Per sapere – premesso che:
il Ministero della salute ha pubblicato le coperture vaccinali a 24 mesi d'età relative all'anno 2014 (coorte di nascita 2012). Le coperture nazionali contro la poliomielite, il tetano, la difterite, l'epatite B e la pertosse, che nel 2013 – sottolinea l'Istituto superiore di sanità – erano di poco superiori al 95 per cento (valore minimo previsto dall'obiettivo del piano nazionale prevenzione vaccinale 2012-2014), nel 2014 sono scese al di sotto di tale soglia;
la copertura per Haemophilus influenzae b (Hib), che nel 2013 era pari al 94,5 per cento, è rimasta sostanzialmente invariata mentre la copertura vaccinale per morbillo, parotite e rosolia è diminuita di quasi 4 punti percentuali rispetto ai dati aggiornati del 2013 (dal 90,3 per cento all'86,6 per cento);
un'analisi retrospettiva delle coperture nazionali dal 2000 al 2014 evidenzia la presenza di due fasi temporali:
a) il periodo 2000-2012, con coperture sostanzialmente stabili ad eccezione di quelle per l'Hib e il morbillo, per le quali si registra un incremento fino al 2007;
b) il periodo 2012-2014, in cui si evidenzia un decremento di tutte le coperture vaccinali, ma più accentuato per morbillo, parotite e rosolia;
l'analisi per regione – prosegue l'Istituto superiore di sanità – non evidenzia sostanziali differenze nella direzione del trend in tutte e due le fasi temporali e per tutte le vaccinazioni. Tuttavia, l'entità del decremento relativo nel periodo 2012-2014 appare maggiore nelle Marche, in Abruzzo e in Valle d'Aosta e, nel caso del morbillo, anche in Puglia;
i dati del 2014 confermano che il calo registrato a partire dal 2012 non è una flessione temporanea, ma una tendenza che sembra consolidarsi di anno in anno. Sebbene il decremento sia limitato, la riduzione delle coperture vaccinali a 24 mesi che si è registrata in questi ultimi 2 anni per poliomielite, epatite B, difterite e pertosse può portare alla creazione di sacche di persone suscettibili, con conseguenze gravi a causa della perdita dei vantaggi della immunità di gregge. Anche per malattie attualmente non presenti in Italia, come poliomielite e difterite, c’è sempre il rischio di casi sporadici;
grazie alle vaccinazioni, malattie gravi che in passato hanno causato milioni di decessi e di casi di disabilità sono diventate rare. Molti genitori di oggi sono cresciuti senza avere alcuna cognizione dei rischi causati dalle malattie prevenibili con le vaccinazioni e dei benefici che derivano dall'immunizzazione per l'individuo e per la comunità: le precedenti generazioni ben comprendevano, invece, il valore dei vaccini, perché avevano avuto un'esperienza diretta o indiretta dei danni causati da queste malattie;
il morbillo rimane una malattia molto frequente anche nel nostro Paese. In Italia dall'inizio del 2013 sono stati segnalati 4.094 casi di morbillo, di cui 2.258 nel 2013, 1.696 nel 2014 e 140 nei primi sette mesi del 2015. Di questi ultimi, il 79,7 non era stato vaccinato e il 17,3 per cento aveva effettuato una sola dose di vaccino. Il 17,1 per cento dei casi era di età inferiore ai 5 anni, fascia in cui è stata osservata l'incidenza più elevata (0,88 casi per 100.000). Circa il 30 per cento dei casi segnalati di morbillo è stato ricoverato in ospedale e un quarto dei casi ha avuto almeno una complicanza. Le coperture vaccinali a 24 mesi nel nostro Paese sono chiaramente insufficienti ad arginare la circolazione del morbillo e, anche se in alcune regioni si registra un incremento della proporzione di vaccinati ad età successive, la quota di bambini rimasti suscettibili al morbillo per un tempo inutilmente lungo continua a sostenere l'endemia;
è stato presentato in questi giorni ed è al vaglio della Conferenza Stato-regioni il nuovo piano nazionale vaccini 2016/2018;
organi di stampa riportano la notizia che da ora in poi vi sarebbe l'obbligo di essere vaccinanti per poter essere iscritti a scuola –:
quali misure urgenti e concrete il Ministro interrogato intenda adottare per far sì che si torni ad avere una copertura vaccinale atta a garantire e a tutelare tutta la popolazione da malattie ormai debellate e se non ritenga necessario predisporre urgentemente campagne informative volte a fare chiarezza sulla necessità e sull'efficacia dei vaccini, nonché se risponda al vero che si possono prevedere sanzioni per quegli operatori sanitari che siano contrari alla somministrazione dei vaccini o che vi sia la possibilità per i bambini non vaccinati di non poter frequentare la scuola.
