, mediante un immediato confronto con i nuovi vertici aziendali anche alla presenza dei rappresentanti delle organizzazioni sindacali di settore. 

Seduta del 24 ottobre 2018

Illustrazione di Debora Serracchiani, risposta del governo di Luigi Di Maio, Ministro dello Sviluppo economico e del lavoro e delle politiche sociali, replica di Chiara Gribaudo.

Illustrazione

Grazie Presidente. Signor Ministro, la interroghiamo sulla vicenda di Magneti Marelli. Subito per aiutarla, non cerchi colpe tra vent'anni fa o dieci anni fa. È accaduto il 21 ottobre 2018, quindi lei è pienamente Ministro che deve occuparsi di questa vicenda. Le chiediamo risposta, quindi, visto che ci risulta esserci stato questo trasferimento importante, 6,2 miliardi di euro, ad una società straniera. Questa azienda si chiama Calsonic Kansei, è una società giapponese di componentistica, controllata da un fondo statunitense. Noi le chiediamo se metterà un occhio su questa cessione e su questo trasferimento. Siamo preoccupati soprattutto per quanto riguarda il versante occupazionale e anche qui vorremmo aiutarla: non c'entra nulla il decreto dignità in quanto alle delocalizzazioni. Anche fosse stato in vigore pienamente, in tutta la sua forza, comunque non si sarebbe occupato e preoccupato, come le avevamo fatto notare più volte, di questa vicenda. In secondo luogo siamo preoccupati. …perché il rallentamento del mercato del lavoro, che quel decreto sta causando, potrebbe incidere anche su questa vicenda occupazionale. Quindi, le chiediamo di dirci se se ne occupa, se se ne occuperà e se lo farà magari insieme alle organizzazioni sindacali.

Risposta del governo

 Grazie Presidente e grazie alla deputata interrogante. La vicenda che sta interessando la Magneti Marelli, storica azienda italiana del settore automobilistico, da oggi controllata da FCA, non può essere classificata alla stregua di una crisi aziendale con immediate ricadute occupazionali - per fortuna -, al contrario di altri casi, come quello della Bekaert, per la quale, grazie alla recente reintroduzione della cassa integrazione per cessazione, che il Governo ha reintrodotto, centinaia di lavoratori possono continuare a sostenere la loro famiglia e avere più di una speranza per il loro futuro.

La Magneti Marelli è una multinazionale con 7,9 miliardi di fatturato e 43 mila dipendenti, presenti in modo capillare in oltre 20 Paesi. La cessione societaria, in favore del gruppo Calsonic Kansei, che rappresenta uno dei principali fornitori giapponesi di componentistica per autoveicoli, non è motivato dalla scarsa redditività dell'azienda, ma da una scelta di politica industriale, portata avanti dalla proprietà.

La vendita di Magneti Marelli per ora non preoccupa, per quanto riguarda le ricadute occupazionali, ma è chiaro che il Ministero sarà all'erta, pronto a mettersi dalla parte dei lavoratori, quando e se ce ne sarà bisogno. Abbiamo ormai un meccanismo oliato per questi casi, che ha dato i suoi frutti con il salvataggio di tante realtà aziendali, ma soprattutto che consente a tutte le parti coinvolte di essere ascoltate. Nessuno deve sentirsi abbandonato o trascurato dallo Stato, come è accaduto troppo spesso.

Convocheremo, quindi, appositi tavoli di confronto presso il Ministero dello sviluppo economico e del lavoro, alla presenza sia del gruppo societario che degli altri partner istituzionali, per garantire che il piano industriale predisposto per Magneti Marelli salvaguardi in primo luogo i livelli occupazionali di tutti quei lavoratori che hanno contribuito, insieme ai manager, a far grande questa azienda. In questi giorni, per concludere, Presidente, si è discusso anche dell'esercizio della golden power, e su questo voglio dare un'informazione al Parlamento, ma anche a tutti quelli che ci ascoltano: l'esercizio della golden power per i settori ad alta intensità tecnologica è stato introdotto nell'ordinamento a ottobre 2017, ma, per quanto anche il mio predecessore ne invochi l'utilizzo, lui sa, come sapete tutti, che, nonostante sia stata introdotta ad ottobre 2017, quando ci siamo insediati i regolamenti attuativi non erano stati ancora adottati, e quindi, per questa ragione, stiamo facendo l'ennesima corsa contro il tempo per adottarli, e quindi permetterne e valutarne l'utilizzo su dossier come questi.

Replica

 Grazie, Presidente. Mi dispiace, ma noi non siamo soddisfatti, perché, Ministro, noi abbiamo avuto in Aula il “decreto Dignità”: poteva fare lì quei decreti attuativi a cui invece ad oggi non abbiamo dato alcuna risposta. Ma, soprattutto, non siamo soddisfatti perché quello che sta succedendo non riguarda solo la Magneti Marelli. Nella lista delle eccellenze italiane che se ne vanno in questi mesi sono successe altre cose. Le faccio alcuni esempi: penso alla casa di moda Versace, all'industria di elettrodomestici Candy, all'eccellenza dell'illuminazione di Guzzini; e lei non ha letteralmente aperto bocca.

Sono miliardi di fatturato, Ministro, sono punti di PIL, ma, soprattutto, sono decine di migliaia di lavoratori il cui destino ora non dipende più da una guida italiana, ma al Ministro dei sussidi e della disoccupazione, evidentemente, non importa nulla né del lavoro né dello sviluppo economico. E lei con la crescita, con l'industria e con il lavoro non ha niente a che fare.

Lei sta cosa dicono i dati di questi giorni? Che dal 2014 al 2017 la manifattura italiana è cresciuta del 10 per cento, più della Germania, più della Francia, più del Regno Unito, ed è accaduto grazie ai nostri Governi; è cresciuta del 3,8 per cento solo l'anno scorso. E lo sa, invece, quanto crescerà nel vostro splendido 2018? Solo dell'1,7 per cento, e nel 2019 scenderà all'1,4. Sa cosa significano questi numeri, Ministro? Che a problemi complessi non si possono dare risposte semplici. Si starà divertendo a far festa sui balconi, mentre gli speculatori attaccano l'Italia per colpa vostra, ma tenga bene a mente le parole del Presidente della Repubblica: il disordine dei conti porta sempre contraccolpi sui più deboli.

E i più deboli, signor Ministro, non le chiedono condoni o sussidi; chiedono lavoro ed opportunità. E il lavoro si crea con gli investimenti, quelli che per ora bloccate; il lavoro si crea con la fiducia e non con la rabbia o il rancore. Voi, invece, minacciate……fate sceneggiate, calpestate fogli e gridate al complotto. Tutto questo per il consenso alle elezioni europee.