Seduta del 21 ottobre 2015
Illustra Vittoria D'Incecco risponde Beatrice Lorenzin, Ministra della Salute, replica Daniela Sbrollini
Illustrazione
Grazie Presidente. Signor Ministro, il calo ormai ben noto delle coperture vaccinali rispetto agli obiettivi di un piano delle importanti malattie esantematiche – che sono contenute nella nostra interrogazione, ma che io non cito per esigenze di tempo – desta ormai grande preoccupazione e ha acceso il dibattito sull'obbligatorietà o meno delle vaccinazioni.
Le implicazioni derivanti da una riduzione significativa delle coperture lei ben sa che, oltre al rischio epidemico, possono causare l'insorgenza di gravi malattie – di queste gravi malattie –, che ormai erano state debellate e può anche accadere, purtroppo, che esse non siano riconosciute in tempo e trattate in modo mirato dagli operatori sanitari, con conseguenze anche letali, come già è successo.
È importante, quindi, una corretta ed inequivocabile informazione nei confronti degli operatori sanitari e delle famiglie ed è necessario migliorare l'organizzazione nelle sedi che erogano l'offerta.
Quindi, le chiediamo quali misure urgenti e concrete intenda adottare per un'adeguata copertura vaccinale che tuteli, senza differenze geografiche, tutta la popolazione e se non ritenga necessario predisporre nell'immediato una campagna... .una campagna – arrivo alla conclusione – informativa sui rischi o i benefici che la profilassi comporta e se risponde al vero, signor Ministro, che si prevedono sanzioni per gli operatori sanitari contrari alla somministrazione o l'impedimento ai bambini di frequentare la scuola se non vaccinati.
Risposta del governo
Grazie, Presidente. Ringrazio veramente gli onorevoli interroganti per aver sollevato la questione in esame, in quanto mi consente, in questo autorevole consesso, di porre alcuni chiarimenti su questa questione.
Vaccinare vuol dire investire sul benessere, soprattutto dei giovani e dei bambini, rafforzare il patrimonio della prevenzione a valenza nazionale e proteggere le persone più fragili. Siamo tutti consapevoli che l'introduzione dei vaccini costituisce l'intervento di sanità pubblica più importante per l'umanità, nel senso non solo dell'evidenza del ruolo sociale ed etico a cui assolve, ma anche perché ha determinato una svolta nella storia dell'uomo in termini di riduzione della suscettibilità alle infezioni, riduzione dei costi sanitari e sociali legati alle malattie infettive e degli eventuali esiti invalidanti e possiamo dire riduzione delle tante morti che hanno flagellato i secoli scorsi.
Ad oggi, la vaccinazione è la misura di prevenzione più efficace ed innocua. Infatti, se confrontata con l'immunoprofilassi passiva, essa comporta meno rischi, dalle reazioni allergiche allo shock anafilattico.
Svolte queste considerazioni di carattere generale, non posso non sottolineare che il successo dei programmi nazionali vaccinali si fonda sul raggiungimento e il mantenimento delle coperture di cicli vaccinali completi, a livelli tali da prevenire e controllare efficacemente la diffusione delle malattie infettive prevenibili con il vaccino. Gli ultimi due piani nazionali, quello del 2005-2007 e quello del 2012-2014, frutto di intesa in Conferenza Stato-regioni, hanno fornito indirizzi per le strategie vaccinali da applicare su tutto il territorio, improntate a criteri di equità e standardizzazione dell'offerta vaccinale.
Ciononostante, i dati recentemente forniti dall'Istituto superiore di sanità descrivono una situazione che non può che destare preoccupazione ed è proprio per porre rimedio a tali criticità che ho voluto fosse elaborato il nuovo piano nazionale di prevenzione vaccinale, attualmente all'esame della commissione salute della Conferenza delle regioni, che, oltre ad ampliare l'offerta vaccinale da parte del Servizio sanitario nazionale, al fine di recuperare la cultura delle vaccinazioni, prevede l'adozione di un piano di comunicazione istituzionale recante iniziative volte a fornire alla popolazione le informazioni dettagliate sui rischi delle complicanze delle malattie prevenibili con i vaccini e i benefici della vaccinazione, nonché la condivisione dei contenuti informativo-educativi sul tema nei programmi delle scuole e dei corsi universitari.
Quanto, poi, alle specifiche questioni poste dagli interroganti, mi limito a ricordare che l'ordinamento vigente attribuisce ai soli ordini professionali il potere di disciplinare i suoi medici e, pertanto, spetta agli stessi ordini valutare se e quando una mancata prestazione sanitaria possa tradursi in un comportamento deontologicamente non corretto.
Quanto, invece, alla possibilità che sia previsto il divieto per i bambini non vaccinati di frequentare la scuola dell'obbligo, ricordo che la normativa vigente prevede, nei casi di mancata presentazione della certificazione comprovante l'avvenuta vaccinazione, che il dirigente scolastico comunichi, entro cinque giorni, il nominativo alla ASL di competenza, affinché la stessa intervenga per i tempestivi adempimenti.
Il sistema vigente è pertanto finalizzato a far scattare l'allerta e consentire alle ASL, informate tempestivamente, di intervenire, senza tuttavia pregiudicare il diritto all'istruzione dei bambini, proprio per evitare che gli stessi siano doppiamente penalizzati.
Ogni eventuale modifica al predetto sistema, finalizzata a rendere maggiormente effettiva la copertura vaccinale, non può pertanto che essere rimessa ad una decisione del Parlamento.
Replica
Grazie, signora Presidente, grazie signora Ministro, per la sua puntuale risposta. Guardi, lei ha usato parole giuste, così come ha fatto la mia collega D'Incecco prima. Vaccinare vuol dire appunto proteggere, prevenire, proprio perché in questi anni abbiamo visto quante malattie sono state debellate. Noi siamo ovviamente favorevoli a questo nuovo piano nazionale che adesso è al vaglio appunto della Conferenza Stato-regioni che, se non sbaglio, è convocata per il 5 novembre. Le chiediamo ovviamente di adottare strumenti sempre più forti, più efficaci e capillari su tutto il territorio nazionale, perché appunto i dati cominciano ad essere davvero preoccupanti.
Sappiamo che in alcune regioni ci sono delle situazioni sicuramente più gravi rispetto ad altre, come purtroppo accade molto spesso nel nostro Paese. Quindi, c’è la necessità di un monitoraggio costante, di vigilare attentamente, come sta già facendo il Ministero, ma io chiedo ancora di più: informare, informare, informare le famiglie, nelle scuole, gli stessi pediatri, cioè mettere davvero un piano di azione talmente forte da far comprendere soprattutto alle giovani coppie, perché purtroppo spesso i social, che sono così immediati nella comunicazione, fanno una cattiva informazione. E noi come legislatori, come parlamentari e rappresentanti dei territori dobbiamo assolutamente spiegare bene quello che potrebbe accadere, se ci fossero casi di bambini non vaccinati nelle nostre scuole, nei luoghi frequentati dalle famiglie, anche perché l'Italia – e concludo –, come tutti sapete, dal settembre 2014, è stata anche designata come capofila, a livello europeo e internazionale, di una campagna di strategie e vaccinazioni nel mondo. Quindi noi abbiamo ancora di più – colleghe e colleghi – una responsabilità maggiore anche rispetto a quello che ci chiede l'Europa.